Alle porte di Milano va in scena la seconda data italiana (e al momento ultima annunciata in Europa) per il tour d’addio dei The Who, la grande band inglese che ha scritto pagine fondamentali della storia del rock. Il The Song Is Over Tour, dopo il concerto di Piazzola sul Brenta di domenica, fa tappa a Segrate, nella nuova location del Parco della Musica di Milano. Il posto è praticamente dietro casa nostra e quindi non potevamo perdere l’occasione di andare a sentire dal vivo per un’ultima volta Roger, Pete e compagni. Ecco com’è andata.

I The Who dal vivo a Piazzola sul Brenta – Foto di Leonardo Maschio

I The Who e il ricordo di Ozzy Osbourne

La notizia della scomparsa del leggendario Ozzy Osbourne, arrivata a sorpresa pochissimi giorni dopo il concerto evento Back to the Beginning, viene comunicata proprio mentre entriamo nella location. La tristezza per la morte di Ozzy rompe un po’ la magia del momento e l’attesa per l’arrivo dei The Who. Roger Daltrey e Pete Townshend, gli ultimi due membri rimasti della formazione originale, omaggeranno il Principe delle Tenebre? Lo scopriremo.

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Mentre aspettiamo lo schermo centrale sul palco proietta foto della carriera della band inglese, senza un particolare ordine cronologico. Anche i due membri ormai scomparsi, il batterista Keith Moon e il bassista John Entwistle fanno capolino in qualche scatto. Forse un video avrebbe raccontato meglio la leggenda di questa band, ma ci accontentiamo delle foto e ripensiamo con nostalgia agli anni d’oro di questa formazione, che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo del rock e al suo immaginario.

Anche per questo motivo rimaniamo stupiti dalla scarsa presenza di pubblico: il settore sotto il palco è praticamente pieno, mentre non si può dire lo stesso per quello immediatamente dietro e per le tribune con i posti a sedere. Il cambio di location (il concerto era inizialmente previsto all’Ippodromo di San Siro) è probabilmente legato anche al numero di biglietti venduti. Noi ne siamo dispiaciuti, vista l’importanza che i The Who hanno per la storia della musica rock e considerando quanto Pete Townshend sia entrato nell’immaginario degli amanti della sei corde.

Notiamo in ogni caso anche la presenza di diversi fan stranieri (al momento questa è la seconda e ultima data europea annunciata) e anche quella di Caparezza, con tanto di maglia della band. L’artista pugliese, che gentilmente si ferma per fare due chiacchiere e una foto con noi, è probabilmente venuto anche a vedere il posto, dove suonerà il 15 luglio del 2026. Sulla location sinceramente non abbiamo granché da dire: gli aerei dell’aeroporto di Linate che sorvolano il palco fanno cornice, ma forse non quella che volevamo. Anche farsi mangiare dalle zanzare non è il massimo del comfort. Però possiamo dire che il palco si vede bene da ogni punto e speriamo anche che l’audio sia di buon livello.

Appare un’improvvisata grafica con un “Ciao Ozzy” e una foto del leggendario frontman dei Black Sabbath e parte quindi un applauso spontaneo dal pubblico. Sono le 22 quando la band sale sul palco ed è Pete a prendere la parola. “Hello! We’re gonna do this first song for Ozzy, God bless him”. La dedica non si è quindi fatta attendere ed è I Can’t Explain il brano di apertura del concerto. Logico, considerando che questo è il primo singolo della band. Nella versione originale in studio fu Jimmy Page a suonare la chitarra ritmica, mentre oggi sul palco è Simon Townshend ad accompagnare il fratello Pete. E i due ottantenni come se la cavano? Sono in forma eccome: Roger rotea il microfono come sempre e Pete ruota invece il suo braccio destro per eseguire la leggendaria mossa mulinello sulla sua Fender Stratocaster rossa.

Substitute è un altro classico clamoroso degli inizi della carriera della band, che fin dai primi minuti sta riuscendo a ricreare sul palco quello spirito di ribellione e di potenza sonora del rock primevo. Who Are You è uno dei loro brani che più ha travalicato i microsolchi del vinile, anche grazie a serie come CSI: Crime Scene Investigation che l’hanno usata come sigla, rendendola davvero popolare. Roger imbraccia una Telecaster in finitura Butterscotch Blonde per colorare ulteriormente il brano, mentre Pete ci regala il primo vero assolo, a suon di tanto delay e leva del tremolo. Gran momento e pezzo immortale, con anche un po’ di tapping sul finale.

Fender Player II Tele MN BTB

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Love Ain’t for Keeping la presenta ancora Pete come una canzone un po’ dimenticata, estratta da Who’s Next. Sul maxischermo centrale appare infatti il monolite iconico presente sulla copertina di quel disco. Il tone di Pete con la sua Strat è proprio quello che ci immaginavamo: essenziale, diretto e iconico. Dopo una piccola pausa tra un brano e l’altro, si riparte con Bargain, brano sempre estratto da quel disco capolavoro del 1971, nato dalle ceneri del progetto Lifehouse. Ed è meraviglioso, con Roger che lo regge benissimo e Pete che canta la sua parte come nella versione in studio.

The Seeker è in assoluto uno dei miei pezzi preferiti dei The Who. L’ho conosciuto grazie a Guitar Hero III e la ascolto ancora spesso, ma sentirla dal vivo suonata da loro mi emoziona veramente. Pete presenta ancora una volta il brano: “l’ho scritto vicino a una palude in Florida, con 40 gradi e le zanzare. Quindi direi che è perfetto per il 2025”. Pezzo essenziale del sound The Who e che è cantato veramente da tutti.

Il farewell tour dei The Who: una carrellata di classici

Pinball Wizard continua la carrellata di classici incredibili. Pezzo emblema di Tommy e di quella fantastica rock opera del 1969, che si tramutò poi anche in un film qualche anno più tardi. L’inizio tranquillo con quegli accordi quasi sussurrati e poi le schitarrate acustiche con una dodici corde, affidata a Simon, lo rendono ancora un brano veramente fantastico e travolgente. 

Anche Behind Blue Eyes rientra in quella categoria di canzoni leggendarie e probabilmente l’abbiamo strimpellata tutti con l’acustica. Lo fa anche Pete, stavolta da seduto, con una meravigliosa Gibson Hummingbird. Pezzo duplice, che esplode nella seconda parte anche grazie al battimani del pubblico.

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Gibson Hummingbird Original AN

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The Real Me apre invece la sezione dedicata a Quadrophenia, l’altra grande rock opera del quartetto. 5:15 prosegue il discorso con quell’album ed è un altro gran pezzo rock. Le schitarrate di Pete si fanno sentire eccome, sempre con la sua fedele Strat rossa. Ricordiamo che Pete utilizza da anni solo delle Stratocaster Eric Clapton Signature, in finitura Torino Red, con un’unica modifica rilevante. Le chitarre montano infatti appena prima del ponte un pickup con trasduttore piezoelettrico Fishman Powerbridge per un suono finto-acustico. Si nota infatti molto bene anche il potenziometro aggiuntivo installato appena sopra l’uscita jack per controllare l’uscita piezo.

Fender Clapton Strat Signature TR

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La band continua il sunto di quell’opera con altri due pezzi. I’m One è il primo, con Pete che riprende la Hummingird (dopo averla cambiata con un’altra settata meglio) e canta alla grande, mentre Roger suona l’armonica. I’ve Had Enough è il secondo.

Si arriva poi al bellissimo finale di Love, Reign o’er Me. Brano clamoroso, con quel magnifico piano in apertura che crea l’atmosfera perfetta. Certo, Roger non è più quello del 1973, ma porta a casa il pezzo con grande maestria e ci regala anche qualche potente acuto. Addirittura dimostra ancora tutta la sua potenza vocale nel finale a cappella.

Eminence Front passa agli anni Ottanta della carriera della band, con Pete che ci regala una intro quasi in stile Mark Knopfler, prima di cantare un pezzo davvero bello e con molte tastiere, suonate da Loren Gold.

My Generation è invece il manifesto dei The Who, probabilmente il brano che più rimarrà nella storia dei tanti che hanno fatto. Non poteva assolutamente mancare questa sera e Roger riesce ancora a salire di tonalità con il crescendo del pezzo. Momento molto emozionante e che apprezziamo davvero tanto. La coda estesa permette alla band di attaccare anche Cry If You Want.

See Me, Feel Me riprende le sonorità di Tommy, con un altro dei brani più rappresentativi di quell’album. Le sonorità molto ricche dei The Who sono realizzate sul palco, oltre ai musicisti già citati, anche grazie a Jon Button al basso, Scott Devours alla batteria (non Zak Starkey, licenziato qualche mese fa dopo quasi 30 anni di collaborazione) e John Hogg ai cori.

You Better You Bet continua con il ping pong tra anni Sessanta e Ottanta, mentre il maxischermo propone delle belle grafiche tutte a tema UK e con il famoso e iconico simbolo della band. Probabilmente sono le migliori tra quelle viste questa sera.

Baba O’Riley mancava nel conteggio dei classici già suonati ed è un altro brano che è entrato nell’immaginario collettivo (questa volta anche grazie a CSI: New York). Altro pezzo dominato dalle tastiere in apertura e poi dalla voce di Roger, che si scatena anche con l’armonica.

Won’t Get Fooled Again è un fuoco che brucia ancora altissimo, per tutti gli oltre 8 minuti di durata. Questa volta è di CSI: Miami che ci ricordiamo. Il pezzo ha mantenuta intatta la potenza che aveva in Who’s Next ed è ancora un manifesto di un certo modo di intendere il rock. L’ultimo urlo di Roger forse è in playback, perché è davvero troppo perfetto per essere vero.

A pezzo finito Roger presenta la band, prima del gran finale che chiude il concerto e dà il titolo simbolicamente all’intero tour. The Song Is Over viene suonata dopo qualche tempo (sembra che un errore live sia stata la causa del licenziamento di Zak Starkey) e infatti non è stata eseguita alla prima data di Piazzola sul Brenta. Noi ce la godiamo tutta e non notiamo errori o imprecisioni.

Tutto si conclude dopo circa 1 ora e 45 di concerto, di altissimo livello e con tutti i classici che ci aspettavamo di sentire. Forse lo show non è confezionato come un tour d’addio, ma funziona eccome. Roger e Pete sono pronti per l’ultimo giro e speriamo che vengano annunciate altre date in futuro per fare felici i fan di tutta Europa. Se così fosse, non perdete l’occasione di vedere dal vivo queste leggende della storia del rock!

Scaletta The Who – The Song Is Over tour – Parco della Musica di Milano

  • I Can’t Explain
  • Substitute
  • Who Are You
  • Love Ain’t For Keeping
  • Bargain
  • The Seeker
  • Pinball Wizard
  • Behind Blue Eyes
  • The Real Me
  • 5:15
  • I’m One
  • I’ve Had Enough
  • Love, Reign o’er Me
  • Eminence Front
  • My Generation
  • Cry If You Want
  • See Me, Feel Me
  • You Better You Bet
  • Baba O’Riley
  • Won’t Get Fooled Again
  • The Song Is Over

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Riccardo Yuri Carlucci
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