Sono talmente numerose le collaborazioni in studio e live in veste di ospite da parte di Eric Clapton che diventa interessante analizzare un’altra decina di canzoni. Si rimane sempre stupiti dall’incredibile versatilità di Slowhand: le sue note echeggiano inconfondibili in ogni genere. 

Eric Clapton on stage a Rio de Janeiro – Credits:Shutterstock / A.RICARDO

We Are The World con tutti gli artisti per il final encore, live in Philadelphia 1985

La chitarra inconfondibile di uno dei protagonisti di Live Aid

Nello scorso episodio su Eric Clapton ci siamo fermati, estasiati, con una chicca extra come Tombstone Blues, ma il nostro viaggio non poteva finire in una sola puntata, tante sono le perle del chitarrista britannico. Ecco quindi una seconda parte altrettanto spumeggiante che si collega alla precedente con un’altra memorabile esibizione dal vivo. Clapton si è già esibito ore prima con tre brani, White Room, She’s Waiting e Layla che lo riconsacrano agli occhi della folla e di milioni di telespettatori. A sorpresa compare anche nell’encore, ma non per fare solo presenza. Defilato, quasi invisibile, cesella con la sua consueta abilità note uniche e speciali in questo bis di chiusura di un evento epocale come il Live Aid.

Curiosità

Dopo la performance memorabile di Philadelphia si cementa l’amicizia tra uno degli autori di We Are The World e Slowhand. Clapton figura infatti nel pluripremiato disco di Lionel Richie Dancing on the Ceiling, lanciandosi in un “solo” da favola durante Tonight Will Be Alright.

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And So Is Love di Kate Bush, 1993

La zampata di Eric in un album da riscoprire

Non solo Clapton, ma tanti altri special guests in The Red Shoes, da Prince a Jeff Beck e Michael Kamen, tutti artisti ammirati e in contatto con Eric. In So Is Love la chitarra del bluesman inglese brilla piangente come non mai, registrata a settembre 1991, pochi mesi dopo la scomparsa del caro e amatissimo dolce figlioletto Conor.

Curiosità

Gary Brooker, amico storico e indimenticabile per Eric Clapton, con la solita classe si destreggia all’Hammond organ, ricongiungendosi in studio con il compare per cui aveva suonato in Another Ticket (1981) e che aveva ospitato in Lead Me to the Water (1982)e Echoes in the Night (1985).

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Jenny Fey diCorey Hart, 1983

È sempre un piacere ascoltare Clapton alla dobro guitar, forse in una delle sue partnership in assoluto più inaspettate

L’artista canadese Corey Hart pubblica nel 1983 First Offense, una raccolta di undici canzoni a cavallo tra synth pop e hard rock. Prodotto da Jon Astley, vecchia conoscenza di Eric Claptone co-produttore insieme a lui del mitico Just One Night, presenta le lussureggianti svisate di Slowhand con la dobro slide guitar nella conclusiva Jenny Fey.

Curiosità

Risulta davvero piacevole godersi Eric concentrato nel suono di una resonator guitar: una manciata di anni dopo, la sua pregiata soundtrack di Homeboy (1988) sarà ricca di composizioni autografe costruite con questo particolare strumento.

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Labyrinth di Liona Boyd, 1986

L’amicizia e la partnership musicale con Michael Kamen va oltre le colonne sonore

Il rapporto tra Clapton e Kamen si sviluppa a partire da The Edge of Darkness, si dipana nelle varie colonne sonore di Arma Letale e Homeboy, fino a raggiungere il picco durante le serate alla Royal Albert Hall del ‘90/91, quando un’orchestra condotta da quest’ultimo porta il chitarrista in territori nuovi per lui. Ma sono tante anche le apparizioni di Eric nei progetti e produzioni del compianto compositore newyorkese.

Curiosità

Si tratta di una delle più sconosciute session del musicista inglese, ricca di spunti, con “soli” sensuali e ammalianti. All’album intitolato Persona della bravissima chitarrista classica  Liona Boyd partecipano pure David Gilmour e Yo Yo Ma.

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Use Me con D’Angelo, David Sanborn, Marcus Miller, Steve Gadd & Friends, live at Unitel Television Studio 55, New York City, 1998

Un brano del leggendario Bill Withers in una delle comparsate di fine secolo più cool di Clapton

L’amore per Curtis Mayfield e Bill Withers è uno dei punti in comune tra Eric e D’Angelo, grandioso rappresentante del neo soul a cavallo degli ultimi due secoli. Questa performance dal vivo colta a dicembre ‘98 e trasmessa il primo gennaio ‘99 per l’After New Year Show di David Sanborn è una vera perla. Da non perdere il fantastico e morbido assolo finale di Slowhand.

Curiosità

È passato poco tempo dal meraviglioso tour dei Legends e, per questa occasione Clapton, Sanborn, Marcus Miller e Steve Gadd si ritrovano. Manca solo Joe Sample, comunque presente a dicembre ‘97 nel tour giapponese del chitarrista inglese insieme a Gadd.

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Every Time You Go Away con Paul Young & George Michael, live at Wembley Arena, London for Prince’s Trust 10th Birthday Party, 1986

Ebbene sì, l’uomo chiamato Dio nel ‘66 su un graffito a Londra vent’anni dopo suona per un evento di carità davanti alla principessa Diana e al principe Carlo e lascia la sua impronta anche in questo classico pop di Daryl Hall divenuto un successo mondiale nell’interpretazione di Paul Young, qui in coppia con George Michael per questa versione live. Godetevi il suo breve, ma intenso “solo” al minuto 2:37.

Curiosità

L’anno successivo, sempre per il Prince’s Trust,Clapton suona pure – forse in una delle sue performance meno ricordate –  in un altro brano pop celebre, Through the Barricades, eseguito dal vivo da Tony Hadley & All Stars. Inoltre l’amore per le armonie di Daryl Hall lo porteranno a sceglierlo come ospite vocale in No Alibis, da Journeyman (1989).

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Let Me Stay di George Terry, 2004

Una vecchia registrazione degli anni Settanta vede la luce nel 2004, quando Terry pubblica Guitar Drive

George Terry non soloè stato il chitarrista ritmico e solista nella Eric Clapton Band dal ‘74 al ‘78, ma ha anche contribuito alla stesura di alcune canzoni come Lay Down Sally e Don’t Blame Me. E addirittura il rock divertente di Mainline Florida, presente a chiusura di 461 Ocean Boulevard, è tutto farina del suo sacco. Un’altra sua canzone, Let Me Stay, viene da lui terminata e inclusa nel primo album a proprio nome, intitolato Guitar Drive, solo nel 2004, anche se le guitar parts e i cori nell’inciso di Clapton provengono dal periodo delle sessioni di registrazione degli altri pezzi citati. Una gemma nascosta per veri hardcore fans.

Curiosità

In Let Me Stay suonano anche altri membri della band di Eric di allora, ovvero Carl Radle, Dick Sims e Jamie Oldaker. Dopo i quattro anni con Clapton, Terry prosegue con successo l’attività di session man, incidendo, fra l’altro,  con un artista italiano, Ivano Fossati, nel celebre album La mia banda suona il rock.

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Knockin’ On Heaven’s Door di Arthur Louis, 1975

Una session di buon livello con un artista che avrebbe meritato migliori fortune

Prima di pubblicare il suo singolo, rilettura reggae di un classico di Bob Dylan, Clapton trae ispirazione e registra con Arthur Louis, un giamaicano di stanza a New York prima di sistemarsi a Londra. Insieme incidono otto pezzi, di cui uno rimasto inedito, e l’album che ne esce non è per niente male, rientra fra i dischi da rispolverare.

Curiosità

A causa di un equivoco le due versioni di Knockin’ on Heaven’s Door vengono praticamente realizzate nello stesso periodo, senza ricevere particolare clamore. Risulta paradossalmente più interessante il lato B del 45 giri di Eric, Someone Like You, certamente il miglior brano mai scritto da Louis, interpretato da Clapton magnificamente.

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My Stomach Hurts di Tony Rich Project, 1998

Una chitarra da brividi in una partnership poco pubblicizzata

Gli anni novanta sono un periodo di massimo splendore e ispirazione per Clapton che passa dalle meraviglie acustiche di Unplugged al blues torbido e lancinante di From the Cradle, per poi buttarsi nel black pop di Babyface, nel soul di Curtis Mayfield e nelle stravaganze electro techno del progetto T.D.F. Tutte queste zone esplorate sono anticamera dello struggente Pilgrim, uno dei capolavori per intensità, scrittura, originalità e modernità del musicista di Ripley. Tony Rich, misconosciuto artista neo soul è un’altra influenza di quel periodo e partecipa ai cori della semiacustica Needs His Woman dopo aver ricevuto l’onore della presenza di Eric nel suo Birdseye. La traccia scelta, My Stomach Hurts, è forse la più calda e ammaliante composizione presente nel disco e i “guitar fills and solos” (provare per credere ad ascoltare l’assolo micidiale al minuto 3:00!) di Manolenta punteggiano una canzone da riscoprire.  

Curiosità

Clapton accreditato semplicemente come “E.”, suonaanche in altre tre tracce dell’album: Silly Man, No Time Soon e Thoughts Of Leavin’.

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Last Train To Memphis di The Band, 1998

L’ultimo disco in studio di The Band presenta un brano in cui Eric dà il meglio di se stesso per il gruppo da lui più amato

Senza Robbie Robertson e, ovviamente Richard Manuel, i restanti membri Helm, Danko e Hudson confezionano insieme ai nuovi componenti Weider, Bell e Ciarlante Jubilation,un ruspante lavoro folk rock colmo di musica americana, il genere di cui sono stati precursori nei tempi passati. Non poteva mancare il contributo di Eric, a rendere ancor più intrigante il risultato.

Curiosità

La devozione di Clapton per i ragazzi di The Band è infinita: rimangono indelebili le sue partnership con loro per No Reason to Cry e il capolavoro The Last Waltz.

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Extra: Ski-ing di George Harrison 1968

Forse non tutti sanno che la prima collaborazione in assoluto tra Clapton e George Harrison avviene nello strumentale Ski-ing, durante la registrazione di Wonderwall Music, nel novembre 1967. Si tratta della colonna sonora dell’omonimo film Wonderwall e rappresenta l’esordio solista per “The Quiet One”. Questo disco, pubblicato nel’68, è pure la prima opera concepita da un “Beatle” al di fuori del gruppo storico. Ski-ing dura meno di due minuti, ma gode della chitarra micidiale e incandescente di Slowhand. Riff e assoli acidi e puntuali imperversano in un interessante crossover tra rock e musica indiana, contraddistinto anche dall’intreccio fra tre sitar, un harmonium e un tappeto percussivo costituito da batteria e tabla-tarang.

Curiosità

Sono innumerevoli, negli anni, gli incroci tra Harrison e Clapton, simbolo di un’amicizia sincera, messa a dura prova dalle alterne vicissitudini dell’esistenza, ma mai scemata proprio grazie alla passione inestinguibile per la musica in tutti i suoi generi e le sue sfaccettature. E proprio riguardo a canzoni inaspettate in cui figura George Harrison si potrebbero trovare, come accaduto per Eric, tante sorprese…

To be continued…

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Alessandro Vailati