Abbiamo avuto il piacere di incontrare e intervistare Manuel Boni, un chitarrista italiano che ha macinato tanti chilometri ed esperienze live ed ora si sta facendo largo nel mondo del “turnismo” che conta. Dal 2019 suona con Ultimo, è insegnante al MAS di Milano e mette la sua chitarra al servizio di molti altri artisti. Ecco che cosa è uscito dalla nostra chiacchierata!

Planet Guitar: Partiamo dalla tua ultima esperienza. Abbiamo visto che sei stato un po’ in giro per l’Europa…

Manuel Boni: Sì esatto! E’ stata un’esperienza davvero interessante, che non avevo mai fatto. Ho accompagnato un cantautore italiano che canta in inglese in una serie di concerti d’apertura ad una band storica, gli Atomic Rooster capitanati dal leggendario Steve Bolton alla chitarra. Ha suonato con Paul Young ed è stato chitarrista dei The Who negli anni ’80. La band era fantastica ed è stato uno spasso viaggiare con loro.

Siamo partiti dall’Austria e abbiamo toccato Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca e Lituania.

Il pubblico è stato fantastico ovunque ed una cosa molto particolare, ma che ho apprezzato tanto, sono gli orari di sound check e show, differenti da quelli italiani. Alle 15 si fa il sound check e alle 19 si sale sul palco! 

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Ulteriori informazioni

P.G.: Siamo curiosi di sapere quando hai deciso di diventare un chitarrista professionista e come hai iniziato il tuo percorso musicale.

M.B. : Diventare un chitarrista e soprattutto poter lavorare con la chitarra è una cosa che ho sempre sognato e desiderato fin da bambino. Ho iniziato presto a studiare mettendo fin da subito grande passione. Mi ritengo fortunato ad esserci riuscito.

Pensa che fino a 22, 23 anni ho studiato solo jazz; non avevo overdrive e suonavo solo standard jazz! Nonostante ciò non mi ritengo affatto un jazzista e non mi sento particolarmente bravo.

Poi è arrivato il blues e il rock e il mio mood è totalmente cambiato. Ancora oggi studio jazz e penso sia interessante e stimolante improvvisare su giri armonici complessi…ti permette di sperimentare colori differenti che poi in piccola parte puoi sfruttare nel pop e nel rock.

P.G.: A proposito di pop…parliamo della tua avventura più importante, quella con il cantante Ultimo. 

M.B.: Ho iniziato a suonare con lui nel 2019. Un’esperienza meravigliosa che è durata fino almeno a quest’anno e che spero possa continuare ancora per molto. Suonare su palchi così importanti è una cosa incredibilmente stimolante e appagante; ogni volta che ci sali c’è sempre un po’ di “strizza” poi ti sciogli e non vorresti più scendere.

P.G.: Sappiamo che ti porti in giro le tue chitarre più importanti, i tuoi pezzi pregiati…

M.B.: Sì lo so, sono un folle! Adoro suonare con la mia Gibson SG del 1968 e con la mia Fender Stratocaster del 1965, mi permettono di cambiare timbrica e approccio sonoro.

P.G.: Isola deserta…puoi portare con te una chitarra, un pedale e un ampli.

M.B.: Bella domanda! Una Fender Strat con i tre single coil, un TS808 degli anni ’80 e un Fender Super Reverb. Mi potrei divertire per un bel po’!

Ibanez TS808

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P.G.: Dai raccontaci un aneddoto, qualcosa di interessante che ti è successo in questi anni.

M.B.: Di cose potrei raccontarne davvero tante…ricordo che nel 2019 ero sul palco con Ultimo ed ero pronto per suonare una intro chitarra e pianoforte con un’acustica. Appena parto mi rendo conto che una corda era completamente scordata. Ho dovuto riarrangiare la parte in tempo reale evitando di toccare quella corda!

L’intervista si conclude con uno scambio a telecamere spente: Manuel ci racconta ancora del suo percorso e della sua collaborazione con Ultimo. Siamo certi che ritroveremo presto Manuel sui grandi palchi che ha iniziato a cavalcare negli ultimi anni! 

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Matteo Bidoglia