Il termine chitarra indiana viene spesso usato per descrivere diversi strumenti a corda della tradizione musicale indiana, come la Mohan Veena, la Vina e il Sitar. La Mohan Veena è una chitarra modificata usata nella musica classica indiana, mentre la Vina e il Sitar sono strumenti antichi con caratteristiche proprie. Pur condividendo alcune tecniche esecutive, ciascuno ha una struttura e un suono distintivo. Conoscere le differenze aiuta a comprendere meglio la varietà e la profondità della musica indiana.

Che cos’è e cosa si intende con il termine chitarra indiana?
Con il termine chitarra indiana si fa spesso riferimento a un insieme di strumenti a corda che, pur non essendo chitarre nel senso occidentale del termine, condividono con esse alcune caratteristiche costruttive o espressive. Il concetto è ampio e comprende strumenti come la Mohan Veena, la Vina e il Sitar, spesso utilizzati nella musica classica indiana, sia del Nord che del Sud del paese. Questi strumenti, pur molto diversi tra loro, vengono talvolta raggruppati impropriamente sotto la definizione di chitarra indiana, soprattutto da chi non è esperto di musica indiana.
Chitarra indiana: storia e origini di questo strumento musicale
La chitarra indiana come concetto nasce dal dialogo tra le tradizioni musicali orientali e occidentali. Uno degli strumenti che ha dato origine a questa espressione è la Mohan Veena, sviluppata a partire da una chitarra slide occidentale e adattata alla musica classica indiana. Questo strumento è stato reso celebre dal musicista Vishwa Mohan Bhatt, che ha fuso la tecnica del bottleneck con l’improvvisazione e i raga della tradizione indiana.
La Vina e il Sitar hanno invece origini molto più antiche e fanno parte degli strumenti fondamentali della musica indiana classica. Sono strumenti nativi del subcontinente e hanno accompagnato secoli di evoluzione musicale, sia nella musica colta che in quella popolare e religiosa.
Mohan Veena, Vina e Sitar: un unico termine per chiamarli tutti?
Quando si parla di chitarra indiana, si entra in un campo terminologico piuttosto ambiguo. Spesso il termine è utilizzato per semplificare e indicare strumenti a corda indiani suonati con tecniche simili a quelle chitarristiche, o per descrivere adattamenti moderni della chitarra all’interno della musica indiana. Tuttavia, ognuno degli strumenti citati ha una propria identità, una propria struttura e un proprio suono distintivo. Vediamoli più nel dettaglio.
Chitarra indiana: ecco la Mohan Veena
La Mohan Veena non è uno strumento tradizionale in senso stretto, ma un’evoluzione moderna. È una chitarra modificata, dotata di un numero di corde variabile da 19 a 21, di cui alcune principali, alcune di risonanza e altre di accompagnamento. Lo strumento viene suonato con una tecnica slide, in cui una barra metallica scorre sulle corde per produrre i microtoni tipici dei raga indiani.
È stato Vishwa Mohan Bhatt a sviluppare e rendere popolare la Mohan Veena, vincendo anche un Grammy Award per l’album A Meeting by the River in collaborazione con Ry Cooder. La Mohan Veena è oggi uno degli strumenti più iconici della fusione tra musica indiana e tradizione chitarristica occidentale.
Chitarra indiana: alla scoperta della Vina
La Vina è uno degli strumenti più antichi della musica indiana classica. Esistono diverse varianti, tra cui la Rudra Veena e la Saraswati Veena, ciascuna associata a tradizioni musicali differenti. La Saraswati Veena, ad esempio, è lo strumento nazionale del Tamil Nadu ed è molto diffuso nella musica carnatica dell’India del Sud.
La Vina ha una cassa armonica di legno, un lungo manico e numerose corde di risonanza. Si suona seduti a terra, con lo strumento poggiato sulle gambe, e si utilizzano sia le dita che il plettro per pizzicare le corde. Nonostante la sua somiglianza visiva con alcune forme antiche di chitarra, la Vina ha una sonorità, una tecnica esecutiva e una funzione musicale completamente differenti.
Sitar: di che strumento musicale si tratta?
Il Sitar è probabilmente lo strumento indiano a corda più noto a livello internazionale. Reso celebre da musicisti come Ravi Shankar, il Sitar è uno strumento della musica classica hindustani del Nord dell’India. Ha da 18 a 21 corde, di cui solo 6 o 7 vengono effettivamente pizzicate durante l’esecuzione, mentre le altre vibrano per simpatia, creando un effetto sonoro molto ricco e profondo.
Il Sitar si suona con un plettro in metallo, detto mizrab, e permette una vasta gamma di espressioni melodiche grazie all’uso estensivo di glissati, microtoni e vibrati. Sebbene talvolta venga incluso nella categoria delle chitarre indiane, il Sitar ha una struttura e una storia del tutto indipendenti, legate strettamente alla cultura e alla spiritualità dell’India del Nord.
Molti artisti della cultura pop/rock occidentale si sono avvicinati alla musica indiana agli strumenti tipici per suonarla. Ecco un video in cui Ravi Shankar insegna il sitar a George Harrison:
Arrivati alla fine
La cosiddetta chitarra indiana non è un singolo strumento, ma piuttosto un termine-ombrello usato per descrivere strumenti a corda della tradizione indiana o modifiche moderne della chitarra classica adattate ai raga. Dalla Mohan Veena alla Vina, fino al Sitar, ogni strumento ha una storia unica, un’identità precisa e un ruolo ben definito all’interno della musica indiana. Comprendere le differenze tra questi strumenti è fondamentale per apprezzare davvero la ricchezza musicale e culturale che essi rappresentano.
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