Orville H. Gibson non avrebbe mai immaginato che un giorno i chitarristi di tutto il mondo avrebbero suonato strumenti che portano il suo nome. Dopotutto, quando nel maggio del 1896 chiese il primo brevetto per uno strumento che possiamo definire un antenato del mandolino archtop, le chitarre elettriche erano ancora pura fantascienza.
Indice
Gibson Les Paul, l’inizio di tutto
Orville H. Gibson nasce in una fattoria a nord di New York nel 1856, figlio dell’immigrato britannico John W. Gibson e di sua moglie Amy. All’età di 25 anni si trasferisce a ovest, a Kalamazoo, nello Stato americano del Michigan.
A quel tempo Kalamazoo non era altro che un villaggio che poco più tardi sarebbe diventato una vera e propria “città”. Prima di riuscire ad avviare una propria attività, Orville lavorò per qualche tempo come commesso in un negozio di scarpe e in un ristorante. Finalmente, nel 1896, viene citato per la prima volta nel Kalamazoo Chronicle come produttore di strumenti musicali e gli affari cominciano ad andare bene. Poco più tardi la piccola attività di Orville continua a crescere fino al punto che riesce a malapena a gestire le richieste.
Nel 1903 vende i suoi brevetti a un gruppo di cinque investitori composto da John W. Adams, Leroy Hornbeck, Sylvo Reams, Samuel H. Van Horn e Lewis A. Williams. Entro la fine dell’anno, i contratti concordati e firmati istituiscono la Gibson Mandolin-Guitar Manufacturing Company Limited con il suo omonimo come consulente.
Ma la collaborazione fallisce molto presto. A causa di alcuni contrasti con la dirigenza, nel 1903, Orville lascia l’azienda che portava il suo nome. Dopo aver lasciato l’azienda, riceve una liquidazione annuale di 500 dollari per cinque anni e una pensione mensile a vita. Tra il 1909 e il 1911 si stabilisce a Ogdensburg, nello Stato di New York, dove muore per un’infiammazione al cuore il 21 agosto 1918, dopo una lunga malattia.
Les Paul
Facciamo un salto indietro nel tempo fino al 1946, quando il giovane virtuoso della chitarra Lester William Polsfuss presenta con orgoglio all’allora presidente di Gibson, Maurice Berlin, il prototipo di una chitarra solidbody costruita da lui stesso. “The Log” era una chitarra archtop Epiphone modificata da lui stesso, progettata in modo tale che le risonanze e le vibrazioni del corpo acustico non influissero quasi in nessun modo nella produzione del suono e il feedback indesiderato fosse ridotto al minimo.
Per rendere udibili i chitarristi e amplificarli in una big band, all’epoca era comune dotare le chitarre di pickup. Anche la prima chitarra “elettrica” Gibson, la ES-150, costruita dal 1936 al 1956, era fondamentalmente una chitarra acustica con pickup al manico. Tuttavia, grazie al top intagliato e al cross bracing, incontrò rapidamente i suoi limiti.
Chiunque si sia trovato in una sala prove o su un palco con una chitarra acustica elettrificata conosce il “fischio” che si avverte non appena si lasciano andare le corde o si vuole interrompere un accordo. Les Paul conosceva bene questo problema in quanto chitarrista turnista di Nat King Cole, Bing Crosby e altri, ma il presidente della Gibson Maurice Berlin non riuscì a fiutare l’affare e con disprezzo definì il progetto come un “manico di scopa con pickup”.
Frustrato, Les Paul lasciò l’ufficio e continuò a usare la sua chitarra fatta in casa per le sue registrazioni e performance dal vivo di grande successo. Passarono così alcuni anni fino a quando Leo Fender fece parlare di sé con la sua Broadcaster/Telecaster, molto futuristica per l’epoca. Gibson dovette reagire rapidamente per rimanere al passo con il mercato, che era molto competitivo.
Dopo un cambiamento nella dirigenza di Gibson, la strada era finalmente libera alle innovazioni e così il nuovo capo Ted McCarty contattò l’inventore virtuoso della chitarra, al quale il suo predecessore aveva chiesto di lasciare l’ufficio qualche anno prima.
Il passaggio da “The Log” alla Les Paul
Il suo prototipo, chiamato “The Log”, era una tavola di acero massiccio a cui erano attaccate le due metà della cassa di una semiacustica Epiphone. Visivamente, la chitarra aveva l’aspetto di una semiacustica completa, ma le due metà del corpo della Epiphone non avevano quasi alcun influenza sul suono.
Les Paul montò la cordiera, il ponte e i pickup sul blocco di legno centrale e completò il corpo con un manico Gibson. Per inciso, questo modello servì in seguito come punto di riferimento per la semiacustica ES 335 introdotta nel 1958. “The Log” è stata considerata da molti la base per la Les Paul, ma non lo era.
Quanto Les Paul fosse coinvolto nell’effettivo sviluppo della chitarra è stato oggetto di controversie per almeno 50 anni. Dopotutto, in quanto chitarrista di punta molto impegnato, era costantemente in tournée negli Stati Uniti e non aveva né il tempo né le conoscenze adeguate per costruire chitarre. Alla costruzione della Les Paul partecipò in modo significativo un team guidato da Ted McCarty, il quale era ovviamente sotto pressione.
Dopo tutto, molti musicisti stavano cercando di acquistare le chitarre della rivale Fender ed era necessario riconquistare quote di mercato. Prima che i nuovi modelli fossero effettivamente prodotti in serie, furono provate diverse combinazioni di legni. Sebbene Les Paul volesse un top piatto, alla fine si decise per un corpo in mogano con un top in acero incollato e curvato.
Anche se la curvatura del top ha un aspetto elegante, non incide minimamente sul suono. Gibson era l’unico produttore all’epoca a disporre di una speciale fresa che rendeva possibile questa finitura del top. Con questa mossa, Ted McCarty voleva rendere la copia il più difficile possibile per la concorrenza.
I primi modelli erano dotati di due pickup P90, quattro manopole e un interruttore a levetta e, per distinguersi dai semplici modelli Fender, il top della prima serie fu verniciato dorato. Anche se nel primo anno di produzione, il 1952, sono state vendute poco meno di 1716 unità della Les Paul, né il suo omonimo né Ted McCarty furono veramente soddisfatti del risultato finale. Il problema principale era la cordiera che rendeva impossibile mutare le corde con il palmo della mano.
Quindi la prima cosa da eliminare fu questa goffa costruzione trapezoidale a favore di un ponte in un unico pezzo ancorato al corpo con dei bulloni. Nel 1954 arrivò il grande aggiornamento con l’introduzione del ponte tune-o-matic, che fece la sua prima comparsa sulla Les Paul Custom.
Poco dopo anche i modelli Standard vennero aggiornati. Nel 1955 fu modificato anche l’angolo del manico, che permetteva alle corde di esercitare una pressione maggiore sul ponte e di dare alla chitarra un maggior sustain. A partire dal 1955, Gibson costruì la Les Paul in quattro varianti: Junior, Special, Standard e Custom, che vennero offerte in diversi colori e con caratteristiche diverse nel corso del decennio.
Quando gli humbucker PAF sostituirono i P90 nel 1957, lo sviluppo della Les Paul come la conosciamo oggi era completo. Tuttavia, la fama della Les Paul si spense con la stessa rapidità con cui si era affermata.
Con l’avvento del rock ‘n’ roll, Les Paul e la chitarra che portava il suo nome scomparvero gradualmente dalla scena, fino ad arrivare al 1961 in cui la produzione cessò completamente. Così la musica degli anni Sessanta si suonò in gran parte senza i modelli Les Paul. A partecipare in modo significativo alla reintegrazione della Les Paul fu, tra tutti, Eric Clapton.
Con il suo suono gigantesco nei Bluesbreakers di John Mayall, influenzò innumerevoli chitarristi e quindi aumentò in modo consistente la domanda di Les Paul. Dopo la ripresa della produzione nel 1968, la Les Paul divenne finalmente lo strumento di maggior successo di Gibson e una delle chitarre elettriche più richieste di tutti i tempi.
Concetto e Costruzione
A differenza delle chitarre Fender, la Les Paul offre un suono di base completamente diverso a causa della scelta dei legni, della scala più corta e del ponte.
Il timbro ricco e rotondo degli humbucker permette di ottenere un suono fluido e grosso, che può essere particolarmente adatto a distorsioni molto spinte. Tuttavia, una buona Les Paul dovrebbe sempre avere anche un certo twang che ricordi una grossa Telecaster. Come regola generale, se le corde basse di una Les Paul suonano troppo cupe quando non sono amplificate, lo strumento mancherà di brillantezza quando sarà amplificato.
Se invece la chitarra offre un timbro di base nitido e ricco di armoniche, il suono potrà essere plasmato molto meglio attraverso l’amplificatore e si riuscirà ad ottenere un suono aperto con una buona intelligibilità delle corde. Per risparmiare peso, a partire dagli anni ’80, i corpi in mogano sono parzialmente scavati ma anche questa modifica cambia leggermente il suono. Nonostante ciò le Les Paul classiche più ricercate sono sempre state quelle senza alleggerimento. Nel corso dei miei test, ho provato molte chitarre in stile Les Paul e gli strumenti che non avevano il corpo scavato di solito suonavano più compatti, ma sfortunatamente erano anche un po’ più pesanti dei modelli alleggeriti.
Il Manico
Per molti chitarristi i manici Gibson sono più comodi da suonare rispetto ai manici Fender a causa della lunghezza della scala leggermente inferiore e al radius della tastiera che è 12 pollici. Tuttavia, una scala più corta non influisce solo sulla suonabilità, ma anche sul suono. Le chitarre a scala corta hanno un suono più morbido e offrono un attacco leggermente inferiore rispetto alle chitarre con una distanza maggiore tra ponte e capotasto.
Per questo motivo, non potrete mai ottenere un suono country perfetto da una Les Paul. Grazie ai tasti medium jumbo, i bending sono comodi anche nei registri più alti senza correre il rischio di far morire le note.
Per quanto riguarda il mix di materiali, la costruzione del manico prevede solitamente la tradizionale combinazione manico in mogano/tastiera in palissandro. A seconda del modello, gli intarsi sulla tastiera e gli intarsi a punto sul bordo del manico rivolti verso il chitarrista favoriscono l’orientamento sulla tastiera. A differenza dei manici Fender, la paletta della Les Paul è leggermente angolata, mentre le meccaniche sono avvitate simmetricamente ad essa su entrambi i lati, nella classica disposizione 3+3.
Il Circuito
Il circuito di una Les Paul è relativamente semplice. I due humbucker sono attivati tramite un interruttore a levetta. Se lo si spinge verso il basso, si attiva il pickup al ponte, se invece verso l’alto, il pickup al manico ci ricorda i suoni blues più iconici , mentre nella posizione centrale si attivano entrambi i pickup.
La Les Paul classica è dotata di quattro potenziometri, dato che ogni pickup ha il proprio controllo di volume e tono, questa caratteristica ci permette, nella posizione intermedia, di miscelare al meglio i due pickup. Oltre ai circuiti più stravaganti, in aggiunta al circuito standard oggi possiamo trovare il cosiddetto Wiring anni ’50 e diversi condensatori.
Anche se la Les Paul offre un’ampia gamma di possibilità di modifica, nuovi pickup o speciali “Paper in Oil Caps” non trasformano un Maggiolino in un’auto da corsa. Anche il pickup boutique più costoso non riuscirà a migliorare uno strumento che di base già è carente (ma non è questo il caso).
Suono e Generi
Grazie ai legni selezionati, all’intera costruzione e alla presenza di humbucker, la Les Paul riesce a dare il suo meglio nel jazz, nel blues e in tutti i tipi di rock, dal punk al metal. Allo stesso tempo, difficilmente un chitarrista surf o country salirebbe sul palco con una Les Paul, perché il caratteristico twang di una scala 648 non si riesce a replicare in maniera credibile a causa della sua costruzione.
Sebbene vi siano sovrapposizioni stilistiche tra Les Paul e Stratocaster/Telecaster, non è possibile sostituire completamente uno strumento con l’altro. Per questo motivo, molti chitarristi hanno nel loro parco chitarre sia una Les Paul che una Stratocaster.
Mi piace usare la mia Les Paul in studio per i classici “brat wall” raddoppiati e per i passaggi melodici e lirici degli assoli. Se si installano pickup in stile vintage, con le conoscenze adeguate e un buon amplificatore si può ottenere facilmente un suono blues/rock classico nello stile di Gary Moore e Joe Bonamassa, mentre con pickup più potenti si può arrivare facilmente a sonorità metal.
Come rappresentante dei tanti modelli presenti sul mercato, prendiamo in esame una Les Paul Standard con humbucker a uscita media. Per gli esempi sonori di questo speciale ho utilizzato la mia Les Paul Custom Shop, equipaggiata con il set Peter Green di Boris Dommenget.
Il pickup al manico è ruotato di fase, quindi la posizione intermedia produce un suono nasale. Poiché questo suono non è tipico della Les Paul Standard, non lo approfondirò nella sezione dedicata al pulito e vi rimando alla recensione della Gibson Les Paul Standard ’50s per i suoni più classici della Les Paul. Lì troverete anche altri esempi audio e video.
Consigliati
Gibson Les Paul Standard 50s GT
Esempio audio
Anche se non sono un amante dei suoni puliti del pickup al ponte della Les Paul, vorrei condividere con voi un esempio audio. Per i sample audio del suono pulito ho usato un Fender Princeton Reverb.
Se la Les Paul che state utilizzando ha un suono di base cristallino e i pickup non sono avvolti in modo da avere un output molto elevato, potete creare suoni blues e jazz molto credibili con il pickup al manico. Ma cosa succede se di base il suono della vostra Les Paul è troppo scuro e/o cupo e volete migliorare il tono senza grandi sforzi? In molti casi, è possibile migliorare la trasmissione del suono delle corde con un nuovo ponte. Questo il pickup al manico suonato con il Combo Fender Princeton Reverb.
ABM 2500n-RE Bridge
Se volete godere appieno del suono della Les Paul, avete bisogno di un buon amplificatore high-gain. Chiunque abbia mai suonato una Les Paul collegata ad un JCM 800 tirato al massimo sa di cosa sto parlando. Se poi si aggiunge al mix un overdrive come un Tube Screamer o un Analog Man King Of Tone, si entra a tutti gli effetti nel paradiso del rock’n’roll. Per questo speciale, tuttavia, ho deciso di utilizzare una configurazione diversa da quella che uso spesso per i test di chitarra. Si tratta di un JMP Marshall da 100 watt degli anni ’70 e del Baldringer Dual Drive, che in questo test fornirà tutta la distorsione di cui abbiamo bisogno. Ho microfonato la cassa Marshall 4×12 utilizzato con un SM57 e un Neumann U87.
Ecco un esempio del classico suono del pickup al manico che si può ottenere solo con una Les Paul. Come per i suoni puliti, il suono è trasparente e aperto anche ad alti livelli di gain quando i pickup non sono avvolti eccessivamente. Se la Les Paul suona troppo ingolfata al manico, può darsi che il pickup sia troppo vicino alle corde.
Anche se sono in pochi a usarlo, vorrei farvi ascoltare il suono Out-Of-Phase. I più famosi utilizzatori di questo circuito sono stati Peter Green e il grande Gary Moore, che ha ricevuto la Les Paul Standard del 1959 proprio come regalo da Peter Green. Oltre a suoni blues stravaganti, si possono ottenere dei suoni solistici con grandi quantità di Gain, che ricordano alla lontana sonorità appartenenti a Brian May. Il pickup al manico della mia chitarra non è stato semplicemente ruotato di fase, ma costruito da Boris Dommenget con magneti a polarizzazione inversa.
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