Per anni l’abbiamo aperta solo per ascoltare. Un gesto semplice, quasi automatico. Ora qualcosa sta cambiando, lentamente ma in modo deciso. Una piattaforma nata per l’audio guarda sempre più allo schermo. Non è solo una questione di formato, ma di attenzione e di tempo. Il futuro dello streaming musicale potrebbe assomigliare a quello dei social. Ecco come Spotify sarà sempre più simile a Instagram, TikTok e YouTube.

Non è partita adesso la trasformazione del colosso svedese ma ecco come Spotify comincia la sfida con Instagram, TikTok e YouTube

Spotify oltre l’audio

Dopo oltre un decennio come riferimento globale per lo streaming musicale, Spotify ha deciso di spingersi oltre il suo territorio storico per competere sempre più con Instagram, TikTok e YouTube. L’obiettivo non è più soltanto accompagnare l’ascolto, ma arricchirlo con immagini e contenuti visivi. Il passo più evidente è l’integrazione dei videoclip musicali direttamente nell’app, una funzione che negli Stati Uniti permetterà di passare dalla versione audio a quella video di un brano con un semplice tap.

Si tratta di un cambiamento che segna una nuova fase per il colosso svedese, sempre meno disposto a essere percepito come una piattaforma esclusivamente sonora.

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Una strategia annunciata da tempo

La svolta verso il video non arriva all’improvviso. Negli ultimi mesi Spotify ha più volte anticipato la volontà di superare i confini dell’audio. In un annuncio recente, l’azienda ha dichiarato di voler costruire un’esperienza video di livello assoluto, in grado di competere con i giganti del settore come YouTube o TikTok. Una dichiarazione programmatica che chiarisce l’ambizione di trasformare Spotify in un servizio multimediale completo.

Le licenze che rendono possibile il cambiamento

Alla base di questa evoluzione c’è una serie di accordi siglati nell’autunno 2024 con le principali etichette discografiche e con la National Music Publishers’ Association. Per la prima volta, queste intese includono diritti audiovisivi estesi, fondamentali per pubblicare e monetizzare videoclip musicali ufficiali all’interno della piattaforma.

Senza questo passaggio legale e industriale, l’espansione verso il video sarebbe rimasta solo un’ipotesi.

Video podcast e nuovi comportamenti degli utenti

L’investimento nel video non riguarda solo la musica. Negli ultimi due anni Spotify ha puntato con decisione sui podcast filmati, trasformandosi in un hub capace di ospitare quasi mezzo milione di contenuti video. Secondo i dati diffusi dall’azienda, centinaia di milioni di utenti guardano ormai i podcast in formato video e il tempo trascorso davanti allo schermo è più che raddoppiato su base annua.

È un segnale che riflette un fenomeno più ampio. Nei mercati occidentali la crescita degli abbonamenti musicali sta rallentando e la competizione non è più soltanto tra piattaforme simili, ma tra tutte le forme di intrattenimento digitale che si contendono l’attenzione, dai social alle serie tv fino ai videogiochi.

Il confronto inevitabile con YouTube

Secondo Mark Mulligan, managing director di MIDiA Research, lo streaming musicale è entrato in una fase di ottimizzazione. Dopo anni di espansione, l’obiettivo ora è trattenere gli utenti e consolidare i ricavi. Il limite strutturale della musica, spesso consumata in background, è la minore capacità di generare attenzione attiva rispetto al video.

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Per questo il video diventa strategico. Ma la sfida è complessa. YouTube resta la piattaforma dominante per i videoclip musicali a livello globale e rappresenta allo stesso tempo il principale concorrente e il modello più difficile da eguagliare, anche grazie all’integrazione con YouTube Music e a un catalogo video enorme.

Alleanze fuori dagli schemi

Per rafforzare la propria presenza visiva, Spotify ha avviato collaborazioni inaspettate. Nel 2024 è stato annunciato un accordo con Netflix che ha portato alcuni podcast Spotify sulla piattaforma video, tra cui The Bill Simmons Podcast. Un’operazione simile è arrivata anche con Samsung, che ha inserito un canale streaming gratuito nei suoi dispositivi, includendo episodi selezionati di podcast di successo come The Rewatchables.

Sono mosse che indicano la volontà di testare nuovi spazi e nuovi pubblici.

Spotify come Instagram e TikTok

Resta aperta la domanda su quanto Spotify voglia spingersi verso un modello simile a quello dei social video. Al momento appare improbabile una trasformazione in una piattaforma completamente aperta come TikTok o YouTube.

Esistono però segnali di avvicinamento. Gli artisti possono già pubblicare clip verticali di 30 secondi, molto simili ai Reel. Secondo Audrey Marshall, COO di Thematic, il passaggio successivo potrebbe essere il coinvolgimento diretto dei music influencer, oggi centrali nella scoperta musicale. Integrare queste figure all’interno di Spotify ridurrebbe la distanza tra scoperta e ascolto, evitando agli utenti di saltare continuamente da un’app all’altra.

Un ecosistema sempre più ibrido

Videoclip ufficiali, podcast filmati, show originali e contenuti dei creator stanno ridisegnando l’identità di Spotify. Il futuro della piattaforma appare sempre meno legato al solo audio e sempre più orientato a un’esperienza ibrida, dove suoni e immagini convivono su smartphone, smart TV e dispositivi connessi.

La trasformazione è già iniziata. Resta da capire fin dove potrà spingersi Spotify e se riuscirà davvero a competere con chi, nel mondo del video, domina da anni.

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Giuseppe Ruocco