Nel 1966, mentre il panorama rock britannico stava esplodendo di creatività e nuove formazioni, un curioso intreccio di eventi portò Paul Jones, allora cantante dei Manfred Mann, a mettere insieme una band che, senza volerlo, anticipò la nascita di una delle più leggendarie superband della storia: i Cream.
L’influenza di Buddy Guy e l’inizio Cream
Tutto cominciò nel 1965, quando Eric Clapton assistette a un concerto del leggendario bluesman Buddy Guy al Marquee Club di Londra. Fu colpito a tal punto dalla potenza e dal formato trio del musicista americano che decise di lasciare i Bluesbreakers e formare un suo supergruppo.
Reclutò due musicisti di straordinario talento, entrambi con solide radici jazz: Ginger Baker e Jack Bruce. Insieme iniziarono a provare in segreto nel luglio del 1966, gettando le basi per quella che sarebbe diventata la prima grande superband rock: i Cream.
L’album What’s Shakin’ e il progetto parallelo
Nel frattempo, la Elektra Records era pronta a lanciare il suo disco del 1966, What’s Shakin’, per presentare la propria nuova rosa di artisti rock. Avevano già incluso artisti americani come The Lovin’ Spoonful, Paul Butterfield, Al Kooper e Tom Rush, ma sentivano il bisogno di rappresentare anche il Regno Unito. Così chiesero a Paul Jones di mettere insieme una band con musicisti britannici.
Jones pensò subito a Jack Bruce. Il bassista accettò immediatamente e chiese chi altro fosse nei piani. Jones propose Eric Clapton, che era appena uscito dai Bluesbreakers. A quel punto, aggiunse: “Sarebbe fantastico se riuscissimo a prendere Ginger Baker alla batteria.”
Silenzio.
Bruce gli chiese quanto ne sapesse e Jones rispose a riguardo di cosa e allora Bruce chiuse l’argomento con un ambiguo: “Oh, niente.”
Jones non aveva idea che quel trio che aveva appena suggerito esistesse già: i Cream erano realtà e stavano già provando insieme.
Eric Clapton and the Powerhouse: la band parallela
Nonostante il loro impegno con i Cream, Clapton, Bruce e Baker accettarono comunque di partecipare al progetto di Jones. La formazione, chiamata Eric Clapton and the Powerhouse, includeva anche Steve Winwood (allora negli Spencer Davis Group) alla voce, Ben Palmer al pianoforte e Jones stesso all’armonica Hohner.
Tuttavia, Ginger Baker si dichiarò “non disponibile” all’ultimo momento. Fu sostituito da Pete York, batterista e compagno di band di Winwood. Solo in seguito si scoprì che l’assenza di Baker era una copertura: non voleva che i tre membri dei Cream apparissero pubblicamente insieme “quando stiamo per esplodere nel mondo.”
Durante la sessione furono registrati tre brani: Crossroads di Robert Johnson, Steppin’ Out di Memphis Slim e I Want to Know, brano attribuito a Sheila McLeod, moglie di Jones, ma che molti ritengono scritto dallo stesso Paul.
Un quarto brano, un blues lento rimasto inedito, fu menzionato da Clapton in un’intervista a Guitar Player nel 1992: “Il blues lento non fu mai pubblicato, quindi devono ancora averlo su nastro alla Elektra. Ed era anche piuttosto buono.”
I nomi fittizi e la censura discografica
Poiché molti dei musicisti coinvolti erano sotto contratto con altre etichette, i crediti ufficiali furono camuffati. Paul Jones fu accreditato come Matthew Jacobs (combinazione dei nomi dei suoi due figli), mentre Winwood comparve come Steve Angelo.
Anche se il progetto non ebbe lunga vita, rappresentò una sorta di anteprima del suono e dello spirito che i Cream avrebbero portato sulla scena rock globale.
Cream: tre visioni diverse, un’unica esplosione
Il successo dei Cream fu tanto travolgente quanto breve. Anni dopo, Jack Bruce spiegò la dinamica interna:
“Credo che Eric pensasse di avere un piccolo trio blues in cui lui sarebbe stato come Buddy Guy lì davanti. Io pensavo: ‘Fantastico, posso fare il compositore e far uscire qualche brano’. Ginger voleva solo conquistare il mondo, come Gengis Khan. Avevamo idee diverse.”
Nel frattempo, il management aveva una visione molto più pragmatica: “Spremiamoli finché possiamo, perché non durerà.”
Quando inevitabilmente la band si sciolse, si pensò a Rory Gallagher come possibile sostituto di Clapton. Ma il chitarrista irlandese declinò, e il nome Cream fu messo da parte per sempre.
Un’eredità indelebile
Anche se breve, l’impatto dei Cream fu profondo. La loro sperimentazione, la fusione tra rock, jazz e blues, e l’idea stessa di “supergruppo” cambiarono per sempre le regole del gioco.
E ironia della sorte, tutto ebbe inizio quando Paul Jones, con un incarico da parte della Elektra, mise insieme una band da sogno… che esisteva già.
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