Quando si parla di intrecci tra potenza rock e raffinatezza prog, Blackest Eyes dei Porcupine Tree è uno di quei brani che cattura subito l’attenzione. Pubblicato nel 2002 all’interno dell’album In Absentia, è una perfetta dimostrazione di come Steven Wilson e la sua band riescano a mescolare riff granitici, melodie sofisticate e atmosfere oscure in un equilibrio unico nel panorama rock moderno. Il pezzo si apre con un riff di chitarra aggressivo e sincopato, capace di mettere subito le cose in chiaro: qui si fa sul serio. Ma è nei continui cambi di dinamica, nei contrasti tra momenti heavy e aperture melodiche, che Blackest Eyes rivela tutta la sua complessità e il suo fascino. Una sfida per ogni chitarrista, ma anche una miniera di spunti creativi e tecniche da esplorare.

Oggi, su Planet Guitar, vi accompagneremo alla scoperta di questo brano affascinante. Prendete la vostra chitarra, regolate bene il gain… e preparatevi a entrare nel mondo sonoro inquietante e affascinante dei Porcupine Tree!
Indice
- La strumentazione utilizzata
- Blackest Eyes con Spartito e TAB
- Consigli per ottenere il sound e Tutorial video
La strumentazione utilizzata
Sebbene oggi il nome di Steven Wilson venga spesso associato alle chitarre PRS, è importante ricordare che queste sono entrate nel suo setup solo dopo le registrazioni di In Absentia, avvenute nei prestigiosi studi di New York. Per Blackest Eyes e il sound prog/metal dell’album, furono impiegate una ESP in stile Stratocaster, equipaggiata con un humbucker al ponte, e una Gibson Les Paul Custom nera: due strumenti dal carattere diverso ma complementare, perfetti per ottenere un timbro potente e articolato.
Per quanto riguarda l’amplificazione, la leggenda vuole che molte delle tracce di chitarra siano state registrate utilizzando un Line 6 POD XT come preamp, inviato poi a finali valvolari e ai vari Marshall disponibili in studio. Un approccio non convenzionale, ma estremamente efficace per scolpire un suono ricco, compatto e moderno.
Un altro elemento fondamentale del muro di suono tipico del brano è il layering estremo: in alcune sezioni, fino a otto chitarre suonano lo stesso riff all’unisono, creando una densità sonora che ha pochi paragoni nel rock contemporaneo.
PRS Standard 24 Pearl Black
Line6 Pod GO
Blackest Eyes con Spartito e TAB
Il riff iniziale del brano è basato su un tempo dispari (7/8) e si sviluppa in tonalità di Mi minore (E minor), contribuendo a creare quella tipica tensione sonora del brano. A rendere il tutto ancora più efficace è l’accordatura: Drop D (D A D G B E), che consente di suonare power chord con maggiore facilità e profondità sulle corde basse, dando più peso al riff.
La suddivisione irregolare richiede precisione nel picking e grande attenzione alla pulsazione interna, per mantenere il groove anche nei passaggi più intricati. Un buon approccio è isolare le battute e lavorare lentamente sul fraseggio, curando il palm muting e l’alternanza tra corde stoppate e note aperte.
Consigli per ottenere il sound e Tutorial video
Per ricreare questo sound ho utilizzato pochissime cose! Come chitarra ho utilizzato una PRS Custom 24-08 perfetta per il genere dentro uno degli ultimi arrivi di casa UA, il Knuckles, una mesa boogie dual rectifier in a box! Ecco il risultato che ho ottenuto:
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