Il protagonista di questa intervista è Gennaro Porcelli, chitarrista blues nella band di Edoardo Bennato da vent’anni. Abbiamo parlato del suo amore per il blues, dei grandi chitarristi che l’hanno influenzato e che ha avuto modo di conoscere e della sua intensa attività live e in studio. La location di questa intervista è l’hotel Best Western Madison di Milano, che ringraziamo per l’ospitalità. Buona lettura!
Planet Guitar: Ciao Gennaro e benvenuto su Planet Guitar. Come prima cosa vorremmo sapere come e quando è nata la passione per la chitarra
Gennaro Porcelli: A casa dei miei nonni materni c’era una chitarra ed io ho iniziato a giocarci fin da bambino. Sono sempre stato affascinato da questo strumento e ogni volta che vedevo qualcuno suonare i miei occhi brillavano! Sono stato fregato così dalla chitarra!
Planet Guitar: Tu sei uno dei chitarristi che porta avanti il Blues in Italia, ruolo peraltro non semplice! Questa passione è nata subito o sei passato prima per altri generi?
G.P. : Ti sembrerà strano, ma la mia passione è nata proprio grazie ad Edoardo Bennato. I miei zii ascoltavano Edoardo negli anni ‘80 e a me piaceva moltissimo la sua vena blues. Poi ho scoperto che quel genere esisteva anche in inglese…sono anche passato attraverso il rock and roll degli anni’ 50: Jerry Lee Lewis, Elvis Presley etc…
Poi quando ho incontrato il blues americano non ho mai smesso di percorrere quella strada.
Ricordo che andai all’edicola sotto casa e vidi un album di John Lee Hooker. Mi colpì questo signore con gli occhiali scuri, vestito elegante e con i calzini con le stelline in bella vista. Il disco era Mr Lucky lo ricordo ancora e fu il primo disco blues americano che comprai. Sentivo di aver trovato quello che cercavo. I miei coetanei ascoltavano tutt’altro…ricordo i viaggi in pullmann con la scuola…mi isolavo con il mio walkman e le mie cassette! Non ce la facevo a sentire il Festival di Sanremo, con tutto il rispetto.
Planet Guitar: Sei arrivato proprio alle radici del blues con quel disco.
G.P. : Effettivamente ho trovato per caso John Lee Hooker che è un artista davvero rurale, autentico, con ritmi africani su un solo accordo… Poi mi sono appassionato ai chitarristi più virtuosi, alle varie ramificazioni del genere.
Planet Guitar: Parlaci delle tue influenze chitarristiche.
G.P. : I primi sono stati i tre King: Albert King, BB King e Freddie King. Il primo bianco è stato Eric Clapton, poi è arrivato Johnny Winter che mi ha davvero sconvolto. Chitarrista stratosferico che ha avuto momenti molto bassi nella sua vita, ma altrettanti nei quali ha dato tantissimo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e di aver suonato con alcuni dei suoi musicisti che ancora oggi sento regolarmente. Nonostante questo mi emoziono sempre a parlarne.
Io vengo da una famiglia di panettieri e il blues ha interrotto la tradizione di famiglia!
Planet Guitar: Hai citato un nome che non ricorre spesso…
G.P. : Quando si parla di chitarristi blues nel 90% dei casi si finisce sempre su Stevie Ray Vaughan. In Texas abbiamo tanti altri nomi come Albert Collins e appunto Johnny Winter…
Mi piace citarlo perché ha dato tanto al blues. Pensa che gli unici dischi di Muddy Waters che hanno meritato dei Grammy Awards sono stati quelli prodotti e arrangiati da Winter. Questo non lo sa quasi nessuno…
Ha avuto diversi periodi. Nei primi anni ‘60 era molto bluesy, poi ha avuto una parentesi hard rock fino alla pesante caduta che ha avuto con l’eroina. Il suo periodo migliore secondo me va dal 1988 al 1992 dove si era completato come chitarrista! Vi consiglio di ascoltare Let Me In e Hey, Where’s Your Brother?
Planet Guitar: Grazie per questi consigli! Torniamo ad Edoardo Bennato…siamo curiosi di sapere come vi siete conosciuti
G.P. : Quando avevo 18 anni suonavo con una band che aveva accompagnato Bennato. Si chiamano i Blues Stuff. Edoardo fece un disco con loro con lo pseudonimo di Joe Sarnataro; si trattava di un blues americano cantato in napoletano. Uno dei Blues Stuff mi segnalò ad Edoardo e lui decise di venirmi a sentire. Quando scesi dal palco si avvicinò e mi chiese “Domani pomeriggio cos’hai da fare?”. Da quel giorno sono passati 20 anni e sono ancora con lui.
Planet Guitar: È una bellissima storia! Sicuramente ha creato un rapporto che va al di là della musica…
G.P. : Assolutamente sì! Edoardo si circonda di amici non di turnisti. L’entourage è lo stesso da 50 anni! Non ci sono persone estranee. Ha creato una grande famiglia, ci vediamo molto anche al di fuori della musica.
Planet Guitar: Hai un’attività live molto intensa. Parlaci della grandi collaborazioni con Warren Haynes e Keb’ Mo’ e di quando hai conosciuto Johnny Winter.
G.P. : Winter l’ho conosciuto perchè avevo creato un progetto con Mark Epstein, uno dei suoi ex bassisti. Grazie a lui ho potuto incontrare Johnny a Padova in occasione di un suo concerto al Teatro Geox. Mi sono portato la mia Gibson Firebird e una volta sul posto sono stato accompagnato dal batterista Vito Liuzzi al suo camper; dovete sapere che Winter non usava mai i camerini! Gli portai anche dei dolci da Napoli, ma la sua tour manager mi intercettò chiedendomi di non farglieli nemmeno vedere perché soffriva di diabete.
Quando entrai nel camper lo trovai con un iPod collegato ad una cassa che ascoltava musica degli anni ‘20 battendo il tempo su un tavolino. Cominciammo a parlare e gli feci vedere la chitarra per farmela autografare. Restammo tutto il pomeriggio a parlare di chitarre, chitarristi e ad ascoltare il mio disco. Siamo rimasti d’accordo che avrei aperto un suo concerto negli Stati Uniti di lì a poco. Purtroppo ebbi un problema con il visto… Un bel problema… Vi dico solo che mi hanno arrestato e questa cosa mi ha impedito di suonare con lui e di ritornare negli USA!
Passando a Warren Haynes…quando suonai con i Gov’t Mule lui provò la mia Gibson ES335 Custom Shop 64 e fu molto emozionante. Lui è una bellissima persona. Quando ho suonato con loro a Bologna mi fece trovare un ampli Fender, un tube screamer e un accordatore già pronti per me. La serata fu memorabile, lui mi mise davvero a mio agio…già dal backstage dove mi invitò a stare con loro prima del live.
Planet Guitar: Siamo alla domanda dell’isola deserta…cosa ti porteresti?
G.P. : Come chitarra direi una bella Les Paul del 1959. Ampli…un Fender Twin Blackface del 1965. Come pedale un Marshall Bluesbreaker, di quelli color metallo. Basta!
Gibson Les Paul 59 Dirty Lemon VOS
Fender 65 Twin Reverb
Marshall Bluesbreaker
Planet Guitar: Progetti futuri? Cosa ci puoi raccontare?
G.P. : Io da vent’anni faccio essenzialmente due cose: Gennaro Porcelli e band ed Edoardo Bennato! Tra una data e l’altra di Edoardo incastro i miei concerti. Sarò a Riccione con Edoardo il 5 Maggio e poi a Giugno partirà un tour bello ricco. Faremo dei festival quest’estate sia in Italia che in Svizzera.
Con il mio progetto sto portando ancora in giro l’ultimo album intitolato Me, You and The Blues; l’ho pubblicato due anni fa e conta diversi ospiti come Vince Pastano, Guy Davis e lo stesso Edoardo.
Ho pubblicato di recente anche due singoli con Gretchen Rhodes, cantante americana meravigliosa di Mick Fleetwood. Si intitolano No Excuse e Our Way Home.
Planet Guitar: Ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo il meglio per il futuro.
G.P. : Grazie a voi e a presto!
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