Difendere gli assoli di chitarra oggi sembra quasi un atto rivoluzionario. In un’epoca di canzoni sempre più brevi, immediate e pensate per non distrarre mai l’ascoltatore, l’assolo viene spesso visto come un’inutile perdita di tempo. Eppure qualcosa non torna. Perché se è vero che esistono assoli brutti, è altrettanto vero che ce ne sono altri che hanno scritto la storia della musica. Vale davvero la pena buttarli tutti nello stesso calderone? Ecco cosa hanno detto Fulminacci e Cattelan sugli assoli di chitarra parlando in una puntata del podcast Supernova.

Durante il podcast Supernova Cattelan e Fulminacci si sono ritrovati a parlare degli assoli di chitarra ed entrambi li odiano tutti, o quasi
Cattelan e Fulminacci contro gli assoli di chitarra – © Giuseppe Ruocco

Cattelan e Fulminacci contro gli assoli di chitarra

Durante una puntata di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan, ospite Fulminacci, la conversazione scivola sulle strutture delle canzoni e finisce sugli assoli di chitarra. Qui avviene il patto. Entrambi si dichiarano apertamente contro gli assoli. Non una critica tecnica, non una riflessione articolata. Un rifiuto netto, quasi viscerale. L’assolo di chitarra viene descritto come la cosa più brutta del mondo, una parentesi fastidiosa da skippare senza rimpianti.

Il tono è ironico ma il messaggio è chiaro e serio. Gli assoli annoiano, spezzano il flusso, sembrano messi lì solo per far dire bravo al chitarrista di turno.

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L’eccezione che conferma la regola

Nel dibattito spunta però un nome impossibile da ignorare. November Rain. Qualcuno dietro le quinte lo cita come esempio di grande assolo. Viene bocciato anche quello.

Poi spunta fuori I Want to Break Free, che viene ammesso come “ascoltabile” perché in quell’assolo Brian May segue la linea vocale. Poi ancora viene tirato in ballo Get Back dei Beatles con l’assolo di George Harrison, dallo stesso Fulminacci, dove la chitarra sembra cantare insieme alla canzone invece di rubarle la scena e quindi anche questo assolo viene difeso.

Il vero problema non è la chitarra

Qui sta il punto che nessuno dice apertamente. Il problema non è lo strumento. È l’idea che l’assolo sia sempre e solo un esercizio di ego. Il chitarrista che alza il volume di nascosto, si prende il centro del palco e interrompe una canzone che dovrebbe restare una sequenza di accordi e melodia da cantare tutti insieme.

Ma questa è una caricatura. Ridurre tutti gli assoli a questo significa ignorare decenni di musica in cui l’assolo è stato una canzone nella canzone. Un momento narrativo, emotivo, spesso più memorabile del ritornello stesso. Anche per chi non suona, anche per chi non sa nulla di scale o tecnica.

Assoli che parlano anche ai non musicisti

Ci sono assoli che riconosci dopo due note. Che fischietti. Che aspetti. Che raccontano qualcosa senza bisogno di parole. In certi casi sono la firma di un brano, il motivo per cui quella canzone è diventata iconica. Pensare che funzionino solo per i chitarristi è semplicemente falso.

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Anche in band dove il frontman è centrale come i Guns N Roses con Axl Rose, l’assolo non è un riempitivo. È parte integrante del racconto. È tensione, rilascio, dramma. È musica che parla musica.

L’attenzione non è una scusa

Nel podcast viene detto chiaramente. Non è un’opinione, è noia. Punto. Ma liquidare la questione così è troppo comodo. L’attenzione dell’ascoltatore non è una soglia fissa e immutabile. Dipende dal contesto, dalla scrittura, dall’intenzione. Un assolo brutto è brutto, su questo non ci piove. Ma un grande assolo non è una distrazione. È il motivo per cui sei ancora lì ad ascoltare.

Certo, nel mondo della musica leggerissima l’assolo può sembrare fuori posto. Ma la musica non è un solo mondo. E pretendere che tutte le canzoni funzionino allo stesso modo significa impoverirle.

Una crociata che merita risposta

Che non piacciano gli assoli è legittimo. Trasformare questa preferenza in una crociata assoluta no. Perché così si finisce per negare il valore di momenti che hanno segnato intere generazioni di ascoltatori, non solo di chitarristi.

Difendere gli assoli di chitarra oggi non significa dire che siano tutti belli. Significa ricordare che, quando sono scritti bene, non sono un’interruzione. Sono il cuore pulsante della canzone. E senza di loro, molta musica che amiamo semplicemente non esisterebbe per come la conosciamo.

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Giuseppe Ruocco