Esistono decine di plettri di ogni spessore, forma, colore e dimensione. Questa guida vi aiuterà a confutare ogni dubbio sulla scelta del miglior plettro. Ce ne sono per ogni gusto e soprattutto chi è alle prime armi, spesso trova difficile capire quale sia quello giusto per il proprio sound e stile.

Plettro

Partiamo dalle basi: la scelta del plettro non ha tanto a che fare con il vostro genere musicale quanto con la vostra tecnica esecutiva e con il sound desiderato. Per questo motivo, vorrei darvi alcuni suggerimenti che potrebbero facilitarvi la scelta del plettro giusto.

In breve

I plettri sono disponibili in diversi spessori. Gli spessori a partire da circa 0,71 mm sono particolarmente diffusi in tutti i generi per chitarra elettrica e acustica. I plettri più spessi, quelli con spessori compresi tra circa 1 e 1,5 mm sono utilizzati principalmente per le chitarre elettriche.
La forma dominante del plettro è il modello “a goccia” (declinato in varie maniere), ma vengono utilizzate anche forme triangolari e asimmetriche. Non è solo la forma del plettro, ma anche quella della punta a determinare il suono.
Anche il materiale del plettro ha una grande influenza sul suono. Sono presenti sul mercato vari tipi di plastica come nylon, Delrin, Ultex, ma anche materiali naturali come pietra, legno o metallo.

1. Spessore del plettro

I plettri sottili o ultrasottili hanno spessori che talvolta partono da 0,45 mm e arrivano fino a circa 0,70 mm. Questi tipi di plettri hanno rigidezza contenuta e l’attacco è appena percettibile. Per i chitarristi che usano poco la plettrata alternata e preferiscono lo sweep picking, questi potrebbero essere la scelta giusta. Chi preferisce la plettrata alternata avrà invece difficoltà in questo caso, poiché questi tipi di plettri non riproducono in modo così diretto l’attacco della mano che suona. Per intenderci, provate ad immaginare di voler fare un disegno preciso con una matita appuntita la cui punta è fatta di gomma e cede di continuo; potrebbe essere difficile tracciare una linea precisa… Pertanto, alcuni stili richiedono uno spessore minimo in grado di trasmettere il movimento e dunque la potenza della plettrata in modo più diretto e immediato.
Gli spessori medi vanno da circa 0,71 mm a 0,89 mm e sono una buona scelta per i principianti che devono familiarizzare con la tecnica e il suono. Questi spessori sono diffusi tra i chitarristi acustici, in quanto molto adatti allo strumming, ma sono in realtà abbastanza frequenti anche tra i chitarristi elettrici di tutti i generi. 
A partire da 0,90 mm, si parla di plettri “Heavy” e di “Extra Heavy”. Molti chitarristi elettrici si affidano a questo genere di plettri perché consentono un tocco molto definito e quindi una plettrata precisa. Anche se alcuni plettri sono comunemente associati al jazz, come il famoso Jazz III di Jim Dunlop, questi sono in realtà altrettanto popolari in altri generi, in particolare laddove si ricerca un attacco preciso.
Per lo strumming su una chitarra a corde d’acciaio, questi plettri risultano però inadatti poiché il “clacking” della plastica si sente troppo e il suono risulta complessivamente molto aspro. Quando invece si parla di crosspicking country invece, questi plettri sono più che adatti.

Di seguito a titolo di esempio qualche spessore associato ai chitarristi che notoriamente ne fanno uso:

  • 0,92 mm: Steve Morse, Albert Lee
  • 1,00 mm: Mike Stern, Paul Gilbert, Steve Vai, John Scofield
  • 1,38 mm: (Jim Dunlop Jazz III) Eric Johnson, John Petrucci (ad inizio carriera), Joe Bonamassa
  • 1,50 mm: John Petrucci, Yngwie Malmsteen, Steve Lukather

2. Dimensioni e forma del plettro

Naturalmente, la scelta della taglia da preferire dipende anche dai vostri polpastrelli. La forma più comune è certamente il plettro a goccia, come questo modello di Fender di forma piuttosto stretta, che usano ad esempio Steve Lukather o Scofield. Esistono però anche varianti con una “larghezza di goccia” maggiore, come questi modelli Dunlop. Si possono trovare anche modelli triangolari o completamente asimmetrici e, anche se sono un po’ meno usati tra le rockstar, vale sicuramente la pena provarli.
Un altro fattore decisivo per il suono e l’esecuzione è relativo alle punte dei plettri che possono essere smussate o appuntite. Le punte appuntite offrono spesso un attacco più rapido, poiché il plettro scatta indietro più velocemente. Tuttavia, queste punte si consumano più velocemente e producono un suono un po’ più acuto, sottile e tagliente. Le punte più larghe si consumano più lentamente e producono un suono più denso e scuro, ma richiedono anche un po’ più di forza e precisione da parte della mano del chitarrista. Pat Metheny, ad esempio, usa il lato largo del plettro, che gli conferisce una superficie molto più rotonda e un suono più pieno. Brian May, invece, usa una vecchia moneta da sei penny, che ha un lato scanalato.

3. Materiale

Il primo plettro antico, utilizzato in alcuni luoghi fino al XIX secolo, consisteva in una penna d’oca. In diverse culture, i suonatori di oud suonano ancora oggi con questo plettro speciale. In epoca moderna però, è entrato in voga l’uso del guscio della tartaruga embricata che, a causa delle norme di protezione delle specie, non può più essere utilizzato dal 1973. Da allora, l’acetato di cellulosa è il principale materiale di base per la produzione di plettri.
Jim Dunlop sviluppò in seguito al ‘73 dei plettri in nylon, pur proseguendo la ricerca di un’alternativa valida e soprattutto legale alla tartaruga, che fosse resistente e offrisse anche una superficie antiscivolo grazie alla finitura ruvida della superficie. Questa ricerca portò allo sviluppo del poliacetale, a cui il produttore DuPont diede il nome di Delrin. La somiglianza con il guscio di tartaruga è anche il motivo per cui Jim Dunlop ha dato ai suoi plettri realizzati con questo materiale il nome di “Tortex”.
Oggi, oltre a quelli citati, sono in circolazione diversi materiali alternativi, che hanno tutti un suono diverso: Ultem o Ultex, plastica rinforzata con fibra di carbonio, poliacetale, altre plastiche e materiali naturali come legno, pietra, pelle, metallo o feltro.

4. Conclusioni e parere personale

Poiché il suono del plettro dipende molto dalla posizione della mano e dall’angolo orizzontale e verticale della mano durante la plettrata, non è possibile dare consigli generali. Tuttavia, secondo me è possibile fornire un approccio di base per trovare il “plettro della vita”.
Personalmente, come principiante, acquisterei un plettro di medio spessore, cioè tra 0,70 e 0,80 mm, per poi salire di spessore. Una volta trovato lo spessore desiderato, si possono provare diversi materiali e forme di punte a pari spessore (per esaminare una variabile alla volta). È anche una questione di compensazione e bilanciamento: i plettri larghi suonano scuri, ma se vi sentite a vostro agio con essi, potete compensarli in una certa misura con un materiale che dia suono più leggero come l’Ultex. O viceversa: se i plettri Jazz III suonano troppo taglienti, usate un plettro della stessa misura ma con un materiale dal suono più caldo, ecc. 
In generale, si tratta sempre di bilanciare il comfort di esecuzione con il sound ideale, ma questo non dovrebbe risultare un problema con l’abbondanza di plettri oggi disponibili.

A proposito, nessuno ha detto che si debba usare un plettro per tutto! Per esempio, io uso i Jim Dunlop Nylon 0,71 mm per la chitarra acustica, i Planet Waves Black Ice 1,5 mm per le chitarre jazz e i Planet Waves Black Ice 1,1 mm per tutto il resto.

Dunlop Acoustic Pick Variety Pack

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Dunlop Electric Pick Variety Pack

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Dunlop Shred Pick Variety Pack

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Harley Benton Nylon Player Pick Set Mixed

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Fatte tutte queste premesse, non posso che augurarvi buona fortuna per la vostra ricerca e mi raccomando: divertitevi a sperimentare!

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Emanuele Pellegrino