Da settant’anni la chitarra elettrica evolve più nei linguaggi che nella forma. Eppure, ogni tanto, qualcuno riesce a rimettere tutto in discussione. Negli ultimi tempi uno strumento in particolare sta catalizzando l’attenzione di musicisti, produttori e curiosi, passando dai social agli studi dei grandi artisti. Si presenta come molto più di una semplice chitarra diversa, vuole essere un’idea che costringe a ripensare cosa significhi davvero suonare. Sarà così o è solo un’altra strana novità destinata a essere dimenticata in pochi mesi?

Non è la prima volta che sentiamo parlare di “chitarra rivoluzionaria” o del “futuro della chitarra”. Spesso ci promettono strumenti che sembrano provenire dal futuro, con caratteristiche incredibili ma che alla fine non hanno alcuna vera utilità. La Circle Guitar sembrerebbe avere però una marcia in più. È già stata apprezzata da diversi chitarristi di e produttori di fama mondiale, ma riuscirà a imporsi come un vero nella vita di un musicista in tour o da studio?
Prima di decidere cosa pensi ecco la storia della Circle Guitar.
Cos’è la Circle Guitar
La Circle Guitar è uno strumento elettromeccanico che spinge la chitarra elettrica in un territorio del tutto nuovo. Il suo elemento più riconoscibile è il disco rotante che le dà il nome. Una ruota in movimento continuo, ricoperta di minuscoli plettri, che colpisce le corde con una precisione e una costanza impossibili per una mano umana.
Il risultato è una pennata continua che libera entrambe le mani del musicista. La ritmica è controllata dallo strumento stesso e può essere determinata via MIDI. Questo permette di creare accordi irrealizzabili normalmente, sperimentare muting e bending inediti e dosare ogni singola nota grazie a fader di volume integrati e individuale per ogni corda.
Il suo creatore, Anthony Dickens, la definisce un “elettro mechanical guitar” che usa un sequencer fisico controllato via MIDI per pizzicare le corde. Una descrizione tecnica che non rende pienamente l’esperienza di vederla e sentirla in azione. È qualcosa di destabilizzante ed esaltante allo stesso tempo.
Anthony Dickens e le prime scintille musicali
Dietro un’idea che sembra arrivare da un futuro cyberpunk c’è una figura sorprendentemente concreta. Anthony Dickens è cresciuto nel sud ovest dell’Inghilterra e il suo primo contatto con la chitarra è stato tutt’altro che folgorante. Le lezioni di classica a scuola finirono presto, ma qualche anno dopo un incontro casuale cambiò tutto.

Sfogliando la collezione di dischi del padre, il dodicenne Dickens trovò un singolo promozionale sigillato allegato a Smash Hits. Celebrava un artista che non conosceva, Jimi Hendrix. Da quel momento l’ossessione fu totale. Per due anni ascoltò solo la sua musica, sviluppando un amore profondo per chitarre e suoni.
Negli anni successivi arrivarono Led Zeppelin, Metallica e Rage Against The Machine. Poi la svolta elettronica. La scena rave era ovunque, ma fu l’incontro con Aphex Twin a illuminare tutto. Non solo per i suoni, ma per l’idea che un musicista potesse costruirsi i propri strumenti. Per Dickens quella era libertà assoluta.
Design e musica che si inseguono
Parallelamente alla musica, Dickens coltivava una forte passione per il design. Studiò design del mobile all’università, convinto che una volta laureato avrebbe intrapreso una carriera musicale. Un’esposizione di fine corso a Londra cambiò i piani.
Vinse diversi premi di design e si trovò costretto a rimanere in città per lavorare. Iniziò così una carriera che lo avrebbe portato a collaborare con marchi come Red Bull e Audi. Ma la tensione tra musica e design non si è mai risolta. Anzi, è diventata il motore della sua ricerca.
A partire dalla metà degli anni Novanta Dickens iniziò a interrogarsi seriamente su come queste due dimensioni potessero fondersi. L’idea era trovare una forma di espressione che nessuno avesse ancora esplorato, proseguendo quella linea storica di creatività e innovazione.
L’idea della pennata infinita
Dopo anni di tentativi e idee scartate, l’intuizione decisiva arrivò nel 2018. Dickens si pose una domanda tanto semplice quanto radicale. E se la strum non finisse mai.
Per quanto veloce possa essere una mano, c’è sempre un punto in cui il movimento si interrompe. Lui immaginò una strum continua, senza ritorno. La soluzione fu meccanica e immediata. Una ruota applicata alla chitarra, piena di plettri, fatta girare senza sosta.
Il primo prototipo nacque in modo artigianale. Una chitarra acustica economica forata, cuscinetti da skateboard, plastica tagliata al laser, plettri sottilissimi e una manopola di un mobile da cucina. Quando iniziò a farla girare, il suono lo colpì subito. Un ronzio incessante, come uno sciame di api. In quel momento capì che c’era qualcosa di speciale.
Dalla bottega ai social
Poco prima della pandemia Dickens decise di dedicarsi seriamente al progetto. A Makerversity, negli spazi di Somerset House, trovò programmatori e ingegneri capaci di trasformare l’idea in uno strumento affidabile. La ruota divenne motorizzata, il controllo MIDI preciso, e arrivò anche un pickup esafonico per trattare ogni corda come un segnale indipendente, con fader di volume dedicati.

Restava un dubbio fondamentale. Aveva senso tutto questo. La risposta arrivò dai social. Dickens pubblicò alcuni video per capire se stesse inseguendo una follia o un’intuizione valida. Le reazioni furono polarizzate. Genialità o pazzia. Poi arrivò il messaggio giusto.
L’incontro con Ed O’Brien
Dopo aver visto un episodio di That Pedal Show con Ed O’Brien dei Radiohead, Dickens rimase colpito dall’idea che la ricerca sonora fosse più importante del virtuosismo tecnico. Gli scrisse su Instagram parlando della Circle Guitar. La risposta arrivò in un’ora.
O’Brien volle provarla di persona e una settimana dopo era a casa di Dickens. In seguito avrebbe definito la Circle Guitar straordinaria, spiegando a Reuters che era come suonare uno strumento diverso, come imparare un nuovo linguaggio.
Durante quella visita O’Brien registrò un breve video con il telefono e lo pubblicò su Instagram. Le texture sonore generate dalla Circle Guitar diventarono virali. Da quel momento produttori e artisti iniziarono a contattare Dickens da tutto il mondo.
Artisti, collaborazioni e prime produzioni
Nei cinque anni successivi lo strumento è cambiato profondamente. Sono stati completati i primi esemplari di produzione, ciascuno personalizzato sulle esigenze di chi lo ha ordinato. Oltre a Ed O’Brien, ne riceveranno uno Mike Gordon dei Phish, i produttori Paul Epworth e John Congleton.
Il prezzo è elevato, ma l’interesse è trasversale. Musicisti come Matt Bellamy dei Muse e Lee Kiernan degli Idles sono rimasti colpiti dal potenziale dello strumento.
Questo entusiasmo ha permesso a Dickens di costruire un piccolo team. L’ingegnere software statunitense David Ashman ha sviluppato il firmware e l’elettronica interna. I manici e i corpi del primo lotto sono stati realizzati da Manson Guitar Works, liuteria britannica di proprietà di Bellamy. Un altro contributo chiave è arrivato da Freddie Cowan, ex chitarrista dei The Vaccines, diventato vicino di casa di Dickens a Frome e volto ricorrente nelle demo online.
Una chitarra per il futuro
Nonostante il supporto di un team solido, Dickens continua ad assemblare personalmente ogni Circle Guitar nel suo laboratorio. Le critiche non mancano. C’è chi vede lo strumento come un’intrusione tecnologica in un mondo che dovrebbe restare puro.

Dickens comprende queste reazioni, ma le respinge. Sostiene che la chitarra sia rimasta indietro rispetto all’evoluzione della tecnologia musicale. Nessuna scorciatoia per evitare di imparare, piuttosto un modo per esplorare nuove possibilità. E ammette che provocare un po’ i puristi ha anche un lato divertente.
In fondo, il legame con Jimi Hendrix è ancora lì. Tutti gli eroi della chitarra, ricorda Dickens, sono stati agitatori. Hanno fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima, infastidendo qualcuno lungo la strada. È così che funziona la creatività umana.
Una chitarra per aprire nuove porte sonore
Con il primo lotto completato e le prenotazioni per il secondo già aperte, Dickens guarda avanti. Nuovi dispositivi sono in fase di studio e il feedback dei primi utilizzatori servirà a perfezionare ulteriormente il progetto.
Quello che i musicisti gli ripetono più spesso è che la Circle Guitar costringe a pensare in modo diverso. Ed è proprio questo il suo obiettivo. Offrire strumenti che aiutino ad aprire nuove porte di esplorazione sonora, continuando a reinventare il dialogo tra artista e strumento.
E adesso cosa ne pensi della Circle Guitar? Può davvero essere la chitarra del futuro o sarà solo una novità di passaggio?
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