Nonostante una carriera leggendaria e un’influenza musicale indiscutibile, Brian May non si considera un virtuoso nel senso tecnico del termine. In una recente intervista ha confessato apertamente i suoi limiti, paragonandosi ai super chitarristi come Joe Satriani o Steve Vai. Evidentemente i limiti tecnici non stati un problema per il chitarrista dei Queen, che oltre ad aver ricevuto riconoscimenti e titoli, ha scritto la storia della musica con la sua Red Special e la sua band.

Brian may confessa I propri limiti in una recente intervista e spiega come è diventato uno dei più grandi chitarristi di tuti i tempi
Brian May e la sua Red Special – © Raph_PH Link CC BY 2.0

Un grande della chitarra che non si sente tale

Brian May ha conquistato riconoscimenti prestigiosi, come il primo posto nel sondaggio del 2020 della rivista Total Guitar, in cui è stato votato come il più grande chitarrista rock di tutti i tempi. Un risultato che ha replicato anche tre anni dopo. Il suo assolo in Bohemian Rhapsody è spesso considerato uno dei migliori della storia del rock. Eppure, May continua a considerare il proprio stile come tecnicamente limitato, e non all’altezza di quello dei più grandi virtuosi, come Steve Vai o Joe Satriani.

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Brian non è il solo che ha confessato i propri limiti. Un’altro che come lui si è esposto è David Gilmour. Anche lui ha ammesso di non essere mai stato attratto dallo shred e dalla velocità estrema. Entrambi però hanno saputo sfruttare le proprie caratteristiche, e magari i propri limiti, per creare un suono e un modo di suonare che ha fatto la storia.

Una connessione fluida tra mente e dita

Secondo May, ciò che lo distingue non è la velocità o la tecnica, ma una particolare sintonia tra pensiero e movimento. “Quello che ho è una connessione tra la mente e le dita,” ha spiegato. “Scopro che riesco a collegare ciò che ho nella testa, attraverso le dita, a ciò che esce, ed è una connessione piuttosto fluida.”

Questa relazione intima con lo strumento gli permette di lasciarsi guidare dall’istinto, e lasciarsi andare.

 “Arrivi al punto in cui puoi quasi spegnere qualsiasi tipo di processo mentale,” ha detto. “Semplicemente permetti a ciò che hai nella testa di passare attraverso le dita.”

Il suono è nelle mani

Per May, il suono di un chitarrista non dipende solo dalla strumentazione. “Penso che una gran parte del suono di un chitarrista sia nelle dita, nel corpo e nella mente,” afferma. La chitarra, suonata nel tempo, diventa un’estensione del musicista. Il tono, secondo lui, nasce prima di tutto dal modo in cui si toccano le corde.

“Il suono per cui la gente principalmente mi conosce è quello di una chitarra che ha sustain”. Il riferimento è ovviamente alla sua inseparabile Red Special, la chitarra costruita a mano insieme a suo padre nel corso di due anni.

La Red Special

La Red Special non è solo lo strumento simbolo di May, ma anche un esempio di ingegnosità. Dotata di un sistema tremolo non convenzionale, è stata progettata per massimizzare il sustain e ridurre l’attrito.

“Le corde sono fissate a una piastra d’acciaio fresata, che ruota su un bordo tagliente temprato, ha spiegato. La tensione delle corde è bilanciata da due molle da motocicletta. C’è pochissimo attrito nel sistema. Ho anche progettato un ponte speciale che ha dei rulli che si muovono, invece della disposizione usuale in cui le corde passano sopra un ponte fisso.”

Questo design unico contribuisce in modo significativo al suono inconfondibile che ha reso May celebre nel mondo.

Anche Brian May sa andare veloce quando serve

Anche se non ama mettersi in mostra con tecnicismi, Brian May non ha sempre evitato i virtuosismi. Il brano Blues Breaker, registrato insieme a Eddie Van Halen nel 1983, è un pezzo di 13 minuti che dimostra chiaramente che, quando vuole, sa tenere testa anche ai grandi shredder. Nonostante la collaborazione fosse dedicata a Eric Clapton, quest’ultimo non apprezzò particolarmente, definendola “orribile”. E comunque anche un assolo come quello di I Want It All può dare del filo da torcere anche a un bravo chitarrista.

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Tuttavia, per la maggior parte della sua carriera, May ha scelto uno stile più misurato. In un evento dedicato ai fan della Red Special, ha dichiarato che lui cerca sempre di mettere alla chitarra a servizio della canzone. 

“Penso che per me la chitarra sia sempre secondaria rispetto alla canzone. Non è un’occasione per mettersi in mostra. È un modo per migliorare il materiale che stai usando.”

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Ulteriori informazioni

Un tassello in un puzzle più grande

Questa visione lo ha portato, in alcune occasioni, a scontrarsi anche con Freddie Mercury, come nel caso di una canzone in cui ha dovuto insistere per inserire un assolo di chitarra, convinto che il brano ne avesse bisogno. Per May, la chitarra non è mai fine a sé stessa, ma un elemento al servizio della musica.

La sua carriera dimostra che non serve essere il più veloce o il più tecnico per lasciare un’impronta indelebile nella storia del rock. Come GilmourBrian May ha trasformato i limiti in punti di forza, trovando uno stile e u suono unico e originale

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Giuseppe Ruocco