Stevie Ray Vaughan se ne è andato troppo presto, ma ci ha lasciato un patrimonio musicale dal valore inestimabile. La sua tecnica, la sua energia, il suo sentimento all’interno degli assoli lo hanno reso indimenticabile. Ecco dieci esempi di come anche la canzone più impensata si trasformi per incanto in qualcosa subito riconducibile a questo grande maestro, un uomo che ha trovato nella chitarra una ragione di vita.

Credits: dpa picture alliance / Alamy Stock Photo

Stevie Ray Vaughan rappresenta un altro pezzo da novanta per la serie Le 10 canzoni inaspettate e sorprendenti. Classe 1954, nato a Dallas e trasferitosi in giovane età a Austin, Stevie Ray segue le orme del fratello Jimmie e si dedica completamente alla musica. Geniale autodidatta, tesse e inventa nuove trame nel mondo chitarristico ispirandosi ai più grandi bluesman del passato, da Freddie King a Otis Rush e Albert King, fino a B.B. King e Buddy Guy, aggiungendo con passione fra i suoi idoli la “nuova” generazione composta da Hendrix, Page, Beck e Clapton, senza dimenticare George Benson. Eccovi dieci stupefacenti perle con un unico comun denominatore, l’incredibile magia diffusa dalla sua fantastica Fender Stratocaster.

Let’s Dance di David Bowie, 1983

Una delle sorprese più apprezzate degli anni Ottanta.

Nessuno si sarebbe aspettato una partnership del genere in quel periodo. Il Duca Bianco sceglie un chitarrista misconosciuto in Europa per presentare un singolo che ha un enorme successo. Let’s Dance diventa la sua prima hit a raggiungere la posizione numero 1 sia in America sia in UK e contribuisce a rilanciare la sua carriera e a far conoscere Vaughan anche fuori dal Texas, in un’epoca più abituata ai sintetizzatori che a pungenti assoli chitarristici.

Curiosità

La leggenda narra che Eric Clapton abbia bruscamente interrotto la guida per mettersi a lato strada e ascoltare in silenzio le note che uscivano dalla sua autoradio. Non sapeva ancora chi fosse quello straordinario chitarrista, ma i suoi riff e il suo stile lo avevano già in pugno.

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Mama di Zucchero, 2005

Madre dolcissima la ricordiamo in Oro, incenso & birra, nella stupenda versione con Corrado Rustici alla chitarra. Ma esiste anche un’altra incisione, altrettanto meravigliosa.

Nell’edizione speciale “cofanetto” della raccolta Zu & Co., pubblicata a fine 2005,  finalmente vede la luce anche come traccia audio, dopo il video realizzato l’anno prima, questa delizia, un alternate version registrata dall’artista emiliano con la chitarra da brividi di Stevie.

Curiosità

Il concerto-evento tenuto a Londra Il 6 maggio 2004, alla leggendaria Royal Albert Hall, è il preludio dello Zu & Co. Tour. In quel tempio della musica un altro asso della sei corde duetta in Mama (il titolo internazionale scelto per Madre Dolcissima). Sul palco sale il grande Brian May, per una performance memorabile. 

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Living in America di James Brown, 1986

Il Padrino del Soul incontra la Strato di SRV.

Tutti conoscono Living in America per merito di Rocky IV, ma probabilmente pochi sanno che il chitarrista americano offre il suo notevole contributo in questo brano di grande successo.

Curiosità

Ascoltatelo nella versione full-length dall’album Gravity, uscito a settembre ’86. Sei minuti di gioia per le orecchie: Stevie si fa notare per alcuni ficcanti guitar fills e per un solo breve, ma estroso e tagliente.

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Jam strumentale con W. C. Clark, live from Austin, 1989

Un’esibizione a  sorpresa, dopo la lunga storia di amicizia e partnership.

Il rapporto con il leggendario bluesman di Austin comincia sul finire degli anni Settanta, lasciando un marchio indelebile sul giovane promettente Stevie Ray. Il tempo scorre e Vaughan ormai è una star e furoreggia con i suoi fidi Double Trouble, ma ecco, inaspettata, questa performance memorabile che riunisce due giganti del genere: ebbene sì, l’alunno ha recepito molto bene gli insegnamenti del professore!

Curiosità

Ascoltare W.C. Clark e Stevie suonare insieme lascia intuire quanto fosse ancora forte e attiva la scena blues in Texas sul finire del secolo scorso. Raffinati e potenti.

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First We Take Manhattan di Jennifer Warnes, 1986

Un brano di Cohen si trasforma grazie alla Fender di Stevie

Jennifer Warnes sarà ricordata per l’eternità grazie alla sua interpretazione di Up Where We Belong con Joe Cocker, indimenticabile ballata all’interno di Ufficiale e gentiluomo, e per un’altra “soundtrack hit”, la morbida (I’ve Had) The Time of My Life, da Dirty Dancing; tuttavia la Warnes è anche una brava compositrice ed è stata vocalist nella band di Leonard Cohen. Nel 1986 ha deciso di pubblicare un album tributo all’autore canadese in cui è stato coinvolto pure Vaughan. Non rimane che ascoltare la sua chitarra solista così distintiva e trainante!

Fender Stevie Ray Vaughan

Fender Stevie Ray Vaughan

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(12)

Curiosità

Il produttore del disco della Warnes, Roscoe Beck, è di Poughkeepsie, NY, ma si trasferisce dal ‘71 a Austin, ed è amico dei fratelli Vaughan. Alla fine del febbraio 1986, in occasione dei Grammy Awards di Los Angeles, Beck chiede a Stevie di registrare la chitarra per la canzone. Vaughan non aveva con sé né lo strumento né l’amplificatore e utilizza così una delle vecchie Strato di Beck, con risultati eccezionali.

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Look at Little Sister con Jeff Healey, live at the CBC, Toronto, 1987

Una performance pazzesca, da lasciare a bocca aperta!

Look at Little Sister di Hank Ballard, lo storico autore di The Twist, fa già parte del repertorio di SRV quando avviene l’incrocio con Jeff Healey, ma questa folgorante esibizione toglie il fiato. Quanta intensità sprigionata! 

Nessun ego in gioco, solo la voglia di sperimentare di due chitarristi immensi, che si spingono l’un l’altro sempre più in là. Meraviglia e stupore, due fratelli figli della musica.

Curiosità

Si narra che già a metà anni Ottanta, durante un epico show alla Albert’s Hall di Toronto, Stevie Ray Vaughan e Albert Collins, il Maestro della Telecaster, siano stati presenti tra la folla e, entusiasti per le gesta del giovane, abbiano pure improvvisato una jam session con lui. 

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God Knows di Bob Dylan, 1990

Una bellissima comparsata in un album del Re del folk rock da riscoprire.

Under the Red Sky è sempre stato visto come un disco minore di Bob Dylan, ma, almeno musicalmente, merita una rivalutazione. Alcune canzoni sono davvero riuscite, certamente God Knows, impreziosita dalla Fender di Stevie Ray.

Curiosità

Il buon vecchio Bob l’ha sempre saputa lunga e si è costantemente  attorniato di chitarristi magnifici. In Under the Red Sky Stevie Ray suona pure in altre due canzoni, 10,000 Men e Cat’s in the Well, e anche in quelle due tracce figurano il fratello Jimmie e David Lindley.

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Just How You Play the Game di Jerry Lynn Williams, 1996

Grandi assoli in una delle vette di The Peacemaker, bellissimo disco del sottovalutato songwriter di Dallas.

Jerry Williams è un istrionico cantautore principalmente famoso per avere scritto alcuni successi di Eric Clapton, come Forever Man e Pretending. Nativo di Dallas, è stato spesso in contatto con Vaughan, ma è comunque una sorpresa vederlo ospite nella prima canzone di un album che vede inoltre la partecipazione, in altri brani presenti in tracklist, di Slowhand, John Oates e Mick Fleetwood.

Curiosità

In Just How You Play the Game figura al piano il mitico Nicky Hopkins, storico tastierista inglese, rinomato session man per Who, Beatles e Rolling Stones.

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Heartache Away di Don Johnson, 1986

Chi si sarebbe aspettato SRV nell’album di debutto dell’attore famoso per Miami Vice?

Quando, appena dopo il terzo minuto, sopraggiunge l’assolo di Stevie Ray, la percezione nei confronti di questo brano cambia. Sarà anche troppo pop o easy listening, ma con quella chitarra così ispirata si tocca il cielo con un dito.

Curiosità

Non solo Vaughan, in questo pezzo ci sono pure Ronnie Wood alla chitarra acustica e Bonnie Raitt ai cori.

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Champagne and Reefer con Buddy Guy, live at Buddy Guy’s Legends, Chicago 1989

Buddy e Stevie si sono incontrati spesso, ma questa performance ha dell’incredibile…

Ascoltare due chitarre che conversano in modo fenomenale non è cosa da tutti i giorni! Energia incredibile tra due Giganti delle sei corde.

Curiosità

Buddy Guy stravede per Vaughan, lo considera come un figlio, in lui vede il futuro del blues. Rimane talmente sconvolto dalla sua morte improvvisa da dedicargli una canzone struggente dal titolo eloquente, Rememberin’ Stevie, pubblicato nel pluripremiato Damn Right, I’ve Got the Blues, album che ne decreta il ritorno al successo del 1991.

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Extra: After Midnight con Eric Clapton, live at The Palace, Detroit, 1990

Una serata speciale, con Stevie Ray ospite a sorpresa in uno show del Journeyman tour di Clapton.

Ascoltare il boato del pubblico durante l’assolo di SRV fa venire la pelle d’oca: chissà cosa avrebbero potuto fare insieme questi due guitar hero se il destino non avesse portato via Stevie così presto.

Curiosità

Con la sua voglia di vivere, la sua felicità per avere avuto un’altra possibilità, dopo il pesante momento di tossicodipendenza, Stevie Ray Vaughan è il perfetto anello di congiungimento con Eric Clapton per la sua seconda serie nel ciclo Le 10 Canzoni inaspettate e sorprendenti. Ci aspetta un’altra puntata incandescente e ricca di “crossroads”. Stay Tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati