Questo era un concerto che avevamo puntato da mesi, praticamente fin dall’annuncio. La possibilità di vedere dal vivo i Mr. Big per il loro tour d’addio, The BIG Finish Tour, era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Tuttavia, lo show al Live Music Club di Trezzo sull’Adda è andato velocemente sold out, ed è stata la fortuna che ci ha assistito nel recuperare all’ultimo un biglietto per l’evento! Scoprite con noi com’è andato questo esplosivo show ad alto contenuto chitarristico.

© Meng Christophe/ABACA/ e Larry Marano / Shutterstock

Jared James Nichols: un chitarrista macho e divertente

Il Live Music Club questa sera è veramente affollatissimo, e il biglietto che mi ha venduto un’amica è stata una vera manna dal cielo. Il sold out è vero; io e l’amico Jovan, che invece ha recuperato online un biglietto ieri, facciamo anche fatica a trovare parcheggio. Giusto il tempo di entrare nel locale, di acclimatarsi un po’ e sentire qualche notarella di chitarra qui e lì sul palco, che alle 20:15 entra in scena Jared James Nichols, a cui è affidato l’opening act per scaldare la folla prima dei Mr. Big. Jared entra sulle note di quella che ci sembra essere Sexy Boy, la storica theme song dell’ingresso del wrestler di Shawn Michaels. Potremmo sbagliarci, ma ci si sembra proprio sia quella, ed è proprio adatta al suo personaggio.

Abbiamo grandi aspettative su questo enorme (è veramente grosso, fidatevi) chitarrista americano dal playing feroce, ma che suona tutto in fingerstyle. Jared ha infatti già aperto concerti in giro per il mondo per i Lynyrd Skynyrd, gli ZZ Top, Walter Trout, Zakk Wylde, i Living Colour e ha suonato con Joe Bonamassa, Peter Frampton, Slash, Steve Vai, Leslie West e moltissimi altri. Un bel biglietto da visita, e ci aspettiamo un sound fortemente aggressive e hard rock, con radici ben piantate in America. Accompagnato da una bellissima Les Paul nera molto vissuta (che non ci sembra però montare i classici pickup P90 che lui adora, quanto due humbucker bianchi), e da testata e cassa Blackstar, marchio di cui è endorser, Jared è pronto a farci divertire con il suo trio. Potrebbe essere davvero la scarica di energia giusta prima di Paul Gilbert e soci.

Blackstar St. James 50 6L6 H Black

Blackstar St. James 50 6L6 H Black

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Seymour Duncan Jared James Nichols JJN P90

Seymour Duncan Jared James Nichols JJN P90

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Il primo pezzo è Easy Come, Easy Go e noi abbiamo già capito come andrà il suo set: ci divertiremo. Il playing di Jared è grezzo ma preciso, a tratti brutale e quasi “ignorante”, ma è per questo che ci piace. A volte basta davvero una Les Paul con due humbucker suonata bene per ritrovare l’essenza dell’hard rock. Ad accompagnare Jared troviamo Brian Weaver al basso e Ryan Rice alla batteria, per completare il più classico dei power trio.

Il secondo brano è Down the Drain, anch’esso estratto dall’album omonimo di Jared uscito l’anno scorso. L’amico Jovan definisce Jared “una sorta di Ted Nugent contemporaneo”, e mi sento di concordare. Ci ha visto molto bene: Jared suonerà infatti in apertura a Ted nel maggio di quest’anno. Confermiamo che è comunque molto particolare ascoltare queste sonorità, con questo tipo di attitude, con l’utilizzo della tecnica del fingerstyle. Sono belli anche i vibrati e i legati, per uno stile molto inquadrato nel genere, in cui percepiamo anche l’influenza di Wylde qui e là, anche nelle movenze sul palco. Ad esempio, quando Jared solleva la chitarra in verticale appoggiandola sulle (muscolosissime) cosce, per un tipo di chitarrismo veramente macho.

Threw Me to the Wolves è un brano leggermente più country come sonorità, con Jared che davvero si diverte a suonare con i suoi due compagni di palco. C’è spazio anche per un passaggio di Miss You dei Rolling Stones e per dei giochi con il potenziometro del volume della sua Les Paul, per far uscire dei suoni delicati e a basso volume. Poi è il momento di Skin ‘n Bone e di Bad Roots. Questo brano è veramente grezzissimo, ma parte con una citazione di Third Stone From The Sun della Jimi Hendrix Experience e si chiude con un’altra citazione, questa volta di Norwegian Wood dei Beatles, a dimostrazione degli ottimi ascolti e influenze di Jared.

Good Time Girl ci dimostra ancora una volta che la proposta di Jared è quella di un rock divertente e “facile” da ascoltare, proprio come quello di moltissime altre band. Jared si distingue però per la sua personalità, forse grezza, ma sicuramente sincera. “She’s so sweet, my good time girl” recita il ritornello di questo brano. Cosa si può volere di più in fondo? Forse una bella cover? E Jared ci accontenta, regalandoci War Pigs dei Black Sabbath in chiusura del suo set! Una bella sorpresa e interpretazione, a conferma delle sue influenze anche blues.

Sentiamo sostanzialmente un solo suono in tutto il set di circa 45 minuti, ma ci piace esattamente così. Un rock grezzo, puro e sincero, che proprio ci serviva. Jared improvvisa un piccolo assolo con la chitarra e chiede un bel battimani, prima dei saluti e del classico appuntamento al tavolo del merchandise per una foto e l’acquisto di un suo CD.

Jared James Nichols live nel 2016, © Dena Flows, Copyright: CC BY-NC-ND

Mr. Big: un supergruppo giunto ai saluti finali?

Cambio palco canonico e intanto guadagnamo qualche metro in avanti. Di sottofondo ci ascoltiamo brani come Pull Me Under dei Dream Theater e 18 And Life degli Skid Row. I Mr. Big tornano al Live di Trezzo dove, nel novembre del 2017, la band ha anche registrato un CD e DVD dal vivo. Ero presente a quel concerto, assieme al nostro Paul Audia, fresco all’epoca della collaborazione con Billy Sheehan e con l’allora batterista della band Matt Starr. Dopo la prematura scomparsa di Pat Torpey nel 2018, storico batterista della band (che non dimenticherò mai di aver avuto seduto dietro di me in macchina, ma questa è un’altra storia), ora ad accompagnare Paul Gilbert, Eric Martin e Billy c’è Nick D’Virgilio, un musicista di grande esperienza.

L’ultimo brano di lancio prima dello show, è Blitzkrieg Bop dei Ramones. Sul palco vediamo già la strumentazione Ampeg per il basso di Billy, un combo Fender (ci sembra il Twin Reverb) e due Marshall (una ci sembra proprio una Plexi) per la chitarra di Paul e la grancassa della batteria con il logo della band.

Marshall 1959 HW

Marshall 1959 HW

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Ampeg SVT Micro Head Bundle

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Fender Tone Master Twin Reverb

Fender Tone Master Twin Reverb

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Sono le 21:32 quando i Mr. Big salgono sul palco, sulle note di un brano che sembra uscito da un cartone animato anni ‘30. Nonostante il down delle piattaforme Meta in quel momento, tutti sono pronti, smartphone alla mano, per immortalare l’evento. Il primo brano non poteva che essere Addicted To That Rush: questo The BIG Finish Tour è il tour d’addio della band, e si apre con il primo brano in assoluto della loro carriera discografica, iniziata nel 1989 con l’album self-titled. Il brano ci fa subito urlare sul ritornello, e il coinvolgimento del pubblico è palpabile. Paul, in camicia e cravatta e con la sua classica Ibanez PGM, in finitura gialla e con le due chiavi di violino sul top, già fa tapping e slide a manetta, ma Billy con il suo Yamaha Attitude Limited 3 risponde fin da subito presente.

Ibanez PGMM31-WH Paul Gilbert Sign.

Ibanez PGMM31-WH Paul Gilbert Sign.

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Dopo il primo brano è subito il momento del ricordo di Pat Torpey: una semplice frase di Eric, breve ma sentita. Sinceramente mi aspettavo qualcosa in più, ma è la musica a ricordarci il talento del batterista: il pattern di Take Cover non ha perso il suo fascino ancora oggi. Noi siamo già soddisfatti anche dai bellissimi di cori di Billy sull’assolo di Paul. Price You Gotta Pay è un successo del ‘93, l’anno della mia nascita, ed è ancora un piacere sentirlo. La sessione ritmica ci sembra particolarmente in forma, con Billy che davvero ci ruba già il cuore anche suonando l’armonica. Gilbert non ha perso assolutamente smalto ed è ancora velocissimo nel suo playing, sia con lo slide che con la sua leggendaria pennata alternata.

Are you ready to Lean Into It?”, annuncia Eric, dando avvio a quello che è il fulcro di tutto lo show: l’esecuzione completa del grandioso secondo album della band del 1991, che ha lanciato i Mr. Big al successo internazionale. Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song) è la traccia di apertura ed è uno dei loro più grandi successi. Eric qui ci sembra ancora molto in forma, soprattutto in apertura del brano, e sull’assolo ovviamente appaiono i trapani nelle mani di Billy e Paul, per un momento diventato un classico dei loro show.

Alive and Kickin’ è uno dei miei pezzi preferiti dell’intero disco, nonché un altro dei loro più famosi. Se volete un assaggio dei Mr. Big attuali dal vivo, potete vedere questo video dell’esibizione al Budokan di Tokyo nel 2023, una location storica per la band. Vi possiamo solo dire che Gilbert ci stende con il suo assolo, mentre quasi duetta con Billy, che non è mai stato da meno in quanto a gusto e tecnica strumentale.

Billy Sheehan live nel 2018 con il suo basso Yamaha Attitute Limited 3, © Frank Schwichtenberg, CC BY-SA 4.0 DEED

Green-Tinted Sixties Mind è un brano meraviglioso, ed Eric riesce ad interpretarlo bene in apertura, ma risulta un po’ sottotono durante lo sviluppo. Certo, mantenere il livello delle performance degli anni Novanta non è di certo facile, e ci pensano le bellissime armonizzazioni di Billy e Paul (ma anche di Nick) a tenere alto il livello. Arriva il momento del primo cambio di strumentazione: nuova chitarra per Paul, che prende una delle sue Ibanez Fireman in (sostanzialmente una Iceman con il body rovesciato, e da questo dettaglio nasce il nome del modello) in finitura nera e nuovo basso per Billy, che imbraccia il suo iconico Attitude Double Neck, per suonare Lucky This Time, altro brano molto impegnativo per Eric, che ci sembra ogni tanto cantare all’ottava bassa. Paul invece, quasi impassibile, è perfetto e quasi mima ogni nota che suona con le sue espressioni facciali.

Gilbert torna quindi alla sua Ibanez PGM gialla per Voodoo Kiss; i riff sono sempre ben riconoscibili e divertenti. Dobbiamo ammettere che non siamo tanto soddisfatti della batteria, con Matt Starr dietro i piatti sentivamo forse un po’ più di carattere. Questo ovviamente senza nulla togliere a Nick, che suona alla grande e armonizza bene in praticamente tutti i brani. Ci rendiamo conto che il live scorre molto veloce, e non c’è molto spazio per discorsi con il pubblico e saluti; un po’ un peccato, per essere un tour d’addio.

Paul ripassa alla Fireman nera per Never Say Never e, di tutto lo show, sicuramente ci colpisce ancora una volta la precisione dei cori e delle armonizzazioni. Eric Martin sfoggia una t-shirt che ci sembra del film Grind House di Tarantino, Billy invece è tutto in nero con un elegante giacca di pelle. Il prossimo pezzo è una ballad storica della band, che crea la giusta atmosfera. Take My Heart mette ancora una volta Paul in scena in apertura, con anche dei bellissimi armonici a chiusura dell’intro. Un classicone che sembra anni Ottanta, ma è dei primi Novanta. Il prossimo è invece un brano del 1989, che Eric confessa essere il primo scritto insieme dalla band e che non avevano mai suonato dal vivo prima di questo tour. My Kinda Woman è veramente bello ed è caratterizzato da un grande riff.

La prossima chitarra sfoggiata da Paul è una Fireman viola, utilizzata per A Little Too Loose, brano dalle tonalità molto profonde, in cui è Billy a fare il basso, nel vero senso della parola. Canta, suona, dà spettacolo ed è un vero tuttofare. Road to Ruin è forse il brano più “nascosto” del disco, ma io lo adoro. Si parte con un po’ di boogie e poi si tira a cannone sull’acceleratore. Prima della ballad che chiude il disco ed è tuttora il brano più noto della band, Eric presenta la band ed è “Billy da Buffalo, New York”, che si becca anche il coro dedicato dal pubblico.

Ovviamente Gilbert prende l’acustica per To Be With You, e il brano ci sembra essere sopravvissuto al tempo. Lo stesso forse non si può dire della voce di Eric, che inizia a sembrarci davvero in difficoltà a tenere i brani e le note.

Eric Martin live nel 2018, © Frank Schwichtenberg, CC BY-SA 4.0 DEED

A Lean Into It completato, ed eseguito nella sua interezza come promesso,  imbraccia un’acustica anche Eric, per suonare Wild World di Cat Stevens! La cover, già inclusa nel disco del ‘93 Bump Ahead, ci sembra particolarmente riuscita. Arriva anche il momento dell’assolo di Gilbert, che dà spettacolo con una PGM nera. Paul include anche un estratto del tema di Rocky di Bill Conti in questo suo spazio, oltre ad altre numerosi citazioni.

Pensiamo che potrebbe tranquillamente andare avanti all’infinito, e ci vuole Colorado Bulldog per fermarlo, pezzo estratto dallo stesso album del precedente. Ormai Gilbert è più che caldo e le sue mani sembrano davvero volare, mentre Billy è tornato al basso Attitude Limited 3, per il momento che aspettavo. È infatti lui a rimanere solo sul palco alla fine del brano e a darci dentro con il suo strumento, per inventare suoni e armonici che non credevamo possibili. Un vero concentrato di tecnica mostruosa, soprattutto tapping. Billy è veramente unico nel suo genere, fa scuola a sé. A 71 anni, portati in maniera splendida, insegna ancora tantissimo a tanti bassisti molto più giovani di lui e ha un’attitudine sul palco davvero invidiabile. Per lui vale quanto detto per Paul: potrebbe andare avanti all’infinito, anche solo sfruttando i feedback.

Decide però di fermarsi, per interpretare e cantare Shy Boy, un brano dei Talas, la sua prima vera band. Si passa poi a 30 Days in the Hole, brano degli Humble Pie, e a Good Lovin’, brano dei Young Rascals. Per quest’ultimo i musicisti invertono gli strumenti: Eric va al basso, Billy alla voce, Nick alla chitarra e Paul alla batteria. Se ancora ce ne fosse bisogno, Billy ci dimostra che sa anche cantare bene.

Baba O’Riley, degli Who è l’ultimo brano in scaletta, con Paul che fa anche la classica windmill move di Pete Townshend sul palco. Dopo quasi due ore di show, con un’ultima parte caratterizzata da diverse cover, siamo giunti alla fine. È Billy a ringraziare il pubblico italiano, per i tanti ricordi collezionati nel nostro paese, tra concerti, cibo e ottimo vino. “Ti amo tantissimo” ci dice, in un’ottimo italiano, che forse deve aver perfezionato con sua moglie Elisabetta, italianissima. Noi potremmo solo rispondere: grazie Billy anche noi.

A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum è il brano di sottofondo mentre la band saluta i numerosi fan. Sinceramente ci aspettavamo un po’ più di coinvolgimento e di gioco con il pubblico, per essere un tour d’addio. Forse un po’ frettoloso il ricordo di Pat e un po’ poche le “chicche” incluse nella scaletta, ma ascoltare tutto Lean Into It è stato un gran piacere. Ottimo Gilbert, come ce lo si aspetta, Sheehan addirittura superiore alle aspettative, Eric veramente al limite nella seconda parte del concerto. Forse è per questo che la band è ai saluti finali? Non lo sappiamo, ma forse non è neanche giusto chiederselo.

Non siamo riusciti purtroppo a vedere in dettaglio la pedaliera di Paul e Billy, ma vi segnaliamo due pedali signature che potrebbero aiutarvi ad ottenere il loro suono: il tc electronic Mojo Mojo overdrive per chitarra e l’EBS Billy Sheehan Ultimate Signature Drive per basso.

EBS Billy Sheehan Ult.Sign.Drive

EBS Billy Sheehan Ult.Sign.Drive

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tc electronic Mojo Mojo Paul Gilbert Overdr.

tc electronic Mojo Mojo Paul Gilbert Overdr.

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Per i fan italiani che si sono persi quest’occasione, i Mr. Big torneranno nel nostro paese il 10 agosto prossimo, a Monte Urano per il Bambù Festival. Noi vi consigliamo di andarli a sentire dal vivo, le vibes sono ancora molto buone!

Scaletta:

Jared James Nichols

(Intro) Jimmy Hart & JJ Maguire – Sexy Boy

  1. Easy Come, Easy Go
  2. Down the Drain
  3. Threw Me to the Wolves
  4. Skin ‘n Bone
  5. Bad Roots
  6. Good Time Girl
  7. War Pigs

Mr. Big

(Intro) Ramones – Blitzkrieg Bop

  1. Addicted to That Rush
  2. Take Cover
  3. Price You Gotta Pay

Lean Into It set

  1. Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
  2. Alive and Kickin’
  3. Green-Tinted Sixties Mind
  4. CDFF-Lucky This Time
  5. Voodoo Kiss
  6. Never Say Never
  7. Just Take My Heart
  8. My Kinda Woman
  9. A Little Too Loose
  10. Road to Ruin
  11. To Be With You
  12. Wild World
  13. Guitar Solo
  14. Colorado Bulldog
  15. Bass Solo
  16. Shy Boy
  17. 30 Days in the Hole
  18. Good Lovin’
  19. Baba O’Riley

(Outro) – Procol Harum – A Whiter Shade of Pale

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Riccardo Yuri Carlucci