Oggi Paul Audia ed io abbiamo messo a confronto due chitarre dal cuore profondamente bluesy, appartenenti a due mondi diversi ma entrambe capaci di stupire: la Sire Larry Carlton H7T, semiacustica di un brand in costante ascesa, e la Epiphone Casino, un’icona assoluta nella storia del rock. Due strumenti che, pur costando circa 650€, offrono prestazioni che si avvicinano per qualità e suonabilità a modelli da più del doppio del prezzo. Un test per capire quale potrebbe essere la vostra prossima semiacustica da sogno a prezzo contenuto! 

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Ulteriori informazioni

Sire Larry Carlton H7T

La Sire Larry Carlton H7T è una chitarra che colpisce già a prima vista: corpo in acero fiammato, manico in mogano con tastiera in ebano, e un’estetica decisamente raffinata. Il cuore del suono è affidato a due pickup Filter’Tron signature Larry Carlton, che conferiscono un timbro blues moderno, articolato e con una piacevole rotondità. Il blocco centrale aiuta a contenere il feedback, mentre il tremolo Göldo Sire – chiaramente ispirato ai sistemi Duesenberg – si dimostra fluido e preciso. Manca purtroppo una custodia inclusa, ma a questo prezzo si può perdonare. 

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Epiphone Casino

La Casino è un grande classico lanciato nel 1961, quando Epiphone era già di proprietà di Gibson. Qui testiamo una versione sunburst con corpo in acero, manico in mogano e tastiera in alloro. I due pickup P90 offrono un timbro tipicamente anni ’50: ruvido, nasale, ma incredibilmente dinamico. A differenza della H7T, la Casino è completamente hollow (priva di blocco centrale), scelta che le dona una risonanza più “acustica”, ma anche maggiore sensibilità al feedback. Il ponte è classico e affidabile, e in questo caso viene venduta con custodia morbida inclusa.

Curiosità: si narra che una Casino appartenuta a Eric Clapton sia finita nelle mani di Lucio Battisti che l’avrebbe successivamente ceduta ad Ivan Graziani in cambio di una Telecaster.

Abbiamo testato entrambe le chitarre su due amplificatori molto diversi ma ugualmente rivelatori: un Victory V40 Deluxe e un Fender Deluxe Reverb collegato a una cassa Harley Benton 2×12.

La Casino si è subito dimostrata fedele alla sua leggenda: il suono al manico è caldo e nasale, con una personalità distintiva, mentre al ponte regala timbriche aperte, brillanti, perfette per il rock’n’roll vecchia scuola e il blues. I P90 sono veri protagonisti: rumorosi al punto giusto, ma anche pieni di dinamica e grinta.

La Sire H7T, invece, sorprende, anche se forse non dovrebbe per chi conosce il marchio… Sorprende non solo per l’estetica curata (superiore rispetto alla Casino), ma per una suonabilità impeccabile e delle timbriche estremamente versatili. I Filter’Tron hanno un output contenuto, ma definito e rispondono splendidamente al tocco. Il tremolo Goldo è una vera chicca: morbido, preciso e musicale. Eccellente anche la risposta dei controlli di tono, che offrono ampi margini di modellazione sonora.

Entrambe le chitarre escono a testa altissima da questo confronto. La Epiphone Casino è una scelta perfetta per chi cerca un timbro vintage e autentico, con un carattere ben definito e quella risonanza “hollow” inconfondibile. La SIRE Larry Carlton H7T, invece, rappresenta una soluzione più moderna, raffinata nelle finiture e flessibile nelle sonorità, adatta sia al blues che al jazz, ma anche al pop e forse al rock più elegante. Se dovessimo scegliere una semiacustica di fascia media sotto i 700€, sarebbero entrambe in cima alla lista. La Casino per chi ama il fascino retrò e la storia, la H7T per chi cerca versatilità e un design più moderno. Una cosa è certa: suonano come chitarre da 1200€, ma costano la metà. E ci lasciano davvero a bocca aperta.

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Emanuele Pellegrino