Il mondo del rock ha perso uno dei suoi astronauti più leggendari: Paul “Ace” Frehley, il chitarrista che ha dato al suono dei Kiss un’identità inconfondibile. A 74 anni, il Space Ace se n’è andato lasciando dietro di sé un universo di riff incandescenti, aneddoti indimenticabili e una filosofia di vita che oscillava tra ribellione e redenzione. Sempre ironico, sempre diretto, Ace ha saputo trasformare ogni intervista in una jam verbale di rock e sincerità. In queste parole, raccolte nel tempo, rivive la sua voce inconfondibile, quella di un uomo che ha scelto di suonare “fino a quando le ruote non cadranno”.

Oggi ti racconto la storia di Ace Frehley, del suo incontro con Jimi Hendrix, delle sue dipendenze e del disco incompiuto
Ace Frehley, Jimi Hendrix – © Giuseppe Ruocco

Ace Frehley e i Kiss: sogni e demoni

Dopo aver risposto a un annuncio su Village Voice di Gene Simmons e Paul Stanley, Ace divenne parte della formazione originale dei Kiss, contribuendo alla nascita del mito dello Spaceman. Dal 1973 al 1982, e poi di nuovo dal 1996 al 2002, suonò in undici album in studio e tre live, con inclusi brani immortali come Shock Me, Cold Gin e New York Groove.

Il suo album solista Ace Frehley del 1978 fu il più venduto dei quattro lavori individuali dei membri dei Kiss, raggiungendo lo status di disco di platino.

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Il difficile viaggio verso la sobrietà

“Mi ci è voluto tantissimo tempo” ammetteva Ace. “Sono testardo. Quando lasciai definitivamente i Kiss nel 2002, le mie dipendenze mi avevano distrutto. Ho dovuto ricominciare da capo, cambiare amicizie, affidarmi al programma in 12 passi. Non puoi smettere a metà. Devi volerlo davvero.”

Dopo anni di eccessi, la sua rinascita gli permise di tornare alla musica con una nuova energia e con una lucidità che molti credevano impossibile.

Gli inizi di Ace Frehley: Hendrix, Zeppelin e il sogno elettrico

“Fui abbastanza fortunato da riuscire a entrare nel backstage e finii per fare il roadie per Jimi Hendrix. Montai la batteria di Mitch Mitchell e rimasi pietrificato. Avevo passato anni a girare con Are You Experienced sotto il braccio, e ora mi trovavo lì. Quando Jimi mi ringraziò per l’aiuto, capii che quello era un momento che non avrei mai dimenticato.”

Anche l’incontro con Led Zeppelin fu un’epifania. “Era la loro prima volta a New York, al Fillmore East, nel 1969. Aprivano per Iron Butterfly, ma quando li vidi capii subito che sarebbero diventati la prossima grande band. Mi cambiarono la vita.”

La musica prima di tutto

Ace non ha mai nascosto una certa ironia nel suonare Cold Gin: “Mi sento un po’ strano, visto che non bevo più. Ma è un pezzo potente, e credo che parlare della mia sobrietà basti a dare un senso nuovo alla canzone.”

Allo stesso modo, rifletteva sul successo dei Kiss: “Le recensioni parlavano di fuoco, razzi, esplosioni… ma poco della musica. Questo mi dava fastidio. Per me è sempre stata la musica la cosa più importante, il resto viene dopo.”

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Simmons, Stanley e il legame che resiste

“Abbiamo avuto grandi momenti insieme, più buoni che cattivi. Siamo come una famiglia: litighiamo, ma quando serve ci siamo sempre. Io e Gene e Paul abbiamo solo priorità diverse: loro sono guidati da certe cose, io dalla qualità della musica.”

Riguardo al presunto addio dei Kiss, Ace non aveva dubbi sul fatto che prima o poi sarebbero tornati insieme.

L’eredità del suono Kiss

Ho aggiunto Shout It Out Loud e Rock and Roll All Nite al mio set. Non importa chi ha scritto i brani, io ho suonato gli assoli su quei dischi e per me è sufficiente. Continuerò finché le ruote non cadranno.”

Oggi ti racconto la storia di Ace Frehley, del suo incontro con Jimi Hendrix, delle sue dipendenze e del disco incompiuto
 Ace Frehley, Kiss – © Berlinfoto, link, CC BY 4.0

Ace ricordava con orgoglio anche Alive!, l’album che cambiò tutto nel 1975: “Fu il disco che ci portò negli stadi. Era la prova che i Kiss dal vivo erano una forza della natura. Alcuni errori li abbiamo corretti in studio, ma l’energia è tutta vera.”

Gli ultimi capitoli di Ace Frehley: 10,000 Volts e Origins Vol. 3

Nel 2024, Frehley pubblicò 10,000 Volts, definendolo “uno dei miei migliori lavori di sempre”. “A 72 anni ho cantato meglio che mai,” disse. “Non ha senso, ma ho sempre infranto le regole.”

Stava lavorando anche a Origins Vol. 3, una raccolta di cover delle sue band preferite: Cream, The Who, The Rolling Stones, Jimi Hendrix Experience, Led Zeppelin. “È divertente rifare quei pezzi a modo mio. Mi basta Ace-ificarli e metterci il mio timbro.”

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Giuseppe Ruocco