L’italiano Marco de Virgiliis è il carismatico fondatore di Markbass, uno dei più importanti marchi mondiali di amplificatori per basso. Dice che il suo Paese di origine è “unico e pieno di creatività”, motivazione che gli ha permesso di vendere i suoi prodotti in oltre 60 Paesi nel mondo. Si è anche guadagnato il supporto di importanti endorser internazionali, tra cui Eric Gales, Marcus Miller, Richard Bona, Frank Gambale, Greg Howe e Cliff Hugo dei Supertramp.

© Markbass

L’ascesa di De Virgiliis, tuttavia, è iniziata tra mille difficoltà; Planet Guitar apre quindi l’intervista chiedendo a Marco quali sono i valori da cui si è sempre lasciato guidare.

Marco de Virgiliis: Il valore più importante per me e per la mia azienda è la passione, l’entusiasmo con cui da sempre affronto il mio lavoro. Inoltre ci piace pensare diversamente. Conosco molto bene il mercato, ma tendo ad affrontare le cose in modo diverso, ed è questo che ci permette di innovare. Uno dei nostri slogan è: “passione per l’innovazione”. Vale non solo per me personalmente, ma per l’intera azienda.

PlanetGuitar: Vieni da una famiglia amante della musica?

M.V.: No, ma ho studiato elettronica e musica alle scuole serali quando ero molto giovane. Entrambe le cose hanno svolto un ruolo importante. Ora suono il sax, la tromba e il clarinetto.

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PlanetGuitar: Ho letto che hai costruito il tuo primo amplificatore a sei anni. È vero?

M.V.: Sì, ero sempre in officina ad armeggiare con apparecchiature elettroniche. Ho distrutto un sacco di amplificatori! [Ride]. Ho trascorso una vita intera tra elettronica, altoparlanti e amplificatori.

PlanetGuitar: Ma a sei anni dove ti procuravi il materiale per fare quelle cose?

M.V.: Era la scuola in cui studiavo a fornirmi il materiale. Ero giovane quando ho acquistato il mio primo amplificatore e il mio primo ScopeMeter [un oscilloscopio portatile].

PlanetGuitar: Ricordi il momento in cui hai inserito per la prima volta la spina di uno dei tuoi amplificatori?

M.V.: Lo ricordo molto bene perché avevo anche fabbricato il PCB [un circuito stampato]. Il momento in cui ho sentito il mio primo amplificatore è stato troppo bello! Provo ancora la stessa cosa quando ne testiamo uno nuovo.

PlanetGuitar: Veniamo ai tuoi gusti musicali. Sapresti nominarmi i tre album che ti hanno influenzato di più?

M.V.: Da giovane ero un appassionato di jazz, dunque Steps Ahead con Michael Brecker è stato un album importante per me; poi Breakfast in America dei Supertramp e The Gentler Side of John Coltrane.

PlanetGuitar: Hai acquistato il tuo primo sassofono a 16 anni con i soldi guadagnati ai concerti, ma lo strumento che ti ha sempre affascinato è il basso. Come mai?

M.V.: Da giovane suonavo il sax in una band, ma osservavo il bassista e pensavo che avrei potuto fabbricare un amplificatore per il suo strumento.

PlanetGuitar: All’epoca il ruolo del basso stava cambiando.

M.V.: Sì, in quel periodo tutti andavano matti per Jaco Pastorius. Anche Mark King e Marcus Miller stavano cominciando a suonare in modo diverso. Era molto in voga l’amplificatore Trace Elliot, ma la mia idea era fornire molta più fedeltà, restituire l’autentico suono di un basso. Ricordo di aver letto che Marcus Miller collegando il suo basso direttamente al mixer aveva esclamato: “Ma questo è proprio il mio suono!”. È stato molto importante per la mia evoluzione.

© Markbass

PlanetGuitar: Poi hai iniziato a lavorare per un’azienda di elettronica ma ti sentivi “in gabbia”, così un giorno hai detto semplicemente: “Me ne vado!”. Che effetto ti ha fatto?

M.V.: [Ride] È vero, sì! Avevo un buon impiego, ma tornato a casa dissi a mia moglie: “Non ce la faccio ad arrivare a 60 anni senza aver provato a fare qualcosa di diverso.” Così mi licenziai, ma fu molto dura.

PlanetGuitar: Se ben ricordo, poi hai percorso tutta l’Italia sulla tua Peugeot per promuovere il tuo amplificatore…

M.V.: Sì, la mia vecchia Peugeot è stata preziosissima. Ricordo che con un caldo a 40 gradi andai a far visita a un bassista perché volevo che provasse i miei amplificatori. Facevo circa 150.000 chilometri all’anno, da non crederci. Non avevo i soldi per mangiare perché mi servivano per il carburante.

Avevo approfittato di un’offerta sull’insalata di pollo e sul parmigiano: per qualche mese furono il mio unico cibo.

PlanetGuitar: I tuoi piani comprendevano anche la commercializzazione del tuo prodotto all’estero, ma i problemi sono aumentati…

M.V.: Sì, ero appena arrivato a Francoforte, in un hotel terribile, e la mia auto smise di funzionare. Un amico di Caravaggio mi disse: “Marco, a casa ci puoi arrivare, ma a un’unica condizione: una volta partito, non ti devi mai fermare.” E così feci. Quando arrivai a casa a Lanciano, il paese di mio padre, l’auto era fusa.

PlanetGuitar: Ma le cose cominciarono ad andare meglio nel 2001…

M.V.: Avviai la mia azienda Markbass, e da ottobre ad aprile lavorai su una nuova linea che presentammo a Rimini. Da quel momento tutto andò bene.

PlanetGuitar: Gli amplificatori erano molto pesanti, ma tu hai trovato un nuovo materiale…

M.V.: Esatto, il neodimio. Ricordo quando Matt Bissonette, che lavorava con Joe Satriani, ci suonava dicendo: “Marco, ma è fantastico!”, e sollevandolo esclamava: “Ti voglio bene Marco!” [Ride].

© Markbass

PlanetGuitar: È stata una tua scelta anche il design distintivo nero e giallo?

M.V.: Sì. La prima volta che chiamai il mio fornitore di altoparlanti, lui disse: “Marco, per cortesia, non scherzare, ho già un sacco da fare.” Ma la mia idea era che gli altoparlanti si potessero vedere a distanza.

PlanetGuitar: Nel 2009, la crisi finanziaria ti ha obbligato a spostare la produzione. È stata dura?

M.V.: Abbiamo dovuto spostarci in Indonesia, ma abbiamo fatto in modo che tutti i prodotti fossero spediti dall’Italia, per garantirne la qualità.

PlanetGuitar: Ora i tuoi amplificatori sono usati da tanti artisti di alto livello. Come mantieni i rapporti con loro?

M.V.: Molti dei miei endorser sono anche buoni amici. Non abbiamo firmato contratti…

PlanetGuitar: Nessun contratto? Incredibile. È molto punk!

M.V.: Non è un aspetto importante, perché conosco tutti i miei endorser da molti anni.

Erano i miei idoli quand’ero giovane, quindi si tratta di una parte molto bella della mia vita.

PlanetGuitar: Ci sono anche donne tra i tuoi endorser?

M.V.: Sì, dall’Italia, dalla Francia e dagli USA. Quand’ero giovane le donne non suonavano il basso. Ora invece ci sono molte bassiste, e teniamo molto al loro supporto.

PlanetGuitar: Ho letto del tuo MB58R…

M.V.: È un prodotto nato durante il Covid. Anche in quell’occasione ho dovuto pensare diversamente. Oggi vendiamo in 60 Paesi e il feedback è straordinario.

PlanetGuitar: So che “Born to Run” è uno dei tuoi slogan: dove intendi correre ora?

M.V.: [Ride]. Non corro più così tanto, ma è una filosofia aziendale. Non controllo a che ora la gente viene in ufficio, mi interessa solo l’obiettivo. Qui le persone condividono i problemi e i risultati. Sanno ancora correre molto veloci! [Ride].

PlanetGuitar: Sembra che la filosofia, la passione e i sogni che avevi da piccolo siano ancora molto presenti in tutto ciò che fai.

M.V.: Assolutamente. Soprattutto quand’ero senza soldi. Se il tuo lavoro ti appassiona, non hai problemi.

Planet Guitar conclude ringraziando Marco De Virgiliis per il tempo che ci ha dedicato e lui risponde invitandoci calorosamente a visitare la sua azienda. “Mi piacerebbe molto”, rispondo. Continuate a seguirci!

Markbass Micromark 801

Markbass Micromark 801

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Paul Rigg