L’8 Agosto del 1961 nasceva a Barking, Essex (UK), David Howell Evans, conosciuto come The Edge. Chitarrista eclettico, visionario, ha cambiato il ruolo della chitarra nella musica pop, rendendola uno strumento capace di creare atmosfere mai sentite prima. Sostenitore del “less is more”, rabdomante del suono, è stato in grado di influenzare generazioni di chitarristi e musicisti nel modo di approcciare la composizione e la creazione di canzoni.
Il suo nome è indissolubilmente legato agli U2, band con la quale ha iniziato a suonare nelle aule della Mount Temple School di Dublino poco più che adolescente, fino a calcare i palchi di arene e stadi in giro per il mondo.
Io e Paul di Guitar Tutorials abbiamo scelto di farvi ascoltare la iconica intro di One, perla contenuta nel disco Achtung Baby.
L’annuncio nella bacheca scolastica
Il giovane David mosse i suoi primi passi nella musica grazie a suo fratello maggiore Dik.
Insieme costruirono una chitarra elettrica seguendo le istruzioni prese da una rivista di elettronica. The Edge ricorda: “Io e mio fratello maggiore Dik la suonavamo entrambi, facendo un po’ di fatica, tutto molto rudimentale, con accordi aperti e tutto il resto…”.
Mentre frequentavano entrambi la Mount Temple Comprehensive School di Dublino si imbatterono in un annuncio sulla bacheca della scuola; un tale Larry Mullen Jr. stava cercando membri per
formare una band. I fratelli Evans si presentarono alla casa dei Mullen dove, nella cucina allestita a sala prove, ad attenderli c’erano Larry alla batteria, un aspirante chitarrista di nome Paul “Bono” Hewson e uno spavaldo Adam Clayton al basso.
Ben presto Paul decise di cantare mentre Dik abbandonò il progetto, lasciando a David il ruolo di unico chitarrista della band. Erano appena nati gli U2.
Con il gruppo nacque anche il soprannome The Edge, affibbiatogli da Bono e da altri membri di una gang chiamata Lypton Village. Il motivo non è chiaro; sembra sia dovuto sia alla forma del suo volto, sia alla tendenza di David di starsene sempre sulle sue e osservare in disparte le cose che gli accadevano intorno.
Nel 1978, mentre si trovava a New York in vacanza con la famiglia, il giovane Edge entrò da Stuyvesant Music Inc. Girovagando fra le corsie del negozio la sua attenzione venne catturata da una sfavillante Gibson Explorer del 1976.
”L’ho presa in mano in negozio e mi sono sentito benissimo; non me lo aspettavo, ma la chitarra sembrava parlarmi. Ci sono delle canzoni in lei, mi sono detto.. Sono entrato per comprare una Rickenbacker, ma mi sono innamorato di questa chitarra”.
Con quella Explorer vennero scritte e registrate le prime pietre miliari della discografia degli U2.
Epiphone Korina Explorer Aged Natural
Memory Man
La voglia di sperimentare, di uscire dagli schemi e di rendere unica la propria voce, portò The Edge a non accontentarsi…mai! Già nei primi album Boy e October appare chiara la ricerca di uno stile innovativo, completamente sganciato dal retaggio blues/rock dei decenni precedenti e proiettato verso il futuro. La chitarra è diretta, con accordi ridotti all’osso e temi supportati da corde a vuoto molto lirici e facilmente assimilabili al primo ascolto; tutto è al totale servizio della canzone.
Anche l’unicità della timbrica trova spiegazione in un’altra stravaganza di The Edge. Perchè impugnare il plettro come fanno tutti?! Meglio utilizzare la parte del grip per grattare letteralmente le corde ed ottenere un attacco simile all’archetto sulle corde del violino!
Ma ciò che veramente consegnerà il suono di Edge alla storia sarà l’aggiunta di un ingrediente: il delay.
“Presi questo pedale per l’effetto eco e cominciai a provarlo. Non facevo altro che suonare ed ascoltare l’eco delle mie note che ritornava. Era come se ci fossero due chitarristi al posto di uno. La stessa identica cosa dentro un solo canale. È come giocare a tennis contro un muro di mattoni: la pallina ti risponde ogni volta nello stesso modo, non si muove. Devi trovare la maniera di assecondarla, di anticipare il modo in cui il suono ti tornerà indietro. Immaginavo di usarlo come non era mai stato usato…improvvisamente cambiò tutto!”
Il pedale è il celebre Memory Man della Electro-Harmonix. Presto divennero due, settati con ritardi differenti, per creare quell’incredibile texture che ha reso i riff di The Edge unici ed imitati ancora oggi.
Il limite del Memory Man è però quello di non
poter sincronizzare perfettamente il delay con i bpm dei brani. The Edge li sostituì allora con due TC Electronic 2290 collegati rispettivamente a due differenti Vox AC30. Il risultato è un suono
spaziale, onirico, capace di trascendere i canoni della chitarra nella musica pop fino a quel momento.
“La differenza più grande tra me e gli altri chitarristi è che non uso effetti per colorare le mie parti di chitarra. Creo parti di chitarra usando gli effetti. Sono un elemento cruciale di ciò che faccio. E non considero gli effetti una stampella.”
Achtung Baby
La produzione degli U2 negli anni ‘80 è stata florida e ricca di successi. Si contano sei album in soli otto anni, svariati tour ed un pubblico sempre crescente in tutto il mondo.
All’alba degli anni ‘90 la band aveva tremendamente bisogno di una scossa, di un cambiamento, di staccarsi dalla sua ossessione americana di fine anni ‘80. La musica mondiale era in fermento e il rock godeva di una eccezionale rinascita. I quattro irlandesi optano per Berlino come quartier generale; la scelta non è casuale perché in quel periodo la città tedesca vede finalmente la caduta del muro ed è pronta a sbocciare. Si rinchiudono negli Hansa Studios di Berlino Est con i produttori Brian Eno,
Daniel Lanois e l’ingegnere Flood e danno vita ad un album incredibile dove grooves dance abbracciano stridenti dissonanze, dove le eccitanti innovazioni contemporanee di musica elettronica creano le trame per atmosfere sensuali mai sentite prima.
The Edge mette un poco da parte il suo standard ritmico-percussivo per far spazio ad un approccio più vario, fatto di riff taglienti ed arrangiamenti variegati e caleidoscopici.
In un bouquet di brani strepitosi la nostra scelta è caduta su One, probabilmente LA canzone degli U2 insieme a With Or Without You.
L’iconica intro nasce in un momento di vero sconforto della band nella scrittura del disco. The Edge è concentrato nel trovare un bridge convincente per Mysterious Ways, quando, dopo l’ennesimo tentativo, Lanois lo interrompe e gli chiede di risuonarlo. Gli altri ascoltano e decidono di provare tutti insieme.
“All’improvviso nella stanza stava accadendo qualcosa di molto potente” racconta Edge “Tutti hanno riconosciuto che si trattava di un pezzo speciale. Era come se avessimo intravisto quello che la canzone avrebbe potuto essere”.
Bono ricorda che melodia e struttura presero vita in poco più di 15 minuti e che il testo “è caduto dal cielo, un dono”.
Nonostante questa immediatezza, la versione finale del brano richiese uno sforzo non indifferente tanto da essere ultimata nell’ultima notte di lavorazione del disco.
Vi consigliamo di guardare il film documentario From The Sky Down pubblicato l’8 settembre 2011, nel quale viene celebrato il ventesimo anniversario dell’album con delle interessantissime immagini d’archivio delle registrazioni dello stesso.
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