La rinuncia di Van Halen è stata l’occasione per Nuno Bettencourt di prendere il suo posto e mettersi in mostra davanti ad un pubblico non facilmente impressionabile. Nuno ha dovuto suonare più di dieci brani in un dei concerti più iconici di sempre. Ecco come Nuno Bettencourt è uscito dalla sfida del suonare queegli assoli impossibili rifiutati da Van Halen.

Van Halen rinuncia di esibirsi ma Nuno Bettencourt prende il suo posto ed è costretto a suonare quegli assoli impossibili
Nuno Bettencourt – © Anne-Marie Forker, Alamy, link

La rinuncia di Van Halen, un’opportunità per Nuno Bettencourt

Quando venne annunciato che Wolfgang Van Halen non avrebbe partecipato al concerto di luglio a causa di conflitti di agenda, la cosa sembrò un semplice inconveniente. Per Nuno Bettencourt invece, dice scherzando, rappresentò una decisione astuta. La scaletta era infatti ricca di brani della carriera solista di Ozzy Osbourne, che significava affrontare gli assoli di Randy Rhoads e Jake E. Lee, considerati tra i più impegnativi del genere.

Come raccontato da Bettencourt nel podcast Steve and Rik’s POTcast, la reazione fu immediata. “Nobody wants to play those fucking Randy Rhoads or Jake E. Lee solos!“.
“Nessuno vuole suonare quegli assoli di Randy Rhoads o Jake E. Lee”.

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Un’affermazione assolutamente vera, e se poi a dirlo è uno dei più grandi shredder che ci siano, la dice lunga. Ma quella frase riflette una verità: suonare quei passaggi davanti a Ozzy e a un pubblico di musicisti di altissimo livello può essere devastante per la carriera di chiunque.

Dal ruolo previsto a una maratona di dodici brani

Inizialmente Nuno Bettencourt avrebbe dovuto eseguire solo due pezzi. Con il ritiro di Wolfgang però decise di farsi avanti e di coprire diversi altri momenti della scaletta. Alla fine si ritrovò sul palco per dodici brani, un impegno che lui stesso ha ammesso di aver affrontato con sorpresa e incredulità.

Il suo approccio fu totale. “Non volevo solo suonarli, volevo possederli” (quegli assoli) racconta. Nel suo studio provò per settimane, quattro o cinque ore al giorno, determinato a rispettare ogni parte e a rendere giustizia ai brani storici del Prince of Darkness.

L’impegno riconosciuto a Nuno Bettencourt

Il lavoro non passò inosservato. Dopo il concerto, Rick Beato lo chiamò per complimentarsi. “Erano tutti impazziti per la tua performance” gli disse, sottolineando come Bettencourt non si fosse limitato a imparare i pezzi, ma li avesse davvero interpretati.

Un rapporto di lunga data con Ozzy

Nonostante negli anni Novanta Nuno Bettencourt avesse rifiutato l’offerta di entrare nella band di Ozzy Osbourne , il chitarrista ha dimostrato una grande stima nei confronti dell’artista. Ricordando il loro scambio finale durante la foto di gruppo ai VMAs, racconta di aver stretto la mano al cantante e aver detto: “Grazie pr tutto, e per tutto quello che hai significato per me

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Ozzy ha risposto con affetto e ironia: “Sei stato l’unico chitarrista a dirmi di no. Ti voglio bene e grazi per essere qui“. Una frase che, nelle parole di Bettencourt, sottolina un rispetto profondo e reciproco.

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Giuseppe Ruocco