John Mayer deve tantissimo a Eric Clapton, e non solo a lui. Il suo stile è molto influenzato da quello di Slowhand. Che si tratti di improvvisare un assolo bluesy, ti accompagnarsi con la chitarra acustica o di scrivere melodie iconiche, Mayer tira fuori tutto quello che ha “rubato” a Clapton e non lo nasconde. La similitudine tra i due non è sfuggita nemmeno al chitarrista di Paul McCartney, Robbie McIntosh, nel periodo in cui collaborava con Mayer stesso…

Quella volta in cui Robbie McIntosh confuse John Mayer per Eric Clapton e lo disse a telefono al giovane americano...
© Giuseppe Ruocco

Dalle sessioni con i grandi al palco con Mayer

Nel corso della sua carriera, Robbie McIntosh ha collaborato con alcuni giganti della musica, tra cui Paul McCartney, Mark Knopfler e Eric Bibb. A questo si aggiunge un percorso ricco di esperienze con artisti di generi diversi come i Pretenders, i Boyzone e Norah Jones, che gli hanno permesso di affinare un orecchio musicale davvero unico.

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Tra i momenti più importanti del suo percorso c’è l’ingresso nella band di John Mayer, dove ha avuto un ruolo di primo piano nell’acclamato album dal vivo Where the Light Is.

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L’incontro con Mayer

McIntosh ha raccontato in un’intervista come nacque la collaborazione. Dopo l’album Continuum, John Mayer era alla ricerca di un altro chitarrista. Steve Jordan e Pino Palladino suggerirono proprio Robbie McIntosh, convinti della sua capacità di assimilare velocemente nuovi brani.

Preparandosi al nuovo incarico, il chitarrista inglese iniziò a studiare a fondo il repertorio di Mayer, e durante quel periodo ricevette una telefonata diretta dal cantante. Ed è qui che avvenne l’equivoco che ancora oggi fa sorridere.

Lo scambio John Mayer-Eric Clapton

Parlando di quel periodo, McIntosh ha spiegato come, durante l’ascolto di alcuni brani, fosse rimasto colpito da una parte di chitarra che gli sembrava inequivocabilmente suonata da Eric Clapton. Convinto della cosa, al telefono chiese a Mayer: “Quando hai fatto suonare Eric su quello?”

La risposta lo lasciò spiazzato: “Eric non suona lì. Sono io.”
Secondo McIntosh si trattava del brano Stop This Train, anche se il pezzo è in realtà acustico e privo di linee soliste. Probabilmente la memoria lo ha tradito, ma resta il fatto che in quel album lo stile di John Mayer richiamava fortemente quello di Eric Clapton. Mayer accolse lo scambio come un complimento e si limitò a ridere: “Oh, grazie, amico.”

L’influenza di Eric Clapton su John Mayer

Che ci sia un legame musicale tra i due è fuori discussione. In Continuum si percepiscono chiaramente sfumature che rimandano al tocco del leggendario di Slowhand. John Mayer stesso ha sempre dichiarato di considerare Eric Clapton una delle sue più grandi influenze e, nei crediti dell’album, ha scritto:

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Eric Clapton sa che gli rubo e gli sta bene.”

Dal canto suo, Clapton non ha mai nascosto la stima per Mayer. In passato lo ha definito un “maestro chitarrista”, in particolare dopo la collaborazione per l’album del 2014 The Breeze: An Appreciation of JJ Cale. Prima e dopo quell’occasione i due si sono incontrati varie volte anche sui palchi suonando insieme su altri classici del blues o su brani proprio di Clapton.

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Uno scambio diventato aneddoto

L’episodio raccontato da Robbie McIntosh è oggi un aneddoto curioso che sottolinea quanto lo stile di John Mayer possa ricordare quello di Eric Clapton. Un piccolo errore di riconoscimento che, invece di creare imbarazzo, ha messo in luce il profondo legame tra due generazioni di chitarristi e la capacità di McIntosh di cogliere sfumature che solo un musicista della sua esperienza può notare.

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Giuseppe Ruocco