Sostituire qualcuno non è mai facile, figuriamoci se quel qualcuno è Slash. I Guns’N’Roses hanno fatto la storia del rock e dell hard rock e il carattere e il suono del loro principale chitarrista hanno avuto un ruolo fondamentale. Dopo l’allontanamento di Slash dal suo storico gruppo vari chitarristi hanno preso il suo posto e nonostante le capacità tecniche non sono mai riusciti ad avvicinarsi all’essenza dell’originale. Oggi ti racconto la storia di Buckethead nei Guns e di come per lui è stato difficile ricoprire quel ruolo.
Slash e Buckethead
Quando Slash ha deciso di condividere un video che mostrava Buckethead e Les Claypool sul palco, non si è limitato a un semplice gesto di stima. Le sue parole hanno acceso un dialogo inatteso, toccando corde profonde nello stesso Buckethead. Per l’enigmatico chitarrista mascherato, quelle frasi sono state più di un complimento: un’occasione per guardarsi indietro e riflettere sul suo tempo nei Guns N’ Roses.
Il risultato è un raro momento di vulnerabilità da parte di un artista che ha sempre preferito parlare attraverso le sue note piuttosto che con dichiarazioni pubbliche. Eppure, proprio in questo scambio, emergono sia l’umiltà che la grandezza di due musicisti che hanno contribuito a plasmare l’immaginario della chitarra rock contemporanea.
Buckethead nei Guns N’ Roses
Tra il 2000 e il 2004, Buckethead ha ricoperto un ruolo che sembrava impossibile: sostituire Slash nei Guns N’ Roses. Lo stesso chitarrista ha ammesso quanto fosse difficile anche solo provare a calarsi nei panni di un’icona. Pur con una tecnica impeccabile e una creatività fuori dal comune, riconosce di non essere mai riuscito a catturare l’essenza del suo predecessore.
“Nel periodo in cui dovevo suonare le sue parti non riuscivo mai a catturare la sua vera essenza”, ha scritto. Un’ammissione che riflette quanto unico sia il linguaggio chitarristico di Slash, impossibile da replicare senza risultare una copia con un inevitabile asterisco accanto.
Due mondi diversi
La scelta di Axl Rose di affidare a Buckethead le chitarre del gruppo resta uno dei momenti più sorprendenti della storia della band. Da un lato Slash, figlio del rock classico anni ’70, con la sua Gibson Les Paul e lo stile radicato nella tradizione. Dall’altro Buckethead, visionario che sembra arrivato da un altro pianeta, con il celebre secchio del KFC sulla testa, una maschera a coprire il volto e strumenti customizzati con pulsanti arcade e kill-switch.
Eppure, proprio queste differenze hanno reso quell’esperienza unica, anche se breve. Due approcci agli antipodi, ma entrambi capaci di lasciare un segno indelebile.
La risposta di Slash
Nella sua condivisione del live di Colonel Claypool’s Bucket of Bernie Brains, Slash non ha trattenuto l’entusiasmo:
“Questa è una delle musiche PIÙ FUNKY che tu abbia mai sentito! Buckethead e Les Claypool dei Primus che creano pura magia insieme. Le linee di basso sono assolutamente folli e il lavoro alla chitarra di Buckethead è di livello superiore come sempre”
Parole che riconoscono non solo la tecnica, ma anche la capacità di Buckethead di spingersi oltre i confini, creando musica che sorprende e affascina. Una testimonianza di rispetto reciproco tra artisti che, pur diversi, condividono lo stesso linguaggio: quello della chitarra portata all’estremo.
Un dialogo attraverso la musica
Quest’anno, Buckethead ha concesso una rara intervista a Bootsy Collins, rispondendo alle domande direttamente con la chitarra. Un gesto che sintetizza al meglio la sua essenza: lasciare che sia la musica a parlare, piuttosto che le parole. Eppure, proprio grazie alle parole di Slash, abbiamo assistito a una delle poche eccezioni.
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