Il 6 dicembre del 1956 nasceva a Santa Monica (California, Stati Uniti d’America) Randall William Rhoads, conosciuto più semplicemente come Randy. Chitarrista iconico e innovativo, in soli pochi anni di carriera Randy riuscì ad innovare la scena del metal anni Ottanta. Prima della sua tragica scomparsa, avvenuta ad appena 25 anni il 19 marzo del 1982 in un incidente aereo, Randy diventò un vero e proprio punto di riferimento artistico, anche grazie all’utilizzo magistrale di tecniche come il tapping, le dive bomb con il tremolo e l’uso di velocissime e intricate scale. 

Credits: John Atashian / Alamy Stock Photo – Randy Rhoads dal vivo durante un concerto con Ozzy Osbourne

Tutti questi elementi lo avvicinano alla figura di un altro mostro sacro della sei corde come Eddie Van Halen. Inoltre, fanno di Randy uno dei chitarristi che più hanno influenzato artisti come Zakk Wylde, Dimebag Darrell, Paul Gilbert, John Petrucci, Tom Morello, Mike McCready e moltissimi altri. Nel giorno dell’anniversario della sua nascita, ricordiamo la sua figura con Crazy Train, brano di Ozzy Osbourne che contiene uno tra i riff di chitarra heavy metal più famosi di tutti i tempi, grazie all’aiuto di Paul e Matt di Guitar Tutorials. Abbiamo dedicato a Randy anche una puntata della nostra serie “Suonare come”, la trovate qui.

La biografia di Randy Rhoads

Randy iniziò prestissimo a suonare la chitarra: cominciò con quella classica già all’età di sei anni, per poi passare a quella elettrica poco dopo. La madre Delores era pianista e proprietaria di una scuola di musica a North Hollywood, la Musonia School of Music, ancora oggi attiva e visitabile. Randy prese da lei lezioni di piano e imparò la teoria musicale, arricchendo il suo background di conoscenza della musica classica. Un elemento che poi fu presente anche nel suo modo di suonare la chitarra.

Negli anni della high school Randy affinò il suo playing come chitarrista lead e continuò a migliorare, fino ad un concerto che gli cambiò la vita. Quello di Alice Cooper dell’11 luglio del 1971 al Long Beach Auditorium. Dopo quel concerto sembra che Randy si convinse che poteva anche lui replicare quanto visto sul palco e diventare un professionista. Tra le sue prime influenze chitarristiche, oltre a Leslie West dei Mountain e Mick Ronson degli Spiders from Mars di David Bowie, c’era infatti proprio Glen Buxton della band di Alice Cooper.

All’età di 16 anni, quando già insegnava chitarra alla scuola della madre, Randy fondò i Quiet Riot assieme all’amico Kelly Garni al basso, Kevin DuBrow alla voce e Drew Forsyth alla batteria. La band divenne rapidamente uno dei gruppi più popolari del circuito dei club di Los Angeles, tanto da assicurarsi un contratto discografico con la CBS/Sony Records alla fine del 1976. I fan iniziarono a presentarsi agli spettacoli dei Quiet Riot indossando abiti a pois, per imitare i gilet e i papillon a pois che Rhoads portava sul palco.

Il giovane chitarrista americano si fece anche costruire una chitarra a pois in stile Gibson Flying V. Nonostante il grande seguito, legato soprattutto al grande talento e alla personalità di Randy, i primi due dischi della band, Quiet Riot e Quiet Riot II, furono pubblicati solo in Giappone. Fu in quel periodo che i rapporti tra Garni e DuBrow iniziarono a deteriorarsi, fino ad arrivare a uno scontro che costrinse Randy a licenziare l’amico Kelly.

Spesso si dice “non tutti i mali vengono per nuocere”. Infatti nel 1979, nel momento di maggiore crisi dei Quiet Riot, arrivò per Randy l’occasione della vita: fare un’audizione per la nuova band che Ozzy Osbourne stava fondando dopo lo fine della sua esperienza con i Black Sabbath. Il nostro Randy riuscì a stupire subito Ozzy con il suo playing e si assicurò un posto nella nuova formazione. La reazione che Randy suscitò nel cantante inglese fu probabilmente molto simile a quella che potete vedere in questo video. Incredulità e ammirazione, fin dal primo momento.

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Ulteriori informazioni

Nel giorno dell’anniversario della sua nascita, ricordiamo il suo incredibile talento proprio con un brano simbolo, estratto dal primo album in studio registrato da Randy con Ozzy: Crazy Train.

Blizzard Of Ozz: l’ABC dell’heavy metal anni Ottanta

Un disco trascinato dal talento esecutivo di Randy e dalla personalità di Ozzy e una delle pietre miliari dell’heavy metal anni Ottanta. Blizzard Of Ozz potrebbe essere spiegato così, in una sola frase. Pubblicato il 12 settembre del 1980, il primo disco della carriera solista di Ozzy fu un trionfo. Accompagnato anche da Bob Daisley al basso, da Lee Kerslake alla batteria e da Don Airey alle tastiere, Ozzy confezionò un disco con i fiocchi. Nella composizione fu aiutato proprio da Randy e da Lee, mentre il lavoro in studio come ingegnere del suono fu affidato a Max Norman. L’album contiene infatti brani come Mr. Crowley, la ballad Goodbye to Romance, Suicide Solution, oltre ovviamente a Crazy Train, tutti classici assoluti della carriera di Ozzy da solista. Registrarono nove pezzi, per un totale di poco meno di quaranta minuti che sancirono un nuovo, importantissimo capitolo della storia del metal.

Non mancarono però le polemiche: l’album doveva infatti chiamarsi The Blizzard of Ozz, nome che avrebbe dovuto assumere anche la nuova band. Il disco fu però alla fine intitolato al solo Ozzy, con non poco disappunto dei restanti membri della band. Anche il brano Suicide Solution fu oggetto di molte controversie e addirittura di una causa legale, intentata contro Ozzy e la CBS Records.

La canzone, secondo l’accusa, incoraggiava comportamenti autodistruttivi nelle persone giovani e suscettibili a influenze pericolose. Un’argomentazione, questa, utilizzata spesso nei confronti del rock e di molte delle più grandi band della storia. Ozzy vinse quella causa, ma dovette nuovamente difendersi nel 1986. Questa volta Daisley e Kerslake fecero causa per delle royalties non pagate. Le parti di basso e batteria della riedizione del 2002 del disco furono così registrate nuovamente da Robert Trujillo e da Mike Bordin, membri della band di Ozzy dell’epoca. La cosa fu ovviamente accolta con molta perplessità dai fan e le edizioni attualmente in commercio del disco hanno ripristinato le parti originali.

Diamo ora un’occhiata più da vicino a Crazy Train, forse il brano simbolo dell’intero disco, e alla strumentazione utilizzata da Randy nella sua carriera.

Crazy Train: un brano per immortalare Randy

Non tutti possono vantare un singolo di debutto come Crazy Train, infatti Ozzy è unico e inimitabile anche per cose come questa. Il pezzo, che ha come tema la paura dell’annichilimento nucleare connessa alla Guerra Fredda di quel periodo, è uno dei brani più rappresentativi di tutto il movimento metal degli anni Ottanta, con la chitarra solista di Randy che detta legge fin dall’inizio e un assolo a dir poco memorabile.

Quanti chitarristi hanno imparato l’intramontabile riff di questo pezzo, la ritmica delle strofe o hanno sfidato la tecnica di Randy per emulare il suo assolo? Una schiera lunghissima e pressoché infinita, a testimonianza dell’importanza di questo brano per gli amanti della sei corde. Resta ancora ad oggi la canzone di Ozzy più ascoltata su Spotify, con oltre 602 milioni di riproduzioni, oltre ad avere molte versioni cover, come ad esempio quella di Slash con Myles Kennedy & The Conspirators o quella particolarissima di Steve Stevens con i The String Revolution. Qualche anno dopo fu anche realizzato un video animato, che si affianca a quello già realizzato per la versione live del pezzo. Quest’ultima si trova nell’album Tribute, dedicato proprio a Randy.

Come anticipato nell’introduzione, abbiamo già dedicato un articolo allo stile di Randy, dove trovate alcuni consigli per avvicinarsi al suo suono e per sviluppare le tecniche da lui utilizzate. In ogni caso vi ricordiamo alcuni degli elementi da cui partire. Partiamo dalle chitarre: perchè non iniziare con una bella Jackson Randy Rhoads? Ne esistono modelli in diverse configurazioni, in grado di soddisfare tutte le tasche:

Jackson JS32T Rhoads AH WH

Jackson JS32T Rhoads AH WH

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Jackson RRT Rhoads MJ Series WH

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Jackson RR1 Randy Rhoads BK USA

Jackson RR1 Randy Rhoads BK USA

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Oppure potreste procurarvi una bella Flying V, magari nera, per poi provare a decorarla con dei pois e ricreare lo stile di Randy. In questo caso, a seconda di quanto volete spendere, potete orientarvi sul marchio Epiphone o sulla classica Gibson:

Epiphone Flying V Prophecy Black

Epiphone Flying V Prophecy Black

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Gibson 80s Flying V Ebony

Gibson 80s Flying V Ebony

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Anche per quanto riguarda la Les Paul Custom in finitura Alpine White, la scelta è duplice: una Epiphone o una bellissima Gibson?

Epiphone Les Paul Custom Alpine White

Epiphone Les Paul Custom Alpine White

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Gibson Les Paul Custom AW

Gibson Les Paul Custom AW

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Come Randy, poi, potreste utilizzare corde GHS in scala .009–.042 o 0.10–0.46:

GHS Coated GB XL Boomers

GHS Coated GB XL Boomers

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GHS GBTGBL-Boomers

GHS GBTGBL-Boomers

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Per l’amplificazione Randy utilizzava una testa Marshall 100-Watt Super Lead, ma voi potreste tranquillamente partire con una DSL100HR o con una JCM 800 Reissue 2203:

Marshall DSL100HR

Marshall DSL100HR

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Marshall JCM 800 Reissue 2203

Marshall JCM 800 Reissue 2203

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Per gli effetti potreste invece partire dall’MXR M134 Stereo Chorus o dall’M-117R Flanger, oppure dal classico wah Dunlop Crybaby GCB95:

MXR M134 Stereo Chorus

MXR M134 Stereo Chorus

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MXR M-117R Flanger

MXR M-117R Flanger

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Dunlop Crybaby GCB95

Dunlop Crybaby GCB95

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Quale modo migliore per mantenere viva la figura di Randy, se non quella di continuare a suonare i suoi riff e i suoi assoli? E allora tutti a bordo del Crazy Train, prendete la chitarra e mettetevi all’opera!

Credits: Wikimedia Commons – Randy dal vivo con la sua chitarra a pois ispirata alla Flying V

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Riccardo Yuri Carlucci
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