Scott Henderson, chitarrista americano tra i più grandi esponenti dello strumento per il genere jazz e fusion, passa ormai quasi ogni anno nel nostro Belpaese per qualche data con il suo mirabolante trio. L’occasione si è ripetuta anche nel 2024, per ben tre date del suo Karnevel! tour, che attraverserà tutta Europa e approderà anche in Cina e in India ad aprile. Noi di Planet Guitar abbiamo preso l’auto e siamo andati a sentirlo anche per voi!

© Shutterstock / Dziurek

Io ed Emanuele arriviamo allo Zio Live Music sotto una pioggia battente. Non è il clima ideale per andare in giro e il posto ci sembra un po’ fuori mano, ma siamo fiduciosi che ci aspetta una grande serata. Ci mettiamo in fila, non hanno ancora aperto e quindi speriamo anche di avere buone posizioni. È un concerto in cui ci sentiamo di abbassare la media di età delle persone presenti, ma questo non è di per sé un male. Anzi, speriamo di fare qualche amicizia e recuperare qualche contatto. Chissà, magari riusciremo a salutare Scott e i suoi musicisti a fine concerto.

Entriamo con largo anticipo: Scott inizierà alle 22:45 e noi siamo arrivati alle 20:30. Siamo veramente vogliosi di ascoltare questo concerto, non c’è alcun dubbio. Ci accomodiamo sui divanetti in alto, in una sorta di galleria che ospita chi ha acquistato il biglietto per il posto in piedi. La situazione sembra quella giusta, abbiamo anche modo di dare un’occhiata alla strumentazione di Scott e alla sua pedaliera con grande calma. Notiamo subito la testata Suhr, che dovrebbe essere una SH100, il combo Fender, che ci sembra un Hot Rod Deluxe, e una seconda testata, ma non riusciamo a immaginarci chi la utilizzerà.

Fender Hot Rod Deluxe IV

Fender Hot Rod Deluxe IV

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Mentre aspettiamo facciamo conoscenza con Paolo Siconolfi, un fonico e grande appassionato di musica che ci racconta un fantastico aneddoto targato 1982. La storia è quella legata alla ricerca di un video bootleg introvabile e alla performance di una formazione fusion con musicisti incredibili. Quel gruppo fece una sola esibizione al Montreux Jazz Festival di quell’anno e Paolo è riuscito a trovare il video originale e a migliorarlo. Se siete curiosi, guardate qui, ma ne riparleremo in futuro…

Nel mentre, e per puro caso, stringiamo amicizia anche con Roger Salem, promoter di Scott per le sue date in Svizzera, che ci scatta anche qualche foto. Roger ci racconta della sua amicizia con Steve Hackett, dei molteplici concerti a cui ha assistito e dei musicisti con cui ha collaborato o che ha conosciuto. Roger è davvero un bel personaggio ed è molto affabile con noi, contando anche che ci conosce da appena 5 minuti.

È salito dove siamo ora perché, incredibilmente, siamo seduti dove Scott ha deciso di installare i suoi microfoni per registrare il live di questa sera. È proprio Roger infatti a far partire la registrazione, chiedendoci anche di non fare molti rumori durante il concerto, per non rovinare il file audio. Immaginiamo quindi che questa sera non avremo grossi problemi di ascolto. Ci tappiamo la bocca (molto difficile per due come noi), ma ci sentiamo davvero molto fortunati.

Jeff Aug: la potenza del fingerpicking

Aspettiamo fino alle 22 per sentire le prime note, ma, come forse avete capito, l’attesa non è stata improduttiva. Il locale ora è bello pieno e in totale ci saranno più o meno altre cento persone oltre a noi.

L’opening act è affidato a Jeff Aug, che collabora con Scott per il booking del tour. Sarà in grado di reggere il confronto con il maestro Scott? Jeff sale sul palco da solo, con la sua chitarra acustica, e, dopo pochi secondi dall’inizio del primo brano, percepiamo subito un grande talento. Utilizzando interamente la tecnica del fingerpicking, con un’ottima dinamica nella mani, Jeff sfodera delle sonorità che spaziano dal folk, al country, al rock. I brani ci sembrano sfumare l’uno nell’altro, senza soluzione di continuità, creando una magica atmosfera. 

Lui è di Washington D.C., ecco spiegata anche l’origine delle sue sonorità, ma vive in Europa da molti anni. Dead Tuna Boogie è uno dei brani che ci propone, per una scaletta che include canzoni vecchie, qualcuna del nuovo album, ma anche brani non ancora incisi. The Edible Animal è una di queste.

Jeff ci racconta che con Scott gli capita di suonare in tanti jazz club e spesso gli aficionados non apprezzano il suo stile basato sulla chitarra acustica fingerpicking. Ecco perché ha scritto Listen Up, Jazzhole! pensando a loro. Come dicevamo, sono molte decadi che vive in Europa, dove ci sono sì ottime persone, ma non sempre i vicini sono tutti affabili. Fuck the Neighbors ha in effetti un titolo autoesplicativo, ma ci teneva a darci un minimo di contesto. Anche qualche pezzo più ritmato, come questo, fa capolino nella setlist di stasera, dove l’unico effetto che ci sembra di sentire è un po’ di delay. Il brano successivo, di cui purtroppo ci perdiamo il titolo, a tratti ci sembra una One Of These Days dei Pink Floyd in versione acustica fingerpicking. Veramente meraviglioso.

“Grazie per essere venuti, per essere rimasti e per non aver tirato nulla sul palco. San Valentino è passato da poco, ma potete comunque regalare ancora qualcosa a qualcuno che amate. Soprattutto perchè domani andiamo in Svizzera e quindi ci dobbiamo liberare dei CD per evitare che ci fermino alla dogana”. È anche simpatico il buon Jeff e prova in tutti modi a vendere Living Room Session e Kiss of the Liquid Moon, i suoi ultimi lavori in studio.

Boots On Fire è, a suo dire, un pezzo che sarebbe nato dall’incontro tra i Grateful Dead, i Motörhead e i Lynyrd Skynyrd, ed è l’ultimo che ascolteremo questa sera. In questa mezz’ora di ottima musica, Jeff riesce a ricordarci, se ancora ce ne fosse bisogno, qual è il potere di una chitarra acustica nelle mani di un grande interprete. Merita assolutamente un ascolto e vi invitiamo a seguirlo sui social e a visitare il suo sito web.

Scott Henderson Trio: il culmine della chitarra elettrica

Nella pausa, subito dopo la fine del set di Jeff, ci ricordano che non si può filmare e fare fotografie del live di Scott. Meglio così, ci godremo ancora di più la sua musica. Il chitarrista americano è in tour per presentare il suo nuovo disco, Karnevel!, e la formazione del trio è completata da Romain Labaye al basso e da Archibald Ligonnière alla batteria. I due musicisti francesi sono collaboratori ormai stabili da un po’ di anni di Scott, infatti il primo tour con questa formazione risale al 2016. Io avevo già avuto la fortuna di sentire il trio nell’aprile del 2022 al Blue Note di Milano, ma questa sera è la prima volta per Scott e compagni allo Zio Live Music, per la terza e ultima data di questo passaggio in Italia.

Ore 22:45 e siamo pronti a farci liquefare dalle vibrazioni elettriche. Scott sale sul palco con la sua Suhr Scott Henderson signature in finitura Seafoam Green, mentre noi ci prepariamo a buttare tutte le nostre chitarre nel mare a fine concerto. Non crediamo che l’acquisto del suo modello signature potrebbe farci avvicinare al suo livello, però un pensiero folle lo possiamo tranquillamente fare.

Suhr Scott Henderson SFG

Suhr Scott Henderson SFG

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Ancora prima di suonare la prima nota, Scott presenta il suo trio, dimostrando già tutta la sua umiltà. Poi, per il primo brano, inizia a suonare da solo, giocando con il pedale del volume che aziona con il suo piede destro. Uno spettacolo a vedersi. Il suo suono è magnifico, vibrante, quello di chi ha interiorizzato lo strumento in lungo e in largo e ha scomposto le scale in ogni dettaglio e forma possibile. In particolare, ci colpisce il suo uso della leva del tremolo: ci sembra quasi di vedere un Jeff Beck che ha studiato per altri 40 anni.

Scott Henderson fotografato da Roger Salem

Henderson è talmente bravo da non trovare le parole per descriverlo, e questo primo brano è un crescendo magnifico di sonorità. Le scale, il tapping, gli accordi e chissà cos’altro ancora sono inseriti nel suo playing con grande naturalezza e gusto. Anche Romain si prende il suo spazio e improvvisa, con un suono ciccione e carichissimo di vibes. Ci sarà un auto wah nella sua pedaliera? Non riusciamo a spiegarcelo e a capirlo. Ci accorgiamo però del suo grande talento, per nulla oscurato da Scott. Henderson disannuncia quindi questo primo brano, che era una cover di All Blues di Miles Davis. Una versione, però, che forse Miles avrebbe ottenuto se avesse incontrato Ritchie Blackmore sulla sua strada. Noi crediamo che questa sia una definizione quasi perfetta del suo stile chitarristico.

Scott trova già l’occasione per fare una battuta sull’America contemporanea, ispirandosi al quasi blu della sua chitarra da repubblicani e al rosso da democratici di quella dell’ospite sul palco, Lina Mastalska. Abbiamo capito che Scott non è un grande fan di Donald Trump, anzi lo vorrebbe vedere in galera a realizzare targhe per automobili. Lina è una chitarrista polacca, che vive a Los Angeles e accompagna Scott in tour da qualche anno, e in questa occasione lo aiuterà a suonare alcune parti dei suoi brani. Ecco svelato chi userà quindi la seconda testata presente sul palco. Anche lei suona una chitarra Suhr, che ci sembra essere proprio una Scott Henderson signature, ma nella finitura Fiesta Orange.

Suhr Scott Henderson FO

Suhr Scott Henderson FO

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Karnevel! è la title track dell’ultimo disco, in cui percepiamo anche vibes e influenze orientaleggianti. Quando Scott decide di partire e innalzare il livello tecnico e il volume del suo playing, è davvero indescrivibile. Dovete sentirlo dal vivo per capire. È una macchina da vibrazioni e noi siamo troppo immaturi artisticamente e chitarristicamente per capire tutte le sue mirabolanti evoluzioni armoniche, melodiche e tecniche. Dopo il brano Scott ci invita a passare a trovarlo a fine concerto per acquistare il CD, e dargli un po’ dei nostri soldi. L’invito è per noi irresistibile, ma abbiamo ancora molto da ascoltare.

E’ il momento di una dedica ai Tower of Power, formazione funk e soul che Scott ci confessa di aver visto almeno dieci volte e in cui ha trovato sempre ispirazione. Passare dall’ascolto di Soul Vaccination, brano del 1973 di quella band, alla scrittura di Covid Vaccination per omaggiarli è stato quindi un attimo. Anche questo è un brano che mescola follia e bravura, con Scott che ci stende a ogni bend che tira.

È veramente un chitarrista magnifico, probabilmente l’apice di quanto si può fare con una chitarra elettrica. Il suo infatti è un playing che sfrutta non solo le caratteristiche musicali ed espressive della chitarra, ma anche le potenzialità fisiche e costruttive dello strumento. Giocando con il potenziometro del volume, la leva del tremolo, l’uso di feedback, gli effetti dei pedali e tanto altro, Scott è una vera vibe station vivente (proprio come il titolo di un suo disco del 2015).

Dopo un brano degli Weather Report, di cui purtroppo ci perdiamo il titolo, e un check con il pubblico presente, invitato a non dormire ma piuttosto a bere per rimanere sveglio (ma come potremmo mai dormire con la tua musica, caro Scott?), c’è spazio per il talento di Archibald alla batteria, con l’occhio di bue puntato su di lui. Poi il trio esegue un’altra canzone estratta dal disco nuovo, ma neanche Scott si ricorda il titolo. Sul palco infatti non sembra esserci una scaletta (ed è il motivo per cui non riusciremo a fornirvela a fine articolo), e Scott chiama il pezzo successivo con un semplice “What’s up next?” rivolto ai due suoi compagni di trio.

Il look di Scott è veramente underground: un semplice jeans, una maglietta e un berretto bastano ad incantare il suo pubblico. Ogni brano è veramente un viaggio nelle potenzialità espressive del nostro strumento preferito, un concentrato di storia di più di sessant’anni di chitarra in un live. Scott dimostra che non serve per forza essere appariscenti ed estrosi per essere degli artisti.

Siete mai stati su un aereo per un lungo viaggio e vi è mai capitato di dover andare in bagno ma di essere al posto numero 2, lontanissimi dalla vostra destinazione? Ecco spiegato Sky Coaster, altro brano estratto dal nuovo disco. Scott ammette di avere qualche problema con gli effetti in questo live, ma noi veramente non ce ne eravamo accorti. “Pensavate di assistere a uno show professionale, e guardate invece che succede!”, ci dice divertito. Succede che stai suonando divinamente, Scott, non ti preoccupare.

Rimangono solo Scott e Archibald per la parte centrale di questo ennesimo tambureggiante brano, che ci lascia completamente esterrefatti. Romain invece, con il classico Fender Jazz Bass nero ci delizia ancora un po’ con il suo talento, in uno spazio tutto suo. I due chitarristi sul palco addirittura si inginocchiamo per lasciargli la scena, per un grande momento musicale. Per il brano successivo è proprio Romain a iniziare, con un potente riverbero sul suo basso. Anche Archibald si inginocchia, quindi ora sono tre i musicisti in adorazione di fronte alla potenza della musica. Tra Romain, Archibald e Lina facciamo seriamente fatica a dirvi chi ci ha impressionato di più. E un divertito Scott, che osserva i suoi fedeli musicisti con fare compiaciuto, è un segnale del fatto che dev’essere molto soddisfatto della scelta dei suoi collaboratori.

Lina Mastalska fotografata da Roger Salem

Durante uno dei classici di Scott, Lina dà prova di non essere una semplice spalla che lo accompagna. Con lo slide ci sa fare alla grandissima e la personalità per stare sul palco con il chitarrista americano non le manca assolutamente. Rimaniamo colpiti dal suo stile e dalla sua attitude e ci piacerebbe conoscerla meglio in futuro. Per il momento, vi invitiamo a visitare il suo sito ufficiale e i suoi profili social.

Siamo già arrivati al bis. Scott ringrazia il pubblico e il locale, si è divertito esattamente come gli avevano detto. Personalmente confermiamo che lo Zio Live Music è davvero un ottimo posto per ascoltare musica dal vivo, con un’acustica che ci ha colpiti. Ora il trio suonerà del blues, quindi Scott ammette che non serve esattamente essere accordati, ma lo farà lo stesso. Dà quindi un consiglio a tutti i chitarristi: non perdete troppo tempo ad accordare lo strumento! L’ultimo, infuocato e incendiario brano sfrutta gli effetti in modo magistrale, e, dopo circa 1 ora e 40 minuti di suoni massacranti, si conclude il concerto.

Torniamo subito nella parte bassa del locale ancora con il corpo che vibra. Acquistiamo ovviamente ben due CD di Jeff Aug, riusciamo a salutare Riccardo Cappelli, che ha organizzato queste date di Scott in Italia, e andiamo a incontrare e a ringraziare Romain, Archibald, ma soprattutto Lina e Scott. Tutti si dimostrano molto disponibili e affabili e riusciamo anche a strappare un saluto per i nostri social al grande chitarrista americano. Acquistiamo anche noi una copia di Karnevel!, che chiediamo poi di dedicare al nostro amico e collaboratore Paul Audia (per ovvi motivi, che potete constatare qui). In posti come questi è anche più facile incontrare i musicisti ed è proprio per questo che sono i nostri preferiti. 

Lo Scott Henderson Trio e Lina Mastalska fotografati da Roger Salem

Per i più curiosi, se volete info sulla pedaliera usata da Scott per la serata, potete fare un giro sul suo sito ed esplorare il suo gear. Come uniche differenze rispetto a quanto indicato sul sito, abbiamo notato la presenza di uno Xotic RC Booster Scott Henderson al posto del TWA SH9, altro suo pedale signature, in posizione 2 e un Roger Mayer Voodoo-1 in posizione 1.

Abbiamo però visto il Fulltone Octafuzz, un pedale veramente leggendario, il ZVex Fuzz Factory, l’Arion SCH-1 Stereo Chorus, il Boss RC-5 Loop Station, il Chase Tone Script Wah, il Tech 21 SansAmp MIDI Mouse e soprattutto l’E.W.S. Subtle Volume Control, una creazione di Scott che utilizza costantemente durante il suo playing per controllare il volume senza avere impatti sul gain. Per capire in dettaglio il funzionamento del suo gear e come Scott ha realizzato i collegamenti per il segnale, vi rimandiamo nuovamente al suo sito ufficiale. Fidatevi, ne vale la pena ed è giusto che sia lui a spiegarvelo.

Z.Vex Fuzz Factory Vexter

Z.Vex Fuzz Factory Vexter

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Fulltone Octafuzz OF-2

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Boss RC-5 Loop Station

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Tech 21 SansAmp MIDI Mouse

Tech 21 SansAmp MIDI Mouse

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La serata per noi è stata magnifica. Torniamo a casa sotto la stessa  pioggia battente di qualche ora prima, ma con molte conoscenze, sensazioni e vibrazioni in più. Non vediamo l’ora del prossimo concerto italiano di Scott e, chissà, magari quando tornerà riusciremo a organizzare un’intervista con lui. Noi ci proveremo, ve lo promettiamo.

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Riccardo Yuri Carlucci