Nel 1989 due giganti della chitarra, Jeff Beck e Stevie Ray Vaughan, si incontrarono per un’intervista storica, poco prima della fine del loro tour Fire Meets the Fury. Seduti insieme per parlare di musica, vita e influenze, i due chitarristi si ritrovarono inevitabilmente a parlare di Jimi Hendrix. Ciò che ne emerse fu uno scambio autentico e rivelatore tra due anime profondamente segnate dallo stesso mito.

Due leggende della chitarra, Jeff e Stevie Ray, a confronto lasciano emergere  il loro amore per Jimi hendrix.
Steve Ray Vaughan, Jeff Beck © Bbadventure Link CC BY-SA 4.0 © Wolfgang Gonaus Link CC BY-NC-SA 2.0

Quando Hendrix spazzò via tutto

L’ammirazione di Jeff Beck per Jimi Hendrix era ben nota. Lo citava spesso nelle interviste, raccontando con entusiasmo aneddoti delle loro jam session e delle serate passate insieme. Eppure, dietro quell’ammirazione, si nascondeva anche una ferita.

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Nel 1966, quando Hendrix sbarcò a Londra, il suo talento rivoluzionario travolse la scena musicale. In un lampo, divenne il chitarrista di cui tutti parlavano. Nel frattempo, Jeff Beck, appena uscito dagli Yardbirds, faticava a trovare una nuova direzione.

Fu un periodo orribile, davvero”, raccontò Beck nel 2003 a Guitar Player. “Non per colpa sua, ma perché ci ha spazzati via tutti. Era come se ci avesse messi in un cestino.
La pressione si faceva sentire anche nella vita quotidiana: “Quando una ragazza ti chiamava per chiederti: ‘Hai sentito Jimi Hendrix?’, capivi che qualcosa era cambiato”.

Hendrix: più uomo che mito

Nonostante questo impatto destabilizzante, Jeff Beck parlava di Jimi Hendrix con profondo rispetto. Lo descriveva non come una leggenda irraggiungibile, ma come un appassionato di musica, autentico e senza filtri. “Non gli importava della fama o del glamour dello showbiz. Tutto ciò che gli interessava erano le frasi musicali e quello che sentivi dentro”, disse Beck.

Il loro rapporto, purtroppo, non ebbe modo di approfondirsi. I ritmi frenetici e gli stili di vita diversi li allontanarono. Hendrix era un animale notturno, sempre in giro per club e jam session fino alle cinque del mattino. Beck, al contrario, aveva bisogno di dormire, di fermarsi. “Ho dovuto dirgli: ‘Adiós, Jim, io devo andare a letto!’”

L’incontro tra Jeff e Stevie Ray: la scintilla di qualcosa di grande

Nel 1989, Epic Records organizzò il tour Fire Meets the Fury, mettendo insieme due tra i più iconici chitarristi in circolazione: Jeff Beck e Stevie Ray Vaughan. Cinque anni prima, si erano esibiti insieme suonando Jeff’s Boogie a un evento della CBS Records alle Hawaii. Ma questo tour era qualcosa di diverso: 30 date, due leggende sullo stesso palco, un pubblico in delirio.

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Ulteriori informazioni

Alla fine della tournée, si incontrarono per un’intervista con Guitar Player, che oggi ha il valore di un documento storico. Poco tempo dopo, Stevie Ray Vaughan sarebbe morto tragicamente, lasciando un vuoto immenso nel mondo della chitarra.

“Sei molto simile a Jimi”

Durante l’intervista, venne naturale toccare il tema Hendrix. Quando gli fu chiesto com’era stato suonare con lui, Beck rispose con una risata disarmante: “Era terribile! Mi sentivo come una nocciolina, come se si fosse aperto un buco sotto di me e mi avesse inghiottito”.

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Eppure, Hendrix aveva espresso apprezzamento per lo stile di Jeff Beck, qualcosa che lo aveva colpito profondamente. “Quando l’ho capito, ho realizzato che non era un messia. Era solo un tipo sinceramente innamorato della musica”.

Fu a quel punto che Beck si rivolse a Vaughan: “Sei molto simile a Jimi da questo punto di vista. Io sono solo un impiegato part-time”. Vaughan, col suo sorriso tipico, rispose: “Non so…”

Beck rincarò la dose: “Non sono innamorato della chitarra quanto te o quanto Jimi lo era. Io la prendo e suono, ogni tanto”.
In effetti, la sua passione era divisa. Passava buona parte del tempo a lavorare sulla sua collezione di hot rod e Corvette d’epoca.

La doppia vita di Jeff Beck

“Mi sento in colpa,” ammise Beck. “Ogni cosa che scelgo di fare mi porta via qualcosa. La chitarra mi ruba il tempo per costruire macchine, e le macchine portano via tempo al suonare.”

Eppure, proprio questo equilibrio lo teneva vivo. “Mentre costruisco, penso a fraseggi, a musica. È forse per questo che riesco ancora ad avere interesse per la musica dopo più di trent’anni.”

Due eredità immortali

Stevie Ray Vaughan, come Jimi Hendrix, ci ha lasciato troppo presto. Ma entrambi hanno lasciato un’eredità che continua a ispirare generazioni di chitarristi.

Quanto a Jeff Beck, pur definendosi “un impiegato part-time della chitarra”, ha continuato a riscrivere le regole dello strumento. Senza plettro, con le dita, il controllo del volume e la leva del whammy bar, Beck ha fatto parlare la sua chitarra come nessun altro.

E a volte, è proprio chi si definisce part-time a dare le lezioni più durature.

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Giuseppe Ruocco