Chitarrista raffinato ed eccellente songwriter, George Harrison forse non ha mai ricevuto in vita quanto meritato. Artefice sottovalutato di alcune canzoni importanti dei Beatles, rivoluzionario nel sound e nel pensiero sia nei Fab Four sia come artista solista, rappresenta il perfetto bilanciamento tra la musica colta e quella pop. “The Quiet One” era anche un fenomenale arrangiatore, produttore e session man. Eccovi 10 perle che potreste esservi persi nella discografia in studio e live di questo immenso autore.

©️ Keystone Press / Alamy Stock Photo

Never Tell Your Mother She’s Out of Tune di Jack Bruce, 1969

Un ospite di primo piano per l’esordio solista dell’ex bassista dei Cream

George Harrison suona la sua parte di chitarra in modo per lui meno consueto: distorta ed equalizzata con il massimo dei bassi e il minimo degli alti. Un interessante esperimento soprattutto nei primi secondi della canzone, con il fraseggio dei fiati su un canale del mix stereo e quello della sua sei corde sull’altro.

Curiosità

Harrison utilizza lo pseudonimo L’Angelo Misterioso non solo nella celebre Badge dei Cream e nell’album di Delaney & Bonnie On Tour with Eric Clapton, ma anche per questa meno conosciuta piacevole comparsata nel disco Songs for a Tailor di Jack Bruce.

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Carolina in My Mind di James Taylor, 1969

Il buon George compare, inizialmente non accreditato, ai cori di questo splendido pezzo del songwriter americano

Senza i Beatles probabilmente non ci sarebbe stato James Taylor, perlomenonella maniera in cui ha debuttato, con il suo album omonimo pubblicato dalla Apple, la casa discografica fondata dai Fab Four

Curiosità

Il titolo del primo singolo di Taylor, Something in the Way She Moves, diventerà la prima frase di una delle più belle canzoni di tutti i tempi, Something, composta da Harrison.

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Homeward Bound con Paul Simon, live on Saturday Night Live, 1976

Un eccezionale duetto in un brano molto vicino alle sonorità amate all’ex Beatle

Due sgabelli, due chitarre, due microfoni e via! Paul Simon e George Harrison si esibiscono acustici anticipando i tempi dell’era Unplugged.

Curiosità

In quella celebre serata del 20 novembre 1976 i due “ragazzi” interpretano pure una toccante Here Comes the Sun, dimostrando un’empatia e una confidenza notevoli.

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That Kind of Woman di Eric Clapton, 1990

Rivali in musica e in amore? Forse, ma anche amici per sempre…

L’interscambio tra George ed Eric Clapton è continuo negli anni, tuttavia questa è una partnership rara, approdata in un progetto di beneficenza.

Scritta da Harrison, che compare anche ai cori e alla chitarra, è inclusa nell’album Nobody’s Child, pubblicazione realizzata per sostenere la Romanian Angel Appeal Foundation, ente costituito al fine di aiutare gli orfani rumeni dopo la caduta del comunismo.

Curiosità

Forse non tutti sanno che That Kind of Woman era una composizione architettata inizialmente per finire nella tracklist di Journeyman (1989), disco di successo che conferma la parabola ascendente degli anni Ottanta di Slowhand. Su quell’album finisce invece solo Run So Far, sempre scritta dall’ex Beatle, che interpreterà egli stesso nel postumo Brainwashed (2002).

That Kind of Woman fa parte anche del celebre Still Got the Blues (1990) di Gary Moore, inclusa come bonus track dell’edizione CD. In questo caso Harrison è presente alla chitarra ritmica e slide, oltre a contribuire al canto con le sue armonie vocali.

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Everybody’s Trying to Be My Baby con Carl Perkins, live at Limehouse Studios, London, 1985

Un Harrison in gran forma per questo classico del Re del rockabilly

Sono più di dieci anni che George vive rintanato, pubblicando dischi senza apparire dal vivo. Ci vuole uno dei suoi maestri per farlo uscire dal guscio, in questa sorprendente esibizione, ove tra i tanti, si alternano Clapton, Ringo Starr e Rosanne Cash, il tutto sotto la direzione artistica dell’istrionico Dave Edmunds.

Curiosità

Carl Perkins e i suoi ospiti concludono la sessione cantando la sua canzone più famosa, Blue Suede Shoes, esattamente  trent’anni dopo la sua stesura, portandolo alle lacrime per la commozione. Il rapporto tra Harrison e Perkins proseguirà in Go Cat Go (1996), ove il baronetto di Liverpool produce il brano Distance Makes No Difference with Love. In questo motivo inoltre suona le chitarre acustiche e slide, il piano, il sintetizzatore e il basso, cimentandosi pure nei cori.

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The Last Time diHall & Oates, 1978

La slide di George è sempre un bel sentire

Along the Red Ledge consente allo storico duo di affacciarsi nuovamente in alto nelle classifiche di quei tempi, grazie a un raffinato songwriting, alla scelta di musicisti affiatati e a una manciata di fantastici special guests.

Curiosità

Per questo disco gli alfieri del blue eyed soul si circondano di chitarristi leggendari: oltre al bravissimo Caleb Quaye (e, ovviamente, a Harrison) sono della partita Steve Lukather, Todd Rundgren, Dick Wagner, Robert Fripp e Rick Nielsen.

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Deep Deep Ocean di Belinda Carlisle, 1989

Una delle partnership più sorprendenti

L’ex vocalist delle Go-Go’s confeziona un album che risente troppo delle sonorità pop in voga a quei tempi. Harrison, però, stupisce onorando la propria presenza con il suono della sua twelve-string guitar e addirittura cimentandosi con il basso a sei corde.

Curiosità

George partecipa anche a Leave a Light On singolo principale dell’opera, intitolata Runaway Horses. Il collegamento con la Carlisle avviene tramite il marito Morgan Mason, produttore esecutivo di Sesso, bugie e videotape, pellicola ditribuita dalla Handmade Films, compagnia fondata proprio da Harrison.

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Mineral Man di Gary Brooker, 1982 

Una gemma nascosta nella discografia solista del leader dei Procol Harum

Mineral Man apre le danze nel sottovalutato Lead Me to the Water di Gary Brooker, un lavoro caratterizzato dall’ottima vena compositiva del pianista e dalla sua voce potente e allo stesso tempo rilassata, che ha fatto innamorare generazioni su generazioni con la storica ballata sempreverde A Whiter Shade of Pale.

Curiosità

La traccia parte forte, con la slide di George istantaneamente riconoscibile. I due musicisti inglesi erano legati da una profonda amicizia: nel 2002 Brooker parteciperà con molto trasporto al Concert for George,show tributo per ricordare l’ex Beatle a un anno dalla scomparsa.

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So Sad (No Love of His Own) di Alvin Lee e Mylon LeFevre, 1973

Ricevere come regalo una canzone da George Harrison e averlo pure come ospite nella registrazione: che volere di più?

Nel 1973 il frontman dei Ten Years After sta registrando un disco con il cantante gospel americano Mylon LeFevre quando l’amico Harrison gli offre un brano, So Sad, che il duo sviluppa in stile country, a mò di ballata. “Hari Georgeson” è l’alias utilizzato dal Nostro per suonare nell’incisione il dobro, il basso e partecipare ai cori.

Curiosità

Harrison recupera la composizione ceduta a Lee e LeFevre per Dark Horse, realizzato l’anno successivo, senza includere nel titolo la parentesi (No Love of His Own) e scegliendo un arrangiamento più vicino alle sue corde.

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Jacob’s Ladder di Doris Troy, 1970

Un traditional arrangiato alla “Harrison”

Doris Troy è una meravigliosa cantante e songwriter americana che, grazie alla Apple Records (altri artisti degni di nota sotto l’egida del chitarrista di Liverpool sono Jackie Lomax e il leggendario Billy Preston), trova la possibilità nel 1970 di pubblicare un album omonimo con la collaborazione di George Harrison. Insieme a lui compone, arrangia e produce una serie interessante di canzoni, abbinate ad alcune cover e a questa fantastica rilettura di un noto traditional.

Curiosità

L’andamento gospel e l’intensità dell’interpretazione ricordano uno dei brani più celebri del “baronetto inglese”, My Sweet Lord, che vede la luce alcuni mesi dopo.

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Extra: A Long Time Gone di Electric Light Orchestra, 2001

Emozione e commozione in questa struggente ballad

L’amicizia con Jeff Lynne è di lunga data, ma nessuno si aspettava che una delle ultime registrazioni dell’ex Beatle avvenisse per il primo lavoro degli ELO dato alle stampe dopo uno iato di quindici anni. A Long Time Gone è una ballata davvero commovente che tocca subito il cuore ascoltando le magiche note che fuoriescono dalla sua Fender, note che evidenziano quanto la musica indiana sia stata un’influenza per tutta la sua vita, anche e soprattutto quando usava la slide.

Curiosità

George e Jeff condividono gli stessi gusti musicali e sono due cantautori raffinati, capaci di scrivere canzoni d’amore intense quanto testi profondi legati alle tematiche più spirituali dell’esistenza. Il tutto senza dimenticare una sana dose d’ironia e una forte passione per il rock and roll e il pop. 

Proprio la duttilità di Lynne, quella sua abilità nel passare da un genere all’altro ben si presta alla nostra serie Le 10 Canzoni, offrendo una ghiotta opportunità per un nuovo capitolo. Stay tuned!

To be continued…

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Alessandro Vailati