Alex Lifeson, nome d’arte di Aleksandar Živojinović, è uno dei chitarristi più influenti nella storia del rock progressivo. Conosciuto principalmente come il chitarrista della leggendaria band canadese Rush, Lifeson ha saputo creare un’identità musicale unica grazie alla sua padronanza dello strumento, all’uso innovativo della tecnologia e alla capacità di fondere diversi stili musicali in un suono coerente e distintivo. Insieme ai suoi compagni di band Geddy Lee e Neil Peart, Lifeson è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada il 9 maggio 1996. Il trio è stato il primo gruppo rock ad essere insignito di tale onorificenza come gruppo. Nel 2013 è stato inserito con i Rush nella Rock & Roll Hall of Fame e si è classificato al 98° posto nella lista dei 100 più grandi chitarristi di tutti i tempi stilata da Rolling Stone.

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Non sono così a mio agio quando si tratta di scale e modi. Prendo la chitarra e suono. È tutta una questione di esplorazione: basta accordare la chitarra come si vuole e iniziare a suonare.

Le radici e l’infanzia

Nato il 27 agosto 1953 a Fernie, nella Columbia Britannica, Canada, da genitori serbi emigrati, Aleksandar Živojinović cresce in una famiglia che valorizza la musica e la cultura. Da giovane, Lifeson sviluppa un interesse precoce per la musica, influenzato dalla vasta gamma di suoni che lo circondano. La sua prima chitarra è un’acustica con corde di nylon e gli viene regalata all’età di 12 anni; come molti musicisti della sua generazione inizia a suonare da autodidatta, cercando di imitare artisti come Jimmy Page, Eric Clapton, Jimi Hendrix e Pete Townshend, i cui stili lasceranno un’impronta duratura nel suo modo di suonare.

Tra tutti i chitarristi, Jimmy Page è stato la mia più grande influenza. Volevo avere il suo aspetto, pensare e suonare come lui. Gli Zeppelin hanno avuto una forte influenza sui Rush durante i primi tempi. Lo stile sciolto di Page mostrava un’immensa sicurezza e non c’erano regole nel suo modo di suonare.

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Ulteriori informazioni

La formazione dei Rush

Nel 1968, all’età di 15 anni, Alex Lifeson fonda una band con il suo amico d’infanzia John Rutsey, alla quale si unisce poco dopo il bassista e cantante Jeff Jones, sostituito successivamente da Geddy Lee, un altro amico di Lifeson. Nascono così i Rush, una band che all’inizio si esibisce principalmente in piccoli locali e nelle scuole, suonando cover di band britanniche e americane.

Nel 1974, i Rush pubblicano il loro omonimo album di debutto, un lavoro fortemente influenzato dal blues rock di band come Led Zeppelin e Cream. Sebbene l’album non ottenga un immediato successo commerciale, riesce a catturare l’attenzione di un pubblico di nicchia e degli addetti ai lavori, ponendo le basi per la crescita della band.

Quando abbiamo firmato il contratto nel 1974, eravamo già insieme da sei anni. Quando nel 1971 in Ontario abbassarono l’età per bere a 18 anni, passammo dal suonare in due o tre scuole superiori al mese a suonare nei club due o tre volte a settimana.”

L’ingresso di Neil Peart

La svolta nella carriera dei Rush arriva nel 1974, quando John Rutsey lascia la band per motivi di salute. Viene sostituito dal batterista e paroliere Neil Peart. Con Peart, la band trova una nuova direzione musicale, abbandonando progressivamente il blues rock degli esordi per esplorare il rock progressivo, un genere caratterizzato da strutture complesse, cambi di tempo frequenti e testi profondi e filosofici. 

Peart diventa rapidamente il principale paroliere della band, permettendo a Geddy Lee e Alex Lifeson di concentrarsi maggiormente sugli aspetti musicali. Il risultato è un suono più sofisticato e intellettuale, che riflette le influenze letterarie e filosofiche di Peart e la continua evoluzione musicale di Lifeson e Lee. Evoluzione che si manifesta chiaramente nel loro secondo album, Fly by Night del 1975, che include brani più sofisticati sia dal punto di vista musicale che lirico.

Il trionfo con 2112

Il primo vero grande successo dei Rush arriva con l’album 2112 del 1976. Questo disco, una vera e propria pietra miliare del rock progressivo, è caratterizzato da una suite epica di 20 minuti che occupa l’intera prima facciata del vinile. 

2112 racconta una storia distopica ambientata in un futuro lontano, esplorando temi di individualismo e libertà artistica. Musicalmente, l’album è una dimostrazione della maestria di Lifeson alla chitarra, con assoli intricati, riff potenti e l’uso creativo di effetti e tecniche che rendono il suono dei Rush immediatamente riconoscibile.

Il successo del disco catapulta i Rush sulla scena internazionale, permettendo alla band di iniziare a costruire una base di fan fedeli e di ottenere i primi riconoscimenti dalla critica.

© Igor Vidyashev/ZUMAPRESS.com/Alamy Live News

ll periodo d’oro: A Farewell to Kings, Hemispheres, Permanent Waves e Moving Pictures

Dopo il successo di 2112, i Rush continuano a esplorare e sviluppare il loro suono progressivo con tre album che consolidano la loro reputazione: A Farewell to Kings (1977), Hemispheres (1978) e Permanent Waves (1980). Questi album vedono la band affinare ulteriormente la loro abilità compositiva, mescolando influenze classiche, jazz e hard rock con testi profondi e complessi.

A Farewell to Kings introduce elementi acustici e orchestrali, con Lifeson che amplia il suo arsenale di chitarre e sperimenta nuove tecniche. Brani come Xanadu e Closer to the Heart dimostrano la sua capacità di creare paesaggi sonori intricati e dinamici.

Hemispheres, forse il culmine del periodo più progressivo dei Rush, è un album concettuale che esplora temi come la dualità e l’equilibrio tra razionalità ed emozione. Le composizioni sono estremamente complesse e la chitarra di Lifeson è in prima linea. Assoli e riff che si intrecciano perfettamente con le intricate linee di basso di Geddy Lee e la batteria virtuosistica di Peart.

Permanent Waves segna un leggero cambio di direzione. La band introduce elementi di musica new wave e un approccio più accessibile alle composizioni, senza però rinunciare alla complessità e all’innovazione. The Spirit of Radio e Freewill diventano due dei brani più famosi della band, con riff di chitarra indimenticabili e un uso innovativo degli effetti e dei tempi.

Gli anni ’80 e ’90: l’evoluzione del suono

Negli anni ’80, i Rush continuano a evolversi, integrando nuovi strumenti e tecnologie nel loro suono. Alex Lifeson, da sempre un innovatore, sperimenta con i sintetizzatori di chitarra, i pedali effetti e altre tecnologie emergenti. Album come Signals (1982), Grace Under Pressure (1984) e Power Windows (1985) vedono la band incorporare elementi di musica elettronica e new wave nel loro sound.

Nonostante il cambiamento di stile, Lifeson mantiene la sua abilità nel creare riff memorabili e assoli emozionanti, adattandosi ai nuovi suoni senza mai perdere la propria identità musicale. Durante questo periodo, il chitarrista inizia a utilizzare strumenti diversi, espandendo il suo arsenale sonoro e affinando ulteriormente la sua tecnica.

La strumentazione

Nel corso della sua carriera, Alex Lifeson ha utilizzato una vasta gamma di chitarre, ognuna delle quali ha contribuito a definire il suo suono unico. Tra gli strumenti più iconici utilizzati da Lifeson, spiccano:

  • Gibson ES-355: Una delle chitarre più riconoscibili di Lifeson, la Gibson ES-355 è stata utilizzata ampiamente durante gli anni ’70 e ’80. Questo modello semi-hollowbody è noto per il suo suono caldo e ricco, che ha contribuito a creare alcuni dei riff e degli assoli più memorabili dei Rush.
  • Gibson Les Paul: Lifeson ha utilizzato diverse versioni della Les Paul nel corso della sua carriera, preferendo in particolare i modelli Custom e Standard. Gibson ha prodotto un modello signature Lifeson sul disegno della Axcess, ovvero la Les Paul con ponte Floyd Rose. Qui sotto potete trovare il link alla versione Epiphone.
  • Fender Stratocaster: Negli anni ’80 Lifeson inizia a sperimentare con la Fender Stratocaster, una chitarra conosciuta per la sua versatilità e il suo suono brillante. Questo strumento è stato utilizzato in particolare per i brani più melodici e atmosferici dei Rush.
  •  PRS: A partire dagli anni ’90, Lifeson ha adottato le chitarre PRS, che sono diventate una parte centrale del suo arsenale. Le PRS sono senz’altro note per la loro impeccabile liuteria e per la loro versatilità sonora. “Sono stato molto contento quando PRS mi ha presentato la mia acustica SE Angelus, una chitarra bellissima e di qualità straordinaria. È stata una risposta alla sfida di costruire una chitarra che condividesse l’integrità e l’attenzione ai dettagli che la Alex Lifeson Private Stock Angelus possiede in un pacchetto più ampiamente accessibile. La SE Alex Lifeson Thinline è quel modello. Materiali accuratamente selezionati, una lavorazione esperta e un approccio intelligente al concetto hanno dato vita a una chitarra bella da vedere e gratificante da suonare.

Lifeson è altrettanto noto per il suo uso creativo degli amplificatori, che gli permettono di esplorare nuovi territori sonori e di adattare il suo suono alle esigenze di ogni album. Tra quelli più utilizzati da Lifeson ci sono:

  • Marshall: Gli amplificatori Marshall, in particolare i modelli Plexi e JCM800, sono stati una parte essenziale del suono di Lifeson negli anni ’70 e ’80. Questi amplificatori offrono un suono aggressivo e potente, che ha contribuito a definire il rock degli anni ’70.
  • Hughes & Kettner: Negli anni ’90, Lifeson ha iniziato a utilizzare amplificatori Hughes & Kettner, noti per la loro versatilità e la loro capacità di offrire toni puliti e distorti di alta qualità. Questi amplificatori sono stati fondamentali per il suono più moderno e raffinato dei Rush durante questo periodo.
  •  Mesa/Boogie: Un altro marchio di amplificatori utilizzato da Lifeson è Mesa/Boogie, marchio noto per la sua qualità e affidabilità. In particolare il modello Mark V 90 Watt ha permesso a Lifeson di ottenere toni più complessi e sfumati.

Per quanto riguarda gli effetti, Lifeson ha sempre sperimentato molto con i suoni.

Vale la pena citare il Maestro PS-1A Phase Shifter e il Boss CE-1 Chorus Ensamble usati per il primo album. In tour usa dei Tc Electronics G Force per delay, riverberi e pitch shifter.

Epiphone Alex Lifeson LP Custom Axcess

Epiphone Alex Lifeson LP Custom Axcess

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Gibson 1959 ES-355 Reissue EB ULA

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Fender Player II Strat MN BLK

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PRS SE A60E Natural

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Marshall Studio Classic SC20H

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Hughes&Kettner GrandMeister Deluxe 40

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L’eredità di Alex Lifeson

Chitarristi di tutto il mondo hanno citato Lifeson come una delle loro principali influenze. Musicisti di band come Dream Theater, Porcupine Tree, e Primus hanno riconosciuto l’impatto del suo stile innovativo e della sua tecnica sullo strumento. Con i Rush ha allargato i confini del rock, dimostrando che si può essere tanto intellettualmente stimolanti quanto emozionalmente coinvolgenti. Questo aspetto cruciale ha aperto la strada a generi come il progressive metal. Ha, inoltre, ispirato band che cercavano di combinare la complessità musicale con un impatto emotivo.

Vi lascio con una sua citazione che dimostra quanto la personalità e l’originalità siano molto più importanti della sottomissione a vacue regole di mercato.

Siamo riusciti ad avere una lunga carriera che è ancora piuttosto vivace, eppure non abbiamo mai dovuto inchinarci alle case discografiche che dicevano che non eravamo abbastanza commerciali.”

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Matteo Bidoglia