Negli ultimi anni le chitarre vintage hanno conquistato un ruolo sempre più centrale non solo tra musicisti e collezionisti, ma anche nel panorama artistico e museale. La conferma arriva da New York, dove il Metropolitan Museum of Art ha annunciato di aver ricevuto in dono una collezione straordinaria di oltre 500 chitarre americane prodotte tra il 1920 e il 1970, l’epoca d’oro della liuteria statunitense.
È da questa notizia che prende avvio la nostra conversazione con Francesco Balossino, uno dei maggiori conoscitori di chitarre vintage, con cui abbiamo discusso del valore storico e musicale di questi strumenti, ma anche delle logiche che governano il collezionismo e l’evoluzione di un mercato che, oggi più che mai, continua a crescere insieme al mito della sei corde. Buona lettura!
La notizia bomba
Lo scorso 19 Maggio il Met ha annunciato di aver ricevuto una donazione di più di 500 chitarre che hanno reso grande la liuteria moderna americana.
Questi strumenti non rappresentano soltanto tappe fondamentali nella storia della musica del Novecento – dalle prime Telecaster e Stratocaster di Leo Fender alle leggendarie Les Paul Burst di fine anni ’50 – ma sono anche oggi al centro di un mercato in costante crescita. Alcuni modelli, un tempo accessibili a chiunque, hanno raggiunto valutazioni a sei o sette cifre nelle aste internazionali: la combinazione di rarità, qualità costruttiva e valore storico li ha trasformati in veri e propri beni da investimento.
Nella collezione del Met compaiono strumenti che hanno fatto la storia: la Gibson J-50 del 1955 usata dal bluesman Mississippi John Hurt, la Martin OM-45 del 1930 di Roy Rogers, la Les Paul del 1959 suonata da Keith Richards al debutto dei Rolling Stones all’ Ed Sullivan Show e il prototipo della celebre snake head di Leo Fender che si sarebbe evoluta di li a poco nel design definitivo della Telecaster. Pezzi unici, che uniscono innovazione tecnica, design e il carisma di chi li ha imbracciati.
La donazione del collezionista Dirk Ziff, coadiuvato dal 1987 da Perry Margouleff, non è solo un traguardo museale: sancisce la chitarra come oggetto culturale totale, capace di attraversare musica, arte, società ed economia. Non a caso molti di questi strumenti resteranno suonabili e verranno impiegati in concerti ed eventi didattici, a sottolineare che la loro vera natura non è solo estetica, ma viva e pulsante.
E ora cambia tutto…
”Gli Stati Uniti” spiega Balossino “dopo decenni in cui le chitarre si sono sempre di più affermate nella cultura popolare, hanno deciso di considerarle non più solo come strumenti musicali desiderabili e accostabili alla nicchia del collezionismo, ma come vere e proprie opere d’arte. Questo cambia completamente la percezione che il mondo avrà della chitarra vintage”
Investitori, collezionisti d’arte, mecenati; saranno molte le persone coinvolte in questo nuovo scenario. Ma come si fa ad autenticare una chitarra vintage?
“Fino a ieri questo processo” continua Balossino “avveniva grazie all’esperienza e alla perizia di noi esperti di settore. Da oggi anche questo aspetto cambia; da un lato sarà sempre fondamentale avere abili conoscitori della materia, ma dall’altro ci sarà l’apporto prezioso di macchine in grado di determinare con esattezza la componente chimica dei materiali che costituiscono lo strumento. Si potranno certificare legni, vernici, metalli. Chiaramente i dati che le macchine restituiscono andranno sempre analizzati da professionisti in grado di contestualizzare storicamente i vari strumenti.”
Il laboratorio di Nashville
Francesco ci svela un interessante retroscena legato a questa grande notizia. Già da qualche tempo in un laboratorio di Nashville si sta lavorando alacremente per analizzare con la massima precisione le caratteristiche costruttive delle chitarre vintage.
“Stiamo parlando di tecniche non invasive che si utilizzano ad esempio per determinare l’originalità di un quadro. Attraverso macchinari di ultima generazione, si eseguono una serie di scansioni che permettono l’analisi approfondita dei materiali di un determinato oggetto. Spesso sono stati usati per esaminare le Martin di fine 800, strumenti preziosissimi dal valore che oscilla tra i 500 e i 700 mila dollari. Si auspica che questi strumenti possano essere utili per la corretta valutazione di chitarre vintage ed aiutare collezionisti e negoziante a classificarle correttamente. Naturalmente questa pratica deve diventare prassi qualora un museo voglia incamerare una chitarra ed averne una certificazione d’autenticità.
Il corretto utilizzo di questo processo potrà portare ad esempio ad un database di strumenti noti originali ed intonsi che possano fungere da campione per le analisi.”
Ma cosa si intende per “vintage”?
Francesco ci spiega il concetto di vintage.
“Combatto da anni con la convinzione che uno strumento di 20 anni sia da considerarsi vintage. Non è così! Non è una medaglia che si ottiene dopo una certa soglia di anzianità. Per essere considerato vintage un oggetto deve innanzitutto appartenere all’epoca d’oro della produzione di un determinato marchio e di un determinato modello. Non finisce qui. L’altro grande tassello è il consenso popolare; le grandi chitarre anni 50 per esempio sono state usate per registrare musica che è diventata patrimonio dell’umanità. La Fender Esquire di Bruce Springsteen, la Les Paul del 1959 di Joe Walsh, la Gibson ES 335 di Clapton…la certificazione vintage te la da la storia.”
Cosa ci aspetta nel prossimo futuro
Parlando di mero valore economico, questa notizia apre una nuova prospettiva sulla valutazione del vintage. Non saranno più solo gli umori del mercato, le mode o altri fattori più frivoli a determinare le quotazioni delle chitarre, ma si andrà verso qualcosa di più empirico, oggettivo e sempre più stabile. A tal proposito ho chiesto a Francesco se sarà possibile recarsi in banca a chiedere un mutuo portando come ipoteca o garanzia una chitarra vintage.
“Fino ad oggi in Italia banche e assicurazioni non prevedevano prodotti inerenti a strumenti musicali come le chitarre americane. Soprattutto perché non esisteva un riscontro oggettivo sul valore dell’oggetto. È probabile che con la collezione del Met gli istituti finanziari, potendosi avvalere di un dato certo e tangibile, si adegueranno trattando le chitarre vintage alla stregua delle altre opere d’arte.
Io qualche anno fa sono riuscito a stipulare un’assicurazione sulla mia collezione con una formula, se vogliamo pionieristica, equiparando le chitarre alle altre fine arts.”
Ringraziando Francesco Balossino per la sua grande disponibilità e competenza, possiamo concludere che le chitarre vintage, dunque, non sono più soltanto il prolungamento creativo di chi le imbraccia. Sono diventate custodi di memoria, icone culturali e, da oggi, opere d’arte a tutti gli effetti.
Con l’ingresso trionfale al Metropolitan Museum, la sei corde varca definitivamente la soglia del mito, conquistando un posto accanto ai capolavori senza tempo della pittura e della scultura. E mentre il mercato si prepara a un futuro fatto di certificazioni scientifiche e valutazioni sempre più solide, una cosa resta immutata: il fascino ineguagliabile di uno strumento che, da decenni, continua a far emozionare e innamorare milioni di persone.
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