C’era solo un’occasione per ascoltare in Italia la band dei fratelli Robinson, in tour per presentare il loro nuovo disco Happiness Bastards, uscito nel marzo di quest’anno. Dopo quindici anni di assenza dagli studi, l’album è stato un grande successo di pubblico e critica. Noi di Planet Guitar non potevamo quindi non andare a sentire la band americana e vi raccontiamo com’è stato questo incredibile concerto dei The Black Crowes.
Jim Jones All Stars: scatenati e potenti
Mentre ci avviciniamo al Teatro degli Arcimboldi, che ospiterà il concerto di questa sera, ci chiediamo se questa sarà la location adatta per ospitare la grande band rock ‘n’ roll, diventata famosa negli anni Novanta con i primi due album, meravigliosi esempi delle loro sonorità. Riusciranno a scaternarsi e a intrattenere il pubblico in platea e in galleria, costretto a stare seduto? Siamo pronti per scoprirlo.
Mentre raggiungiamo la seconda galleria e prendiamo posto, la band di apertura inizia il suo set. I Jim Jones All Stars hanno pubblicato il loro album di debutto, Ain’t No Peril, l’anno scorso e propongono una miscela di southern rock, rock ‘n’ roll, rhythm and blues e gospel. Ci sembrano quindi adatti per aprire lo show per chi verrà dopo di loro e, anche se il teatro è ancora mezzo vuoto, noi ci siamo.
Jim Jones è un frontman che di certo non si risparmia: canta, si scatena sul palco e raggiunge anche il pubblico in platea. I Want You (Any Way I Can) è un buon esempio del sound di questa formazione, che si alimenta con un basso, due chitarre, batteria, tastiere e ben due sax, per tanto casino rock. I fulminatissimi ragazzi hanno un sound tipicamente americano, con radici molto ben piantate nei classici del genere e ci convincono nella mezz’ora che hanno a loro disposizione. Drop Me In The Middle è il loro ultimo pezzo per la serata e noi vi consigliamo assolutamente di andare ad ascoltarli, per farvi un’idea della loro proposta.
The Black Crowes: ritorno agli anni Novanta
Durante il cambio palco iniziamo a notare come è strutturato lo spazio che sfrutteranno i The Black Crowes per il loro concerto. Ci sembra molto articolato, su due livelli e sfrutta appieno il palcoscenico del teatro. Riconosciamo inoltre il cartonato di Chuck Berry sulla sinistra e siamo molto felici. Quando tolgono i teli neri che coprivano tutto, il numero di amplificatori sul palco è spropositato. Marshall, Vox, Fender, Orange… tutti i più grandi marchi sono rappresentati! Questa sera vogliono forse tirare giù il teatro?
Anche l’ultimo soundcheck dei membri della crew ci fa sentire un bel volume. Insomma, stasera sarà rock! In mezzo all’accozzaglia di cose, notiamo anche uno specchio al centro, sotto la batteria che si trova sul secondo livello del palco. Scelta insolita e vedremo come sarà usata nello show. Per darvi un’idea, tutto il palco sembra ricordare un circo itinerante, con tanto di lucine, lo striscione del titolo del disco e il logo della band.
Marshall 1959 HW
Marshall 1962 Bluesbreaker
Vox AC30 C2
Fender Blues Deluxe Reissue
Orange Super Crush 100 Head
Alle 21:15, come da orario previsto, si parte. L’ultimo brano che abbiamo ascoltato prima dell’inizio è Sister Anne degli MC5, poi sono le note di It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock ‘N’ Roll) degli AC/DC a darci il benvenuto, quasi a riallacciare il filo con il concerto di Reggio Emilia di qualche giorno fa. Sentiamo anche una radio che si sintonizza, mentre una voce parla di rock e ci fa ascoltare un pezzetto di Kick Out the Jams, sempre degli MC5.
Ecco finalmente la band e al primo pezzo, Bedside Manners che apre anche l’ultimo disco, sono già tutti in piedi. “Buonasera Milano! Welcome to the show and please stand up” ci saluta Chris Robinson, che ci tiene subito a mettere le cose in chiaro. Non c’è security che tenga, questo è un concerto rock e il pubblico deve essere libero di stare in piedi, cantare e scatenarsi. Abbiamo quindi già trovato la risposta alla nostra domanda: anche un teatro è una location adatta per un concerto dei The Black Crowes.
Dirty Cold Sun è uno dei miei brani preferiti del disco nuovo, ed è il secondo in scaletta questa sera. Mentre le lucine sul palco creano un’atmosfera davvero circense e a tratti da festa country americana, Chris se la prende ancora con la security, che vuole mantenere la calma tra il pubblico: “non è una sinfonia, non è un balletto, è rock ‘n’ roll”.
Twice as Hard è un successo del primo disco, Shake Your Money Maker del 1990 e ce la gustiamo alla grande. Finora la band ci sembra in grande spolvero e iniziamo a notare anche le chitarre sul palco, nella mani di Nico Bereciartúa e ovviamente di Rich Robinson. In questo caso ci sembra di riconoscere due Gibson: una Firebird e una Les Paul Goldtop.
Gibson 1963 Firebird V Reissue VOS
Gibson Les Paul 54 Goldtop VOS
La scaletta prosegue con Gone e noi siamo felici di sentire cantare quelle chitarre con un bel sound rock classico, vero marchio di fabbrica della band. Per Goodbye Daughters of the Revolution le chitarre cambiano ancora e questa volta le prescelte sono una Gibson ES-335 e una Fender Telecaster. Le due coriste accompagnano tutti i brani non solo cantando, ma anche ballando a tempo di musica. Lo slide intanto si fa sentire alla grande e con la testa noi siamo già in America.
Gibson ES-335 Satin Cherry
Fender AM Pro II Tele MN BTB
Daddario Rich Robinson Brass Slide
Con Sister Luck torniamo al primo album e ci rendiamo sempre più conto che Chris, anche se visibilmente invecchiato, non ha affatto perso il suo timbro vocale e ci sa ancora fare alla grande. È lui la principale attrazione sul palco, anche se la SG Cherry che sentiamo adesso sicuramente riesce a distrarci.
Gibson SG Standard HC
Cross Your Fingers è ancora un brano contenuto in Happiness Bastards e stavolta è una Stratocaster ad aprire le danze. I The Black Crowes sono una band ad alto contenuto rock e Chris da solo vale il prezzo del biglietto, ma per tutti gli appassionati chitarristi il concerto è anche un bel viaggio tra alcuni dei modelli più iconici e rappresentativi della storia del rock. “Now we wanna play a real rock ‘n’ roll song” e la band decide di dedicarla alla Jim Jones All Stars. Il brano è un classicone che cantava The Killer, Jerry Lee Lewis: High School Confidential è una grande cover, che conferma il rispetto e la riverenza che i ragazzi sul palco hanno per i pionieri del genere.
“Avevamo un sogno in Georgia e ora è tanto che suoniamo e sogniamo insieme. Questo brano nasce da quel sogno”, e noi crediamo che Chris non potesse trovare introduzione migliore per Thorn in My Pride. Serve ancora una Tele ora per darci la sveglia, mentre il duetto tra le due chitarre durante il brano ci ricorda tanto del southern rock classico. Bellissima anche l’armonica suonata da Chris, che dialoga con la Tele per un’esecuzione che si prolunga per diversi minuti. Ennesimo cambio chitarre, una Sg Custom bianca con tre humbucker e una Les Paul Black Beauty sono le selezionate per interpretare Wanting and Waiting, singolo di lancio del disco nuovo.
Gibson LP Custom 54 Black Beauty VOS
C’è di nuovo l’esigenza di un classico e Hard to Handle, brano originariamente interpretato da Otis Redding, “the greatest soul singer of all time” come ricorda Chris, è perfetto per questo momento. La cantano e la ballano davvero tutti, sia in platea che in galleria, dove ormai sono rimasti in pochi quelli seduti. She Talks to Angels è una stupenda ballad del primo disco, e Rich imbraccia una chitarra acustica per accompagnare Chris, forse proprio la sua signature Martin D-28.
Martin Guitars D-28 Rich Robinson
Follow the Moon va ancora a pescare dal disco nuovo, mentre Sting Me è un altro classico degli anni Novanta. Finalmente sentiamo bene anche le due coriste, mentre le due chitarre ci danno ancora dentro a tutto spiano. La scaletta continua ad alternare saggiamente passato e presente della band, con un ottimo bilanciamento e tutti i successi che ci aspettiamo di sentire. Non manca all’appello infatti anche Jealous Again, che suona davvero come su disco, con un grande contorno sonoro sul palco e tutta la band visibilmente esaltata. Sven Pipien al basso, anche se non l’abbiamo ancora citato, è un punto fermo del sound del gruppo e uno dei membri più stabili della band dei fratelli Robinson. Remedy è estratta ancora dal loro secondo album, The Southern Harmony And Musical Companion, ed è il pezzo di chiusura. Prima del bis, ovviamente.
Un ringraziamento da Chris per tutti i presenti, anche alla security che ha lasciato stare in piedi tutto il pubblico, facendolo divertire come si deve. L’ultimo brano è un’altra cover, questa volta di Reverend Charlie Jackson. God’s Got It chiude un’ora e mezza di concerto intenso e partecipato, prima che Goodnight, Sweetheart, Goodnight dei The Spaniels auguri la buonanotte al pubblico. Ci siamo divertiti tantissimo e avremmo voluto che il viaggio negli anni Novanta durasse anche un po’ di più. Magari per due o tre brani ancora. I The Black Crowes però sono sicuramente in grande forma e il loro show è molto valido. Abbiamo inoltre notato che la scaletta cambia ogni sera: in particolare le cover e i brani del nuovo album eseguiti sono sempre diversi. Un motivo in più per tornare a rivederli presto.
Scaletta:
- Bedside Manners
- Dirty Cold Sun
- Twice as Hard
- Gone
- Goodbye Daughters of the Revolution
- Sister Luck
- Cross Your Fingers
- High School Confidential
- Thorn in My Pride
- Wanting and Waiting
- Hard to Handle
- She Talks to Angels
- Follow the Moon
- Sting Me
- Jealous Again
- Remedy
- God’s Got It
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