Paul Gilbert è in tour in Italia per nove concerti estivi, come vi abbiamo raccontato sulle pagine di Planet Guitar nelle scorse settimane. Abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di incontrare Paul e di poterlo intervistare in esclusiva, proprio il giorno prima del primo concerto di questo tour, che ha preso il via sul palco degli amici dello Zio Live Music. Abbiamo poi ovviamente partecipato anche al concerto, che ci ha fatto scoprire un altro lato di questo incredibile musicista. Scoprite tutto nel nostro racconto dell’evento!
Le prove, l’intervista e il rig rundown con Paul Gilbert
Questa volta la nostra esperienza è stata veramente completa, non c’è che dire. Ed è iniziata il addirittura il giorno prima del concerto! Grazie a Clara Anelli e a Carlo Forti, proprietari dello Zio Live Music, e a Riccardo Cappelli, manager di Paul Gilbert, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare le prove al locale e passare una buona mezz’ora in compagnia del grande chitarrista americano, che è stato molto disponibile e gentile.
Io, Emanuele e Giuseppe abbiamo quindi potuto assistere alla messa a punto di questo tour e al rodaggio della formazione, che vede al fianco di Paul due grandi talenti italiani. Al basso c’è Marco Galiero, musicista che ha collaborato con Carl Verheyen e Andy Timmons e che abbiamo sentito in trio con Ciro Manna, proprio in apertura al concerto di Andy di qualche mese fa. Alla batteria c’è invece il giovane Roberto Porta, che ci ha fulminato durante l’Interfulgent Tour di Corrado Rustici dello scorso inverno. Basta qualche brano per rendersi conto che i tre parlano la stessa lingua, fatta di riff elettrizzanti e grandi groove. La ciliegina sulla torta è la moglie di Paul, Emi Gilbert, che completa la lineup e arricchisce parte della scaletta con la sua tastiera e il suo tocco. Le premesse per una grandissima iniezione di vibrazioni ci sono tutte.
L’intervista con Paul, che abbiamo realizzato a prove concluse direttamente sul palco, è stato molto interessante e divertente. Paul ha confermato di essere un musicista di grande spessore, umiltà e simpatia e ci ha anche raccontato qualcosa del suo prossimo disco, che completerà a breve.
Non poteva ovviamente mancare il rig rundown, che si è trasformato praticamente in una vera masterclass su come ottenere tanti suoni diversi utilizzando i pedali e combinando sapientemente gli effetti. Pubblicheremo entrambi i contenuti a breve su tutti i nostri canali e potrete ascoltare Paul spiegare in molto dettagliato tutta la catena del suo suono. In ogni caso, per i più impazienti di voi, ecco tutta la strumentazione che userà Paul per questo tour!
Guardando la pedaliera, partendo dall’alto e da destra, troviamo un Boss CS-3 Compression Sustainer e un chorus/vibrato Catalinbread Callisto. Sono due pedali che Paul utilizza per il suo suono pulito. Proseguendo troviamo poi un fuzz Mojo Hand FX Colossus, uno Xotic AC Booster V2, un delay Catalinbread Belle Epoch BOS e un Lehle P-Split. Le centraline sono due Voodoo Lab, una Pedal Power X4 e una Pedal Power 3 Plus. Nella fila inferiore, partendo da sinistra, troviamo invece un booster BBE Boosta Grande, un JHS Pedals Overdrive Preamp, un chorus HBE THC, un JAM Pedals Retrovibe, un Boss LS-2 Line Selector (etichettato con “Clean”), un Dunlop JH-M9 Jimi Hendrix Mini Wah, un flanger Mooer E-Lady, un classico MXR Custom Shop Phase 90 LED e a chiusura un Ibanez Analog Delay Mini. Tutti i cavi per i collegamenti sono dei coloratissimi Di Marzio.
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Ibanez è un nome immediatamente collegabile a Paul Gilbert, che infatti userà per questo tour due delle sue iconiche chitarre signature dello storico marchio giapponese. La prima è una FRM350-BK Paul Gilbert, con tanto di magnete incorporato sotto il battipenna per fissare uno slide e consentirgli di utilizzarlo rapidamente. Paul ha applicato la stessa soluzione anche sulla PGM50-BK, che non ha questa modifica di serie. Come ci raccontato nel nostro contenuto questa è infatti una sua modifica: il suo è quindi a tutti gli effetti un modello custom. E per l’amplificazione? Paul si affida a due Fender Twin Reverb: uno da cui esce il suo suono e uno che usa come monitor sul palco.
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Il concerto di Paul Gilbert: un omaggio ai classici
Mercoledì sera arriviamo quindi al locale già felici per l’esplosiva serata precedente e siamo gasatissimi per il concerto di questa sera, che ci sembra quasi un bis. Anche la platea è veramente in effervescenza e sono tanti i musicisti e gli appassionati venuti allo Zio Live (completamente sold out!) per farsi emozionare dall’ecclettico chitarrista americano, che ha promesso un concerto pieno di omaggi ai grandi classici.
Paul arriva sul posto alle 21:55 circa, seguito da Emi e dal figlio Marlon, tra i boati e gli applausi del pubblico. E alle 22 precise si parte, subito a cannone. Too Rolling Stoned è il primo pezzo e il trio è già davvero power, come ci aspettavamo. Un bel po’ di wah wah e questo pezzo di Robin Trower è un grande inizio. Marco e Roberto rispettivamente ci danno già dentro alla grande, ma chiaramente è Paul che domina la scena, anche con la sua voce. E l’assolo è tutta di matrice gilbertiana, con tanta dinamica e ovviamente note velocissime e suonate con grande precisione. La PGM50-BK è già caldissima.
A fine brano Paul presenta subito la band, prima di lanciarsi in Daydream, secondo omaggio al grande Trower e anch’esso estratto dal disco capolavoro del 1974 Bridge of Sighs. Un pezzo sentito e interpretato con classe e un grande suono overdrive. Anche qui ovviamente non manca il tocco Gilbert e si sente tutto in più occasioni. Un musicista di una versatilità incredibile e con tantissima musica in testa. Pubblico in visibilio e siamo solo al secondo pezzo.
È sempre Paul a chiamare il tempo di inizio pezzo anche per Rock Me Baby, di sua maestà B.B. King. Il pezzo conferma quanto Paul ci ha raccontato nell’intervista: vuole suonare più blues. Certo, il fatto che suoni in un solo lick il doppio delle note che B.B. suonava in tutto il pezzo forse non lo aiuta, ma non è importante. Anche suonare con i denti direi che non era il marchio di fabbrica del chitarrista nato nel Mississippi. Eppure il bello è proprio questo: è Gilbert che suona il suo B.B King. E dove non può arrivare con la voce, si affida allo slide. Per il resto il playing di Gilbert è noto: è il massimo livello tecnico probabilmente possibile, unito a tantissimi anni di carriera, sperimentazioni, dischi e palchi in giro per il mondo.
Il medley dedicato ai Led Zeppelin
Arriva il cambio chitarra e Paul imbraccia ora la FRM350-BK. “That was a nice warm up”, commenta mentre si accorda. “We’d like to play some Led Zeppelin for you. Not just a little bit, a lot”. Questa frase è un preannuncio di quello che succederà nei prossimi 30 minuti. Uno dei fulcri della serata è infatti un lunghissimo medley dedicato ai Led Zeppelin! Il tutto è quasi una sfida ad individuare la canzone giusta, dal lick ad un semplice accenno o richiamo.
Hots On for Nowhere apre le danze, ma il primo vero brano è Good Times Bad Times. Non a caso, forse. Questo è infatti il primo pezzo della discografia dei Led e anche il vero punto di partenza di questo viaggio. Il brano viene suonato per intero e alla grande da tutti e tre i musicisti, con Roberto e Marco che stanno dietro alla grandissima a un mostro sacro come Paul. L’omaggio è pressoché perfetto, impeccabile. Certo, la voce non è quella di Robert Plant, ma Paul lo sa benissimo e anche in questo caso è il suo slide ad eseguire le parti vocali.
L’Analog Delay viene acceso e, archetto da violino alla mano, Paul omaggia Jimmy Page colpendo fortemente la sua Ibanez, che produce quindi echi magnifici. Poi sentiamo brevemente Dazed And Confused, prima di Kashmir: un brano simbolo del sound della band britannica e tuttora inconfondibile.
Se si potesse dire che stiamo partecipando ad un gioco a indovinare la canzone, ecco tutte quelle che siamo riusciti a individuare subito dopo, in rigoroso ordine. Thank You, All My Love, Heartbreaker (di cui Paul suona l’intero assolo come fosse bere un bicchier d’acqua), Houses of the Holy, The Rover, Achilles Last Stand, No Quarter, Your Time Is Gonna Come, Whole Lotta Love (anche qui l’assolo è eseguito perfettamente), You Shook Me, How Many More Times e Moby Dick.
Su quest’ultimo brano, eseguito per intero, è d’obbligo spendere qualche parola. Abbiamo già sottolineato che Marco e Roberto sono compagni di palco incredibilmente affidabili, una sessione ritmica di livello assoluto. Roberto lo dimostra però in modo ancora più chiaro e netto sull’assolo di batteria di questo brano, che ha fatto la storia del rock. Le luci si concentrano su di lui e il giovane batterista di Roseto degli Abruzzi dà veramente spettacolo, con una padronanza incredibile delle potenzialità dello strumento. Paul aizza la folla durante questo splendido momento e noi vi diciamo che sentiremo tanto parlare di lui.
C’è ovviamente anche Stairway to Heaven: poteva mancare il brano forse più suonato di sempre da ogni aspirante chitarrista (assieme forse solo a Smoke On The Water)? Il trio ce ne suona una buona metà , ed è fantastico. L’assolo, ovviamente, è compreso. Anche in questo caso lo slide sostituisce la voce di Robert sul finale.
Continuiamo il nostro gioco e riconosciamo Baby I’m Gonna Leave You, The Ocean, Heartbreaker, Living Loving Maid, Communication Breakdown, Four Sticks, Poor Tom, Rock And Roll (in versione integrale e scatenata e con ancora un grande Roberto sul finale), Black Dog e infine, a chiudere il cerchio, una reprise di Hots On for Nowhere.
Che dire, è stata un’abbondante mezz’ora di musica sprigionata da una macchina vivente di musicalità , riff e genialità e da una strabiliante sessione ritmica. Grazie Paul, Marco e Roberto!
Paul Gilbert: dal texas blues-rock, al prog, al rock classico, al jazz
Paul fa giustamente una una piccola pausa, ma è subito pronto a ripartire. “That was good”, commenta ripensando alla mezz’ora appena suonata, ma abbiamo ancora moltissimo da ascoltare.
Arrested for Driving While Blind degli ZZ Top riprende il giro degli omaggi. Qui siamo in territorio texano, con quel fantastico misto di hard rock e blues che caratterizza le sonorità di quella band. Il genere non è certo un problema per Paul e i suoi, estremamente a loro agio sul palco. Il chitarrista americano continua tranquillamente a divertirsi con i suoi virtuosismi di gusto.
La prossima è una canzone di Johnny Winter e Paul la inizia cantando esattamente tutte le note che suona. La chitarra è semplicemente un’estensione del suo spirito. Leland Mississippi Blues mantiene le atmosfere del brano precedente. E ovviamente tutto quello che Paul sa dire e fare. Non serve commentare il suo playing e la sua classe perché, molto probabilmente, se siete arrivati a leggere fin qui sapete già molto bene chi è e quale contributo ha dato Paul Gilbert a un certo modo di intendere la chitarra elettrica. Semplicemente, un numero uno.
Ecco ora salire sul palco la moglie Emi alle tastiere, per eseguire Long Distance Runround degli Yes. Il pezzo, estratto da quel capolavoro di Fragile del 1971, è un classico del progressive rock. Se è cambiato il genere, non cambia il risultato ottenuto. Qui lo slide viaggia sulla tastiera e si occupa di tutte le parti vocali, sempre alla grandissima. Ora sono in quattro a suonare come dei pazzi, mentre omaggiano un pezzo di incredibile difficoltà e con tanto cuore.
Tocca ora ai Supertramp di Take The Long Way Home, con tanto di battimani del pubblico a dare il tempo. Brano forse meno appariscente tra quelli di stasera, ma che ho personalmente molto apprezzato.
“Grazie! Do you remember back in 1966” preannuncia il ritorno agli ZZ Top di Heard It On The X. Altro pezzo infuocato e che il quartetto interpreta con energia da vendere. La sessione ritmica è un martello pneumatico e Paul pare davvero divertirsi, cosa che in effetti potremmo dire sia vero per tutta la serata. Anche Emi può finalmente scatenarsi in un assolo, che diventa un botta e risposta con il marito.
Nel bel mezzo di questo intenso momento, succede anche l’incredibile: salta la corrente nel locale. Forse per il troppo caldo e la richiesta di watt e potenza presente sul palco? In realtà scopriamo a fine serata che il blackout ha interessato tutto il paese e questo momento topico dura qualche minuto. “You rock too hard Paul”, gli gridano dal pubblico. E, paradossalmente, quando la corrente torna, l’energia è esattamente la medesima, se non di più. Fenomeno assoluto.
Voyager per noi è quasi solo un preludio a un pezzo veramente clamoroso. “This next song you’ve probably heard it before”, segnala Paul, mentre chiede al pubblico di fare la nota alta che apre la canzone: White Room. Noi l’abbiamo sentita il mese scorso suonata e cantata da Eric Clapton in persona e possiamo quindi confermare che la versione di Paul e della sua band è davvero un buon tributo. Con tanto di assolo a base di wah wah.
Risulta forse inaspettato il brano che segue, che è però un altro classico assoluto: A Whiter Shade of Pale. Ed è veramente una grande versione quella di Paul, sicuramente più elettrica e gilbertiana dell’originale dei Procol Harum, ma non per questo meno riuscita. Anche qui le tastiere di Emi sono un elemento fondamentale per la riuscita del pezzo.
Marco e Paul si accordano per bene e il chitarrista ringrazia il pubblico: quella che arriva adesso purtroppo è l’ultima. Chilly Winds Don’t Blow di Nina Simone chiude la serata, ed è ancora un qualcosa di diverso rispetto a tutto quello che abbiamo sentito finora. L’ultima occasione per tutta la sessione ritmica di mettersi in mostra, con anche un assolo a testa per Emi e Marco.
Sono state circa due ore suonate con un tasso tecnico e musicale pazzesco, che hanno letteralmente steso tutti i presenti. Certo, chi si aspettava di ascoltare brani della discografia solista di Paul Gilbert, dei Racer X o dei Mr. Big potrebbe essere rimasto deluso, ma vi assicuriamo che la serata è stata magica e l’energia di questo concerto ci rimarrà addosso per molti giorni a venire. Non perdete l’occasione per andare a sentire dal vivo in Italia un vero Maestro della sei corde. Alla prossima, Paul!
Scaletta – Paul Gilbert live in Italia 2025
- Too Rolling Stoned
- Daydream
- Rock Me Baby
- Medley Led Zeppelin
- Arrested for Driving While Blind
- Leland Mississipi Blues
- Long Distance Runround
- Take The Long Way Home
- Heard It On The X
- Voyager
- White Room
- A Whiter Shade of Pale
- Chilly Winds Don’t Blow
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