Alla fine del 1967 Jimi Hendrix e la sua Experience erano in tour come headliner di un ampio gruppo di band minori. All’epoca funzionava così. Ed è proprio per questo che, quella sera, ci fu un testimone diretto: Jeff Christie dei The Outer Limits, che vide tutta la scena e racconta le urla rivolte a Hendrix e il vero motivo per cui ruppe la sua prima chitarra.

Hendrix è un dio della chitarra, anche per aver distrutto molti strumenti sul palco ma ai fan di Clapton la sua fama non andava a genio.
Jimi Hendrix – © Alamy Stock Photo Pictorial Press

package tour degli anni ’60

Era la fine degli anni ’60, l’età dell’oro del primo rock, segnata dalla nascita dei grandi eroi della chitarra, tra cui Eric Clapton e Jimi Hendrix.
In quel periodo non esistevano ancora i mega-festival o i concerti negli stadi. Il formato più comune era il package tour, uno spettacolo che includeva un ricco elenco di artisti che si alternavano sul palco. Le gerarchie erano ben definite.

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Il tour comprendeva 16 date e 31 spettacoli, con due esibizioni ogni sera. Ogni band aveva un tempo rigidamente stabilito: Hendrix disponeva di 40 minuti, mentre gruppi d’apertura come i The Outer Limits dovevano convincere il pubblico in appena otto.

Il cast era straordinario. Molti protagonisti avrebbero raggiunto la fama in altri contesti. la Jimi Hendrix Experience sarebbe diventata leggenda. Persino il roadie di Hendrix, Ian Kilmister, avrebbe trovato la sua strada, reinventandosi come Lemmy, fondatore e frontman dei Motörhead.
Ma oggi ci interessa Jeff Christie, che avrebbe poi fondato i Christie. È lui a raccontare la storia.

Quel tour fu un momento decisivo nella costruzione dell’immagine di Hendrix. Sul palco stava diventando sempre più selvaggio e imprevedibile. Fu in quelle date che iniziò a distruggere le chitarre, trasformando il gesto in un vero e proprio marchio personale. Anche se non fu il primo a farlo.

Jimi Hendrix, l’uomo dietro la leggenda

Fuori dal palco, Jimi era tutt’altra persona: riservato, timido, quasi invisibile fino a pochi minuti prima di salire sul palco.
“Viaggiava per conto suo e lo si vedeva appena”, ricorda Christie“Passava con un sorriso timido e commenti leggeri, tipo: ‘Spero che i miei capelli non siano troppo in disordine’.”

Uno spettacolo incredibile, a tratti doloroso

“Guardavo Jimi dalle quinte, osservando anche le reazioni del pubblico”, racconta Christie.
Durante una serata alla Newcastle City Hall, Hendrix ebbe grossi problemi di accordatura con la sua Gibson Flying V, diventando sempre più frustrato. Alla fine, esasperato, la scagliò contro lo stack Marshall da diversi metri di distanza, colpendo in pieno la cassa centrale. Si innescò subito un potente feedback, mentre dai coni iniziava a uscire fumo.

Quella distruzione improvvisa fu contagiosa: Mitch Mitchell rovesciò la batteria in perfetto stile Keith Moon, lasciando Noel Redding da solo a tentare di continuare con il basso. Il palco si trasformò in uno scenario di caos totale.
“Ero accanto a Carl Wayne dei The Move, ricorda Christie“e ci guardammo stupiti, come il pubblico, che impazzì.”

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Nonostante la spettacolarità, Christie, da musicista, ne fu anche turbato.

“Ero inorridito vedendo quella chitarra distrutta, senza contare i danni a batteria, microfoni e amplificatori, soprattutto perché noi, band minori, facevamo fatica a permetterceli. Ma era puro teatro rock. Anche se non era una novità, l’impatto fu fortissimo.”

Hendrix vs Clapton, ce lo racconta Jeff Christie

La fama di Hendrix cresceva a vista d’occhio, e non tutti la prendevano bene. In Inghilterra, il titolo di dio della chitarra era già assegnato: Eric Clapton. Aveva una base di fan estremamente fedele, e alcuni di loro non accettavano l’arrivo di un nuovo fenomeno.

“Durante l’intervallo di uno show”, continua Christie“una ragazza riuscì a intrufolarsi dietro le quinte e iniziò a urlare contro Hendrix davanti a tutti, dicendogli che non era bravo quanto Clapton.
Lui si limitò a sorridere e ad allontanarsi, mentre Lemmy e un altro tecnico la portarono fuori.”

Ripensando a quel tour, Christie conserva un ricordo vivido e prezioso.

“Sentirne parlare è una cosa… un’altra è esserci davvero. Ogni tour porta con sé stress e fatica, gli artisti hanno i loro problemi, e se le cose vanno male sul palco, specie con droghe o alcol di mezzo, la tensione esplode. Ma non dimentichiamolo: erano pur sempre gli anni ’60, amico.”

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Giuseppe Ruocco