Il mondo della musica sta attraversando una trasformazione che pochi avrebbero immaginato. Le canzoni non sono più soltanto opere da ascoltare ma diventano materiale di apprendimento per algoritmi sempre più complessi. Questo nuovo scenario sta aprendo opportunità ma anche interrogativi profondi per l’intera industria. Artisti, editori e piattaforme si trovano davanti a regole ancora tutte da scrivere. E mentre l’AI cresce, tante domande fondamentali restano senza risposte chiara. In questo scenario emerge un nuovo protagonista che punta a ridefinire il rapporto tra creatività umana e tecnologia. La società losangelina KLAY Vision Inc. sta guidando un approccio collaborativo con l’industria musicale globale chiudendo accordi con le major. La sua missione è proporre un modello etico e innovativo di ascolto attivo, costruito su licenze pienamente autorizzate. Un percorso che, a quanto dice, mira a valorizzare artisti e autori mentre apre la strada a nuove forme di esperienza musicale.

In questo scenario futuristico fatto di AI, bot, e prompt è difficile essere oggettivi e valutare se tutto quello che sta accadendo nel mondo in generale, e per quanto ci riguarda, in quello della musica, sia un enorme passo avanti o un salto verso un punto di non ritorno in cui la soggettività, la visione artistica e l’emotività sarà soppiantata dalla potenza, praticità e velocità dell’intelligenza artificiale.
Prima di giudicare proviamo a dare un occhio e capire una piccola parte di quello che sta succedendo. Questo è ciò che accade ai piani alti dell’industria musicale: un’accordo è stato firmato tra Klay e Universal, Sony e Warner.
Accordi di licenza tra Klay e le major
KLAY ha firmato accordi di licenza AI con Universal Music Group, Universal Music Publishing Group, Sony Music Entertainment, Sony Music Publishing, Warner Music Group e Warner Chappell Music.
Questi accordi darebbero a Klay accesso completo ai cataloghi delle controparti e stabilirebbero un quadro chiaro per lo sviluppo di esperienze musicali basate sull’intelligenza artificiale che rispettano pienamente i diritti di artisti e detentori del copyright.
Un approccio etico al training dei modelli musicali
In un momento in cui molti progetti AI sono criticati per pratiche poco trasparenti, KLAY avrebbe scelto una strada differente. Il suo Large Music Model è addestrato esclusivamente su musica autorizzata e alimenta strumenti immersivi e interattivi pensati per amplificare, non sostituire, la creatività umana.
L’obiettivo è creare un nuovo tipo di ascolto in cui i fan plasmano percorsi musicali personalizzati mentre artisti e autori ricevono riconoscimento e valore.
Klay: un prodotto pensato per elevare gli artisti
KLAY non nasce come motore di generazione memetica basato su prompt. È un servizio in abbonamento concepito per celebrare l’arte e offrire nuove possibilità di esplorazione musicale.
La piattaforma permette agli utenti di vivere la musica in modi nuovi e coinvolgenti garantendo che i creatori siano sempre al centro.
Un anno di collaborazione con l’industria musicale
Per oltre dodici mesi l’azienda ha lavorato con figure chiave del settore per costruire un quadro di licenze scalabile e adatto a tutta l’industria.
L’intento è includere etichette indipendenti, editori, artisti e autori in un modello unificato che definisca regole, sistemi di attribuzione e una cultura condivisa su come l’AI possa rafforzare la creatività.
Un team dirigenziale con esperienza unica
La leadership di KLAY unisce competenze artistiche, tecnologiche e imprenditoriali.
Tra i vertici figurano Ary Attie, Thomas Hesse, Björn Winckler e Brian Whitman, professionisti con una lunga esperienza tra musica, tecnologie AI e innovazione digitale.
Le parole di Klay e delle major
Ary Attie CEO e fondatore di Klay, ha dichiarato in “La tecnologia è plasmata dalle persone che la creano e da quelle che la utilizzano. La musica nella sua essenza è umana, e lo sarà anche il suo futuro” la centralità dell’etica e della fiducia nel lavoro dell’azienda.
Michael Nash di UMG ha sottolineato il valore dell’approccio responsabile adottato da KLAY con queste parole: “Siamo davvero felici di aver concluso un accordo commerciale con Klay, siamo eccitati per la visione di trasformazione”
Dennis Kooker di SME ha affermato l’importanza della collaborazione con realtà che rispettano le licenze e per questo sono contenti di fare squadra con Klay.
Carletta Higginson di WMG ha evidenziato l’importanza dell’equilibrio raggiunto tra innovazione e tutela dei creatori nell’accordo con Klay.
Questo è quanto si dice nell’accordo disponibile sul sito di Klay. Ma cosa potrebbe succedere e quali ono alcuni problemi?
La musica come carburante per l’intelligenza artificiale
Le tracce che ascoltiamo ogni giorno vengono utilizzate per addestrare modelli che imparano stili, strutture e tendenze.
Il modello Klay assorbe, analizza e rielabora tutto ciò che trova nei cataloghi che ha a disposizione, e potremmo dire che ha a disposizione tutta la musica del mondo, creando nuove combinazioni sonore.
Ed è qui che nasce un grande interrogativo: come stabilire un compenso equo per chi ha creato la musica su cui l’AI si forma?
Non esiste una metodologia affidabile per misurare quanto un singolo brano influenzi un modello.
Se un’AI analizza mille tracce per imparare un genere, diventa impossibile stabilire quanto spetti a ogni autore.
A chi appartiene un brano generato dall’AI
Quando un modello produce una nuova canzone ispirata allo stile di un artista famoso, magari su migliaia di sue tracce, a chi va il compenso? E soprattutto, quanto dovrebbe essere?
La risposta condivisa da esperti e istituzioni è sorprendentemente semplice: non si sa.
Questa incertezza crea uno spazio grigio in cui le major si muovono con prudenza, firmando accordi enormi mentre il tema delle royalty rimane irrisolto.
Le piattaforme si attrezzano mentre il settore accelera
Servizi come Deezer hanno già introdotto sistemi per identificare l’audio generato da AI.
La necessità è reale: una parte sempre crescente dei nuovi caricamenti è tutt’altro che umana.
Si parla di decine di migliaia di tracce artificiali pubblicate ogni giorno.
La velocità del cambiamento supera qualsiasi precedente nella storia della produzione musicale.
L’industria corre, le regole inseguono
Il ritmo con cui si sviluppano queste tecnologie non lascia spazio a lunghe riflessioni etiche.
L’industria continua ad avanzare anche senza linee guida chiare.
E mentre l’AI si espande, la questione fondamentale rimane sospesa: come costruire un sistema equo che riconosca davvero il valore della creatività umana?
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