Molto prima di diventare il barbuto chitarrista degli ZZ Top, Billy Gibbons visse un’esperienza che avrebbe segnato il suo destino musicale per sempre: da bambino, assistette a una sessione di registrazione con B.B. King, il leggendario Re del Blues. Un “momento prezioso”, come lo definisce lui stesso, che sarebbe diventato la scintilla iniziale di una carriera votata al blues e al rock ‘n’ roll.
Billy Gibbons in gita con il padre
Il giovane Billy Gibbons fu portato in studio grazie alle conoscenze del padre, Frederick Royal Gibbons, noto direttore d’orchestra e musicista classico. Quel giorno, il padre gli disse di accompagnarlo a una sessione di registrazione presso gli ACA Studios di Houston, in Texas, uno dei primi studi multitraccia degli Stati Uniti, frequentato da artisti del calibro di Lightnin’ Hopkins, Little Richard, Sonny Boy Williamson e Memphis Slim.
“Mio padre diede l’ordine di salire a bordo e accompagnare un’escursione allo studio di registrazione, dove si sarebbero svolti degli affari di tipo esecutivo”, ricorda Gibbons.
Il bambino fu fatto accomodare contro il muro della sala di registrazione con la raccomandazione di non fare rumore. L’ambiente era ancora vuoto e silenzioso, ma proprio quell’assenza di suoni creava un’anticipazione palpabile.
L’arrivo della leggenda: “E poi entrò Il Re”
Poco dopo, una fila di musicisti fece il suo ingresso, sistemando strumenti e amplificatori. Con loro, arrivò anche Bill Holford, lo storico produttore dello studio. Ed è lì che accadde:
“Mio padre entrò con Bill Holford per salutare l’ensemble, e poi entrò ‘Il Re’”, ricorda Gibbons.
Quando B.B. King entrò nella stanza, il piccolo Billy lo osservò con stupore.
“B.B. strinse le mani con un sorriso”, scrive. “Scambiò qualche parola sul fatto di aver già lavorato a Houston. Poi, dopo aver discusso dei brani da registrare, si passò agli affari”.
King notò la presenza del giovane spettatore e si avvicinò: “Ti piace la chitarra elettrica?”, gli chiese. Billy rispose con un sorriso. Fu tutto ciò che serviva.
Brani inediti e magie in presa diretta
Secondo i registri dell’ACA Studio, B.B. King registrò due sessioni nel 1953. I brani inclusi furono Remember Me, What a Difference, I Don’t Believe It, I Can’t Put You Down, I Did Everything I Could, I’ve Learned My Lesson, Come On Baby Take a Swing With Me e (I Want You To) Love Me. Molti non furono mai pubblicati, ma il livello della performance lasciò comunque un’impressione indelebile.
Gibbons ricorda:
“Una prova veloce della band mise in moto la macchina. La prima take fu registrata, poi il conteggio. Tre minuti di esecuzione magistrale, poi subito un altro brano. Tutto al primo colpo”.
La magia della strumentazione
Oltre all’abilità di King, fu anche l’attrezzatura a catturare l’attenzione del piccolo Gibbons.
“Ricordo vividamente – come ho poi scoperto – che B.B. stava usando una chitarra bionda, una Gibson ES-5 a spalla singola con tre pickup”, racconta. “C’erano anche un paio di amplificatori Fender Tweed dall’altra parte della stanza, posizionati in modo da suonare liberi, lontani dal resto del gruppo”.
Per Gibbons, la combinazione tra rigore e spontaneità della sessione fu una rivelazione.
“Era vivace senza sforzo e, allo stesso tempo, piacevolmente serissimo”, scrive oggi.
Una pausa, una lezione e un sì entusiasta
La band si prese una lunga pausa, una consuetudine in studio che Gibbons nota con ammirazione. “L’arte di prendersi il tempo per entrare nel groove fa tutta la differenza”, osserva.
Alla fine della sessione, King si avvicinò di nuovo a lui. “Conosco tuo padre. Ti sei divertito?”, chiese. Gibbons rispose con entusiasmo: “Yes, sir!”
Quell’incontro lasciò un segno così forte da influenzare tutta la sua carriera. Anche se ricevette la sua prima chitarra elettrica solo al tredicesimo compleanno, il viaggio musicale era già iniziato.
Da allievo a amico: Billy Gibbons-B.B. King
Oltre 50 anni dopo, Billy Gibbons ebbe la possibilità di ricambiare il favore. Partecipò all’album celebrativo B.B. King & Friends: 80, suonando con il suo eroe nel brano Tired of Your Jive.
“Un momento prezioso, che continua a vivere”, lo definisce ancora oggi. E possiamo solo immaginare cosa avrà provato quel bambino texano, sapendo che, un giorno, B.B. King lo avrebbe chiamato “amico”.
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