La stagione del Blue Note è ricominciata da circa due mesi e lo storico locale milanese ha già registrato oltre 30 sold out. Tra le tante iniziative presentate nel programma di JAZZMI di quest’anno, le due serate di Mike Stern con la sua band erano sicuramente tra le più attese. Siamo tornati nel tempio della musica live per l’ultimo set del grande chitarrista americano e vi raccontiamo la serata.

Essere ospiti del Blue Note è sempre un gran piacere, l’atmosfera è unica e il clima è ideale per gustarsi al meglio il concerto. Ringraziamo il locale e vi invitiamo a controllare spesso la programmazione sul sito ufficiale. Uno dei prossimi appuntamenti per gli appassionati della sei corde sarà quello del 27 novembre con Ana Popovic, chitarrista che abbiamo già avuto il piacere di intervistare su Planet Guitar.

Questa sera però siamo qui per Mike Stern con la sua band. Sarà l’ultimo set di questa due giorni milanese e, a giudicare dalla fila all’ingresso, si va verso un altro sold out. Del resto, non capita tutti giorni di avere la possibilità di ascoltare dal vivo in Italia il grande chitarrista, che ha suonato, tra gli altri, con Miles Davis, Billy Cobham e Jaco Pastorius.

La strumentazione di Mike Stern e Leni Stern

Appena entrati facciamo in tempo a fare un giro vicino al palco per dare un’occhiata alla strumentazione. Sono ben tre i combo Fender sul palco: due Twin Reverb per Mike e uno per la moglie Leni, che lo accompagnerà alla chitarra. Mike suonerà con la sua chitarra signature Yamaha PAC1611MS, mentre c’è una bella Fender Stratocaster ad attendere Leni. Riusciamo anche a dare uno sguardo alle due pedaliere. Quella di Leni è veramente minimale: un accordatore Polytune, un Boss DD-3T Digital Delay, un Electro Harmonix Nano Deluxe Memory Man e un distorsore Free The Tone HB-2 Heat Blaster. La pedaliera di Mike è invece dominata dal marchio Boss: riconosciamo l’accordatore TU-3, due Digital Delay, due Super Overdrive (di cui uno ci sembra della serie Waza Craft) e l’MO-2Multi Overtone. Vediamo anche un overdrive Vemuram Jan Ray.

Fender 65 Twin Reverb

Fender 65 Twin Reverb

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tc electronic PolyTune 3 Tuner/Buffer

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Boss DD-3T Digital Delay

Boss DD-3T Digital Delay

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Electro Harmonix Nano Deluxe Memory Man

Electro Harmonix Nano Deluxe Memory Man

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Boss TU-3

Boss TU-3

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Boss SD-1 Overdrive

Boss SD-1 Overdrive

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Boss SD-1W Super Overdrive

Boss SD-1W Super Overdrive

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Boss MO-2 Multi Overtone

Boss MO-2 Multi Overtone

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Vemuram Jan Ray Overdrive

Vemuram Jan Ray Overdrive

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Mike Stern e la sua band: un concentrato di maestria

Alle 23 precise ecco salire sul palco la band e Mike annuncia il primo brano, scritto proprio dalla moglie Leni. In Like a Thief è proprio lei a suonare l’n’goni, uno strumento a corde africano, ed è anche la voce solista. Il pulitissimo Mike la accompagna con accordi misurati e precise scale sulla sua Pacifica, mentre il sax, suonato da Bob Franceschini, trova già il modo di farsi sentire.

Il secondo brano è Connections, estratto dall’ultimo disco pubblicato da Mike lo scorso settembre, Echoes and Other Songs. Il ritmo sale vertiginosamente con questo pezzo, dove Leni ha imbracciato la Strat, mentre Mike duetta con il sax. Ecco anche il primo spazio per il suo assolo. Le scale si sprecano e Mike si scatena con un fraseggio ricco e puntuale, rimanendo sempre vicino al ponte della sua Pacifica con la plettrata.

Sono incredibili minuti di grande fluire musicale, dove percepiamo tutte le vibrazioni a cui Mike ci ha abituato nel corso della sua carriera. Il sax di Bob rientra per il gran finale, in cui è lui a tenere le fila del fraseggio, in un continuo crescendo ritmico. Ma in questo brano c’è spazio per tutti, del resto siamo a sentire la Mike Stern Band. Ecco allora Leni fraseggiare con la Strat, seguita a ruota dal contrabbasso di Chris Minh Doky e dalla batteria suonata da una vera leggenda, Dennis Chambers.

Mike ci presenta questa stratosferica band, prima di suonare Echoes, un altro dei nuovi brani. Questa volta è la sua chitarra a dare inizio al pezzo: un suono clean, dove sentiamo un po’ di riverbero e delay e null’altro. Il tema è guidato dalla chitarra e dal basso, ma è poi con il sax che Mike dialoga su un chorus molto bello. Con Dennis alla batteria si gioca con il ritmo, per questo brano bellissimo.

Per il successivo brano è ancora Mike a cominciare, cantando le note che suona sulla sua Yamaha, come sanno fare solo i veri padroni dello strumento. Un pezzo armonioso, in cui ancora una volta il sax di Bob aggiunge molto colore e la Strat di Leni si fa sentire con un altro bell’assolo. Possiamo dire che la coppia Stern ci sa decisamente fare con le sei corde.

Per il pezzo che segue Mike rimane sul palco da solo con Dennis. In questo momento riusciamo ad apprezzare ancora meglio tutta la maestria del chitarrista americano. Dà sfogo al suo stile, con Chambers come metronomo umano a tenergli il tempo. Probabilmente è uno dei concerti con suoni più clean che ho ascoltato negli ultimi 10 anni. Ancora bellissimo l’apporto dato al brano dal resto della band, soprattutto dal sax di Bob, di cui siamo già diventati fan. Anche Chris dimostra però di saperci fare con il suo contrabbasso: mentre tutti gli altri musicisti si riposano un momento, si scatena prima da solo, poi suonando su una base.

Il concerto prosegue mantenendo sempre un altissimo livello, soprattutto grazie al fraseggio di Mike, veloce ma sempre preciso e ispirato. Incredibile poi il suo senso ritmico, che dimostra riuscendo a stare dietro a Chambers, che fa letteralmente quello che vuole con la sua batteria e cambia tempo a velocità incredibile. Il loro è quasi un gioco per vedere se qualcuno dei due perde un colpo o va in difficoltà, cosa che ovviamente non succede affatto. Il pubblico percepisce il grande momento è applaude visibilmente.

Il bis è affidato a un pezzo di Jimi Hendrix, un ritorno alle origini per Mike, in quanto uno dei primi chitarristi che ha ascoltato e provato ad imitare. Red House è il brano scelto e Mike lo canta anche alla grandissima. Sentire Hendrix con questi suoni è strano, eppure la cosa grandiosa è che non si tratta di una semplice cover, ma di Mike Stern che reinterpreta Hendrix.

A concerto finito scambiamo quattro chiacchiere con la gentilissima Leni, che ci parla della sua Strato. Il modello è Custom Shop degli anni ‘80 e ha fatto rifinire il manico per comodità. La finitura Gold si è piano piano consumata, e lo strumento mostra ora un bellissimo relic naturale (potete vederlo qui). Notiamo anche che la meccanica del Mi cantino è modificata: una Gotoh ha sostituito la Fender standard.

All’uscita riusciamo anche a salutare Mike che, dopo qualche foto con i fan, attende il taxi fuori dal locale con la moglie. La semplicità e l’umiltà di un musicista straordinario si nota in questi momenti: domani suoneranno a Budapest e quindi è importante rientrare presto in albergo e riposarsi, ci spiega. Gli sarebbe piaciuto fermarsi in Italia qualche giorno in più, ma non è stato possibile. L’appuntamento con Mike e la sua band è quindi per la prossima occasione, ma se volete scoprire qualcosa in più sul grande chitarrista, vi consigliamo di vedere la sua recente intervista con Rick Beato.

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Riccardo Yuri Carlucci