Alcune storie sono destinate a diventare leggenda facendo dei viaggi incredibili. Questa parte da Detroit, attraversa fumetti, film horror di serie B e televisione spazzatura, e arriva su un palco canadese davanti a una folla immensa. Nulla lasciava presagire che un gesto istintivo avrebbe cambiato per sempre la percezione di una band e del suo leader. Ecco la storia di Alice Cooper e un pollo sul palco, in apertura a John Lennon.

Si è parlato tanto di questa vicenda ma ecco la verità dietro la storia di Alice Cooper e il pollo in quel famoso live
Allice Cooper e il pollo – © Giuseppe Ruocco

L’invenzione di un personaggio

All’origine di tutto c’è un’idea precisa. Prendere l’immaginario più popolare e innocente e trasformarlo in qualcosa di disturbante e irresistibile. Il personaggio di Alice Cooper nasce così, come un Frankenstein culturale assemblato con romanzi economici, film horror visti ossessivamente e una formazione televisiva fatta di dettagli apparentemente insignificanti. Nessuna pretesa intellettuale, solo un assorbire continuo della cultura americana più triviale e restituirla deformata.

Insultare l’America per raccontarla

Cambiare nome in Alice Cooper, indossare abiti femminili, giocare con simboli considerati tabù. Il tutto senza droghe pesanti, con birra al posto delle siringhe e un’attitudine profondamente americana. L’obiettivo era mettere tutto sul tavolo e guardare la reazione. Una provocazione diretta al cuore del Middle America, proprio nel momento in cui l’utopia della pace e dell’amore stava mostrando le prime crepe.

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Il concerto che cambiò tutto

Il 13 settembre 1969 la Alice Cooper Band sale sul palco del Toronto Rock and Roll Revival davanti a circa ottocentomila persone. Il gruppo è praticamente sconosciuto. Il set procede come sempre, con il rituale dei cuscini pieni di piume fatti esplodere con cartucce di CO2 per sommergere il pubblico. Poi accade l’imprevisto. Dal pubblico arriva un pollo bianco. E lì ad Alice Cooper è venuta in mente solo una cosa.

La nascita di una leggenda nera

Prendere il pollo e lanciarlo in mezzo al pubblico. Il risultato? Il pollo cadde tra la folla e venne fatto a pezzi.

“Io vengo da Detroit, so che il pollo ha le ali così l’ho lanciato pensando che volasse”. Questo quello che dice Alice Cooper.

Da quel momento la storia prende una vita propria. Le parti del pollo tornano sul palco, il pubblico è in delirio, lo scandalo è servito. Il giorno dopo Frank Zappa telefona chiedendo ad Alice Cooper se davvero un pollo ha ucciso sul palco. Il cantante nega assolutamente, e racconta la vera storia ma il consiglio di Frank Zappa è uno solo: mentire! La storia di Alice Cooper che uccide un pollo è su tutti i giornali e questo non faceva altro che creare hype per lo spettacolo della sua band.

Dal caos al successo

Negli anni successivi la band cresce rapidamente. Con il tour Killer nel 1971, Alice Cooper riempie arene esaurite. Gli spettacoli diventano sempre più teatrali, carichi di scenografie e trovate visive. Eppure, ovunque vada, l’episodio del pollo continua a precederlo. Diventa una battuta ricorrente, una leggenda che non vuole morire.

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Ulteriori informazioni

Un mostro divertente da guardare

In retrospettiva, quel momento segna l’affondo finale al cuore della Love Generation. Alla fine dell’era pace e amore compare un nuovo mostro luccicante, orribile e allo stesso tempo irresistibile. Un incubo pop che il pubblico non può smettere di osservare.

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Un impero che continua ad allargarsi

Oggi l’universo di Alice Cooper va oltre la musica. Il suo impero si espande con nuovi locali a tema intrattenimento e sport. Dopo Phoenix, una seconda Cooperstown apre a Denver in Colorado. Un bar ristorante con palchi per musica dal vivo, spazi interni ed esterni, barbecue tradizionale e riferimenti alla Fender Hall of Fame. Segno che quel Frankenstein nato per provocare è diventato una solida istituzione americana.

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Giuseppe Ruocco
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