Max Cottafavi ci sta aspettando all’entrata dell’Holiday Inn di Torino. È il 15 ottobre e il sole splende alto. È la seconda data del Dedicato A Noi Indoor Tour nel palasport del capoluogo piemontese. Dopo quattro chiacchiere davanti all’albergo con Federico Poggipollini (attento a salvare gli scoiattoli kamikaze di Piazza Massaua, mentre dichiara il suo recente amore per gli strumenti vintage) e Niccolò Bossini che, insieme a Max, accompagnano alle chitarre Ligabue in questo tour tutto italiano, facciamo due passi insieme mentre andiamo a pranzo.
Ci sono persone che ci piacerebbe vedere più spesso. Succede soprattutto con alcuni amici. Quelli con cui bastano pochi minuti per rimettersi in pari sulla vita trascorsa tra un ‘ci vediamo’ e un altro. È così con Max Cottafavi, fondatore dei ClanDestino, chitarrista di Luciano Ligabue (con diversi biglietti per andate e ritorni), che abbiamo incontrato dopo sette anni dall’ultima volta.
Max Cottafavi non è solo una persona gradevole e discreta, è anche, e soprattutto, un artista con cui è facile intendersi, tanto davanti come dietro la telecamera. Max è esattamente così come sembra: un chitarrista elegante, tanto nel suo modo di suonare come in quello d’intendere la musica. Una persona seria e professionale che, quando imbraccia la chitarra, vede bene di restare lontano dalle logiche dello ‘showbiz’, quelle dei selfie, delle sgomitate per un posto in prima fila, delle pose studiate allo specchio per mostrare il profilo migliore. Che sia nella stanza d’albergo a ripassare i nuovi arrangiamenti richiesti dal ‘capo’ o davanti alle 180.000 persone di Campovolo, Cottafavi dà il massimo, fa il suo lavoro con serietà ed umiltà per consegnare la miglior versione possibile del riff o assolo di turno.
Il ritorno dei ClanDestino
Ci rincontriamo, appunto, dopo sette anni, dopo andate e ritorni, dopo una pandemia e un periodo difficile un po’ per tutti (ma che chi vive di musica e concerti ha sofferto in modo particolare, per evidenti ragioni), dopo aver perduto un compagno e amico di una vita, Luciano Ghezzi, bassista di quei ClanDestino che si ritrovano subito dopo la sua triste scomparsa e che si rimettono in studio per pubblicare un nuovo album (L’Essenza, 2022), il quarto della band emiliana che vede Max alle chitarre, Gigi Cavalli Cocchi alla batteria, Gianfranco Fornaciari alla voce, Giovanni Marani alle tastiere e Mirco Consolini al basso. (Spoiler: ascoltate Grazie Per I Giorni e la sua ‘coda’ a sorpresa, con tanto di artista invitato).
Nella video-intervista -che chi legge queste linee troverà qui sotto-, parliamo dei contrasti della vita. Del yin e yang che a volte ci piega e ci sbatte al tappeto come un pugno nello stomaco. Be’, Max è uno di quelli che si rialza, con il sorriso in viso e lo sguardo malinconico. Si rialza appoggiandosi alla sua fedele e ormai iconica Strat nera, firmata Agostin Custom Guitars, e ai suoi amati pedalini (distorsori, echo, riverberi e delay sempre pronti all’uso) e con la sua inossidabile voglia di suonare, quella stessa che ha accompagnato, a periodi alterni, uno dei più grandi rocker italiani da 35 anni ormai.
Max Cottafavi e Luciano Ligabue
Siamo onesti: chi segue Ligabue fin dai suoi inizi, dai tempi di Balliamo Sul Mondo, Salviamoci La Pelle, Ho Messo Via, Gringo o Urlando Contro Il Cielo, per capirci, ama tornare a quelle sonorità, a quei pezzi che Max avvolgeva e teneva insieme con le sue note, il suo tono, i suoi arpeggi, il suo uso magistrale del tremolo, le sue pennate. Le stesse che, con immenso piacere dobbiamo ammettere, ritroviamo in diverse canzoni dell’ultimo lavoro del cantante di Correggio, il quattordicesimo in studio per essere esatti, intitolato Dedicato A Noi (Warner Music, 2023).
Le chitarre di Così Come Sei (bel seguito della storia dei due giovani protagonisti di Salviamoci La Pelle), La Parola “Amore”, Musica E Parole, Una Canzone Senza Tempo o Stanotte Più Che Mai ci riportano all’inizio di quel viaggio, quando eravamo poco più che ragazzini, un viaggio che ripercorriamo volentieri insieme a Max e Luciano, e che ci scorre davanti con mille immagini -e buona musica- quando li vediamo, uno al fianco dell’altro sui palchi della nostra bell’Italia, mentre noi, nonostante l’età, i chili di troppo e i capelli brizzolati, continuiamo a saltare e ad urlare contro il cielo (insieme ai nostri figli che, spesso e volentieri, ci accompagnano divertiti a questi concerti rock, quelli ‘veri’, che durano due o tre ore).
Max Cottafavi e un cassetto con ancora tanti sogni di rock and roll
Nonostante il fatto che Max sia una di quelle persone che viva con i piedi ben piantati per terra, che abbia imparato la vita anche a suon degli schiaffoni che ha ricevuto, che sappia cosa voglia dire rimettersi in piedi, rimettersi in gioco, tutto ciò non toglie che continui ad apprezzare anche l’immenso valore dei propri sogni e l’importanza che abbia continuare ad avercene.
A questo proposito, quando gli abbiamo chiesto dove gli piacerebbe mettere un assolo dei suoi, ci ha sorpreso nominando Calcutta o Brunori Sas, anche se, nel fondo, sappiamo bene che il ‘tocco’ e il tono delle sei corde di Max calzerebbero a pennello in più di una loro canzone. Allo stesso modo ci ha fatto nascere un sorriso complice quando, con sguardo sognante, ha affermato poi che “tutti vorrebbero fare un solo in un disco, in un concerto di Vasco Rossi, chiunque” e noi, sinceramente, non possiamo non essere d’accordo, basti dare un’occhiata alle carriere di chitarristi del calibro di Maurizio Solieri, Stef Burns, Davide Devoti o Andrea Braido.
Il 16 Giugno 2024 Max compirà 60 anni e siamo più che sicuri che qualcosa stia già bollendo in pentola perché questo clandestino dall’anima hard rock e gringo dal cuor gentile ha ancora tanto da dare e da dire. Noi non possiamo far altro che stare ad aspettare impazienti, con le orecchie e gli occhi ben aperti, pronti per urlare a pieni polmoni quel “Vai Massimiliano” che ancora risuona nell’aria dello Stadio Olimpico di Roma.
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