Abbiamo incontrato Luca Colombo prima del suo concerto allo Zio Live Music, in occasione di un concerto con il trio Livin’ on Tour. Il chitarrista italiano, volto molto noto nel mondo della sei corde, ci ha parlato dell’evoluzione del ruolo di chitarrista nel corso degli anni e ci ha raccontato la strumentazione che ha utilizzato per il concerto.
Planet Guitar: Amiche e amici di Planet Guitar bentornati su uno dei nostri palchi preferiti! Siamo allo Zio Live Music a Tavazzano con Villavesco, ospiti di Carlo e Clara, e quest’oggi siamo sul palco con uno dei volti più noti e apprezzati della chitarra in Italia: Luca Colombo! Luca la tua fama ti precede, possiamo dire così. Hai più di 30 anni di carriera alle spalle, non solo come chitarrista: sei infatti anche un arrangiatore e un didatta. Come si è evoluto il tuo ruolo e il ruolo del chitarrista in questi ultimi 30 anni secondo te?
Luca Colombo: Per certi aspetti la tecnologia ha fatto passi da gigante, la tecnica anche. Mentre le idee in qualche maniera sono rimaste le stesse. Anzi, secondo me adesso c’è più necessità di avere delle buone idee, però sempre andando a pescare dal passato, quindi avere un ottimo background salva sempre insomma. Ecco devo dire che non ci sono state novità dal punto di vista chitarristico sulle idee, soprattutto nell’ambito in cui opero io che è quello pop, poi chiaramente se andiamo nel jazz o nella fusion ci sono state effettivamente delle evoluzioni.
PG: Parlavi di chitarrismo pop e tutti sanno anche della tua collaborazione con tante trasmissioni televisive, ma non solo. Tu sei stato anche chitarrista in tour con artisti italiani e internazionali. Come cambia il tuo ruolo in questi contesti comunque molto diversi tra loro?
LC: Io quando faccio le masterclass parlo sempre dei mestieri che fanno la professione del musicista, che sono molteplici a mio avviso. L’ambito live, quello degli studi di registrazione, quello televisivo, quello dell’arrangiamento e la carriera solistica. Ho pubblicato anche un libro dove ho messo dei grafici e spiego come cambiano le varie necessità.
La capacità di leggere la musica, per esempio, è importantissima in televisione, però non in un tour o nella carriera solistica. L’uso della tecnologia e della strumentazione è molto importante in studio e dal vivo, meno nella didattica. Per cui ogni volta uno deve fare un po’ uno switch, ma tenere ben presenti tutte le potenzialità che ognuno di noi deve avere. E poi tutto ciò costituisce background e solidità per le emergenze soprattutto. Anche la creatività, per dire, magari in televisione e in un tour può servire meno, mentre in sala d’incisione serve tantissimo, nella carriera solistica ancora di più.
PG: E sulla base di tutti i palchi che hai calcato, di tutto quello che hai suonato e del fatto che tu sei un didatta, qual è il consiglio che dai più spesso ai tuoi studenti o a chi si approccia alla chitarra oggi?
LC: Beh ci sono veramente tante cose da dire. La prima cosa che dico è di suonare tanto dal vivo! Questa cosa è vitale. Adesso il mondo attuale porta a vedere anche la figura dello youtuber come una professione, il che in effetti è la verità.
Però, quando poi vado a cercare qualcuno bravo e vedo che non ha mai video dal vivo, mi dispiace un po’ per lui, nel senso che comunque la cosa più bella è quella di fare i concerti, l’interplay con gli altri musicisti. A volte ho studenti che hanno mille dubbi e mi chiedono ‘ma va bene se uso quel compressore?’. E dico loro ‘ma quanti concerti fai all’anno?’. Spesso mi rispondono ‘nessuno’! Fai un po’ di concerti e vedi che tutte le risposte le troverai lì.
PG: Adesso una domanda di attualità: siamo nel periodo dei wrapped, quindi tutte le nostre piattaforme ci dicono cosa abbiamo ascoltato, fatto e visto. Tu cosa ascolti Luca?
LC: Forse è brutto dirlo, ma se uno andasse a vedere quello che ascolto di più, è quello che devo ascoltare per lavoro. Per cui comunque ho fiumi di canzoni. Anche perché io ogni tanto guardo indietro e mi rendo conto che la mia professione mi ha portato a imparare migliaia di canzoni. Per cui purtroppo quello che ascolto è quello che poi dovrò suonare.
Però poi ogni tanto vado a pescare nel sicuro, tipo John Mayer è rimasto comunque un antistress naturale. I miei due attuali chitarristi faro sono lui e Joe Bonamassa, che sono due mondi blues, ma molto diversi tra loro… Bonamassa è pazzesco dal punto di vista tecnico, del suono, del playing, però Mayer è forte nella tavolozza di colori dei suoi dischi. Per cui questo è un po’ quello che poi cerco anch’io di raggiungere facendo i miei dischi. Quindi mi piace il chitarrismo, però mi piace anche tutto il contorno che viene costruito con gli altri musicisti, anche con delle sonorità differenti.
PG: Noi stiamo sbirciando sulla scaletta e questa sera la formazione è un trio, chiamato Livin’ on Tour: sarai sul palco con Roberto Tiranti al basso e alla voce e Ricky Quagliato alla batteria. Cosa ci possiamo aspettare da questa sera e cosa ti piace di questa formazione?
LC: Questa è una formazione un po’ particolare, nel senso che è molto popolare, perché, essendoci Roberto che canta benissimo e suona benissimo, possiamo permetterci sia il range che è comprensibile a tutti che quello un po’ più di nicchia. Possiamo fare un po’ di assoli, cose anche strumentali. Per cui i brani sono tutte nostre rivisitazioni: non è una cover band. Anche quando facciamo Message in a Bottle per esempio, non la facciamo canonica come i Police, ma è quasi un pretesto per poi prendere altre strade, mondi sonori insomma.
PG: Ora raccontaci che strumentazione userai questa sera! Vediamo delle chitarre bellissime…
LC: Le PRS sono le mie chitarre di riferimento: sono endorser per scelta. Da un certo punto nella mia vita cercavo un suono che stesse un po’ a metà tra Fender e Gibson, e PRS vive in un mondo suo che non è né troppo chiaro né troppo scuro E sono strumenti comodi e affidabili, caratteristica fondamentale. Io ho una quarantina di chitarre, mi piacciono tutte, però quando uno è su un palco importante e magari non hai il backliner, deve avere anche la solidità dello strumento che tiene l’accordatura, che non ronza particolarmente. Devi essere sicuro che non ti dia problemi.
Quindi stasera ho due PRS, la prima (una PRS Studio, Ndr) è diciamo quella un po più stratosa, mentre l’altra (una PRS McCarty del 2004, Ndr) è un po’ più cicciotta, per cui stile Gibson. Poi ha il ponte fisso, per cui ogni tanto uso l’accordatura in Drop D quindi è molto affidabile dal punto di vista della stabilità dell’intonazione.
E poi abbiamo il Line 6 Helix. Io per scelta ho un setup molto semplice, che è questa e basta, perché è vero che poi uno può mettere pedali e cose varie, però la realtà è che così io ho tutto il mio pacchetto di suoni che utilizzo in vari ambiti. A volte non mi porto l’Helix e mi porto solo il computer per passarmi i suoni. Non aggiungere altre cose mi dà un focus un po’ più circoscritto.
Ho anche delle feature particolari per cui, al di là dei suoni tradizionali, ho la possibilità di fare cose in più, come l’uso dei Leslie, i looper e altro. Sono giochini che sono fondamentali quando si suona in trio, danno la possibilità di avere una tavolozza di colori. Poi hai sempre la comodità di poter richiamare tante cose, avere i delay a tempo. Con questo trio abbiamo tante cose molto articolate e possiamo fare delle cose un po’ diverse, per cui mi diverto. Insomma, quando mi chiedono se mi piace il suono tradizionale, io rispondo che mi piacciono anche le cose un po’ da nerd.
Durante il concerto Luca ha confermato quanto ci ha raccontato nell’intervista: il trio con Roberto e Ricky è un vero concentrato di sonorità, un viaggio musicale in alcuni dei brani più importanti della storia della musica. Da Stevie Wonder ai Blind Faith, da Jeff Beck a Jimi Hendrix, dai Beatles agli U2, c’è stato anche spazio per qualche brano originale (come Sottovento), per una serata davvero ricca di emozioni. Vi consigliamo assolutamente di andare ad ascoltarli dal vivo!
Ringraziamo Luca Colombo per la sua disponibilità e, per averci permesso di realizzare questa intervista, ringraziamo Clara Anelli e Carlo Forti dello Zio Live Music.
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