A volte una canzone arriva come un lampo: immediata, chiara, quasi trasparente. Altre volte, invece, è un enigma che si lascia ascoltare ma non spiegare. Bohemian Rhapsody appartiene a questa seconda categoria, un’opera che continua a sfuggire a ogni definizione. Ancora oggi divide, incuriosisce, affascina. E il dettaglio più sorprendente è che nemmeno Freddie Mercury pretendeva di comprenderla fino in fondo.

Un capolavoro nato per essere interpretato
Quando si parla di Bohemian Rhapsody, pubblicata dai Queen nel 1975, ci si riferisce spesso a un’opera rock senza eguali. Sei minuti di cambi di tonalità, esplosioni vocali, sezioni contrastanti, parole che sembrano provenire da mondi diversi. Tutto questo era però nelle intenzioni di Freddie Mercury, che non voleva imporre un messaggio univoco, ma creare un’immagine sfumata e aperta all’immaginazione. Perfino lui confessò di non sapere davvero di cosa parlasse il brano.
Le molte teorie dei fan
Come spesso accade davanti a un mistero, i fan hanno costruito le loro teorie. C’è chi vede in Bohemian Rhapsody un riferimento alla sessualità di Mercury e chi, invece, un riflesso della fuga della sua famiglia da Zanzibar durante la rivoluzione del 1964. Ipotesi suggestive, ma senza basi solide. Lo stesso Freddie Mercury lo rese chiaro nelle sue parole riportate in Freddie Mercury: A Life in His Own Words.
Le parole di Freddie Mercury
Nel libro, Mercury spiegò: “Penso che la gente dovrebbe semplicemente ascoltarla, pensarci e poi decidere da sola che cosa significhi per loro. Non mi piace spiegare che cosa stessi pensando quando ho scritto una canzone. Preferisco che le persone ci mettano la propria interpretazione, che ci leggano dentro ciò che vogliono.“

E ancora:” Bohemian Rhapsody è una bella canzone, ma ancora non riesco a capirla.“
Lascia che la canzone parli da sola
Forse il modo migliore per avvicinarsi a Bohemian Rhapsody è smettere di cercare risposte. Freddie Mercury stesso invitava a lasciarsi trasportare dalle parole, non a imbrigliarle in un significato preconfezionato. L’immagine deve nascere nella mente di chi ascolta. Non il contrario.
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