Classici e contemporanei, amanti dell’incrocio tra passato e presente, per non fermarsi mai. Franco Mussida e Corrado Rustici sono riusciti nelle rispettive carriere a creare un sound familiare e allo stesso modo fresco e originale, che contraddistingue la loro visione lungimirante della musica. Un approccio particolare, un perfetto bilanciamento tra evocazione e innovazione, caratterizza anche il loro incontro durante la registrazione di un album speciale, Serendipity della PFM. Andiamo a rivivere quei momenti elettrizzanti e diamo uno sguardo all’incredibile excursus artistico dell’uomo che ha rivoluzionato le sonorità di Zucchero “Sugar” Fornaciari.
Francone e Corrado: dalla PFM al CPM
La chitarra come una sposa
“La chitarra è una compagna della mia vita. A lei ho consegnato i miei sentimenti di adolescente, attraverso di lei ho trovato pace e consolazione nei momenti in cui la solitudine si faceva più pesante per l’impossibilità di comunicare me stesso ai miei genitori, agli amici, al mondo”.
Estratto da pfm.it
Quanti chitarristi, quanti semplici amanti della musica, quante anime sensibili imprigionate dai ritmi oscuri di questo mondo sempre più veloce e ossessivo si sono riconosciuti nel ritratto di se stesso di Franco Mussida.
Anche Corrado Rustici ha vissuto le medesime sensazioni, bramando fin da giovincello un forte desiderio di evasione da una società lontana dai bisogni reali e nemica della vera arte. La fuga dallo stereotipo, dal preconfezionato, lo ha portato in giro per il mondo ad acquisire nuove esperienze, poi convogliate nelle sue produzioni, nelle sue canzoni. E a un certo punto della carriera, l’ex leader dei Cervello, divenuto ormai una celebrità chitarristica (e non solo), incrocia proprio “Francone”, come lo chiamano i suoi fan, per arrangiare e colorare di sfumature diverse un album della Premiata Forneria Marconi.
“Gentile pubblico stasera siamo qua
Per un’ottima ragione
Da questa notte finalmente inizierà
la rivoluzione”
Estratto dal testo de La rivoluzione
Prendendo spunto dal titolo dell’opener del disco di cui tra poco andremo a parlare, dopo la svolta degli anni Ottanta e la ripresa nel decennio successivo delle attività del gruppo, giunge l’ora di una rivoluzione sonora per Di Cioccio, Premoli, Djivas e Mussida. E Rustici è al posto giusto nel momento giusto.
Tu chiamala se vuoi Serendipità
Agli albori del nuovo secolo, la ritrovata PFM, dopo un lungo iato e la pubblicazione di Ulisse (1997), è alla ricerca di un sound più moderno, che mantenga il marchio di fabbrica prog rock della band senza lasciarsi andare alle mode del momento, tenendo a freno le esagerazioni “elettroniche” e tuttavia strizzando l’occhio al concetto di contemporaneità. Quella capacità di cogliere il momento, tipico di Mussida e compagni, il loro carpe diem musicale, si materializza in Serendipity, pubblicato nel Settembre 2000, e mai titolo risulta più appropriato.
Lasciarsi sorprendere da qualcosa di imprevisto, mentre si è impegnati in altro, ricavandone il meglio per sé: ecco la serendipità. Occorrono apertura e curiosità per ottenere risultati inaspettati. Corrado Rustici, con la sua produzione attenta ed efficace, aiuta i “ragazzi” a fare un passo avanti partendo proprio dalle loro radici, dalla loro storia, convogliandole verso orizzonti mai toccati.
Tale stato di continua inventiva si respira fin dal primo singolo, K.N.A. (Kaleidoscope Neutronik Accelerator), un concentrato di dinamismo all’avanguardia e di esperienza rielaborata. Le liriche illustri di Daniele Silvestri, Franco Battiato (Nuvole Nere), Pasquale Panella (L’immenso campo insensato) e Fernanda Pivano (Domo Dozo) si incastrano perfettamente nelle geometrie melodiche declinate dall’ensemble, arricchito dall’ormai membro aggiunto Roberto Gualdi alla batteria. E anche i brani completamente autografi quali Ore e Sono un dio si distinguono per carica emotiva e raffinatezza, con la sei corde di Mussida sempre in primo piano.
L’analisi del disco e la chicca finale
Undici brani di forte impatto, in grado di soddisfare gli amanti storici del sodalizio e i fan dell’ultima ora. Suggestive pagine di poesia si abbinano a delicati affreschi progressive, colorati da sontuose melodie pop con virtuosismi mai fini a se stessi.
Un album elaborato, con arrangiamenti eleganti e potenti e una varietà di suoni difficilmente riscontrabile in altre produzioni italiane. Merito dell’eccellente lavoro di Rustici, il quale riesce a mettere d’accordo il buon vecchio rock d’altri tempi e le moderne tecnologie digitali.
La dicotomia tra strutture vicine all’art rock del periodo storico e suoni d’avanguardia, duri e urbani, offre un perfetto gioco di contrasti, rendendo l’opera un riuscito mosaico in ogni suo tassello, fino alla sorpresa finale, Exit, un brano progressivo al 100%. Composta ad hoc da Corrado, qui anche alla chitarra solista (veloce e lirica al tempo stesso!), la traccia è un’indovinata conclusione di uno dei migliori dischi dell’epopea di una band inossidabile, ringiovanita e rinvigorita dal “Re Mida” delle registrazioni in studio.
40 anni di CPM con Corrado Rustici
“A parte gli anni del prog, quando era in grado di sfornare prodotti di rilevanza internazionale, vedi la PFM, l’Italia è sempre stata, e ancora lo è, il terzo mondo musicale”. Estratto da intervista a rollingstone.it, ottobre 2023.
Poche parole, ma ben chiare sullo scenario della musica italiana dette da uno senza peli sulla lingua, che ha sofferto le pene dell’inferno prima di trovare la sua strada. Una strada che poteva ancora incrociarsi con la Premiata Forneria Marconi, dopo l’abbandono improvviso di Mussida.
Serendipity è infatti un disco talmente ben riuscito da far pensare a molti che possa essere Rustici il possibile sostituto dello storico chitarrista e compositore al momento della sua uscita. Questa circostanza alla fine non avviene, mentre il bellissimo rapporto intercorso tra Corrado e Francone prosegue con una continua frequentazione e interscambi fruttuosi.
Proprio recentemente, il 28 giugno 2024, un Rustici felice e lusingato riceve addirittura il premio “Pionieri della Musica” dalle mani dell’amico Mussida. Il riconoscimento, istituito dal CPM Music Institute in occasione del 40° anniversario dalla sua fondazione, viene attribuito per dare merito e visibilità ai musicisti che hanno operato negli anni, con ingegno, dedizione e coraggio, portando importanti innovazioni in ambito didattico, professionale e sociale. E chi non scegliere se non lui, un uomo che ha cambiato le sorti della musica italiana? Andiamo ora ad analizzare le fasi salienti della sua straordinaria, affascinante e inusuale carriera.
Corrado Rustici: estro e genialità di un artigiano della musica
Lo scenario di Napoli e l’emigrazione
Dall’ombra del Vesuvio ai giardini di Londra, fino ai saliscendi di San Francisco. Si potrebbe definire “la geografia” del successo di Corrado Rustici (Napoli, 1955): tre città, tre Paesi che hanno fatto la storia della musica e racchiudono il percorso di un artista rivoluzionario, profeta di se stesso.
Corrado ha sempre saputo guardarsi dentro nei momenti difficili, sentendo nel profondo del suo animo inquieto il richiamo alla purezza, percependo il suonare come vocazione senza compromessi, lontano da una forsennata ricerca della celebrità. Così, dopo gli inizi in terra partenopea influenzati dal fratello Danilo, membro dei leggendari Osanna, e l’amore per i Genesis convogliato in Melos (1973) primo lavoro dei Cervello (storico gruppo di nicchia la cui reunion regalerà lo splendido Live in Tokyo 2017), arriva il momento di trasferirsi oltremanica, alla ricerca della fonte, dell’origine di quello che sta vivendo intensamente.
“Volevo capire come facevano i mostri sacri che venivano dall’Inghilterra a essere tali” ricorda Corrado, in un periodo in cui ha fatto davvero letteralmente la fame e un mucchio di debiti per inseguire il suo sogno. Dopo mesi difficili, per merito della sua lungimiranza e dedizione nascono i Nova, de facto formatisi a Londra. Scorre il 1975 ed esce il loro primo lavoro, Blink, grazie a un contratto con l’etichetta Arista ed è l’inizio di un viaggio meraviglioso…
Vimana e l’America
Fusion, jazz, rock progressivo, tutto questo incarnano i Nova con la chitarra inferocita e la voce di Rustici. In Vimana (1976) arriva alla batteria un gigante, Narada Michael Walden, con la conferma al sax e flauto dell’imprescindibile Elio D’Anna e l’ospitata di lusso di Phil Collins alle percussioni. Seguono altri due lavori con svariati cambi di formazione, ma la grande novità è il primo timido riscontro in America e l’invito dell’ormai amico Narada a San Francisco, per formare un team di produzioni.
Il contatto con i grandi artisti a stelle e strisce della musica soul e r&b, la creazione del sound per le prime hit di Whitney Houston e la collaborazione per rilanciare le carriere di Aretha Franklin, George Benson e Herbie Hancock fungono da palestra per gli “allenamenti a sette note” di Corrado, sempre più geniale e duttile come chitarrista e ben impostato come produttore. Sperimentazione e tecniche all’avanguardia diventano il suo segreto tenuto ben nascosto oltreoceano, ove oramai ha raggiunto il top come musicista, fino a una nuova svolta. La forza del destino lo richiama in Patria.
La trasformazione di Zucchero
Galeotto fu l’amico Elio D’Anna, legatosi alla produzione e all’arrangiamento di un giovane di belle speranze, tuttavia ancora alla ricerca del giusto vestito da cucire attorno alle sue canzoni, Zucchero Fornaciari. Il resto, come si suol dire, è storia: bastano una manciata di album, tra cui Rispetto e Blue’s, per indirizzare il songwriter di Roncocesi alla “vittoria”. Il capolavoro rimane Oro, incenso e birra, magica combinazione di un suono ad ampio respiro internazionale e con una chitarra sempre sul pezzo, lancinante in Madre dolcissima e Iruben Me, e trascinante, a cavallo tra Brian May e Steve Lukather, in Il Mare impetuoso al tramonto. Risulta inoltre molto intensa l’attività live, con Corrado coinvolto pure nel ruolo di direttore musicale.
Anche i successivi lavori di Sugar portano la firma di Rustici, dai saliscendi emotivi di Miserere agli squilli di Spirito DiVino, nel quale il Nostro porta uno dei suoi eroi, Jeff Beck. Bluesugar è un’altra vetta del lungo e fruttuoso sodalizio (in seguito interrotto e poi ripreso recentemente per Discover II), ma oramai il produttore napoletano è fra i più ricercati pure in Italia e vive una vita in continua e favolosa evoluzione.
Tutti gli artisti venuti alla sua corte
Francesco De Gregori con lo straordinario, tristemente dimenticato Prendere e lasciare, Elisa, Negramaro, Ligabue, Cristiano De André e l’amico dei bei tempi andati Pino Daniele sono solo la punta dell’iceberg delle innumerevoli partnership di un formidabile compositore, produttore e performer che tra i fiori all’occhiello vanta pure le note sinuose della sua sei corde adagiate su un tappeto di violini costruiti dal Maestro Ennio Morricone in Libera l’amore, altra stand out track del periodo con Zucchero.
Meritano una citazione certamente anche le sentite collaborazioni con Elton John e Clarence Clemons, senza dimenticare Larry Graham e il conterraneo Enzo Avitabile. Conscio di avere vissuto i decenni migliori a livello discografico, dal rinascimento dei Beatles all’imperdibile guazzabuglio dei Weather Report, Corrado Rustici incarna l’emblema del successo ottenuto con un folgorante e innovativo modus operandi, per una mission conclusa da vincente: il suo principale merito è l’avere importato un particolare sound che prima non c’era, contribuendo al mutamento della musica italiana, sia a livello di produzione, sia di linguaggio, rendendola più internazionale.
I progetti solisti
Conscio delle proprie forze e fiero della grande attitudine immessa nel lavoro, del suo new deal, l’ex leader dei Nova pubblica con successo imperdibili lavori anche a suo nome, dall’esordio The Heartist (1995), con all’interno perle quali When You Call My Name, al successivo Deconstruction of a Post Modern Musician (2006), tutto un programma solo dal titolo, nella cui tracklist giace quel piccolo capolavoro di Rage and Dust.
Meritano una menzione anche il multicolore Aham e il recente Interfulgent (2021), sorta di tragitto in un mondo diverso, dominato dalla creatività e libero da ogni vincolo commerciale. Un vero artista non può esimersi dall’attività live e dalla sua registrazione: indimenticabile Blaze and Boom – Live in Japan, in trio con i leggendari Steve Smith e Peter-John Vettese (ex Jethro Tull), elegante compendio di esibizioni in un Paese sempre ricettivo delle buone proposte artistiche, come capitato anche alla Premiata Forneria Marconi. L’amato prog rock in mano a personaggi innovativi come Rustici e Mussida non delude mai.
Ma non è finita qui, l’Interfulgent Winter Tour 2024 non ha fatto prigionieri!
Le chitarre di Corrado
Per un artista che ha avuto a che fare con John Lee Hooker, Eric Clapton e Stevie Ray Vaughan, la chitarra, come abbiamo visto, è la vita e, pur essendo un polistrumentista di levatura planetaria, incarna la sua massima espressione. Corrado ora è felice con l’inseparabile, italianissima, DV Mark, che suona con una testata Multiamp e cassa di DV Mark, di cui è endorser.
Rustici nel tempo ha imbracciato diverse chitarre, provandone svariati modelli. Meritano una menzione le “custom made” della Godin e una alla quale è particolarmente legato, la Gibson SG Custom del ’63, fonte di ispirazione (e di registrazione) del suo secondo album, Deconstruction of a Post Modern Musician.
Gibson SG ´63 Sp Lightning Bar VOS
Innamorato fin da ragazzino di Jimi Hendrix e Frank Zappa, Corrado vanta un particolare legame con un altro guitar hero di quei tempi, John McLaughlin, che ha potuto frequentare più volte, ricevendo sempre immensa gratificazione da ogni incontro. C’è poi ancora un Gigante della sei corde a cui si è particolarmente ispirato, con la ciliegina sulla torta di una prestigiosa collaborazione: Allan Holdsworth.
“Crossroads”, la serie speciale di Planet Guitar, è pronta per lanciarsi un’altra entusiasmante puntata della rubrica!
Stay tuned
To be continued…
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