In questo primo episodio della nostra nuova serie Guitar Icons dedicata al sound e alla figura dei chitarristi più iconici della storia, Paul Audia ha chiesto aiuto a Pietro Quilichini per parlare di Richie Kotzen. Richie non è solo un grandissimo guitar hero, ma anche un songwriter di assoluto valore e con tantissime collaborazioni all’attivo nel corso della sua carriera. Scoprite nel nostro video gli elementi salienti che caratterizzano il suo suono e il percorso artistico!

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La carriera di Richie Kotzen: dallo shredding con Ibanez al sound old school con Fender

Come ci ha raccontato Pietro Quilichini nel nostro video, realizzato negli spazi del World Music Studio di Pessano con Bornago (che ringraziamo per l’ospitalità), la carriera di Richie Kotzen inizia da giovanissimo. A soli 17 anni, infatti, viene scelto da Mike Varney della Shrapnel Records per la produzione di un disco. Richie era uno degli eletti all’interno di una ristretta cerchia di chitarristi talentuosi a cui Varney diede una chance. Il risultato fu l’album strumentale omonimo Richie Kotzen, uscito nel 1989, a cui seguirono altri dischi che vedevano Richie anche alla voce. Il playing di questi lavori era fortemente orientato verso lo shredding.

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Il primo Kotzen utilizzava delle chitarre Ibanez (ad esempio il suo modello Horror), come si può ben vedere anche dai video didattici che realizzava in quel periodo (come Rock Chops, che trovate qui). Anche le chitarre Starfield (marchio sempre di proprietà di Ibanez) in stile Telecaster facevano parte del suo rig dei primi anni di carriera.

Con l’ingresso di Richie nei Poison, però, durante la realizzazione del disco Native Tongue (il brano Stand è suo), il chitarrista americano fu portato ad utilizzare gli strumenti Fender.

Le influenze di Richie inoltre non si limitano al rock classico o a quello supertecnico, ma spaziano anche dal soul, all’R&B, alla black music in generale. Il chitarrista americano ha realizzato anche progetti di stampo fusion, come The Inner Galactic Fusion Experience, con Jeff Berlin e Gregg Bissonette, o i dischi registrati con il grande Greg Howe (come ad esempio Tilt). Ha suonato anche nei Vertú di Stanley Clarke e Lenny White, con cui ha pubblicato il disco omonimo e poi, dopo l’uscita di Paul Gilbert, si è unito ai Mr. Big. Con il supergruppo americano ha inciso i dischi Get Over It e il successivo Actual Size.

Richie è stato sempre molto produttivo nel corso della sua carriera, anche in anni recenti. Il progetto power trio The Winery Dogs, con Billy Sheehan al basso e Mike Portnoy alla batteria, lo ha portato a incidere ben tre dischi. Il singolo Elevate è un buon esempio del sound di questa formazione, come la ballad I’m No Angel.
Se siete interessati invece ad ascoltare un disco solista di Richie (ce ne sono davvero moltissimi) vi consigliamo Into the Black e Go Faster.

La strumentazione di Richie Kotzen

Il rapporto con Fender, sbocciato negli anni dei Poison, diventerà poi una costante del sound di Richie, tanto che sono state realizzate sue chitarre signature sia per quanto riguarda la Telecaster che la Stratocaster. Quest’ultima in particolare vanta tre serie:

  • la prima è di produzione giapponese, nel 2005, in finitura Transparent White Burst. Il modello che possiede Pietro Quilichini è di questa serie;
  • la seconda, pensata per il mercato europeo, nel 2017, in finitura Transparent Red Burst
  • la terza, uscita nel 2025 e disponibile in entrambe le finiture (ve ne abbiamo parlato qui).
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Fender Richie Kotzen Stratocaster TRB
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La Strato di Richie ha il body in frassino, mentro top, manico e tastiera sono in acero. Il profilo del manico è un Thick C, caratteristica che ha convinto Pietro all’acquisto, per una questione di comodità nelle sue mani. Le meccaniche sono Gotoh e l’hardware è in gold, per un look veramente accattivante. I pickup sono 3 single coil DiMarzio Custom.

Anche la Telecaster signature di Richie è un bellissimo strumento. I legni sono gli stessi della Strato e la finitura è Brown Sunburst. Ritroviamo anche l’hardware dorato e i pickup sono un DiMarzio Twang King e un DiMarzio Chopper T.

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Per il nostro video Pietro ha utilizzato una Marshall JCM 800, che usava anche Richie nel periodo dei Poison. Il chitarrista americano ha però utilizzato per l’amplificazione anche dei Fender Vibro-King, degli Yamaha DG, per arrivare poi ai marchi Cornford e Victory.

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Per gli effetti, trovate tutto quello che vi serve nel suo modello signature Tech 21 RK5 v3.

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Richie è un chitarrista molto attivo è che ha ancora tantissimo da dire, da scrivere e da suonare. Una vera icona della sei corde da cui c’è solo che da imparare!

Continuate a seguirci per i prossimi episodi di Guitar Icons: quale chitarrista vorreste conoscere più da vicino?

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Riccardo Yuri Carlucci