Una dozzina di date, una serie di sold out con la perla dello show in un luogo carico di significato, Assisi, città simbolo di pace. Una setlist rodata ma sempre emozionante, che attinge da quasi una trentina di canzoni, creata con piccoli cambiamenti sera dopo sera a seconda degli interpreti, del luogo e del mood di un artista controcorrente che durante la sua lunga carriera non è mai sceso a compromessi. Il “Tour nei Teatri” Sono solo canzonette 2025 chiude l’anno facendo tappa a Cremona, all’Infinity 1: riusciranno il novello Peter Pan e la sua fedelissima Be Band a far scattare la scintilla anche in una location tutta nuova e ancora da scoprire?

Edoardo Bennato e la Be Band sul palco. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato, © Gaspare Vaccaro

La musica di Edo: un ponte tra realtà e visione

Ogni fine è un inizio, ogni inizio una fine

“Ebbi dei dubbi, sì

Ebbi dei dubbi, no

Ebbi dei dubbi mamma

E tanti ne avrò

Chi dubbi non ne ha

Chissà cosa farà

Dimmi, dimmi, dimmi, dimmi

Tu quanti dubbi hai”

Le parole di Edoardo Bennato sono la scintilla, non il fuoco. Sono il dubbio che si insinua, l’intuizione che richiede poi il coraggio della ricerca nei libri, nei saggi, nel tempo lento del pensiero. E poi c’è la sua musica, un’esperienza catartica, liberatoria: rock e blues si fondono nella tradizione napoletana, l’opera di Rossini si immerge nel Mediterraneo e le sue canzoni diventano immortali, come solo un vero e proprio innovatore può fare.

Il concerto inizia con un ritorno alle sue radici, quando aveva esordito da solo e aveva provato in tutti i modi a farsi notare dagli indolenti (e insolenti) agenti delle case discografiche. Un vero one man band, con tamburello a pedale, armonica, kazoo e l’inseparabile chitarra, ci accoglie tra gli applausi fragorosi con l’ormai noto medley Abbi dubbi/Sono solo canzonette/Il gatto e la volpe, immancabili per spiegare da dove tutto è nato.

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Comincia così un viaggio emozionale nel suo mondo artistico, un ponte tra realtà e visione, dove ogni brano racconta una storia che va oltre l’apparenza. Ad accompagnarlo nel tragitto la straordinaria Be Band al completo con Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli alle chitarre, Arduino Lopez al basso, Roberto Perrone alla batteria e Raffaele Lopez alle tastiere. 

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Da La torre di Babele ad A cosa serve la guerra: lo spirito di Edo, il cuore della Be Band

Siete o non siete i padroni della terra?…

Con La torre di Babele volevo provare a spiegare il senso biblico di un’umanità cieca nella sua rincorsa alle armi, tale da arrivare a sfidare la divinità stessa in un’escalation incontrollata ed incontrollabile…”.

Dopo anni e anni di gavetta Bennato riesce a pubblicare, a partire dal 1973, i primi tre dischi, tutti già di buonissimo livello, ove mette a fuoco melodie e liriche tenendo a bada la sua anima ribelle, il suo spirito rivoluzionario utilizzando ironia e sarcasmo. La sua è una crescita continua che porta a La torre di Babele e al successo nazionale di Burattino senza fili (1977), primo straordinario concept album.

Proprio da questi due lavori è tratto il maggior numero dei pezzi in scaletta nella prima parte dello show. La torre di Babele è un ruggito feroce, Mangiafuoco una torrida danza tribale in cui Scarpato per un attimo torna al suo vecchio amore, la batteria, lasciando a Perrone i riflettori alle percussioni.

Porcelli (Gibson Bluesmaster), Bennato (Marvit CF-55) e Scarpato (Les Paul ’59) in Quando sarai grande © Laura Gastaldi

La recente Mastro Geppetto, scritta appositamente nel 2017 per il quarantennale di Burattino senza fili, si incolla perfettamente al materiale d’epoca che prosegue perentorio con l’applauditissima È stata tua la colpa, le trionfali Quando sarai grande, La fata e l’immancabile, tagliente, Cantautore, così attuale nel raffigurare l’insostenibile schizofrenia della società odierna. 

L’uomo non sembra aver imparato niente dai suoi errori, e allora, facendo un balzo in avanti nella discografia bennatiana, bisogna cantare ancora e ripetutamente A cosa serve la guerra, da quel piccolo capolavoro dal titolo L’uomo occidentale (2003), scritta a quattro mani con il fratello Eugenio e carica di immagini e sensibilità: “La guerra è un caso irrisolto perché la sua soluzione è che il più debole ha sempre torto e il più forte ha sempre ragione”

Il pubblico approva, canta e ascolta le frasi illuminanti di un Bennato loquace, felice di condividere il suo spettacolo, ben congegnato anche dal punto di vista scenico grazie a un grande schermo con immagini legate ai brani proposti, con la duplice intenzione di far divertire e riflettere. Umile, ma pure fiero nell’evidenziare le sue incertezze in un mondo polarizzato, diviso, con “I buoni e i cattivi” a far da principio discriminante, con il bianco e il nero in un universo che dovrebbe essere a colori. E questi concetti riecheggiano continuamente nelle sue canzoni, tra le quali splende una sempre toccante L’isola che non c’è, perla inestimabile da Sono solo canzonette, una delle opere indimenticabili del 1980…

Un evergreen, L’isola che non c’è, e l’apoteosi di un nuovo classico: A Napoli 55 è ’a Musica

Non ci sono parole per descrivere l’emozionante atmosfera che si respira quando attacco le prime note de L’Isola che non c’è. Io e Edoardo soli per un attimo, pronti a rivivere le dolci sensazioni di un brano immortale, ininterrotto sogno di libertà e desiderio di lasciarsi trasportare da una favola…mi commuovo sempre”. Gennaro Porcelli

L’isola che non c’è è la canzone della speranza in un mondo sempre più assurdamente “Collodiano”, con le sue crepe, i suoi deserti e le sue città sommerse. È un’utopia pronta a diventare realtà, un luogo a sé stante di conforto e redenzione, con tutta la sua bellezza impossibile. L’isola da preservare, il luogo nel quale confidare, rifugiarsi e sempre da ricercare potrebbe essere proprio la musica, ancora di salvezza e riscatto. Così almeno è stato per tanti e, soprattutto, per Edoardo Bennato.

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“Sono nato in Viale Campi Flegrei 55, un numero che mi piace

che suona bene e che mi ha portato sempre fortuna

e ha portato fortuna anche a tutti i miei amici del cortile

che mi seguono da sempre

perché insieme ci divertiamo

in fondo era scritto nei numeri, nel destino…

Pecchè a Napule 55 è ’a musica”

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Pronti a salpare (2015) contiene una gemma come A Napoli 55 è ’a Musica, il racconto della vita artistica di Bennato in versi, che diventa il fiore all’occhiello dei suoi recenti, fenomenali show. Un blues scintillante, a dimostrare la complementarietà tra le sue canzoni dei primi tempi e le ultime, e che figura anche nella bellissima raccolta Live Anthology (2018). Un brano destinato fin dall’inizio a diventare un nuovo classico nei concerti e trampolino perfetto per esaltare le doti del suo gruppo.

Giuseppe, Edoardo & Gennaro. Per gentile concessione di Giuseppe Scarpato, © Gaspare Vaccaro

Edo, ovviamente, se ne intende di chitarristi. Uno che in carriera ha suonato con B.B. King, Jeff Healey e Albert Collins, oltre ad avere avuto tra le sue fila Lucio Bardi, Claudio Bazzari, Roberto Ciotti e Luciano Ninzatti non poteva esimersi dal cercare personalmente i futuri virtuosi della sei corde. All’ombra del Vesuvio ha pescato due talenti naturali: Giuseppe Scarpato, il re della chitarra rock, e Gennaro Porcelli, il gioiellino del blues italiano.

Scarpato è sinonimo di musica a 360 gradi. Produttore, arrangiatore, autore di sonorizzazioni, ha suonato Paganini proprio qui a Cremona con violinisti di fama internazionale e da tempo è il consulente stretto di Bennato, sia in studio che in questi fantastici live. 

Porcelli è il Johnny Winter partenopeo. I suoi dischi (il bellissimo Me, You and the Blues, la sua ultima fatica, è del 2023) trasudano sangue, sudore e lacrime, e in carriera ha condiviso il palco con Warren Haynes, Keb’ Mo’ e Buddy Whittington.

Vedere questi due virtuosi e grandi trascinatori incrociare le proprie Gibson durante A Napoli 55 è ‘a Musica e poi lasciarsi andare, nota su nota, assolo su assolo è qualcosa di magico e indescrivibile. Bisogna viverlo, per sentire i brividi e tornare per un attimo bambini, ma di questo ne parleremo più avanti.

Il tonitruante rock del Rinnegato si tuffa nell’alta marea di Nisida 

L’Infinity 1 è una novità per Cremona, un gran teatro allestito in un padiglione della Fiera che si è dimostrato accogliente per i posti a sedere, ma deludente per l’acustica: spesso è risultato difficile sentire fluire bene le voci, con cambi di volume a tratti fastidiosi.

Il nuovo secolo ci ha consegnato un Bennato meno prolifico, ma tanto, tanto ispirato. A riprova abbiamo altri due pezzi da novanta dell’ultimo periodo in setlist: La calunnia è un venticello, dedicata a Enzo Tortora e Mia Martini, con citazioni dal Barbiere di Siviglia, seguita da È lei, ballata delicata aggrappata a un lembo di speranza per il futuro. Un futuro del quale Edoardo è preoccupato, pensando soprattutto all’adorata figlia Gaia, appena ventenne. 

Chissà cosa accadrà nei prossimi tempi. Di certo, però, non ci si stancherà mai di sentire un pezzo irrinunciabile nella scaletta che ci riporta all’esordio, Non farti cadere le braccia (1973): Rinnegato scatena emozioni primordiali ed è un continuo interagire tra il ribelle di Bagnoli e la sua Be Band. E a proposito di band, Edo se ne intende anche di batteristi e bassisti. Uno che ha avuto tra le sue fila Tony Esposito, Tony Cercola, Mario Insenga, Kenny Aronoff, Pino Palladino e Gigi De Rienzo non poteva che scegliere Roberto Perrone, un dolce uragano dietro alle pelli e Arduino Lopez, cuore pulsante, centro di gravità permanente, entrambi fenomenali nel cadenzare le ammalianti ritmiche della dolcissima Io vorrei che per te.

Come si potrebbe rappresentare senza di loro e di quei due malandrini dei chitarristi l’epopea de Il rock di Capitan Uncino, meravigliosa sintesi di caos organizzato con una tastiera tumultuosa e martellante?

Eh, sì, infatti Edo la sa lunga anche riguardo ai tastieristi. In carriera si è esibito con una leggenda come Billy Preston, ha assoldato Maestri quali Ernesto Vitolo, Vince Tempera, e quindi la scelta non poteva che ricadere sull’eclettico Raffaele Lopez, pianista tuttofare.

Bennato e la sua ciurma scatenati durante Il rock di Capitan Uncino © Laura Gastaldi

Il giro sull’ottovolante bennatiano regala un’arguta riflessione sui sentimenti con In amore, prima della tempesta sonora di Asia, che in mezzo a schitarrate laceranti lancia un urlo di sgomento e paura, incredibilmente con maggiore attualità ora rispetto a quando fu concepita (1985, da Kaiwanna).

Con Il tocco romantico di Una settimana…un giorno, dopo due ore vibranti, lo spettacolo sta per volgere al termine. Eterno bastian contrario, sincero e capace di provocare con astuzia, lo scugnizzo di Bagnoli chiude con l’apparente dolcezza di Nisida, un reggae che sembrerebbe cullare gli spettatori verso casa, e invece è tuttora uno sfogo, un grido d’amore e di dolore nei confronti della sua Napoli.

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Una conclusione agrodolce, tuttavia gli ultimi minuti della canzone sono un inno alla vita, alla musica, alla positività, all’unità di intenti, con una richiesta finale molto particolare da parte di Edoardo…

Il finale di Nisida: salti a suon di reggae

E stato bellissimo, soprattutto la fine, quando Edo ha detto ‘Saltate tutti e tornate bambini’, e io ho chiesto a mamma e papà: ‘Cosa intende per tornare bambini?’ Io sono già bambina…”. Carlotta, 10 anni

A Cremona si è visto un pubblico felice e variopinto come le bancarelle di una città in festa: c’era chi, un poco ingrigito, ha certamente vissuto tutti i momenti storici del cantautore “sbandato”, ma erano presenti anche giovani e bambini, irretiti dalla favola di Pinocchio e dalle acrobazie di Peter Pan, innamorati del Gatto e la Volpe e del coccodrillo di Capitan Uncino.

I bambini, appunto, con le loro frasi di un’ingenuità spiazzante. “Io sono già bambina”, assicura Carlotta, dieci anni, con quel “già” a puntualizzare uno stato di arrivo e non di partenza. Poche parole che scardinano le ovvietà e fanno riflettere su come per noi “grandi” a volte sia necessario effettuare un percorso a ritroso.

E proprio questa è la filosofia, la lezione di Bennato con le sue favole e tutta la sua musica…

Un uomo che ha sempre cercato di rimanere bambino, non si è mai fatto ingarbugliare in cose da grandi, per rimanere vivo e libero, un Peter Pan con la voglia di sorprendere e sorprendersi sempre.

“È tutto scritto

Catalogato

Ogni segreto

Ogni peccato

Saprai perché…

Quando sarai grande”

Le chitarre del “Trio”: curiosità e aneddoti sulle sei corde utilizzate nello show

Cominciamo dal Grande Capo, che per tutto il concerto ha sciorinato la sua Marvit CF-55, felice di possedere una chitarra “partenopea”, costruita da Marvit Guitars, brand con sede proprio a Bagnoli, ai Campi Flegrei. Quando si dice giocare in casa! Si tratta di una 12 corde super-leggera, con le dimensioni di una solid-body tipo Telecaster, ma con il volume ed il suono di una acustica. 

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Giuseppe Scarpato è da tempo Gibson ambassador. Ci ha proposto le sue adorate Les Paul ’59 VOS R9, soprattutto nella seconda parte dello show, e Goldtop ’57. Chitarrista eccelso, un mix di eleganza e passione, di raffinatezza e urgenza espressiva, non ha disdegnato di citare nei suoi acrobatici “solo” alcuni dei suoi gruppi preferiti, dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, passando per i Dire Straits e i Police. Il suo magico tocco di slide in È lei e il wah-wah prima tenebroso in Asia e poi “rilassato” in Nisida sono gli altri highlights di una bellissima serata.

I ricami acustici sono avvenuti invece su una splendida J-45, senza dimenticare le sorprendenti performance al banjo, un fantastico, storico Epiphone usato in Mastro Geppetto e L’isola che non c’è.

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Gennaro Porcelli il blues ce l’ha nel sangue, è la sua forza distintiva. Basti ascoltare la sua incredibile slide in A Napoli 55 è ’a Musica, un brano ove ci mostra quanto sia eccellente in tutto. Elmore James, Johnny Winter, Cream, Santana, Peter Green e John Hammond Jr. (prediletto anche di Bennato) fanno capolino mentre a mano mano sfilano le canzoni dello show, ma alla fine le note che escono dalle corde della sua ormai mitica Les Paul ’60 e dalla rara Keb’ Mo’ Bluesmaster acustica sono le sue, uniche e irripetibili. Come irripetibile è ogni concerto di Edoardo Bennato, in cui questi ragazzi straordinari non suonano mai una nota uguale all’altra. 

La magia di A Napoli 55 è ’a musica © Laura Gastaldi

Scaletta di Cremona

  1. Medley: Abbi Dubbi/Sono solo canzonette/Il gatto e la volpe
  2. La torre di Babele
  3. Mangiafuoco
  4. Mastro Geppetto
  5. É stata tua la colpa
  6. Quando sarai grande
  7. La fata
  8. Cantautore
  9. A cosa serve la guerra
  10. L’isola che non c’è
  11. A Napoli 55 è ’a musica
  12. La calunnia è un venticello
  13. É lei
  14. Rinnegato
  15. Io vorrei che per te
  16. Il rock di Capitan Uncino
  17. In amore
  18. Asia
  19. Una settimana… un giorno
  20. Nisida

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Alessandro Vailati