Domenica 4 maggio 2025, l’Unipol Forum di Assago si è trasformato in una cattedrale di rock e metal occulto per l’unica data italiana del “Skeletour World Tour” dei Ghost e noi di Planet Guitar non potevamo assolutamente mancare. La band svedese, guidata da Tobias Forge nei panni del nuovo Papa V Perpetua, ha offerto uno spettacolo che ha unito teatralità, potenza sonora, una scenografia mozzafiato e un’atmosfera rituale, fondendo sacralità e trasgressione e consolidando ulteriormente il loro status di culto nel panorama musicale contemporaneo.

I Gost Live a Madrid nel 2019, CC BY-SA 2.0, Link

Indice dei contenuti

Il pre-show e l’arrivo

ANNUNCIO

Nonostante l’apertura delle porte fosse fissata per le 18:00, l’atmosfera era già percepibile per me sin dalla discesa nelle scale della metro verde di Milano Porta Garibaldi, in direzione Assago Forum: tra la folla iniziavano a comparire magliette dei Ghost e volti truccati. Fuori dal Forum, l’attesa era quasi un preludio allo spettacolo: tra chioschi, transenne e fan in fermento, si aggiravano anche alcuni Papa Emeritus in versione cosplay. 

All’ingresso, secondo la politica del tour, i nostri dispositivi sono stati sigillati in apposite custodie Yondr per permettere un’immersione totale nello spettacolo, liberi da ogni distrazione digitale. 

Un’entrata trionfale

Alle 20:30 in punto, le luci si sono spente di colpo e l’Unipol Forum è esploso. L’intro di Peacefield ha dato il via al rito avvolgendo tutti quanti in un’atmosfera sospesa. Subito dopo segue Lachryma, secondo brano tratto dall’ultimo disco Skeletá. Sulle sue tonalità fosche e pulsanti, Papa V Perpetua ha fatto la sua comparsa assieme ai  Nameless Ghouls schierati alle loro postazioni in un perfetto equilibrio tra sacro e profano.

Con Spirit, classico d’apertura dei live passati, l’energia ha cominciato a salire grazie all riff ipnotico, le linee vocali ed i cori echeggianti. La transizione verso From the Pinnacle to the Pit è stata fulminea: il groove marziale del basso ha preso il comando e il pubblico si è lasciato trascinare dalla ferocia dei Ghouls in un rituale collettivo di testa e corpo trasformando il Forum in una macchina da pogo controllato. 

Con Majesty, altro gioiello recuperato da Meliora, si è sfiorato il prog anni ’70 più oscuro. A seguire, The Future Is a Foreign Land e Devil Church hanno fatto da preludio all’arrivo di Cirice, autentico cavallo di battaglia: l’intro ipnotica, il crescendo emotivo e l’esplosione del ritornello hanno rappresentato uno dei momenti più intensi dello show, culminato nella caduta dei teli scenografici che ha rivelato le iconiche vetrate gotiche — firma visiva dei concerti dei Ghost.

Liturgia Visiva e Sonora

L’atmosfera si è fatta più intima con Darkness at the Heart of My Love, una ballata avvolgente che ha momentaneamente sospeso il respiro del Forum. Ma la quiete è durata poco: Satanized, con i suoi riff serrati e l’andamento quasi marziale, ha immediatamente riportato la tensione verso l’alto. I visual si sono fatti più aggressivi, dominati da un contrasto viscerale tra rosso sangue e nero pece.

È stata poi la volta di Ritual, uno dei brani simbolo dell’era Opus Eponymous, seguito da Umbra, che ha preparato il terreno per Year Zero. A quel punto, ogni residuo di tranquillità è stato spazzato via: “Belial! Behemoth! Beelzebub!” urlato da migliaia di voci all’unisono ha segnato uno dei momenti più epici della serata. Fiamme alte cinque metri, un palco infuocato e l’incedere minaccioso del brano hanno portato la teatralità ai suoi massimi livelli.

ANNUNCIO

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

Con He Is arriva un inno dolce, quasi pop, cantato come una preghiera collettiva. Subito dopo, Rats ha scatenato il pubblico: il riff martellante ha fatto vibrare le tribune, mentre Papa V Perpetua si divertiva a dirigere la folla come un maestro d’orchestra. La band, impeccabile, ha suonato con precisione chirurgica.

Con Kiss the Go-Goat, il brano più kitsch e retrò della scaletta, è arrivato un tocco di psichedelia anni ’60: luci liquide, tonalità vintage e un’ironia grottesca che ha conquistato tutti. Mummy Dust ha spinto sull’acceleratore dell’heavy: getti di coriandoli dorati, riff sincopati e growl satanici hanno reso il brano uno dei più esplosivi dell’intero concerto.

A chiudere lo show, Monstrance Clock: solenne, rituale, corale. Tutti con le mani alzate, tutti a invocare l’amore come ultimo dogma. “Come together, together as one.”

I tre Encore finali  

Dopo Monstrance Clock, le luci si sono spente, ma il pubblico era ancora carico di energia. Una breve pausa, giusto il tempo per far salire l’attesa, e i Ghost sono tornati sul palco per il gran finale. L’attacco di Mary on a Cross ha fatto esplodere il Forum in un boato collettivo. Diventata ormai un cult anche al di fuori della fanbase storica — complice TikTok e la sua diffusione in playlist di ogni genere — la canzone è stata accolta come un vero e proprio inno. Dal vivo non delude: groove morbido, quasi lascivo, e un ritornello che il pubblico ha cantato all’unisono.

Poi è stato il turno di Dance Macabre, e persino chi fino a quel momento sembrava ancora scolpito nel marmo si è ritrovato a muovere testa e piedi. Un’esplosione di glam e colori che ha travolto l’intero Forum con Papa V Perpetua a dominare la scena.

A chiudere lo show, Square Hammer: per molti, il primo contatto con i Ghost. Il loro manifesto. Dal vivo, il brano conserva tutta la sua potenza: riff travolgente, struttura perfetta, esplosione corale. Il Forum ha cantato dall’inizio alla fine, dando fondo alle ultime energie. La band ha salutato con un inchino tra un mare di applausi.

Un finale perfetto: diretto, potente, memorabile.

Strumentazione: Le chitarre dei Ghost

Abituati a vedere i Ghost imbracciare chitarre Hagstrom Fantomen, lo Skeletour World Tour ha riservato una sorpresa agli appassionati: i due chitarristi sono infatti saliti sul palco con due Fender modificate/customizzate.

La prima è una super strat con finitura Olympic White, palettona con blocca corde e transition logo moderno. La tastiera è in palissandro o pau ferro, mentre il body presenta una configurazione SSS piuttosto particolare: pickup centrale stock affiancato da due DiMarzio Super Distortion al manico e ponte. Completano il tutto un ponte Floyd Rose, hardware nero e due mini-switch aggiuntivi visibili accanto al jack. 

Fender Tom Morello Strat FR RW BLK

Fender Tom Morello Strat FR RW BLK

Valutazione dei clienti:
(11)
DiMarzio DP 218 Super Distortion S WH

DiMarzio DP 218 Super Distortion S WH

Valutazione dei clienti:
(86)

Il secondo strumento invece è una Jazzmaster prettamente moderna e customizzata di color nero, probabilmente una Custom Shop. A colpire subito è la configurazione HH, decisamente atipica per questo modello storico. Un’altra peculiarità è l’assenza dei classici switch della jazzmaster che vengono sostituiti da un unico selettore a tre vie in stile Gibson. Una scelta estetica e funzionale che si adatta all’identità sonora della band.

Fender Jim Root Jazzmaster

Fender Jim Root Jazzmaster

Valutazione dei clienti:
(17)

Commento 

Papa V Perpetua ha guidato i Nameless Ghouls con carisma e ironia lungo una scaletta sapientemente equilibrata, proponendo i classici amati dai fan e al tempo stesso valorizzando le uscite più recenti. In pieno stile Ghost, lo show è stato molto più di un semplice concerto: un’esperienza immersiva, un rituale collettivo che ha unito migliaia di persone sotto il segno del rock teatrale e dell’estetica dark.

Impossibile non rimanere a bocca aperta davanti alla scenografia mozzafiato: le vetrate gotiche comparse all’improvviso, le fiamme che si levavano dal palco, i giochi di luce millimetricamente coreografati. Ogni dettaglio visivo contribuiva a rendere lo spettacolo un’opera totale, dove musica e immagine si fondono in un’unica potente visione.

Se proprio si vuole trovare un piccolo appunto, va detto che – almeno dalla mia postazione, seduto di fronte, dietro alla postazione del fonico  – il mix sonoro in alcuni momenti ha penalizzato l’equilibrio complessivo: batteria e basso, pur suonati in modo impeccabile, risultavano a tratti troppo invadenti, coprendo quasi del tutto la voce della corista e offuscando spesso gli assoli di chitarra. Ovviamente, questo non è assolutamente un limite della band ma semplicemente una questione legata all’acustica della struttura, che in nessun modo ha compromesso  l’atmosfera o il coinvolgimento generato dallo spettacolo.

Al netto di tutto, quello dei Ghost è stato un concerto potente, elegante e profondamente teatrale: un rito rock in cui ogni elemento – dal suono alle luci, dai costumi alla messa in scena – è parte di un universo coerente e affascinante. Un’esperienza da vivere almeno una volta.

Scaletta

(Encore)

Contenuti Correlati

* Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!

Lorenzo Alexiu