Nel magico mondo delle sei corde capita spesso che un chitarrista più giovane tragga insegnamento da un virtuoso già affermato e quest’ultimo ne diventi un po’ il suo mentore. Vengono in mente, tra i tanti, John Mayer ed Eric Clapton, Jeff Healey e Stevie Ray Vaughan. Gli stessi Slowhand e SRV ebbero un legame forte con B.B. e Albert King e, probabilmente, si potrebbe continuare all’infinito. In questa puntata di “Crossroads” ci occupiamo di un incrocio speciale proprio di quel genere: l’incontro tra Dweezil Zappa e Allan Holdsworth, con uno storia che inizia quando il primo ha solo tredici anni e, a casa di papà Frank, si presenta l’altro, un bizzarro uomo dalle scale e accordature incomprensibili per l’allora imberbe adolescente. Si rivelerà un crocevia fatale e illuminante…Sipario!
Idolo, Maestro e Amico: Dweezil incontra “Professor Allan”
Adolescenza inquieta
“Mi ha rattristato la notizia della perdita del mio amico Allan Holdsworth. Forse non è evidente, ma ha avuto una grande influenza sulla mia visione musicale. Il suo approccio alla chitarra era così unico e onestamente sconcertante, soprattutto per il me tredicenne che ha passato un’estate a cercare di imparare i licks del suo album Metal Fatigue. Anche mio padre era un ammiratore di Allan. Ha parlato di lui con grande stima in diverse interviste”.
-Dweezil Zappa nella sua newsletter del 17 aprile 2017.
Essere figlio d’arte è un’infinita somma di pro e di contro. Si gode (di riflesso) della fama del genitore, vivendo nell’agio e nella notorietà, ma si è anche costantemente sottoposti a confronti ingiusti e per questo molto debilitanti, una secchiata fredda continua, quasi a voler spegnere da subito le scintille, all’ardore del proprio ego. Fin dai primi anni di vita Dweezil Zappa convive con questa altalena di emozioni cercando di prendere sempre il meglio da ciò che il destino gli propina, come, ad esempio, la fortuna di poter stare vicino ad alcuni grandi artisti, amici di papà Frank.
Così, accade che, agli inizi degli anni Ottanta, capiti in casa Zappa uno dei più grandi e spiazzanti chitarristi dell’universo, Allan Holdsworth, fortemente stimato dall’autore di Peaches and Regalia, e da lui elogiato ripetutamente, qualunque volta ve ne fosse l’occasione…
Un incontro illuminante
“Un giorno Allan venne a casa nostra a trovare mio padre. Non rammento le circostanze esatte, ma forse aveva a che fare con Chad Wackerman, che suonava la batteria con papà e registrava anche con lui. In ogni caso, ricordo che avevo 13 anni e non riuscivo a capire le scale usate da Holdsworth, gli accordi utilizzati. Quel giorno ebbi l’opportunità di porgli alcune domande e lui fu molto paziente con me mentre tentavo di fargli vedere le cose che avevo cercato di imparare. Mi mostrò una serie di licks più semplici e alcune idee di tapping a due mani.”
-Dweezil Zappa nella sua newsletter del 17 aprile 2017.
Una leggenda fuori dagli schemi, Allan, spirito affine di suo padre Frank e, a partire da quel magico incontro, nuovo idolo incontrastato del ragazzino. Con il passare degli anni, le scale non sono mai diventate più facili, così come gli accordi non comuni che lui raggiungeva. Tuttavia, a poco a poco, elementi di tale approccio unico alla chitarra entrano nel vocabolario di Dweezil passando attraverso i suoi filtri musicali. L’influenza di Holdsworth incide sul suo playing in modo molto originale e non si sente un suono derivativo: i riff e licks ascoltati vengono scorporati, scarnificati e utilizzati per creare nuovi intrecci melodici, fraseggi inaspettati che prendono ispirazione dal Maestro. Tensione e rilascio, con abilità di muoversi senza sforzo attraverso i ritmi, ecco i segreti carpiti dal novizio che, con lo scorrere del tempo, avrà occasione di esibirsi con il suo mentore.
L’allievo suona con il suo eroe
Il ben rodato progetto Zappa plays Zappa diventa teatro dell’incontro sul palco di Dweezil e Allan. L’incredibile canzoniere di babbo Frank spalanca le porte a una collaborazione sentita tra due anime gemelle tornate a volare insieme e la folgorante Treacherous Cretins è il veicolo perfetto su cui convogliare tutta l’arte di questi formidabili eroi della chitarra. Nel tour 2012, in alcune date in California, ove il “Professore” è residente ormai da anni, avviene l’incontro e, magicamente e improvvisamente, la Carvin HH1 headless duetta con la Gibson SG!
Gibson SG Standard EB
Anche la celeberrima Eat That Question fa parte della scaletta, non mancano alcuni guitar duel imperdibili e la sorpresa della rilettura di (I’ve Had) The Time of My Life da Dirty Dancing!
Il lascito di Allan e il tributo di Dweezil
Dalla morte di Frank Zappa, Allan e Dweezil rinforzano quella conoscenza di tanti anni prima fino a diventare grandi amici. Il cerchio si chiude con le citate date nel 2012, ma l’affinità elettiva continua, il legame si rinsalda, mentre continua il passaparola e diventano sempre più apprezzati tra i fan di Dweezil quei loro mitici incontri a suon di jam e improvvisazioni inaspettate.
Una storia e un’esperienza bellissime, lacerate dalla repentina notizia della scomparsa di Holdsworth. La sua capacità di muoversi senza sforzo attraverso i contorni ritmici con varietà armonica era una meraviglia, un quid nel quale tutti i chitarristi che lo hanno ascoltato si sono riconosciuti, come fenomenale era la sua libertà totale nel suonare. Zappa Jr. rimane completamente spiazzato dalla terribile perdita e pensa a come dedicargli il giusto omaggio.
Allan è sempre stato ironico e molto umile sul suo stile, sulle sue capacità e, racconta Dweezil, “Se menzionavo qualcosa che riguardava il suo modo di suonare su un album o anche nel momento in cui ci esibivamo insieme, mi diceva con un sorriso: ‘I’m Sorry You Had To Hear That’ (mi dispiace che tu abbia dovuto sentirlo)”.
Da qui l’idea di un sentito tributo al suo eroe con un brano, intitolato proprio I’m Sorry You Had To Hear That, inserito nel Live In The Moment II, rilasciato nel 2018. Si tratta sicuramente di uno dei picchi artistici di Zappa Jr., un personaggio dalla carriera ricca di saliscendi e sorprese: andiamo ora ad analizzarne le fasi salienti.
Dweezil Zappa: figlio devoto e chitarrista eccezionale
Un ambiente ricco di stimoli, tra demonio e santità
Il 5 settembre 1969 vede la luce a Los Angeles Ian Donald Calvin Euclid Zappa. Il pupo dovrebbe chiamarsi Dweezil, un nickname coniato da Frank per il mignolo di un piede, dall’aspetto buffo, della moglie e mamma Gail Sloatman. Sia l’infermiera, sia il sacerdote giunto per battezzare il bimbo nato prematuro si rifiutano di registrare lo strambo epiteto e allora il padre opta sui quattro nomi congiunti di suoi amici musicisti.
Fin dai primi anni il piccolino dimostra di essere speciale: a cinque fa il diavolo a quattro per riavere il suo vero nome, Dweezil, convincendo i suoi ad agire legalmente tramite un avvocato per riappropriarsene definitivamente. A dodici è il momento del primo singolo My Mother Is a Space Cadet, con l’aiuto, anche a livello di scrittura, di Steve Vai, e sotto l’egida di Eddie Van Halen (produttore ed esecutore non accreditato dell’incendiaria intro di slide). L’ambiente del babbo è stimolante e seguono tanti incroci con artisti noti legati, per una ragione o un’altra, a papà.
L’ormai divenuto ragazzo continua per la sua strada e oltre al burrascoso rapporto con MTV, per la quale lavora come VJ, inizia a spron battuto una roboante carriera solista. Scorre il 1986 e Dweezil pubblica Havin’ a Bad Day, un disco coraggioso e di grande spessore, in cui è pronto a spiegare i suoi sbalzi d’umore e tensioni adolescenziali fin dalla title track.
L’inizio della carriera solista
L’evoluzione del playing
Chitarrista elettrico di notevole spessore, Dweezil comincia così a metà eighties la carriera individuale, con il picco di My Guitar Wants to Kill Your Mama (1988) e Automatic (2000). In questi lavori è il playing del ragazzo che sorprende: sembra volersi del tutto differenziare dalle sue iniziali esperienze più glam metal, vi è adesso un’urgenza del tutto diversa, determinata e rappresentata da un tocco prepotente e ringhiante che, in ogni caso, ben si combina con mood e sound, sempre maggiormente marcati da un’attitudine hard rock, con una predilezione per strumentali dall’incedere smaccatamente heavy.
La mescolanza di generi rimane comunque il suo punto forte. In particolare Therapy contiene un incredibile lavoro chitarristico che unisce grinta con fraseggio, lirismo con energia, precisione con impeto, organizzazione con la pura improvvisazione, ben coadiuvato da un’ incandescente sezione ritmica composta da Terry Bozzio e Scott Thunes.
Ritorno alle origini
Oltre ai progetti con il fratello Ahmet, spiccano poi Go with What You Know (2006) e l’intrigante Via Zammata’ (2015), che contiene Dragon Master, la definitiva elaborazione dell’unico brano scritto insieme a suo padre alla fine degli anni Ottanta. Dalla melodia araba del riff principale alla voce aggressiva (Shawn Albro) e al testo a metà strada tra l’ironico e il ridicolo, la canzone combina efficacemente l’eccentricità dell’universo zappiano con l’immaginario e l’atteggiamento dei classici Iron Maiden. Un pezzo sicuramente da (ri)scoprire.
Il titolo dell’album deriva da un viaggio fatto in Sicilia per conoscere nuovi aneddoti sulla famiglia paterna. Dweezil scopre il nome della strada di Partinico in cui vivevano i suoi antenati, Via Zammatà, e cerca di fare pace con il suo passato ingombrante, almeno dal punto di vista della libertà artistica e dei continui paragoni, alla lunga francamente pleonastici, con la genialità del padre.
“Se non riesci a batterli, unisciti a loro”: la frase attribuita a Giulio Cesare calza a pennello per Zappa Jr., che nel tempo è riuscito ad abbinare la sua arte a quella del genitore, preservando anche la sua identità, come si sente in Hummin’ e Funky 15, due altre gemme del disco.
Zappa plays Zappa
Forse anche alla luce delle considerazioni finali del precedente paragrafo, nel 2006 Dweezil inizia il progetto Zappa Plays Zappa, una serie di concerti in cui esegue la musica dell’illustre papà quasi a voler esorcizzare la pesante e gravosa eredità artistica ricevuta dal genitore. L’attività di questo ensemble è incessante e, pur se vissuta negli ultimi tempi tra dispute, anche sul nome, mutato in Dweezil Zappa Plays Zappa per i dissidi con il fratello Ahmet e la famiglia dopo la morte della madre Gail nel 2015, appare come l’unico modo per continuare a tenere viva la fiamma di un personaggio geniale, introvabile e incasellabile nello showbiz, tuttora venerato come uno dei più grandi geni musicali del Novecento.
Holdsworth, Steve Vai, George Duke, Jean Luc-Ponty, Chick Corea, Frank Gambale, Vinnie Colaiuta e Tal Wilkenfeld sono solo alcuni dei pregiati ospiti del periodo 2006-2017, mentre il gruppo d’accompagnamento si avvale di nomi da favola quali la fidata Scheila Gonzalez e, ultimamente, l’istrionico e duttile polistrumentista Adam Minkoff, sempre intrigato nel proprio universo sonoro da progetti impossibili, rivisitazioni fuori dall’ordinario, da Stravinsky a Morricone.
Recentemente Dweezil, dopo aver pubblicato il mini album live Double Nickels, collegato al Rox(Postroph)Y tour, sta proseguendo i concerti pure nel 2025, continuando a celebrare il cinquantesimo anniversario degli storici album Roxy & Elsewhere e Apostrophe (‘). Un figlio straordinario, messosi al servizio della “legacy” del padre e capace di tirare fuori magicamente dal cilindro perle incontrastate come la famigerata Punky’s Whips.
Tutte le attività di Dweezil: le collaborazioni musicali inusuali e le sorprendenti comparsate sul grande schermo
Dalle session giovanili nei dischi di suo padre e Don Johnson (1986) agli assoli di He-Man Woman Hater per gli Extreme, la lead guitar per Spinal Tap e per l’amico Blues Saraceno (1994), le collaborazioni di Dweezil sono state sempre movimentate, come la sua vita sentimentale. Sicuramente inaspettate le partnership con Pat Boone e Ritchie Blackmore, nella rivisitazione di Smoke on the Water, e con i norvegesi Katzenjammer in Gypsy Flee (2011).
L’Experience Hendrix Tour, le comparsate per Todd Rundgren, “Weird Al” Yankovic e Steel Panther (2023) rappresentano altre chicche di un artista follemente a suo agio persino sul grande schermo. The Running Man, Pretty in Pink e Jack Frost (1998) sono solo alcune delle pellicole famose in cui si è cimentato come attore, senza dimenticare la parte nella sitcom Normal Life. Niente male per un personaggio che ha pure composto e suonato la theme music per il Ben Stiller Show!
Le chitarre di DZ
Le Gibson SG, Les Paul e la replica di una chitarra suonata dal babbo Frank, la Roxy SG, sono da annoverare tra le più importanti e preferite di Dweezil, che del padre possiede anche la famosa Les Paul Custom immortalata sulla copertina di Shut Up n’ Play Yer Guitar.
Fender Eric Johnson Strat WBL
Il marchio Fender è ben rappresentato con la Stratocaster Eric Johnson Signature, spiccano poi la Hagstrom Viking e la Moser SG (utilizzata come riserva della Gibson), mentre nel suo ultimo tour Rox(Postroph)Y ha regolarmente utilizzato una Shabat Lynx DZ, da lui modificata anche con un battipenna personalizzato a 3 strati in pergamena/oro e un tremolo Vega-Trem VT1.
VegaTrem VT1 UltraTrem Std.St.Steel Glo
Appassionato di sei corde, grande chitarrista e amante degli eroi dello strumento, Dweezil Zappa ha frequentato spesso Steve Vai, con cui vive tuttora un’intensa affinità elettiva, degna di essere approfondita.
“Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar, è pronta per addentrarsi in un’altra, straordinaria puntata della serie!
Stay tuned
To be continued…
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