Chissà come sarebbe stata la storia artistica di Steve Vai senza il tocco del “professore” Joe Satriani. I Numi della chitarra, sacri protettori della tradizione ed evoluzione delle sei corde, li hanno fatti incontrare da subito, e l’alunno si è presto trovato legato indissolubilmente al grande maestro, in una serie di collaborazioni che illuminano la carriera di entrambi fino a oggi. “Crossroads”, la rubrica di Planet Guitar che si nutre di incroci leggendari, è pronta per un’altra puntata memorabile.
Le mirabilie di un’amicizia infinita
La forza del destino
“Povera patria”, cantava Franco Battiato nella sua unica canzone “politica” in senso stretto. Amiamo l’Italia, ma non ci viviamo sempre bene: a volte ci sentiamo traditi sul più bello, tartassati da una burocrazia insensata, delusi dagli abusi di potere e tentennanti come burattini senza fili, in un disordine che non ci sembra di vedere quando ci rechiamo all’estero, ammaliati dal fascino notturno di Londra, la sensualità di Parigi, la classicità di Vienna o il “futurismo” di New York.
Tuttavia, il rientro nel Belpaese è sempre felice: chi di noi può rinunciare tanto tempo a un bel piatto di spaghetti, alla storia, all’arte e ai luoghi di una Nazione unica per monumenti e musica?
Pensiamo al padre dell’opera, Monteverdi, e poi a Rossini, Verdi e Puccini, senza dimenticare quel genio di Stradivari, e potremmo andare avanti all’infinito.
La grande patria della musica, la nostra (e qui citiamo Finardi) Dolce Italia, ha dato anche i natali ai genitori di due tra i più straordinari chitarristi esistenti al mondo, Joe Satriani e Steve Vai, i quali, guarda caso, sono tuttora legati da una profonda amicizia, dopo tanto tempo passato insieme, e hanno recentemente pubblicato il secondo singolo del progetto SatchVai, intitolato, non poteva essere altrimenti, I Wanna Play My Guitar. Come direbbe Giuseppe Verdi, La forza del destino!
Chitarre giovani e ruggenti, a Denominazione di Origine Controllata
Oltre cinquant’anni di amicizia, quasi altrettanti di sodalizio artistico: la sinergia che si è creata tra i due mostri sacri della chitarra nasce da lontano. Riavvolgiamo per un attimo il nastro e catapultiamoci nelle frizzanti atmosfere musicali dell’America di metà anni Settanta, caratterizzate da una grande diversità di stili e generi.
Il rock rimane centrale, mentre emergono le sue varianti hard, southern e progressive. Al contempo, la disco music si avvicina al suo apice di popolarità, con fusion e funk in crescita.
A quell’epoca Steve è un teenager a Long Island, New York. La sua passione, manco a dirlo, è la sei corde, l’unica cosa al mondo che sente sua, vera. Tuttavia, per accrescere le sue straordinarie doti serve l’aiuto di un personaggio altrettanto straordinario: Joe Satriani da Westbury, villaggio nella contea di Nassau a un passo da NYC, sede di una popolosa comunità italo-statunitense, è l’insegnante di chitarra che fa al caso suo. Tra i due scocca una scintilla, il loro rapporto continua a evolversi negli anni fino alla magia di una condivisione musicale alla pari, senza più una figura dominante. L’allievo ha ormai raggiunto il maestro…
Il G3, nel segno delle Ibanez
E pensare che Steve a nove anni prendeva lezioni di fisarmonica, strumento che ogni giovane ragazzo italiano newyorkese di Long Island doveva saper suonare! Con Joe l’avventura prosegue con la condivisione delle etichette discografiche, a partire dalla Relativity Records a fine Ottanta, periodo in cui si incrociano anche sul palco con duelli fino all’ultima corda, per poi spostarsi alla Sony/Epic per gran parte dei Novanta, decade memorabile per il duo, entrambi con le Ibanez nel cuore.
A Ottobre 1991 ci sono a Siviglia i cinque show delle Guitar Legends, mentre nel 1995 Satriani coinvolge Vai nel progetto G3, che dall’anno successivo diventa un evento live ricco di episodi fino ai giorni nostri. La formula è semplice e avvincente al tempo stesso: tre grandi virtuosi salgono sul palco suonando tre set separati e chiudendo con una lunga performance tutti insieme.
Quasi una ventina di tour in trent’anni, con una line up da paura sempre in aggiornamento, da Michael Schenker a John Petrucci, da Robert Fripp a Steve Lukather, per non parlare delle comparsate di Brian May e Al Di Meola. Nomi da capogiro, con l’amico Vai presente ben in tredici manifestazioni, compresa l’ultima negli USA conclusasi nel 2024 con la ricostituzione della formazione originale con Eric Johnson, che, dopo essersi spesso destreggiato con loro con l’amata Gibson ES-335, sfodera pure la sua Fender Stratocaster signature.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma questi “ragazzi” mantengono la freschezza del pane appena sfornato, con acrobazie chitarristiche di altissimo livello, tra torsioni d’avanguardia e spruzzi retrò, tenendo saldamente in mano un presente ricco di attività, progetti e sorprese…
SatchVai Band: le ultime, incendiarie performance insieme
Abbiamo già parlato di più di mezzo secolo di forti affinità elettive, di profonda amicizia, anche oltre le chitarre: come festeggiarli al meglio?
Lo scorso marzo è uscito The Sea of Emotion, Pt. 1, brano che sintetizza la loro storia e ruota attorno ai contrasti: il desiderio di esplorazione e la staticità imposta dalla modernità digitale, la solitudine e la condivisione, la natura selvaggia e il caos urbano.
Un ritorno a quando, da ragazzini, non staccavano gli occhi dall’amato strumento nemmeno per mangiare, utilizzando però gli occhi, la visione e la mission di oggi, ossia mantenere il proprio ruolo di virtuosi e sperimentatori in un mondo a tutta velocità che fagocita qualsiasi cosa correndo senza limiti.
Tradizione e contemporaneità per due Titani delle sei corde che in primavera hanno proseguito la collaborazione con una serie di concerti in America per poi decidere di formare un vero e proprio gruppo insieme, la SatchVai Band e portare questa nuova formula vincente sui palchi di tutto il mondo. Nella scorsa puntata abbiamo visto come Frank Zappa sia stato vitale per l’autostima e la crescita di Steve dal punto di vista umano e chitarristico. Andiamo ora a vedere qual è stata la scintilla che ha fatto scattare qualcosa in Joe, spingendolo a studiare e imparare con sacrificio un mestiere che lo ha consacrato come uno dei più grandi virtuosi su questa Terra.
Anne-Marie Forker / Alamy
Joe Satriani: talento e dedizione di un formidabile guitar hero
Nel segno di Jimi
Una storia singolare, quella del “Funambolo di Westbury”, classe 1956. Folgorato dal genio di Jimi Hendrix e sconvolto per la sua morte, rinuncia presto a giocare a football per imparare a suonare bene lo strumento di cui in futuro sarà un’assoluta icona. Due fenomeni jazz, Billy Bauer e Lennie Tristano sono i suoi maestri e presto, dotato di un’incredibile capacità e velocità di apprendimento, diviene pure lui un insegnante molto quotato.
“Quando ero in stanza con lui, ad imparare, non sentivo mai esaurirsi la sua guida. C’erano sempre delizie e sorprese nell’insegnamento, e, una lezione dopo l’altra, Joe rivelava sempre un momento di musicalità intensa che sembrava protrarsi all’infinito. Non si trattava quindi solo di esercizi accademici o cose del genere. Voglio dire, abbiamo anche fatto un po’ di tutto questo, è parte dell’addestramento e l’ho sempre apprezzato. Il suo spirito musicale è profondo e stimolante. Satch ha continuato a essere un’ispirazione per tutta la mia vita”.
-Estratto da guitar.com, articolo su Steve Vai di Crystal Koe, Dicembre 2022.
Steve Vai, come già visto, ma anche Kirk Hammett, David Bryson e Kevin Cadogan sono fra gli alunni più famosi. Joe, comunque, non abbandona mai l’idea di intraprendere un’avventura musicale personale e vi riesce spostandosi in California, sebbene inizialmente rimanga “guitar professor”.
Aiutato economicamente dalla Greg Kihn Band, si aggiunge alla loro serie di spettacoli e, nel 1984, riesce a pubblicare il primo EP.
Sogni di rock ‘n’ roll
Negli anni successivi avviene la consacrazione, con un filotto di dischi fenomenali. Surfing with the Alien (1987), un album stratosferico sostenuto dalla title track e da una perla da ascoltare senza sosta, Lords of Karma, contribuisce a innalzare enormemente il suo status di virtuoso, proiettando l’artista a metà nineties nell’Olimpo dei giganti delle sei corde. Satriani, ovviamente, eredita tanto dal trio Beck/Page/Clapton, ma curiosità e gusti raffinati lo spostano anche verso altri idoli britannici, forse un po’ meno conosciuti, però altrettanto imprescindibili per un giovane appassionato, come il “John Coltrane della chitarra” Allan Holdsworth, adorato principalmente nei trascorsi con The New Tony Williams Lifetime, e il potente Robin Trower, storico elemento dei Procol Harum e nel prosieguo brillante frontman della band che porta il suo nome.
Un disco da (ri)scoprire
Tutti si accorgono di lui, da Mick Jagger ai Deep Purple, e con entrambi andrà in tour. Intanto crea una personale linea di chitarre, ideate dalla casa Ibanez, con cui collabora dal 1987, e si butta in un progetto lì per lì sottovalutato, un album strumentale omonimo, realizzato nel 1995, davvero variegato, mai noioso, prodotto dal timoniere veterano Glyn Johns, una vita vissuta tra Led Zeppelin, Who e Rolling Stones.
Notevoli e, per certi versi, sorprendenti, i turnisti selezionati per accompagnare “Satch”, dal tonitruante Manu Katché, famoso per aver dato un’impronta jazz al rock multiforme di Peter Gabriel e Sting, all’eclettico Nathan East, bassista universale, vero asso nella manica in grado di trovarsi a proprio agio perfettamente in ogni categoria delle sette note, si vedano i suoi Fourplay, l’amico Eric Clapton e, più avanti, i Toto e la partecipazione al pluripremiato Random Access Memories dei Daft Punk.
Andy Fairweather Low, un passato negli Amen Corner, quelli di (If Paradise Is) Half As Nice, versione inglese de Il Paradiso della Vita, scritta dall’accoppiata Battisti-Mogol per La Ragazza 77, pseudonimo di Ambra Borelli, e in seguito ripresa e resa popolare da Patty Pravo, rimane la scelta più inaspettata, ma l’innata pacatezza e formidabile precisione come chitarrista ritmico blues sono magicamente complementari all’esuberanza di Satriani.
Ascoltare i risultati di questa strana, ma vincente fusione di personaggi è già gratificante dall’iniziale Cool#9, sorta di manifesto di intenti impreziosito dal piano di Eric Valentine. Si tratta di una delle tracce più rappresentative dell’LP, cavallo di battaglia di tante esibizioni live, in cui tutte le influenze di Joe confluiscono nei tre ispirati assoli, con echi di Coltrane, Hendrix e qualcosa di assolutamente innovativo e ineguagliabile, non catalogabile, che pervade il finale.
Una vita per la chitarra
Joe Satriani non si è mai fermato, e, in seguito a questa pubblicazione fonda il già menzionato G3, un’idea magnifica protrattasi fino a oggi che prevede il tour di un trio di virtuosi della chitarra a rotazione, ovviamente includendo sempre lui come membro permanente, e pubblica svariati lavori, in studio e live (su tutti Super Colossal e Satriani Live!, entrambi del 2006) oltre all’importante collaborazione nel supergruppo Chickenfoot. Satch si dimostra instancabile e mantiene la curiosità ed entusiasmo degli esordi, attitudini che consentono di rinnovarsi e, senza dimenticare le sue origini di professore, collegarsi alla successiva generazione di eroi dello strumento da lui tanto amato, personaggi del calibro di Kenny Wayne Shepherd e Jonny Lang.
Gli ultimi lavori e le nuove attitudini
“Unstoppable Momentum è la forza che mi spinge ad impegnarmi per migliorare costantemente in quello che faccio. Musicalmente, è ciò che mi stimola a dare il massimo nel suonare il mio strumento, la chitarra, raggiungendo sempre nuovi livelli, perfezionando le mie doti di continuo.
Non è una forza fisica, reale, è un qualcosa che risiede dentro di me, un ‘momento inarrestabile’ che continua a farmi muovere e progredire”.
-Estratto da intervista a metalitalia.com, 2013.
Unstoppable Momentum (2013), Shockwave Supernova e il bellissimo, intenso e profondo The Elephants of Mars (2022), un affascinante viaggio ricco di atmosfere orientaleggianti, inquadrano un artista versatile che negli anni ha collaborato con i nomi più inaspettati e prestigiosi, quali Crowded House, Blue Oyster Cult, Pat Martino, Ian Gillan, Steve Miller Band, Steve Hunter e Kitt Wakeley. Un artista che, come vedremo nel successivo capitolo, ha trovato in Ibanez un partner fondamentale per esprimere il suo talento, come l’amico di lunga data Steve Vai. Corsi e ricorsi storici della musica!
Le chitarre di JS
Sempre all’avanguardia e aperto alle innovazioni, Satriani è celebre per le sue chitarre signature, le Ibanez JS Series, con caratteristiche specifiche da lui richieste, quali i pickup DiMarzio e il sistema tremolo Edge.
La JS1, l’originale, si basa e sostituisce la 540R, di cui Joe è stato accanito sostenitore. Il Nostro ha usato numerosi altri modelli JS, ricchi di varianti e con verniciature personalizzate, in genere distinti da numeri (o, più raramente, lettere), come JS100, mantenendo sempre le sue iniziali in stampatello.
Fra le tante meritano una menzione la JSBDG (la leggendaria BlackDog Guitar, primo prototipo, precedente la JS1), l’acustica JSA5 e le JS6, JS120, JS1000, JS1200, JS1600, JS2400 (serie a 24 tasti usata con i Chickenfoot), fino alle recenti JS2450 e JS2480.
Una chitarra divenuta iconica verso la fine degli anni Novanta è la JS10th, dalla finitura cromata, soprannominata “Chrome Boy”. Satriani ne possiede pure una sosia con il moniker “Pearly”, con pickup Seymour Duncan Pearly Gates.
Infine una citazione per la sgargiante JS20th, senza dimenticare la JS700 rossa, storica compagna dell’omonimo album “bluesy” del 1995, che abbiamo approfondito in uno specifico paragrafo.
Marshall per gli amplificatori e Vox per effetti e pedali sono altri due marchi di riferimento per il buon Joe, che per wah-wah, delay e flanger si è anche legato rispettivamente a Dunlop Cry Baby, Boss DD-3 e Electro-Harmonix Electric Mistress.
Un uomo in continua evoluzione, molto simile, per la costante ricerca di uno stile distintivo, a un altro guitar hero che possiamo considerare nostrano: Stef Burns. “Crossroads”, la rubrica speciale di Planet Guitar, è pronta a partire per un altro viaggio nel fantastico mondo delle sei corde!
Stay tuned
To be continued…
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