Nel mondo della musica, ci sono momenti che cambiano la traiettoria di una carriera. Per Steve Lukather, uno di quei momenti chiave fu l’assolo che registrò per A Clue, brano contenuto nell’album Down Two Then Left di Boz Scaggs, uscito nel 1977. Un assolo inciso in una sola take. Un colpo di genio, istintivo, fluido, naturale. E, per molti, l’inizio di una leggenda.

Il contesto: un giovane chitarrista affamato
Dal suo libro, Luke racconta che ricevette una chiamata a tarda notte, in un giorno di pausa dal tour, era il chitarrista in tour con Boz all’epoca, per andare in studio e provare a fare l’assolo per questo brano. Questo assolo lo mise sulla mappa come turnista da studio, e in seguito divenne uno dei chitarristi più registrati di tutti i tempi.
All’epoca delle registrazioni, Steve Lukather era un giovane musicista della scena losangelina, amico di lunga data con David Paich e Jeff Porcaro, e già noto nell’ambiente per la sua versatilità e per un orecchio finissimo. Ma era ancora lontano dalla fama planetaria che avrebbe raggiunto con i Toto. L’occasione di suonare con Boz Scaggs, già un nome importante, fu uno snodo cruciale.
A Clue: una take, un destino
Quando Lukather entrò in studio per registrare la sua parte in A Clue, lo fece senza troppa pressione. Bastarono pochi minuti, un’unica registrazione, per lasciare tutti a bocca aperta. L’assolo che ne venne fuori era perfetto: elegante, emotivo e tecnicamente raffinato. Una miscela di gusto, sensibilità blues, fraseggio moderno e suono inconfondibile. Non ci furono overdub, né correzioni.
La reazione
Boz Scaggs e i produttori presenti capirono subito di avere assistito a qualcosa di speciale. Lukather, con quella performance, si era guadagnato sul campo la fiducia di un’intera industria musicale. Da lì a poco, il suo nome avrebbe cominciato a circolare tra i produttori, i direttori musicali e gli artisti di punta.
Quell’assolo fu il biglietto da visita che lo portò a suonare nei dischi di artisti come Michael Jackson, Lionel Richie, Elton John, Don Henley, e centinaia di altri. Era nato uno dei più grandi session men di tutti i tempi.
A Clue, la chiave di tutte le porte
A Clue non è il brano più famoso dell’album, ma per chi conosce la storia dietro le quinte, è una reliquia preziosa, il momento esatto in cui un talento purissimo si manifesta senza filtro. Alla prima opportunità Lukather si è conquistato la possibilità di diventare uno dei più grandi turnisti da studio di sempre.
Per Steve Lukather, A Clue fu più di un’opportunità: fu la chiave di tutte le porte nel mondo delle sessioni in studio
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