Quando un musicista costruisce il proprio suono nell’arco di decenni, ogni scelta diventa parte di un linguaggio preciso. Nel caso di John Mayer, questo linguaggio ha sempre parlato attraverso strumenti analogici, amplificatori rari e una cura maniacale per il dettaglio. Proprio per questo, il suo ingresso nel mondo del modeling digitale non è un semplice lancio di prodotto, ma un passaggio che merita di essere osservato con attenzione. Cosa succede quando uno dei più autorevoli cultori del suono decide di aprire le porte al digitale? Ecco cos’è il Neural DSP ARCHETYPE: John Mayer X.

Un artista, un suono, una filosofia
Il percorso artistico di John Mayer è indissolubilmente legato a suono, tocco, dinamica e controllo. Il suo approccio non nasce da nostalgia, ma da un rispetto profondo per la storia della chitarra elettrica. Circuiti, componenti, risposta al tocco e interazione tra gli elementi sono sempre stati al centro delle sue scelte. Qualsiasi nuovo strumento, analogico o digitale, deve dimostrare di saper onorare quella tradizione.
Per questo motivo l’apertura del suo studio personale di Los Angeles al team di Neural DSP rappresenta un gesto di fiducia raro. Non si tratta di replicare una collezione museale, ma di concentrarsi su un nucleo ristretto di strumenti realmente utilizzati, e diventati un’estensione della propria voce dopo anni di scritture, registrazioni e tour.
Una collaborazione senza compromessi
Il progetto Archetype: John Mayer X nasce da un lavoro iniziato nel 2022 e sviluppato in stretta collaborazione nel corso del 2025. Il team di Neural DSP, guidato dal CEO Douglas Castro e dal Plugins Product Manager François Barrillon, ha trasferito la propria strumentazione direttamente nello studio di Mayer per modellare i suoni sulle sorgenti originali. L’obiettivo non era solo catturare un timbro, ma restituire sensazioni, risposta dinamica e interazione reale tra gli elementi del rig.
Tre amplificatori, un’identità sonora
Al centro del plugin ci sono tre amplificatori standalone, ciascuno legato a una parte fondamentale del clean tone di John Mayer.
Smooth Operator
Basato su un Fender Vibroverb del 1964, è il fondamento del suo suono pulito classico. Il carattere deriva in gran parte dalla cassa con cono da 15 pollici, capace di offrire un low end ampio e autorevole. A volumi più elevati l’amplificatore comprime e satura in modo naturale, restando sempre musicale e diretto.
Headroom Hero
Qui il riferimento è il Dumble Steel String Singer #002, probabilmente l’amplificatore più ambito della collezione di Mayer. Acquistato durante la scrittura di Continuum, è noto per l’enorme headroom pulito e per una chiarezza che non cede nemmeno a volumi estremi. È il punto di riferimento assoluto su cui tutto il resto viene costruito.
Signature 83
Derivato da un Two Rock prototype signature #83, questo amplificatore occupa lo spazio tra precisione e calore. Offre puliti articolati, medi cremosi e una risposta ideale per il fraseggio espressivo. Il modello utilizzato è un prototipo one of one costruito specificamente per Mayer.
Il sistema Three in One
Nella realtà, John Mayer non usa mai un solo amplificatore. Dal vivo e in studio i tre ampli lavorano insieme, miscelati in parallelo. Il modulo Three in One replica esattamente questo approccio, con routing, cabinet e microfoni identici al rig reale. Non è un suono da impostare, ma un ambiente in cui entrare, con una risposta immediata e profondamente legata al tocco.

Gli effetti prima dell’amplificatore
La sezione pre effects raccoglie alcuni degli strumenti più iconici del linguaggio di Mayer.
Justa Boost riproduce il comportamento del Keeley Katana, sempre acceso per dare corpo e presenza ai single coil.
Antelope Filter richiama l’espressività dell’EHX Q-Tron, protagonista di brani come I Don’t Trust Myself With Loving You.
Halfman OD è la modellazione del leggendario Klon Centaur, utilizzato per aggiungere armoniche senza sacrificare dinamica.
Tealbreaker unisce due voci storiche, Ibanez TS 10 e Marshall Bluesbreaker, fondamentali per molte parti di Continuum.
Millipede Delay si ispira al Way Huge Aqua Puss, usato come slapback quasi impercettibile, spesso definito da Mayer la sua arma segreta.
Gravity Tank e lo spazio come parte del fraseggio
Il Gravity Tank è un’unità sviluppata da Neural DSP che combina spring reverb e harmonic tremolo. Non è un caso che il nome richiami Gravity: in quel brano spazio e movimento sono parte integrante dell’esecuzione. Il riverbero a molle, utilizzato stabilmente da Mayer dal 2013, e il tremolo armonico modificato per velocità più lente lavorano come un unico organismo espressivo.

Cabinet e ambiente reale
La sezione cabinet è stata registrata interamente nello studio di Los Angeles di Mayer. Combo e casse originali, microfoni e stanza sono riprodotti esattamente come nel suo ambiente di lavoro. Undici microfoni virtuali permettono un controllo preciso, mentre il Room Send aggiunge profondità senza sacrificare definizione. Il modulo funziona anche come caricatore di impulse response esterne.

Effetti post, controllo e rifinitura
Dream Delay si ispira al Providence Chrono Delay, con ripetizioni pulite e modulabili fino a un decadimento più organico.
Studio Verb offre due algoritmi, Concert Hall e Plate, che richiamano i riverberi digitali classici tra anni Settanta e Ottanta.
Completano il segnale un equalizzatore semi parametrico a quattro bande e un compressore modellato su uno degli strumenti preferiti da Mayer in studio, impostato secondo le sue specifiche.

Funzioni globali e preset
Il plugin include funzioni come Global Lock, Transpose, Doubler, tuner e metronomo, oltre a una nuova interfaccia in formato 16 10. Sono presenti 18 preset firmati da John Mayer e oltre 300 preset curati da artisti come Cory Wong, Blues Saraceno, James Valentine, Kenny Beats e Zakk Cervini.
Un segnale per il futuro
Il debutto pubblico del plugin è avvenuto durante il programma radiofonico Life with John Mayer, e la compatibilità con Quad Cortex lo integra anche nell’ecosistema hardware di Neural DSP. Disponibile al prezzo di 199 euro, Archetype: John Mayer X non è solo un nuovo strumento digitale, ma un segnale chiaro. Se un artista come Mayer decide di firmare il suo primo plugin ufficiale, forse il confine tra analogico e digitale è ormai molto più sottile di quanto siamo abituati a pensare.
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