Non molti dei principali bluesman di oggi direbbero apertamente di non ascoltare blues contemporaneo, ma d’altro canto di artisti come Robben Ford ce ne sono pochi. Da un lato è gentile e cortese, dall’altro non ha paura di dire quello che pensa. Ford d’altra parte ha suonato insieme ai migliori artisti della scena per oltre 50 anni ed è stato nominato uno dei migliori 100 chitarristi del 20esimo secolo da Musician Magazine. Mentre si imbarca in un nuovo capitolo della sua vita, parla a Planet Guitar delle sue chitarre preferite, della vita in tour con George Harrison ed Eric Clapton e della sua passione da sempre per ogni cosa che sia italiana.

Credits: www.robbenford.com

Planet Guitar: Ho saputo che ti sei recentemente trasferito a Londra

Robben Ford: Si, abbiamo trascorso l’anno scorso a Parigi, ma l’abbiamo trovato scomodo e quindi abbiamo deciso di attraversare il canale. Abbiamo trovato una casa incredibile vicino ad Hampstead Heath, amiamo il verde, i cafe, le piccole librerie, il mercato… e ci sono dei grandi musicisti… siamo contenti li!

PG: È corretto dire che sei cresciuto in una famiglia di musicisti?

RF: Certo. Mio padre suonava la chitarra e cantava, ha lavorato a livello professionale quando era giovane, e mi ha insegnato i primi accordi con la chitarra. Mia madre suonava il piano e aveva una voce adorabile. Cantavamo spesso in chiesa. C’era sempre della musica in casa mia…

Stai visualizzando un contenuto segnaposto da Youtube. Per accedere al contenuto effettivo, clicca sul pulsante sottostante. Si prega di notare che in questo modo si condividono i dati con provider di terze parti.

Ulteriori informazioni

PG: Hai chiamato la tua prima band come tuo padre – cosa ti ha spinto a farlo?

RF: C’erano tre fratelli nella band e li ha creati tutti Charles Ford! Era molto fiero di questo.

PG: Hai tristemente perso un fratello in Vietnam

RF: Sì, era un Veterano. È rimasto vittima dell’alcol e di un incidente stradale. Ne sono rimasto sconvolto, avevo 21 o 22 anni all’epoca.

PG: Diresti che questa esperienza ha cambiato il modo in cui guardi alla vita?

RF: Non siamo mai stati molto uniti. Era più vecchio e spesso lontano, prima per la scuola e poi per il Vietnam. La sua vita era molto indipendente dalle nostre, dato che eravamo tutti musicisti. È stato uno shock, ma non so se ha cambiato il mio modo di vedere le cose.

PG: Sto cercando di capire che cosa ti abbia spinto a fare musica – la tua famiglia, il tuo amore per il blues – è abbastanza o c’è altro?

RF: Sento di essere nato per essere un musicista, e la musica è sempre stata ciò che volevo da quando ne ho memoria. Sono sempre stato molto sensibile e la musica era una fuga – un luogo sicuro. Ero preoccupato di tutto quello che accadeva fuori [ride], ma la musica era un luogo sicuro.

PG: Hai iniziato con il sassofono a 10 anni per poi continuare passando alla chitarra a 14 anni; come mai hai cambiato strumento?

RF: Mike Bloomfield. Avevo 13 anni e comprai un suo disco, senza sapere cosa fosse. E rimasi stupito perché non c’era niente del genere in giro; non avevo mai sperimentato quell’intensità. Il blues mi aprì ad un nuovo modo di esprimermi.

PG: Puoi raccontarci come iniziò la tua carriera?

RF: Il mio gruppo aprì per Jimmy Witherspoon e lui ci chiese di spostarci a L.A.; questo fù il mio primo grande colpo. Spoon era una leggenda – a 15 anni, avevo un suo disco che consumai completamente, ero già un grande fan. Durante quel periodo, fui scoperto dal pianista Roger Kellaway e dal bassista Max Bennett, e loro parlarono di me a Tom Scott degli L.A. Express.

Ad L.A volevo mollare Spoon, perché dopo due anni ormai volevo suonare le mie cose, e Tom chiamò lo stesso giorno e mi invitò a unirmi alla sua band e ad andare in tour con Joni Mitchell. Ho detto “No”; è incredibile la quantità di no che ho detto durante la mia carriera! Ma lui disse lasciami venire e farti sentire i vinili degli LA Express e di Court and Spark di Joni Mitchell. I vinili… I dischi non erano ancora usciti!

Non mi piaceva il primo disco degli L.A. Express – per me era pop jazz molto commerciale, e all’epoca ascoltavo Coltrane, Archie Shepp, Ronald Kerr e Ornette Coleman. Ma poi mise l’album di Joni e pensai “Wow, che figata!”. Quindi andai da A&M records, solo per scoprire che c’erano altri chitarristi a quell’audizione. Larry Carlton era lì per mostrare ai chitarristi le parti. Poi arrivò Joni con l’aspetto di una dea, sorridente e bella. Più tardi Tom mi prese da parte e disse “Tutti vogliono che sia tu a suonare”. Quindi anche se non mi piaceva la loro musica decisi di farlo perché non avevo mai suonato con dei musicisti di quel calibro – mai!

PG: Nel 1974 hai suonato in “The Hissing of Summer Lawns” di Joni e “Miles of Aisles”; ti viene in mente un aneddoto in particolare?

RF: In primis, lei era una persona adorabile, era felice, era un bel periodo per lei. Court and Spark comunicava con una larga fetta di pubblico; dopo quell’album la sua musica divenne più cupa e critica. 

Per l’aneddoto, ricordo che l’intera band provò al SIR a L.A. un giorno. Joni aveva scritto un paio di nuove canzoni e qualcuno ascoltandola le disse “Puoi suonare di nuovo quella parte?” e lei non ci riuscì, dovette ricominciare dall’inizio [ride]. È stato così strano!

PG: Hai anche lavorato con Bonnie Raitt, Rickie Lee Jones, Barbara Streisand, KISS, Barry Manilow, e Miles Davis [Robben ride riguardo alla diversità tra gli artisti presenti in questa lista]. Le tue tante collaborazioni erano pensate o colpi di fortuna?

RF: Beh, non sto dicendo che mi pregassero di suonare con loro [ride], ma tutte queste cose arrivarono e basta. Non ho mai cercato lavoro finchè non ho iniziato a suonare le mie canzoni, avevo manager e agenti che cercavano per me. 

PG: Nel 1974, sei stato di supporto in tour a George Harrison e Ravi Shankar durante il loro tour americano; hai provato a suonare il sitar?

RF: No, ho comprato un sitar economico ad un certo punto per vedere cosa fossi in grado di fare, ma non c’è stato verso, amico! [ride]

PG: Lo ricordi come un periodo felice, quello in tour con George?

RF: Quel tour è stato complicato perché George non era in se stesso. La sua voce era un disastro, e non riusciva a cantare; era malato… È stato triste. La band e la sezione fiati erano forti, e Billy Preston era una forza della natura! Ma George semplicemente non era pronto per questo.

PG: Separatamente, la tua prima moglie ti ha introdotto alla meditazione – ma sono curioso riguardo alla coincidenza di date nel 1974; George praticava la meditazione?

RF: No. Sicuramente non praticava niente – al contrario in realtà, era sempre in vena di far festa [ride]!

PG: Nell’ottobre 2022 hai aperto ad Eric Clapton in Italia; lo conosci da molto?

RF: L’ho incontrato intorno al 1989 a New York e abbiamo chiacchierato mentre lavorava con David Sanborn alla colonna sonora di Arma Letale. E poi negli anni ‘90 la mia band ha aperto per i Legends – Eric, Joe Sample, Steve Gadd e Marcus Miller. Quindi, in Italia è stata la terza occasione, ma lui è molto geloso del suo tempo. Non ho mai avuto la possibilità di vedermi con lui.

PG: Hai visitato altre città in Italia?

RF: Oh, sono stato in Italia per molti molti anni, Probabilmente ho passato più anni li che in ogni altro paese del mondo. Il mio promoter in Italia è un caro amico. La chiamo il Regno dei Sensi, il reame del piacere, del cibo incredibile e dei vestiti; è tutto fantastico lì.

PG: Hai una collazione di circa una dozzina di chitarre che ti sono care; quale chitarra hai usato in quella data in Italia e perché?

RF: Il set era di soli 35 minuti, quindi ho usato la mia Telecaster del 1960, che rimane sempre la prediletta. Le chitarre cambiano nel tempo perché sono fatte di legno, ma la Tele è solidissima. Non sembra, ma lo è; è uno stupendo strumento vintage. Chiunque la provi dice “È la miglior Tele che abbia provato” e lo è, è la miglior Tele del mondo! [ride]

Fender LTD 60 TELE Custom HR Choco

Fender LTD 60 TELE Custom HR Choco

Nessuna valutazione del cliente ancora disponibile

PG: Hai detto che spesso non tocchi la chitarra per settimane dopo un tour; passi ad un altro strumento in questi momenti?

RF: Uso spesso il piano per comporre. Conosci il chitarrista Kurt Rosenwinkel? Lui è super musicale, un chitarrista incredibile, con una tecnica incredibile! Spesso si riscalda per 4 ore prima di un concerto! Anche io lavoro sodo in tour, suono in maniera aggressiva e le mie mani ne risentono, quindi devo mettere giù la chitarra e riposare!

PG: Grazie per esser stato così gentile ed aperto!

RF: Grazie a voi, mi sono divertito molto!

La nostra intervista si chiude con Planet Guitar che nomina altri        artisti contemporanei come Larkin Poe, Joe Bonamassa e Samantha Fish e chiede a Robben Ford se il Blues si trova in un momento di prosperità? “Non saprei” dice Ford. “Suppongo che Joe Bonamassa sia fondamentalmente un chitarrista blues, ma è rock! Ho sentito Samantha Fish suonare anni fa quando aprì uno show per me, ma non seguo la sua musica. In poche parole, non seguo il mondo del Blues di oggi…”.

*Questo post contiene link affiliati e/o widget. Quando acquistate un prodotto tramite un nostro partner affiliato, riceviamo una piccola commissione che ci aiuta a sostenere il nostro lavoro. Non preoccupatevi, pagherete lo stesso prezzo. Grazie per il vostro sostegno!

Paul Rigg