Qualche volta la storia della musica cambia grazie a una singola mano capace di tenere insieme ritmo, intuizione e anima. Ci sono artisti che non cercano il centro della scena, ma finiscono ugualmente per definire un’epoca attraverso poche note essenziali. Il protagonista di questa storia è uno di quei musicisti che hanno trasformato il silenzio in groove e la semplicità in stile. Un nome che ha attraversato decenni, generazioni e generi senza mai perdere la sua identità: il nostro saluto dopo la morte di Steve Cropper.

La notizia della scomparsa di Steve Cropper ha attraversato il mondo della musica lasciando un vuoto profondo. Leggendario chitarrista della Stax Records, membro fondatore dei Booker T & The MG’s e volto familiare della Blues Brothers Band, Cropper si è spento a Nashville all’età di 84 anni. La sua chitarra ha plasmato decenni di soul e R&B, definendo un suono diventato patrimonio collettivo. Amato da colleghi, critici e fan, resterà per sempre una delle colonne portanti della musica americana.
Le origini del suono inconfondibile di Steve Cropper
Conosciuto come The Colonel, Stve Cropper arrivò alla Stax Records nel 1961, a vent’anni. In poco tempo divenne una figura chiave dello studio di Memphis, coinvolto in quasi tutte le produzioni dell’etichetta fino al 1970. Accanto a Booker T. Jones, Al Jackson Jr. e Lewie Steinberg, poi sostituito da Donald Duck Dunn, diede vita ai Booker T & The MG’s, considerati una delle migliori band di accompagnamento della storia della musica soul.
Da una sessione improvvisata nacque Green Onions, il brano che portò la Stax alla ribalta e aprì un nuovo capitolo nella musica americana. Seguì una lunga serie di pezzi memorabili come Time Is Tight e Soul-Limbo.

L’arte del ritmo
Cropper amava definirsi un chitarrista ritmico, affascinato dalla capacità di sostenere un groove più che dai virtuosismi. La sua mano, solida e gentile allo stesso tempo, rese possibili interpretazioni diventate storia. Coautore di classici come Sittin’ On The Dock of the Bay di Otis Redding, In the Midnight Hour di Wilson Pickett e Knock on Wood di Eddie Floyd, contribuì anche all’immortale Soul Man di *Sam & Dave, scolpito nel tempo dal celebre invito Play it, Steve!.
La stagione dei Blues Brothers
Negli anni Settanta Steve Cropper raggiunse una nuova generazione entrando nella Blues Brothers Band di John Belushi e Dan Aykroyd. Partecipò al Saturday Night Live, al successo dell’album Briefcase Full of Blues e ai film The Blues Brothers e Blues Brothers 2000, diventando un volto iconico per milioni di spettatori.
Steve Cropper: un mare di collaborazioni e riconoscimenti
Nel corso della carriera lavorò con artisti come John Lennon, Ringo Starr, Rod Stewart, Dolly Parton, B.B. King, oltre a numerosi protagonisti della scena soul di Memphis.
Nel 1996 la rivista Mojo lo collocò al secondo posto tra i migliori chitarristi di sempre, subito dopo Jimi Hendrix.
Entrò nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992 e nella Songwriters Hall of Fame nel 2005, confermando un’eredità che travalica generi e generazioni.

Un’eredità destinata a durare
Fino all’ultimo giorno prima della sua morte Steve Cropper ha vissuto circondato dalla musica. Il suo contributo alla storia del soul, del rock e del pop continuerà a risuonare nelle registrazioni che hanno segnato intere generazioni. Le parole della sua famiglia ricordano ciò che lui ha rappresentato per il mondo: “un artista amato, un uomo gentile e un musicista capace di lasciare un’impronta indelebile.
Steve Cropper vivrà per sempre attraverso la sua musica.”
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