Il concerto allo Stadio San Siro era l’ultima occasione per vedere in Italia una tappa del tour mondiale del grande artista originario di Roncocesi. Zucchero ci era sembrato molto in forma nei video degli altri concerti tenutisi negli stadi di Udine, Bologna, Messina e Pescara. Fin dalle prime tre date di Londra alla Royal Albert Hall, del marzo e aprile scorso, questo Overdose D’Amore World Tour era parso un grandissimo spettacolo, in grado di rendere omaggio alla lunghissima e stratificata carriera di Sugar. Siamo andati a Milano per averne conferma e vi raccontiamo com’è andata!
Zucchero Sugar Fornaciari: un bluesman all’italiana
L’Overdose D’Amore World Tour, dopo le date italiane, si sposterà nel resto d’Europa e poi addirittura in Sud America a settembre, a testimonianza del grande successo internazionale del musicista reggiano. Io ed Emanuele siamo dislocati in due diverse posizioni: io al secondo anello rosso centrale, lui nel parterre laterale. Avremo modo di confrontarci su suoni e sensazioni, ma siamo abbastanza sicuri che non rimarremo delusi. Sugar ha annunciato che il concerto inizierà alle 20:30, perché la scaletta sarà lunga e ci aspettiamo quindi qualche sorpresa. Mentre attendiamo, riusciamo già a notare qualche strumento sul palco. Sono ben due le batterie, c’è una tastiera, ma vediamo anche un pianoforte a coda e una sessione di fiati.
La superband internazionale di questo tour è infatti composta da Polo Jones al basso, Kat Dyson alle chitarre (con un passato nei New Power Generation di Prince), Peter Vettese all’organo hammond, piano e synth, Mario Schilirò alle chitarre, Adriano Molinari e Monica Mz Carter alle batterie e percussioni, Nicola Peruch alle tastiere, James Thompson al sassofono, Lazaro Amauri Oviedo Dilout alla tromba con Carlos Minoso e Oma Jali alle seconde voci.
Per quanto riguarda le chitarre, vediamo già sul palco due belle testate Marshall con una Gibson Les Paul e una Fender Stratocaster, che suonerà Mario con la più classica delle accoppiate, così come un’acustica Maton. Dall’altro lato, per Kat, vediamo una testa Hughes & Kettner, una bella PRS rossa e una chitarra resofonica. Più avanti sul palco invece notiamo la Gibson J-45 e una Telecaster in finitura Natural, che forse finiranno proprio nelle mani di Zucchero, almeno a giudicare dal manifesto del world tour. Siamo quindi certi che non mancheranno le chitarre in questo concerto.
Marshall 1959 HW
Marshall JCM 800 Reissue 2203
Gibson Les Paul Classic HB
Fender AV II 61 STRAT RW WT3TB
Maton EBG808 Nashville
Hughes&Kettner GrandMeister Deluxe 40
PRS S2 Standard 24 Scarlet SB 2024
Fender PR-180E Resonator ACB
Gibson J-45 Standard VS
Fender AM Pro II Tele MN BTB
Come promesso, alle 20:30 precise inizia lo show, sulle parole sussurrate di Zucchero “Io vengo da un altro posto, da un altro blues, da un’altra solitudine”. Spirito Nel Buio è il primo brano, con Sugar che già sfoggia un cappello con piuma, quasi da sciamano ed elemento iconografico di un vero bluesman. Si scopre intanto un enorme sole al centro del palco, elemento caratterizzante della scenografia. Nonostante qualche problema tecnico sui maxischermi, iniziano a scorrere le immagini di varie popolazioni del mondo. Si prosegue poi con Soul Mama, dove il grande ritmo dato dalle due batterie sul palco si fa notare. Iniziamo a dare un’occhio allo stadio e notiamo un San Siro pieno, forse non da sold out in quanto nel terzo anello blu e verde ci sono alcuni settori non particolarmente popolati. La risposta del pubblico è stata comunque ottima.
Il Mare (Impetuoso Al Tramonto Salì Sulla Luna E Dietro Una Tendina Di Stelle…) è il primo brano che canta davvero tutto lo stadio, ma la voce di Sugar riesce comunque a risaltare, confermando di essere particolarmente in forma, con un bellissimo affiatamento con la sua band. Dopo tre brani tiratissimi, è il momento del primo lento. Si passa alle chitarre acustiche per La Canzone Che Se Ne Va, un pezzo poetico e ispirato, uno dei suoi insomma. Anche Ci Si Arrende è una ballad, che nella versione originale in studio vanta la partecipazione alla chitarra resofonica di Mark Knopfler. Mentre scorrono sui maxischermi immagini dei nativi americani, Zucchero fa il primo inchino al suo pubblico e ai suoi musicisti.
E’ Delicato prosegue il mood dei brani precedenti e possiamo gustarci la voce sottile di Zucchero nella strofa. Anche dal vivo la parte testuale dei suo brani è un punto forte. A tal proposito, il pezzo successivo è Partigiano Reggiano, incluso nel disco Black Cat del 2016, un blues guidato dal piano ma con un testo che solo Zucchero poteva scrivere. Forse uno degli esempi più recenti della perfetta unione tra le sue radici musicali, di chiaro stampo americano, e il suo particolarissimo stile, che ha sviluppato in molti anni di carriera. Anche in questo caso, la band è in grande spolvero.
Vedo Nero è invece un pezzo di Chocabeck del 2010 e la folla inizia a scaldarsi davvero. Il testo è più che allusivo, un’altra grande caratteristica dei brani di Sugar. Alludere o parlare esplicitamente di sesso, del femminile e dell’eros è in fondo un altro grande elemento del blues. C’è spazio anche per un breve assolo delle due batterie, prima che finalmente Zucchero saluti San Siro, per presentare un inedito. Ecco la prima sorpresa! “Ho fatto una canzone nuova, non so neanche se uscirà. Però mi piace e ve la voglio fare sentire in anteprima”, spiega. Poi eccolo finalmente con la Telecaster in finitura Natural per cantare Amor Che Muovi Il Sole. A noi il brano è piaciuto e speriamo davvero che Sugar decida di pubblicarlo.
L’atmosfera diventa invece quasi psichedelica per Pene e sentiamo anche lo slide su una chitarra, la J-45 super classica che avevamo visto. Il vero assolo però è riservato alla Strat Sunburst di Mario, ma in questo brano c’è spazio per tutti. Ecco allora anche l’assolo di sassofono, quello di tastiere prima e piano poi e infine quello di basso. Il Volo è un altro classicone cantatissimo, accompagnato da un bel gioco di luci sul palco. Questa volta l’assolo è di armonica a bocca, con l’inchino finale di Sugar che è uno spettacolo.
Il brano successivo è un duetto tra Zucchero e Oma, ma è la vocalist che ruba la scena. Facile è un dialogo passionale, colorato dalle luci rosse dal palco, e sembra quasi la messa in scena di una litigata tra due amanti. Ecco arrivare il primo ospite, Jack Savoretti. Il cantante inglese di origine italiane, si unisce a Sugar per una bella versione di Senza Una Donna (Without a Woman), che ricorda molto da vicino i duetti dell’album Zu & Co.. In quel bellissimo disco questo brano era interpretato con Paul Young.
Con Le Mani è una delle mie preferite, dal testo semplicissimo e quasi banale, ma musicalmente micidiale e sempre coinvolgente. Il brano è contenuto in Blue’s, disco del 1987, così come il successivo Solo Una Sana E Consapevole Libidine Salva Il Giovane Dallo Stress E Dall’Azione Cattolica, per cui arriva un altro ospite: il giapponese Tomayasu Hotei, di arancio fluo vestito. La sua chitarra è una Zodiacworks TE-HT, un particolare modello T-style con grafica in bianco e nero. Se il suo nome non vi dice nulla, sappiate che il suo brano Battle Without Honor Or Humanity è incluso nella colonna sonora del film Kill Bill e appena lo sentirete, sono certo che lo riconoscerete. Mentre i maxischermi proiettano la bandiera italiana, Tomayasu si scatena in un grande assolo, a base di tremolo e armonici. Il “Fuck le système” che appare sugli schermi alla fine del brano è quasi un manifesto d’intenti.
Tomayasu rimane sul palco anche per Baila (Sexy Thing) e per Iruben Me, un bel lentone incluso nel famosissimo album Oro, incenso e birra del 1989. Il crescendo finale di questo pezzo offre una bella goduria per gli appassionati di chitarra, con Tomayasu che dà il suo meglio sulla passerella verso il pubblico.
Per Dune Mosse purtroppo non potremo ascoltare Miles Davis alla tromba, come nella versione contenuta sempre in Zu & Co., ma ci accontentiamo lo stesso e il brano è veramente magnifico. Ora è Sugar a calcare la piattaforma protesa verso le prime file. Prende posto su una sedia e imbraccia una chitarra, molto emozionato anche se non vuole dirlo. Si apre però ad una confessione.
“Meno parlo e meglio sto, ma sono tanti anni che non tornavo qui, forse l’ultima volta è stata nel 2007, ma stasera è una cosa incredibile. Mi sento bene, sono felice, ho voglia di continuare e stare con voi e la mia band. Senza tante balle, voglio essere onesto e sincero. Non sentirete mai da me ‘grazie di esistere’, perché a me non me ne frega un c****. Ma senza di voi io suonerei in un piano bar, come tra l’altro ho fatto dai 12 ai 18 anni. Basta avere un pubblico!”
Condivide anche un ricordo. Quella volta in cui ha suonato per un unico spettatore pagante per dieci volte sempre lo stesso brano. Da vero professionista, ha portato a casa anche quella serata, in cui aveva comunque un pubblico. In questo set più intimo suonerà canzoni che non fa quasi mai e si parte con Dindondio. Una sedia e una chitarra acustica, ancora un’immagine che rientra nell’iconografia da vero bluesman di Sugar. Ringrazia il pubblico che illumina lo stadio con le torce dei cellulari, mentre il brano scorre in modo molto sentito.
“Ci sono canzoni che vorrei fare, ma non le faccio perché se no poi dovrei suonare sei ore”, ecco allora che Occhi, Indaco Dagli Occhi Del Cielo e Un Piccolo Aiuto vengono presentate in versione ridotta, solo strofa e ritornello. “Un assaggio, come al ristorante” scherza Sugar, mentre chiede alla sua band, tra un brano e l’altro, la tonalità in cui suonare. Un bellissimo momento di sincerità e follia, in pieno stile Zucchero. Un Soffio Caldo, un pezzo che parla di libertà scritto con l’amico Francesco Guccini, la fa invece tutta, così come Oltre Le Rive, che chiude questa parte di concerto.
Si riparte con Miserere e la voce di Luciano Pavarotti a riempire lo stadio. Zucchero quasi duetta ancora con lui, in un brano chiaramente dedicato al grande tenore, tuttora un simbolo dell’Italia nel mondo. Sull’applauso finale, Sugar rende esplicita la dedica chiedendo una standing ovation “Per Luciano”. Il musicista presenta poi tutti i suoi compagni di palco, con le rispettive origini. Una band veramente internazionale e dalle molteplici estrazioni, a cui viene ora lasciato il palco per ben tre brani infuocatissimi. Nutbush City Limits, brano di Ike & Tina Turner, Jumpin’ Jack Flash dei Rolling Stones e la classicissima Honky Tonk Train Blues sono tutti e tre guidati da una scatenatissima Oma alla voce. Mentre Zucchero si riposa un attimo, lo stadio letteralmente esplode di energia e calore.
Per l’immancabile bis ecco che Zucchero torna sul palco, ma non da solo. Tra la folla si fa strada il coro gospel guidato da Sherrita Duran, ed ecco arrivare Overdose (D’Amore), che non poteva mancare visto che dà il titolo a tutto il tour. Sugar sfoggia ora un capello e una giacca nuova, entrambi bellissimi. Il coro accompagna la band anche per The Letter, cover di un brano dei The Box Tops, e poi per un trittico di classici indimenticabili: Così Celeste, Diamante e Madre Dolcissima. Quest’ultima è uno dei miei brani preferiti in assoluto di Sugar ed è davvero un piacere poterla sentire dal vivo.
La parata di classici in successione prosegue poi con X Colpa Di Chi? e Diavolo In Me, dove è il bassista Polo Jones ad aprire le danze come un reverendo, per poi scendere tra il pubblico a suonare. Un gran finale di enorme energia e passione blues, con tutto lo stadio ormai in piedi a scatenarsi. Sembra la fine dei giochi, ma stasera Zucchero ne ha ancora. Accompagnato da una bellissima Epiphone ES-335, con tanto di ponte tremolo Bigsby, e lasciato il suo cappello, Sugar ci regala anche Blu e Chocabeck, in chiusura di uno show durato 3 ore e 15 minuti.
Epiphone ES-335 Bigsby Watermelon Red
Mentre la band saluta il pubblico con un inchino, ascoltiamo in playback il discorso Cari cittadini, che apre il brano L’Anno Dell’Amore, e la versione di Let The Good Times Roll realizzata con il leggendario B.B. King. Il concerto è stato veramente meraviglioso, una vera overdose di buona musica, buoni sentimenti e passione. Zucchero e la sua band sono ancora in forma smagliante e siamo certi che questo tour mondiale sarà l’ennesimo grande successo di una carriera già leggendaria, che continua a portare la musica italiana a milioni di appassionati nel mondo.
Zucchero – Overdose D’Amore World Tour, Milano 2024 – Scaletta:
- Spirito Nel Buio
- Soul Mama
- Il Mare (Impetuoso Al Tramonto Salì Sulla Luna E Dietro Una Tendina Di Stelle…)
- La Canzone Che Se Ne Va
- Ci Si Arrende
- È Delicato
- Partigiano Reggiano
- Vedo Nero
- Amor Che Muovi Il Sole (inedito)
- Pene
- Il Volo
- Facile
- Senza Una Donna (Without a Woman) (con Jack Savoretti)
- Con Le Mani
- Solo Una Sana E Consapevole Libidine Salva Il Giovane Dallo Stress E Dall’Azione Cattolica (con Tomoyasu Hotei)
- Baila (Sexy Thing) (con Tomoyasu Hotei)
- Iruben Me (con Tomoyasu Hotei)
- Dune Mosse
- Dindondio
- Occhi
- Indaco Dagli Occhi Del Cielo
- Un Piccolo Aiuto
- Un Soffio Caldo
- Oltre Le Rive
- Miserere
- Nutbush City Limits (solo la band)
- Jumpin’ Jack Flash (solo la band)
- Honky Tonk Train Blues (solo la band)
- Overdose (D’Amore) (con lo Sherrita Duran Gospel Choir)
- The Letter (con lo Sherrita Duran Gospel Choir)
- Così Celeste (con lo Sherrita Duran Gospel Choir)
- Diamante (con lo Sherrita Duran Gospel Choir)
- Madre Dolcissima (con lo Sherrita Duran Gospel Choir)
- X Colpa Di Chi?
- Diavolo In Me
- (Bis) Blu
- (Bis) Chocabeck
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