Nata nel 1952 dalla collaborazione fra il geniale imprenditore Ted McCarty e l’allora astro della chitarra jazz Les Paul, la Gibson Les Paul ha riscritto le regole della chitarra solid-body diventando così uno dei modelli più iconici e desiderati nella storia delle chitarre elettriche. Dalla prima Goldtop con ponte trapezoidale e P-90 fino alle leggendarie “Burst” con humbucker PAF del 1958-60, ogni singolo anno racchiude affinamenti tecnici che costituiscono un’evoluzione rapida e affascinante, segnando così un’epoca irripetibile sia dal punto di vista sonoro che collezionistico. 

Gibson Les Paul Vintage

In questa guida ripercorreremo in modo estremamente approfondito e dettagliato tutti i cambiamenti anno per anno, analizzando le attuali quotazioni di mercato e le specifiche tecniche che rendono ogni Les Paul di questo periodo un esemplare unico. Se siete appassionati, collezionisti o semplicemente curiosi di scoprire cosa si cela dietro la leggenda di queste incredibili chitarre, questo è sicuramente l’articolo che fa per voi!

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Nascita della Les Paul

All’inizio degli anni ’50, il mercato delle chitarre elettriche stava cambiando rapidamente. Con l’avvento della Fender Esquire e Telecaster, strumenti innovativi e di costruzione semplice ma estremamente efficace, Gibson – fino ad allora regina incontrastata degli strumenti hollow body – si trovò costretta a reagire. L’azienda di Kalamazoo decise quindi di progettare una solid body che potesse rappresentare una risposta credibile alla rivoluzione in corso.

Fu in questo contesto che nel 1952 venne lanciata ufficialmente sul mercato la Gibson Les Paul Model al prezzo di 210$. Concepita per essere abbinata all’apposito e relativo amplificatore Gibson GA-40 “Les Paul Model”, questa chitarra di fascia alta sfoggiava un corpo in mogano con un center seam top in acero, manico incollato, due pickup single coil P-90 e una vistosa finitura dorata (da cui il soprannome “Goldtop”), pensata per conferirle un aspetto elegante e distintivo. Il ponte era un’unità wraparound combinata con un trapeze tailpiece, una scelta che avrebbe suscitato presto critiche da parte dei chitarristi per via della scarsa intonazione, instabilità e per l’impossibilità di eseguire palm muting per via del design che prevedeva il passaggio delle corde sotto la cordiera anziché sopra. 

1952: I tratti distintivi dei primi 100 esemplari circa

La primavera-estate del 1952 apre la storia della Les Paul con un lotto “sperimentale” di 100-110 esemplari circa. Il corpo è in mogano con top in acero a giunzione centrale; tuttavia il bordo del manico è nudo, privo del caratteristico binding crema che arriverà soltanto pochi mesi dopo. Le due viti di fissaggio del P-90 al ponte sono posizionate in diagonale rispetto ai poli magnetici e le manopole speed-knobs sono alte e tozze. All’interno, la cavità elettronica è insolitamente squadrata, mentre sul front-logo Gibson, il puntino della “i” tocca la “G”: probabilmente una svista grafica corretta in autunno. Non esiste alcun numero di serie e gli storici stimano che già tra questi primissimi esemplari, un paio siano stati realizzati in finitura “all-gold” (top, fasce, fondo e retro del manico dorati), pratica riscontrabile più spesso nelle versioni e anni successivi.

1952: Esemplari della produzione “standard”

Già da ottobre la catena di Kalamazoo applica i primi correttivi: arrivano il binding crema sulla tastiera, le manopole speed-knobs “basse”, le viti del P-90 al ponte vengono riposizionate al centro fra i poli e il pallino della “i” del logo viene separata dalla “G”. Per il resto la chitarra rimane invariata, i seriali continuano a non essere presenti, le meccaniche sono delle Kluson Deluxe “no-line” single-ring e la sottile vernice dorata lascia intravedere da alcune angolazioni le fiammature sottostanti del top in acero. 

Con un totale stimato di 1716 esemplari prodotti (o meglio dire spediti) nel 1952 secondo i registri Gibson, le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul originale del 1952 partono da 30.000€ circa fino a superare anche i 45.000€ circa per uno dei 110 esemplari della prima serie. Al giorno d’oggi, per ovviare ai problemi legati al trapeze tailpiece precedentemente menzionati, è pratica piuttosto comune su questi esemplari installare ponti MojoAxe sfruttando i fori originali già presenti e mantenere il ponte originale in custodia.

Gibson Mary Ford Les Paul Standard GT

Gibson Mary Ford Les Paul Standard GT

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1953 – Introduzione dei seriali, poker-chip e ponte wraparound “thin-ear”

Nel gennaio del 1953 Gibson avvia il registro di produzione e sui retro-paletta iniziano così a comparire seriali 3 xxxx. Lo strumento poco dopo guadagna anche il poker-chip “RHYTHM/TREBLE” (crema, font block), mentre verso febbraio/marzo è aggiunto inoltre il nuovo wraparound stop-bar. La prima versione di questo ponte è detta “thin-ear” per via dello spessore ridotto sui margini. Questo aspetto in combinazione con i post bushing corti atti ad ospitare i due studs, tendeva purtroppo ad alterare la posizione del ponte facendolo piegare o collassare verso il manico a fronte della tensione delle corde. Infine, le custodie a quattro lacci Lifton con interno fucsia e coperchio esterno piatto finora impiegate iniziano ad avere il bordo esterno più curvo e bombato.

Con un totale stimato di 2245 esemplari prodotti nel 1953 secondo i registri Gibson, le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul originale del 1953 partono da 32.500€ circa fino ad arrivare a 47.500€ circa per un esemplare con ponte wraparound “thin ear”

1954 – L’anno per eccellenza del wraparound e P-90

In questo anno il ponte wraparound “thin-ear” è sostituito dalla versione “full-ear”, cioè con orecchie laterali più spesse, affidabili e che conferiscono complessivamente al ponte un’intonazione più precisa.  Fino ai serial 4 2xxx la canalizzazione che collega la cavità dei potenziometri a quella del jack è alquanto piccola e stretta; sugli esemplari successivi, la Gibson allargherà lo scasso che rimarrà così anche nelle versioni e anni a venire. Infine, l’angolo del manico è leggermente aumentato. Per il resto, lo strumento rimane invariato. Con un totale stimato di 1504 esemplari prodotti nel 1954 secondo i registri Gibson, le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul originale del 1954 partono da 37.500€ circa fino ad arrivare a 55.000€ circa.

Esemplare eccezionale di una Les Paul del 1954. Foto per gentile concessione di Simon Gauf (CEO of “Guitar Point”, Frankfurt, Germany)
Gibson Les Paul 54 Goldtop VOS

Gibson Les Paul 54 Goldtop VOS

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1955 – L’arrivo del ABR-1 con Stoptail, Bumble Bee Caps e manopole Top Hat Bell Knobs 

Nel luglio 1955 Gibson annuncia il ponte Tune-o-matic ABR-1 “no-wire”, brevettato da Ted McCarty: il primo modello di ponte individualmente regolabile della casa con sellette in ottone nichelato. In poche settimane le Les Paul adottano la nuova accoppiata ABR-1 con stop-tailpiece in alluminio e post bushing più lunghi (¾″ anziché ½″), migliorando significativamente stabilità e tenuta.

Contemporaneamente, le manopole speed knobs sono sostituite dalle top-hat bell knobs. Verso settembre i condensatori Grey Tiger prodotti da Cornell-Dubilier, carta-olio da 0.05 µF / 600 V, saldati a potenziometri CTS long-shaft lisci da 500kΩ finora impiegati sono sostituiti dai primi Bumblebee Sprague 160P carta-olio da 0.022 μF / 400 – 600 V. Il profilo del manico a mazza da baseball evolve leggermente: le spalle sono smussate nella parte bassa, creando una curva e feeling più ergonomici pur mantenendo la pienezza delle annate precedenti. Infine, è interessante notare come già nel catalogo del 1955 il Bigsby Vibrato è indicato come optional installabile anche su strumenti solid-body in fabbrica su richiesta del cliente. Le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul originale del 1955 partono da 50.000€ circa fino ad arrivare a 80.000 circa€.

Esemplare eccezionale di una Les Paul del 1956 che evidenzia esteticamente a pieno le specifiche riscontrabili nel 55. Foto per gentile concessione di Simon Gauf (CEO of “Guitar Point”, Frankfurt, Germany)
Gibson Les Paul Standard 50s P90

Gibson Les Paul Standard 50s P90

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1956 – Consolidamento delle specifiche dell’anno precedente 

Il 1956 può sembrare un anno di “calma”, ma in realtà è consolidato lo standard: P-90, ABR-1 con Stoptail, top-hat bell knobs e Bumble Bee caps

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I potenziometri CTS long-shaft lisci sono sostituiti dai potenziometri CTS split-shaft da 3/8″ scanalati mentre il manico assume una forma rounded “C” moderna e regolare, più maneggevole ma ancora spessa e piena senza spalla spigolosa, anticipando così la sensazione dei manici rinomati del 1959. A metà anno è applicata la scritta “Kluson Deluxe” sul retro delle meccaniche sulla “single line”. Infine, il 1956 segna anche la transizione dalla custodia Lifton 4-latches alla 5-latches che prevede dunque l’aggiunta di un latch nella parte bassa della custodia, esattamente in corrispondenza dello strap button inferiore della chitarra. Come le Les Paul del 1955, anche gli esemplari del 1956 viaggiano tra i 50.000€ e gli 80.000€ circa. 

Gibson Les Paul 56 Goldtop VOS

Gibson Les Paul 56 Goldtop VOS

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Approfondimento: perché svariati esemplari Goldtop presentano patine e weather checking verdi? 

Molte Les Paul Goldtop mostrano patine verdastre davvero affascinanti, soprattutto lungo le linee delle weather checking e tipicamente nella zona dove appoggia l’avambraccio. Questo fenomeno non è solo estetico, ma è il risultato diretto dell’ossidazione elettrochimica delle particelle metalliche contenute nella vernice dorata originale.

Per conferire al top della chitarra il tipico color oro profondo, la Gibson utilizzava una sospensione di polveri di bronzo (rame-alluminio) immerse e nebulizzate in nitrocellulosa trasparente molto sottile. Quando la lacca si crepava nel tempo a causa dello sbalzo di temperatura e per via del basso contenuto di plastificanti nella nitro, ossigeno, umidità, sudore e agenti inquinanti (soprattutto zolfo) penetravano fino ai pigmenti fino a reagire con il rame, formando così carbonati e idrossidi di rame che conferiscono il caratteristico colore verde.

Esemplare mozzafiato del 1956 con raro factory Bigsby e look “da battaglia”,  ricco di weather checking verdastre ossidate negli anni. Foto per gentile concessione di Simon Gauf (CEO of “Guitar Point”, Frankfurt, Germany)

1957: Introduzione dei leggendari pickup PAF

Fu nel 1954 che Ted McCarty incaricò il proprio dipendente ed ingegnere Seth Lover di sviluppare un pickup in grado di cancellare il “hum”, ovvero quel tipico e continuo ronzio di sottofondo generato dai single coil. Nonostante Seth Lover avesse depositato la domanda di brevetto per l’humbucking pickup già il 22 giugno 1955, soltanto nel gennaio 1957 Gibson approverà ufficialmente il progetto e i primi PAF verranno installati nella seconda metà di febbraio su modelli semi acustici. 

A parte tre esemplari stranamente left-handed documentati con seriale bassissimo 7 13xx, la produzione di Les Paul Goldtop con PAF entrerà in flusso continuo attorno alla fascia di seriali 7 23xx (luglio ‘57). Ciò significa che la Gibson per ben 6-7 mesi circa del 1957 ha continuato a produrre esclusivamente la versione con i P-90 rimasta praticamente del tutto invariata dall’estate del ‘55. 

I primi esemplari Goldtop con PAF (quelli con seriali tra 7 23xx a 7 32xx) erano equipaggiati bensì con plastiche – battipenna, mounting rings M-69 e poker chip – di color nero. All’inizio inoltre, queste Goldtop montavano PAF con cover in nickel alquanto “grezze” e spigolose senza il celebre sticker nero con scritta dorata “PATENT APPLIED FOR”, posto sul retro della baseplate. Infine, durante questo periodo, dal punto di vista estetico iniziano ad essere sempre più adottati i “darkback” e “stinger”.  Le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul originale del 1957 con PAF partono da 120.000€ circa fino ad arrivare ai 180.000€ circa.

Fantastica Gibson Les Paul Goldtop del 1957. Considerando il suo numero di serie 7 37xx, questo è uno dei primissimi esemplari PAF a non avere più le plastiche nere mantenendo ancora anche i PAF con le cover spigolose e senza sticker. Foto per gentile concessione di Simon Gauf (CEO of “Guitar Point”, Frankfurt, Germany)
Gibson Les Paul Standard 50s GT

Gibson Les Paul Standard 50s GT

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Gibson Les Paul 57 Goldtop DB VOS

Gibson Les Paul 57 Goldtop DB VOS

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1958: Le Goldtop diventano praticamente delle vere e proprie “Burst”

Le poche Goldtop prodotte nel 1958, rappresentano in assoluto la versione più collezionabile tra tutte quelle viste finora in quanto sono soggette ad alcune piccole migliorie e dettagli finali che le rendono a tutti gli effetti delle vere e proprie “Burst” ma semplicemente in finitura Goldtop anziché Cherry Sunburst

Rispetto ai modelli del ‘57 con PAF, gli esemplari del ‘58 sono quasi tutti darkback, presentano il logo spostato più in alto sulla paletta come sulle “Burst”, montano un nuovo switch nut e iniziano a comparire i PAF con magneti Alnico V al posto dei Alnico II e III finora impiegati.

A fronte dei quasi 600 esemplari realizzati con PAF nel 1957, si stima invece che soltanto 150/200 esemplari Goldtop siano stati realizzati nel 1958. Per questi motivi, le attuali quotazioni di mercato per un esemplare Goldtop del 1958 possono arrivare anche intorno ai 220.000€.   

1958: Introduzione delle mitiche “Burst” 

Nell’estate del 1958 la Gibson inizia a produrre le prime Les Paul in finitura Cherry Sunburst. La transizione però non è netta e come dimostrano i registri, le Goldtop e “Burst” uscirono inizialmente mescolate.

Troviamo infatti Goldtop fino al range seriale 8 4xxx e Burst già a 8 30xx. Con l’introduzione della nuova finitura traslucente, la Gibson modifica le procedure d’installazione dei top in acero, passando così da pezzi mismatched off-center a due pezzi booked-matched center seam. La vernice rossa impiegata per il top è anilina all’alcool fotolabile: la componente magenta scolorisce sotto i raggi UV, lasciando così sfumature diverse negli anni ed uniche su ogni esemplare. Proprio per questo motivo, la Gibson ha creato poi a partire dagli anni ’80/’90 tutte le diverse nomenclature come: Lemonburst, Iced Tea Burst, Honey Burst, Tobacco, Washed Cherry per identificare e catalogare tutte queste sfumature. Con un totale stimato di 434 esemplari prodotti nel 1958 (di cui ricordiamo 150/200 Goldtop), le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul “Burst” del 1958 partono da 300.000€ circa fino a superare anche i 375.000€.

L’originale “Ronnie Montrose Burst” del 1958 utilizzata per realizzare la Collector’s Choice #28. Foto per gentile concessione di Simon Gauf (CEO of “Guitar Point”, Frankfurt, Germany).
Gibson Les Paul Standard 50s AAA CS

Gibson Les Paul Standard 50s AAA CS

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Gibson Les Paul 58 Bourbon Burst VOS

Gibson Les Paul 58 Bourbon Burst VOS

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1959: Il Santo Graal delle Les Paul

Il 1959 rappresenta indiscutibilmente l’apice della produzione Gibson Les Paul durante quella che oggi chiamiamo la “Golden Era”. I dettagli e le specifiche di questi esemplari si fondono in un connubio perfetto ed equilibrato, dando vita a quella che molti esperti ritengono la chitarra elettrica più ambita di tutti i tempi.

Uno degli aspetti più interessanti e fondamentali delle ’59 è il profilo del manico a “C” arrotondato, con spalle morbide. Come regola di base, questi manici mostrano un profilo leggermente più snello e rotondo rispetto al massiccio neck ’58, né troppo piatto né troppo pieno, con una transizione progressiva che garantisce maggiore comfort esecutivo.

Nonostante ciò, vi sono peculiarità ed eccezioni a seconda dei range seriali. Dai seriali 9 01xx fino a 9 067x circa il profilo è molto simile al ’58, arrivando a misurare fino a 0.92″ al primo tasto, e 1” al dodicesimo. D’altro canto, nei range seriali compresi tra 9 1942 e 9 1953, il manico risulta più sottile misurando all’incirca 0.86″ al primo tasto, e 0.96” al dodicesimo. Ovviamente, vi sono sempre differenze nelle misure riscontrabili da un esemplare ad un altro. Inoltre, già a partire dai seriali 9 03xx iniziano ad essere installati tasti più alti e larghi che incrementano ulteriormente la suonabilità e la capacità di eseguire bending

Anche il colore delle bobine dei PAF differisce a seconda dell’esemplare: alcuni montano “double black”, ma dai seriali 9 0600 fino alle metà del ‘60 iniziano ad apparire anche i “zebra” e i più ricercati “double white”. È importante sottolineare che queste differenze di colore non influiscono minimamente sul suono e non furono frutto di una scelta estetica bensì della casualità nei lotti di plastica forniti alla Gibson dal produttore. 

Nonostante nel 1958 siano stati realizzati già diversi esemplari estremamente fiammati, nel ‘59 la Gibson decise di impiegare in maniera sempre più sistematica e costante possibile top più figurati, tridimensionali e bookmatched . Si trovano infatti una vasta gamma di fiammature: dalle “dancing flames” passando per le “chevron flames” e le “tiger stripe” fino ad arrivare alle “wide flames” ecc…

Con ben 643 esemplari prodotti nel 1959, le attuali quotazioni per una Les Paul del 1959 partono da 325.000€ circa fino ad arrivare a 425.000€ circa. Esemplari completamente originali, rinomati e documentati con top straordinari come per esempio “Nicky”, “Carmelita”, “Sandy” e altre potrebbero arrivare a superare anche i 650.000€ se messe sul mercato. 

Gibson Les Paul 59 Dirty Lemon VOS

Gibson Les Paul 59 Dirty Lemon VOS

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1960: SlimTaper, “Tomato Soup” e fine di un’era

Le prime Les Paul prodotte nel 1960, conosciute come “Double O”, sono particolarmente apprezzate e ricercate dai collezionisti in quanto mantengono tutte le specifiche del modello ’59. Questo soprannome deriva dal numero di serie compreso tra 0 0xxx e 0 07xx. ​​In questa fascia, Gibson non aveva ancora introdotto il celebre profilo del manico SlimTaper (8-.84” al 1° tasto e 88-94” al 12° tasto), che comparirà per l’appunto solo a partire dai seriali 0 07xx.

Nonostante l’adozione del nuovo manico, le Burst del 1960 manterranno comunque estetica completa ’59 fino ai seriali 0 218x (settembre) dove vengono introdotte le meccaniche Kluson Deluxe Double-Ring e le manopole Top Hat Reflectors. Nello stesso periodo, dopo contestazioni di diversi rivenditori che lamentavano l’instabilità del colore delle chitarre quando esposte in vetrina, la Gibson introdusse una nuova vernice con stabilizzanti non più fotosensibile in grado di mantenere quasi del tutto invariato il colore di fabbrica nel tempo. Questa finitura e tonalità viene oggi definita e riconosciuta come “Tomato Soup”. Con un totale stimato di 635 esemplari prodotti nel 1960, le attuali quotazioni di mercato per una Les Paul “Burst” del 1960 partono da 290.000€ circa fino a superare i 350.000€ circa.

Gibson Les Paul 60 TangerineB VOS HPT

Gibson Les Paul 60 TangerineB VOS HPT

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Pensiero conclusivo

In totale, furono prodotte circa 1500 Les Paul “Burst” tra il 1958 e il 1960. Un numero che oggi appare esiguo, ma che all’epoca bastò a decretarne il temporaneo insuccesso commerciale: queste chitarre non vendevano. Così, molto presto la Gibson decise di cambiare rotta introducendo il nuovo design che oggi conosciamo come SG. Fu soltanto a partire dalla seconda metà degli anni ‘60 che queste chitarre divennero leggenda quando chitarristi come Eric Clapton, Jimmy Page, Jeff Beck, Peter Green, Danny Kirwan, Mike Bloomfield, Paul Kossoff, Duane Allman, Billy Gibbons e altri ne scoprirono le eccellenti e ineguagliabili proprietà sonore rivoluzionando la musica e la cultura dell’epoca. Non a caso, nel 1968 la Gibson decise di reintrodurre la Les Paul. Tuttavia, la “Burst mania” era già iniziata e i giovani continuavano comunque a cercare e prediligere le Les Paul di fine anni ‘50. 

Le valutazioni presenti in questa guida sono state riportate con una forbice piuttosto ampia, nonostante ciò, i range di prezzo possono essere ancora più ampi e variare ulteriormente: condizioni generali, originalità dei componenti, modifiche subite, provenienza, eventuale storia documentata, numero di proprietari, presenza di fotografie con il proprietario originale, ricevuta d’acquisto originale, case candy originale (e relativa completezza) sono tutti fattori che influenzano il valore di mercato di questi strumenti. 

Questo articolo non vuole solo fornire una guida tecnica e storica, ma anche rompere alcuni miti diffusi: questi strumenti non venivano assolutamente costruiti con lo stampo secondo standard immutabili o con cambi di specifiche tecniche che avvenivano dal giorno alla notte su tutti gli esemplari allo scoccare del nuovo anno come le reissue di oggi potrebbero far credere.

Etichettare queste chitarre con frasi ricorrenti e generiche come “le ‘58 sono tutte sunburst e plaintop”, “le ‘57 hanno tutte i PAF” oppure “le ‘60 hanno tutte il manico slim” e altre ancora, sono tutte affermazioni stereotipate che non reggono assolutamente l’analisi. Come abbiamo visto, alcuni range seriali presentano delle peculiarità uniche non riscontrabili su altri con a loro volta altre eccezioni all’interno. Le variazioni erano graduali, imprevedibili e la transizione delle specifiche non era sempre uniforme su tutta la produzione. Proprio per questa ragione, ogni esemplare è unico e presenta le proprie peculiarità costruttive e sonore.  

Un ringraziamento speciale a Simon Gauf, CEO di Guitar Point (Francoforte), per aver generosamente messo a disposizione l’incredibile archivio fotografico del negozio, rendendo così possibile documentare e illustrare nel dettaglio tutte le varianti e differenze delle Les Paul dell’epoca “Golden Era”.

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Lorenzo Alexiu